martedì 17 febbraio 2015

LIFE - CAPITOLO N. 92

  Capitolo n. 92 – life



Scott ripose lo sfigmomanometro nella valigetta, inspirando un po’ teso.

“Hai la pressione a mille Glam, ora ti faccio un’iniezione, ok?”

“Non voglio dormire, io devo andare a cercare Pepe!” – sbottò il legale, riallacciandosi la camicia ed alzandosi dal letto, dove l’amico lo aveva fatto stendere, nella camera, che era stata di Geffen e di Robert.

“Non è un sonnifero, non fare storie e calmati” – gli sorrise, più pacato anche nei toni – “… immagino cosa stai passando, seppure io non abbia figli, credimi”

“So che capisci il mio stato d’animo e la mia ansia … D’accordo, prenderò le medicine”

“E riposerai, almeno sino a domani, poi andrai dove meglio credi”

“No, al massimo sino a questa sera, ho già programmato il decollo e devo anche incontrare delle persone …”

“Quali persone?”

“Robert …?!”

Downey aveva appena varcato la soglia, distrutto dall’angoscia e dal viaggio.

“Ho fatto prima che ho potuto, gli aeroporti sono al collasso in queste feste” – disse esausto, appoggiando una borsa sul parquet – “… Avevo … avevo preso dei regali, per Pepe, i gemelli, Jay Jay … Anche per Jared, oggi è il suo compleanno”

Era come alienato e non solo dalla stanchezza.

Geffen lanciò un’occhiata esaustiva a Scott ed il medico li lasciò soli.

“Dov’è Jude?”

“Giù, di sotto, insieme a Colin … e Jared, sono appena arrivati”

“Non sapevo fossero qui”

“Sì, ma … Ma cosa importa … adesso?” – e lo fissò, sgranando quei pozzi liquidi, carichi di dolore.

“Robert mi dispiace”

“No … No, a me dispiace, per … Per le cose che ti ho detto” – e scoppiò a piangere, esasperato.

Glam lo strinse a sé, come escludivamente lui sapeva fare.
Con Robert.
Con tutti coloro amasse.

“Tu sai che io lo riporterò a casa, vero? E se esiste una minima possibilità che Lula sia ancora vivo, manderò all’inferno i Mendoza, uno dopo l’altro e mi riprenderò anche lui”

Si guardarono.

“So che lo farai … E so che …” – deglutì a vuoto – “… non smetterò mai di amarti e non perché abbiamo adottato un bimbo meraviglioso come Peter”

Geffen sorrise – “Robert … Il mio dolcissimo amico … Non esisterà mai un tempo, in cui il mio cuore smetterà di agitarsi, appena ti vedrà, anche con un altro, anche se non sarai più con me … Ti voglio bene, infinitamente bene, Rob” – e gli diede un bacio in mezzo alla fronte.

Intenso.
Profondo.

Downey chiuse le palpebre.
Forse al risveglio, anche quel brutto sogno sarebbe volato via.




Vincent gettò il trolley nell’ingresso, sbuffando, mentre Jerome appendeva le rispettive giacche – “Ma tu non avevi un cane?” – chiese roco, il volto da rasare, il profumo di tabacco dei suoi sigari, ad accompagnare ogni suo gesto.

“Sì, Briciola, ma l’ha tenuto Zayn, con Liam …” – rispose stanco Lux, grattandosi la nuca – “Lui e Boo mi hanno tempestato di telefonate e sms, sono stati molto carini” – sorrise, controllando il cellulare.

“Io ho fame, il pranzo in aereo è stato orribile, preparo una frittata”

“Abbi pazienza Jerome, la governante e la cuoca sono in ferie”

“Mi pare ovvio, per le feste, beate loro che le hanno trascorse in un modo normale” – affermò con simpatico cinismo, frugando nel frigorifero – “Mon Dieux, è vuoto!”

“Sì, per sicurezza, sarà anche staccato” – Vincent rise, notando che l’ex poliziotto stava facendo ciondolare il cavo elettrico, grugnendo – “Dai ordino qualcosa!”

Suonarono.

“Sono già qui, con la nostra merenda?” – Jerome sorrise sarcastico.

“Ma dai …” – Lux aprì ed il sorriso di Louis illuminò quel momento.

