Capitolo
n. 92 – life
Scott ripose lo
sfigmomanometro nella valigetta, inspirando un po’ teso.
“Hai la pressione a
mille Glam, ora ti faccio un’iniezione, ok?”
“Non voglio dormire, io
devo andare a cercare Pepe!” – sbottò il legale, riallacciandosi la camicia ed
alzandosi dal letto, dove l’amico lo aveva fatto stendere, nella camera, che
era stata di Geffen e di Robert.
“Non è un sonnifero,
non fare storie e calmati” – gli sorrise, più pacato anche nei toni – “…
immagino cosa stai passando, seppure io non abbia figli, credimi”
“So che capisci il mio
stato d’animo e la mia ansia … D’accordo, prenderò le medicine”
“E riposerai, almeno
sino a domani, poi andrai dove meglio credi”
“No, al massimo sino a
questa sera, ho già programmato il decollo e devo anche incontrare delle
persone …”
“Quali persone?”
“Robert …?!”
Downey aveva appena
varcato la soglia, distrutto dall’angoscia e dal viaggio.
“Ho fatto prima che ho
potuto, gli aeroporti sono al collasso in queste feste” – disse esausto,
appoggiando una borsa sul parquet – “… Avevo … avevo preso dei regali, per
Pepe, i gemelli, Jay Jay … Anche per Jared, oggi è il suo compleanno”
Era come alienato e non
solo dalla stanchezza.
Geffen lanciò
un’occhiata esaustiva a Scott ed il medico li lasciò soli.
“Dov’è Jude?”
“Giù, di sotto, insieme
a Colin … e Jared, sono appena arrivati”
“Non sapevo fossero
qui”
“Sì, ma … Ma cosa
importa … adesso?” – e lo fissò, sgranando quei pozzi liquidi, carichi di
dolore.
“Robert mi dispiace”
“No … No, a me
dispiace, per … Per le cose che ti ho detto” – e scoppiò a piangere,
esasperato.
Glam lo strinse a sé,
come escludivamente lui sapeva fare.
Con Robert.
Con tutti coloro
amasse.
“Tu sai che io lo riporterò
a casa, vero? E se esiste una minima possibilità che Lula sia ancora vivo,
manderò all’inferno i Mendoza, uno dopo l’altro e mi riprenderò anche lui”
Si guardarono.
“So che lo farai … E so
che …” – deglutì a vuoto – “… non smetterò mai di amarti e non perché abbiamo
adottato un bimbo meraviglioso come Peter”
Geffen sorrise –
“Robert … Il mio dolcissimo amico … Non esisterà mai un tempo, in cui il mio
cuore smetterà di agitarsi, appena ti vedrà, anche con un altro, anche se non
sarai più con me … Ti voglio bene, infinitamente bene, Rob” – e gli diede un
bacio in mezzo alla fronte.
Intenso.
Profondo.
Downey chiuse le
palpebre.
Forse al risveglio, anche
quel brutto sogno sarebbe volato via.
Vincent gettò il
trolley nell’ingresso, sbuffando, mentre Jerome appendeva le rispettive giacche
– “Ma tu non avevi un cane?” – chiese roco, il volto da rasare, il profumo di
tabacco dei suoi sigari, ad accompagnare ogni suo gesto.
“Sì, Briciola, ma l’ha
tenuto Zayn, con Liam …” – rispose stanco Lux, grattandosi la nuca – “Lui e Boo
mi hanno tempestato di telefonate e sms, sono stati molto carini” – sorrise,
controllando il cellulare.
“Io ho fame, il pranzo
in aereo è stato orribile, preparo una frittata”
“Abbi pazienza Jerome,
la governante e la cuoca sono in ferie”
“Mi pare ovvio, per le
feste, beate loro che le hanno trascorse in un modo normale” – affermò con
simpatico cinismo, frugando nel frigorifero – “Mon Dieux, è vuoto!”
“Sì, per sicurezza,
sarà anche staccato” – Vincent rise, notando che l’ex poliziotto stava facendo
ciondolare il cavo elettrico, grugnendo – “Dai ordino qualcosa!”
