mercoledì 4 febbraio 2015

LIFE - CAPITOLO N. 88

Capitolo n. 88 – life



Il suo corpo nudo, lo stava come ipnotizzando, mentre se ne stava seduto di schiena, sul bordo del letto, i palmi posati ai lati dei fianchi sottili, ancora imperlati di sudore, come il resto della sua pelle diafana e tatuata, stagliata contro quella luce abbacinante.

Geffen allungò la mano sinistra, poi si sollevò, per andarsi a sistemare alle sue spalle, avvolgendolo, mentre ne raccoglieva i polsi sottili, baciando la sua nuca, dopo avergli spostato con il mento ispido i capelli dal collo, dove mordicchiò un po’ dispettoso, ma profondamente emozionato, quei lembi lisci, sino a farlo inarcare e sorridere, quanto lui.

“Jay …” – gli respirò tra le scapole, poi risalì con le labbra lungo la spina dorsale, così il proprio membro, nella fessura, che aveva già dilatato con le dita umide, senza che l’altro si spostasse, ma semplicemente facendolo ancorare con le dita affusolate, alle sue ginocchia solide, piegando Jared in avanti, guardandolo poi ondeggiare, mentre lo cavalcava al contrario.

Una visione estatica, indescrivibile, carnale, di assoluto possesso.

Geffen si destò di soprassalto.
Fuori era già buio e si era addormentato dopo pranzo, per la spossatezza da stress, per il jet lag, per quella triste vigilia, senza più Robert accanto a sé.

Jared a Londra, Kevin e Tim impegnati con la loro cucciola, giustamente, il resto della famiglia sparpagliata qui e là, senza neppure ricordarsi in quell’attimo, che il figlio Richard era al piano di sotto, ad intrattenere gli amici del padre, rimasti a Los Angeles.

Ricky era benvoluto da tutti e la sua ultimogenita era adorabile.
La moglie, una splendida ragazza, aveva superato la terza gravidanza senza mettere su un solo grammo, così da non sfigurare accanto ad un consorte, che sembrava uscito da una rivista di moda.

Ricky era in compenso una persona umile, un architetto impegnato nel sociale, desideroso di cambiare un po’ il mondo con soluzioni abitative, a salvaguardia del pianeta: stava, infatti, intrattenendo Ruffalo, su di un discorso sui materiali di nuova generazione, mentre Niall cullava Veronica, pronta ad andare dal nonno, al piano superiore.

Horan raggiunse la nursery, incrociando Geffen, ancora un po’ scosso per quel sogno, così reale.

“Ehi tesoro ciao …” – si rivolse ad entrambi e Niall gli passò la nipotina.

“Buongiorno Glam e auguri” – lo salutò simpatico.

“Anche a te … Eccola qui, la mia principessa, hai visto che bel cavaliere ti ha scortato dal tuo vecchio?” – e rise, portandola sul fasciatoio, dove la cambiò con fare esperto, sotto agli occhi di Niall, che perse un battito.

Vedere quell’uomo, capace di essere così impetuoso nella vita, sciogliersi come neve al sole, ai gridolini di un fagotto sgambettante, era qualcosa di singolare e commovente.

“Sei tenero … Con i bimbi”

“Sì, ci provo” – gli disse l’avvocato, giocando con i piedini di Veronica, già conquistata dal suo fascino e dalla sua voce rassicurante.

“No, no, tu sei davvero … un daddy, ha ragione Kevin” – e sorrise arrossendo.

“Ogni tanto ne combino una giusta anch’io” – e rise distratto da una feroce malinconia.

“E fai dei figli splendidi, ho visto Richard, potrebbe fare il fotomodello” – scherzò, dicendo il vero.

“Se ti sentisse Mark …”

“L’ha detto lui per primo!” – si difese buffo, riprendendo sul petto Veronica.

“Allora siamo a posto” – Geffen rise, perché Niall era così, lo faceva stare bene con niente, nel suo candore, nella sua semplicità innata e preziosa.

“Dio che bella …” – sospirò il ragazzino, mentre la neonata giocava con i suoi riccioli biondi.

“Aspetta, vi faccio una foto … Ne ho centinaia … A proposito Niall, potresti pensare anche un po’ a Pepe? Tu hai un tocco magico con i bambini e lui ti adora” – chiese educato.

“Sì, sì, abbiamo fatto una costruzione insieme, prima” – si affrettò ad informarlo.

“Perfetto … Sì, perché io non ci sto molto con la testa e non vorrei trascurarlo”

“Mi dispiace per te e Robert, questo lo sai, vero?”

Geffen annuì mesto: era lacerato, non riusciva a nasconderlo, tanto meno a Peter.

“Vi abbiamo scovato!” – Richard rise, irrompendo con Mark nella stanza.

Ruffalo strinse a sé Niall, accarezzando le gote a Veronica.