Suonarono.
“Sono già qui, con la
nostra merenda?” – Jerome sorrise sarcastico.
“Ma dai …” – Lux aprì
ed il sorriso di Louis illuminò quel momento.
Così il saluto vivace
di Petra e quello sereno di Harry.
“Oh miseria ragazzi,
che bello vedervi!” – l’affarista li strinse tutti a sé.
“Mica potevamo
lasciarti da solo, in balia di Jerome!” – scherzò Styles, andando poi a
salutare l’ex collega di Vincent.
“Stavamo per telefonare
al tailandese o cinese o messicano”
“Italiano, io voglio l’Italiano,
lasagne!” – si lamentò Jerome.
“E voi? Ehi piccola
ciao, tu cosa mangi, tesoro di zio?” – chiese Lux, stringendola sul petto, fissando
nel frattempo Tomlinson, ugualmente emozionato quanto lui.
“Pizza!”
“E vada per la pizza,
mia adorata cucciola … E se la ordinassimo tutti?” – propose Vincent.
La combriccola approvò
all’unisono, con un corale sì, che colmò la stanza di allegria.
“Lo ama ancora … Credo
sia … normale”
Le parole di Jude
sembrarono scivolare via, come il suo respiro, nell’aria tersa e gradevole di
quel pomeriggio.
Lui e Colin si erano
isolati, sopra ad una panchina, nel parco della residenza di Geffen.
Farrell lo fissò – “Quando
c’è di mezzo Glam, niente è … normale” – sorrise, le mani in tasca, la testa
altrove, al profumo di Leto, ancora sulle proprie labbra.
“A volte penso, se Jared
lo avesse sposato, quando erano ad Haiti, ci pensi? Magari non si sarebbe mai
innamorato di Robert” – mormorò triste.
“Non lo avrei permesso
Jude, non sarebbe stato semplice”
L’inglese scrollò le
spalle – “Sarebbe stata una guerra tutta vostra, io avrei vestito i panni del
tuo consigliere fidato, prodigo di dritte, per riconquistare il tuo ormai ex” –
ridacchiò stranito.
“Ora Robert e Glam sono
uniti dalla situazione di Pepe, non devi preoccuparti, semmai augurarti, come
ognuno di noi, che il bimbo torni presto”
“Certo, ma è ovvio, io
voglio bene a Peter!”
“Non lo metto in
dubbio, però ti vedo demotivato, mentre Robert ti ama, vi siete rimessi insieme
e tu hai … vinto”
Kevin stava come
artigliando la tazza fumante, che Laurie gli aveva appena passato, prima di
riaccomodarsi in poltrona, nel proprio studio, all’interno dell’ospedale.
“Sei stato gentile Hugh
a ricevermi oggi …” – disse piano il bassista, fissando il vuoto, seduto
scomodo sopra ad una seggiola imbottita in pelle bordeaux.
“Jim era di turno,
abbiamo portato dei doni ai bambini di oncologia, c’è una festa, Nasir è lì,
con la baby sitter, quindi non ho fatto nulla di straordinario”
“Non vedi l’ora di
raggiungerli, i tuoi cari intendo?” – chiese sorridendo, gli occhi lucidi, ora,
mentre lo guardava smarrito.
“Cosa ti ha fatto,
stavolta, Kevin?”
Il giovane abbassò lo
sguardo, nuovamente.
“Nulla che io non
volessi … E forse lo voglio da così tanto tempo, da averne dimenticato la
ragione, sai?” – rise mesto – “… E’ arrivata una donna, da Haiti, con un nome,
che Glam già conosceva, glielo aveva riferito Tom, dopo avere sognato Lula … Ed
Alaysa, così si chiama, è la nonna di soldino e di Josh, la madre della loro …
di mamma …” – rivelò, a tono basso, quasi una cantilena.
“Credevo non avessero
parenti in vita, né Lula e né Josh, ovviamente …” – bissò perplesso il
terapeuta.