Glam abbracciò Ricki – “Bentornato a casa … Come vorrei che tu restassi”

“Lo farò papà: vieni, devo dirti una cosa …”




“Ho nella testa ogni ansito del … dell’ultima volta, che abbiamo fatto l’amore, Robert”

Jude glielo gemette nel collo, quel ricordo, quasi balbettando, in crisi di ossigeno, ma in balia completa di lui, del suo profumo, tra le sue gambe, che ancora fremevano a scatti brevi e discontinui, sotto il suo peso, al quale l’americano rimase avvinghiato, per diversi minuti, ad occhi chiusi.

Continuava a tenerli in quel modo, nelle frazioni di tempo, più difficili da metabolizzare: lo aveva scritto a Christopher, in una e-mail carica di rimorsi.

§ Pensavo a te, mio dolcissimo ragazzo, figlio mancato, però più presente di chiunque altro possa fregiarsi di un tale dispiacere …
Mi sento un fallito, con Peter, davanti ai suoi occhi, come oggi, Christopher, al suo sorriso fiducioso, che ho tradito, così come ho tradito Glam, forse dal primo minuto, in veste di coniuge.
L’ho insultato la sera stessa del nostro matrimonio, cadendo tra le braccia di Jude, perché non ho mai smesso di amarlo e lui sa esserci, quando mi serve, quando muoio, quando non sono più io …
Ora non saprei dove andare, se non sul suo cuore, a riposarmi, a riprendermi un po’ di quella vita, che Jude ha distrutto per primo: è un paradosso d’amore, però io non riesco a farne a meno.
A disintossicarmi, forse.
Ti abbraccio forte Christopher, perdona lo sfogo di questo relitto, ora non mi resta che auto commiserarmi.
Sono patetico.
Sono ridicolo.
Ma ti voglio bene, sai?
Mi manchi …
Auguri, anche ad Ivan, abbi cura di lui e dai un bacio a Clarissa, a presto, Rob §


“Eravamo in auto, fuori pioveva ed io avevo appena visto quanto Glam amasse ancora Jared, in ospedale … Ma ciò non mi giustifica, non mi scusa” – esordì, appena riprese fiato, tenendo a sé Law, che non voleva altro da quella notte prima di Natale.

“Ma in quell’occasione ci siamo solo baciati Rob …”

“Noi facciamo l’amore anche così, non credi? Anche un bacio è sesso … per noi”

I loro corpi erano caldissimi e Jude gli riscivolò dentro, di nuovo, con una naturalezza disarmante, tornando anche a baciarlo, invadente, caparbio, semplicemente ambito da Downey, quella la verità, che entrambi percepivano.

I suoi colpi erano come un’esecuzione, alla quale Robert non poteva sottrarsi; non lo avrebbe mai fatto.

Law si inclinò, portandosi dietro Robert, che strinse i denti, poi schiuse la bocca, infine la spalancò, perché quel secondo orgasmo fu più intenso del primo e la fascia di carne e muscoli, che l’altro stava sovraccaricando di stimoli, implose in un culmine di sensazioni ingestibili, tanto da farlo ridere e piangere di lussuria e disperazione.




“Ma dici davvero, Ricky?”
Geffen glielo chiese perplesso.

“Sì, in primavera torniamo in città, con Sophia ed i bimbi, lei ha anche già trovato un lavoro part time, ci servirà una babysitter” – e rise entusiasta, per i nuovi progetti, che lo riguardavano – “Ed io ho accettato un incarico davvero interessante: supervisore per il nuovo quartiere sull’oceano, che dovrà essere costruito con tutti i crismi ed a bassissime emissioni inquinanti, pannelli solari e via così, che ne pensi papà?”

“Splendido e vorrei fosse già da domani, però è meglio che passino un paio di mesi, sì è l’ideale …” – replicò assorto.

“Cosa intendi, scusa? Hai dei problemi?”

“Di sicurezza, te lo avevo accennato …”

“Sì, so anche cosa è capitato a Pepe e Robert, i giornali arrivano anche in Australia” – scherzò lieve – “… a proposito di Rob, è un vero peccato, lui non ha capito quale avvenire ha compromesso, tornando da quel Jude”

“Non importa Richard, io gli vorrò sempre bene” – puntualizzò pacato – “… e poi abbiamo Pepe, insieme”

“Sì, quel bimbo è straordinario …” – sospirò – “… anche se tu e Kevin eravate i miei preferiti” – ammise sincero.

Lui ed il bassista erano sempre stati molto legati.

“Kevin ed io abbiamo condiviso un amore bellissimo, così come un dolore insopportabile, quale è stato la perdita del nostro Lula, però siamo ancora uniti ed io lo adoro, lui mi ha amato senza mezzi termini, senza eccezioni: non lo meritavo, ma so che c’è ed io mi sento un po’ meno solo”

L’ex era appena giunto oltre la soglia, con Layla in braccio ed ascoltare Glam pronunciarsi in quel modo, a suo favore, gli fece mancare il respiro.

“E di Jared? Cosa mi racconti?” – Ricky sorrise complice.

“Jared è … Jared” – il legale scosse la testa – “… Ce l’ho nel sangue, su questo non posso prendermi in giro: ogni tanto ci provo, lo allontano, lo faccio ragionare, ma mi illudo”

“Nel senso che è tornato all’attacco?” – bissò curioso, almeno quanto Kevin, che se ne stava zitto a pochi passi da loro.

“No, non direi, ma è come un filo, che ci lega, che non si spezza o meglio … Né lui, né io, facciamo qualcosa di concreto, perché ciò accada, una volta per tutte.”




Downey ebbe un sussulto, appena Geffen gli rispose.

“Ciao io volevo dare la buona notte a Pepe” – esordì imbarazzato.

“Certo … Tu stai bene?”

Il quesito era intriso di dolcezza, probabilmente l’ultima cosa, che l’attore si poteva aspettare dall’ex.
L’ultima attenzione, che gli si doveva, in simili circostanze.

“Sì Glam, grazie, in parte sì, ecco”

“Ok, ora te lo passo, sto andando anch’io da lui”

“Allora lo faremo insieme” – sorrise.

Insieme, certo, a migliaia di chilometri di distanza.

“E’ in camera con i gemelli e Jay Jay” – precisò Geffen, arrivato a destinazione.

“Hanno già scartato i regali?”

“No, lo faranno domani mattina … Ehi Pepe, c’è papi Robert, ti vuole salutare”

“E’ tornato?”

“No …” – un’esitazione dolorosa – “… No, tesoro, è all’apparecchio, te lo passo”

“Ah sì … ciao papi …” – disse con una punta di sconforto.

“Amore ciao, volevo dirti tante cose, ma adesso ho … ho un nodo in gola”

“Fa tanto male?”

“Sì, perché mi manchi e perché ti ho fatto soffrire, mentre alla tua età, tu dovresti avere solo giorni pieni di gioia Pepe” – stava piangendo e Jude, lo cinse, provando a consolarlo.

“Ma potremmo averli lo stesso, se tu lo vorrai papi” – e gli sorrise, commutando la telefonata, in una video chiamata, per mostrargli il suo sorriso.

“Dio, sei bellissimo amore mio”

Law si scostò, come se non centrasse nulla in quell’affresco, dove al centro Robert rimaneva come sui carboni ardenti.

“Ti voglio tanto bene papi Rob, ma adesso dobbiamo fare nanna, se no Babbo Natale non passa!” – e rise, mandandogli dei baci.

Downey annuì tremando – “Sì, sì, certo, ma domani ti richiamo e così ogni mattina, finché non ci rivedremo, per la vacanza in montagna, ok?”

“D’accordo papi, fai tanti sogni anche tu … A domani, ciao!” – ed agitando le manine, sembrò poi dissolversi, in una miriade di colori.




Quando se lo ritrovò davanti, Geffen provò un certo sbigottimento.

“Hiroki?!”

“Ciao Glam e buon Natale!”

Il ragazzino aveva uno zainetto sulle spalle ed un sorriso smagliante.

“Tu dovresti …”

“Sì, lo so, anche zio Kiro mi ha fatto la predica oggi a tavola, ma volevo stare un po’ con la mia famiglia e poi riparto subito, ma non senza incontrarti”

“Su vieni, hai cenato? Noi abbiamo finito da poco, diciamo che c’è un buffet nel salone, se vuoi approfittare”

“No, no, mi sono rimpinzato a dovere e poi il mio stomaco è poco più grosso di una noce” – rise, guardandosi in giro.

“Come vanno gli studi?”

“Bene, rigo dritto, non avere dubbi” – lo rassicurò, salendo verso la mansarda.

“Io ho bisogno di starmene un po’ solo, ma ci sono ancora un paio di stanze libere in fondo a questo corridoio”

“E lì cosa c’è?” – domandò, indicando una porta laccata di rosso, con dei pomelli in ottone dorato, dalla foggia molto particolare, simile a due dragoni speculari e stilizzati.

“Si tratta di un mini loft, un bunker per i miei momenti  no, se così si può dire”

“Tu quindi ci passerai la notte?”

Geffen annuì.

“Posso tenerti compagnia? Se c’è una vasca, ti preparo un bagno caldo”

“Temo di non essere io, di compagnia, Hiroki”

“Lascia giudicare a me, ok?”








  DIAMO UN VOLTO A RICHARD GEFFEN: L'ATTORE E MODELLO MARCO DAPPER, UNA MERAVIGLIA DI PERSONA, DENTRO E FUORI, CHE NEI PRIMI PIANI HA UN CHE DI MELONI NEGLI OCCHI AZZURRI E BELLI QUANTO I SUOI ;-)








 TORNA HIROKI E NON A CASO: L'ATTORE KOIKE TEPPEI



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