“Invece lei esiste, lei
c’è, con i suoi segreti ed il potere, che era anche di nostro figlio … Alaysa
sostiene che Lula è vivo, da qualche parte, là fuori” – e guardò la finestra.
“Le avete creduto?”
“Solo in parte: dovevamo
fare una verifica, anche se non definitiva … In compenso la bara di soldino è
vuota” – e Kevin tornò a fissare Laurie.
“Potrebbero avere
trafugato il corpo, per gli organi, ci avete pensato, tu e Glam?”
“Certo, così come a
mille altre ipotesi, una più orribile dell’altra” – e tirò su dal naso.
Il suo cellulare
cominciò a vibrare.
“E’ Tim, devo
rispondere … Sì, ciao tesoro, dimmi … No, sto facendo una commissione, poi
passo a prendervi … ah, ok, siete già lì”
Una pausa ed uno
scambio di occhiate con Hugh, che stava tamburellando la stilografica sul block
notes.
“D’accordo, vi
raggiungo a casa di Glam, dai un bacio alla nostra Layla, ok?” – quindi riattaccò,
prendendo fiato.
“Ne hai parlato con
Tim?” – chiese diretto Laurie.
“Del fatto che” –
deglutì a vuoto, scuotendo la testa – “Non ha importanza, è stato un attimo di
debolezza, dopo un lungo periodo di fedeltà assoluta, eravamo sconvolti”
“Sei bravo a
giustificarti Kevin, peccato tu non abbia il pelo sullo stomaco di Geffen, per
lui sarà stato come bersi un bicchiere d’acqua, fino al prossimo casino,
giusto? Un nome a caso? Hiroki: tu sai cosa è accaduto?”
“Chi te lo ha detto?” –
replicò stupito.
“Ho origliato” –
bisbigliò buffo – “Chris è passato a prendere Tom e gli ha spifferato ogni
dettaglio: tu non pensi che sarebbe venuto il momento di mettere Glam davanti
alle proprie responsabilità? Senza più scusanti?”
“Non denigrarlo, tu gli
devi parecchio” – ribatté asciutto.
“Vedi, tu lo difenderai
senza condizioni, all’infinito”
“Lui andrà a cercare
Lula e Pepe, li salverà, ad ogni costo!”
“Ma certo Kevin, Glam
Geffen è il tuo super eroe ed ha pure a disposizione Iron Man, guarda un po’!” –
lo provocò acido.
“Ti ringrazio per
avermi dedicato un po’ del tuo tempo, avevo bisogno di sfogarmi, e l’ho fatto:
non metterò a repentaglio il mio matrimonio con Tim, con inutili confessioni!” –
e si avviò all’uscita.
“La mia riconoscenza
verso Glam, non potrà mai offuscare il mio buon senso, ma con l’amore, la
razionalità viene meno, tu non credi?”
Kevin non gli diede
alcuna risposta.
L’indice di Downey
seguì il profilo di ogni cornice, guardando le foto di lui con Pepe ed infine,
in una più grande centrale, di loro due con Geffen.
Era un padre per
entrambi, era il genitore, che anche l’attore avrebbe voluto, al posto del
celebre regista, che gli passava la cocaina, in salotto, quando aveva pochi anni,
da condividere con dei divi, che per Robert erano unicamente adulti strani.
Tutto sbagliato.
Invece Glam lo avrebbe
perdonato sempre, come fa un papà, anche con il peggiore dei figli.
“Rob sei qui …”
“Jude” – l’americano si
voltò di scatto, correndo poi a rifugiarsi nel suo caloroso abbraccio.
“Come ti senti amore?”
“Scosso … Ed ho delle
sensazioni terribili … Questo viaggio ad Haiti, è pieno di insidie”
Si guardarono.
“Se vuoi andarci, io
verrò con te Robert, ok?” – e gli sorrise tremandogli dentro.
Robert lo baciò,
accarezzandogli quel punto in mezzo alle scapole, contro al quale amava
addormentarsi, a labbra schiuse.
Felice.
JEROME
LOUIS
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