Così il saluto vivace di Petra e quello sereno di Harry.

“Oh miseria ragazzi, che bello vedervi!” – l’affarista li strinse tutti a sé.

“Mica potevamo lasciarti da solo, in balia di Jerome!” – scherzò Styles, andando poi a salutare l’ex collega di Vincent.

“Stavamo per telefonare al tailandese o cinese o messicano”

“Italiano, io voglio l’Italiano, lasagne!” – si lamentò Jerome.

“E voi? Ehi piccola ciao, tu cosa mangi, tesoro di zio?” – chiese Lux, stringendola sul petto, fissando nel frattempo Tomlinson, ugualmente emozionato quanto lui.

“Pizza!”

“E vada per la pizza, mia adorata cucciola … E se la ordinassimo tutti?” – propose Vincent.

La combriccola approvò all’unisono, con un corale  sì, che colmò la stanza di allegria.




“Lo ama ancora … Credo sia … normale”

Le parole di Jude sembrarono scivolare via, come il suo respiro, nell’aria tersa e gradevole di quel pomeriggio.

Lui e Colin si erano isolati, sopra ad una panchina, nel parco della residenza di Geffen.

Farrell lo fissò – “Quando c’è di mezzo Glam, niente è … normale” – sorrise, le mani in tasca, la testa altrove, al profumo di Leto, ancora sulle proprie labbra.

“A volte penso, se Jared lo avesse sposato, quando erano ad Haiti, ci pensi? Magari non si sarebbe mai innamorato di Robert” – mormorò triste.

“Non lo avrei permesso Jude, non sarebbe stato semplice”

L’inglese scrollò le spalle – “Sarebbe stata una guerra tutta vostra, io avrei vestito i panni del tuo consigliere fidato, prodigo di dritte, per riconquistare il tuo ormai ex” – ridacchiò stranito.

“Ora Robert e Glam sono uniti dalla situazione di Pepe, non devi preoccuparti, semmai augurarti, come ognuno di noi, che il bimbo torni presto”

“Certo, ma è ovvio, io voglio bene a Peter!”

“Non lo metto in dubbio, però ti vedo demotivato, mentre Robert ti ama, vi siete rimessi insieme e tu hai … vinto”




Kevin stava come artigliando la tazza fumante, che Laurie gli aveva appena passato, prima di riaccomodarsi in poltrona, nel proprio studio, all’interno dell’ospedale.

“Sei stato gentile Hugh a ricevermi oggi …” – disse piano il bassista, fissando il vuoto, seduto scomodo sopra ad una seggiola imbottita in pelle bordeaux.

“Jim era di turno, abbiamo portato dei doni ai bambini di oncologia, c’è una festa, Nasir è lì, con la baby sitter, quindi non ho fatto nulla di straordinario”

“Non vedi l’ora di raggiungerli, i tuoi cari intendo?” – chiese sorridendo, gli occhi lucidi, ora, mentre lo guardava smarrito.

“Cosa ti ha fatto, stavolta, Kevin?”

Il giovane abbassò lo sguardo, nuovamente.

“Nulla che io non volessi … E forse lo voglio da così tanto tempo, da averne dimenticato la ragione, sai?” – rise mesto – “… E’ arrivata una donna, da Haiti, con un nome, che Glam già conosceva, glielo aveva riferito Tom, dopo avere sognato Lula … Ed Alaysa, così si chiama, è la nonna di soldino e di Josh, la madre della loro … di mamma …” – rivelò, a tono basso, quasi una cantilena.

“Credevo non avessero parenti in vita, né Lula e né Josh, ovviamente …” – bissò perplesso il terapeuta.

“Invece lei esiste, lei c’è, con i suoi segreti ed il potere, che era anche di nostro figlio … Alaysa sostiene che Lula è vivo, da qualche parte, là fuori” – e guardò la finestra.

“Le avete creduto?”

“Solo in parte: dovevamo fare una verifica, anche se non definitiva … In compenso la bara di soldino è vuota” – e Kevin tornò a fissare Laurie.

“Potrebbero avere trafugato il corpo, per gli organi, ci avete pensato, tu e Glam?”

“Certo, così come a mille altre ipotesi, una più orribile dell’altra” – e tirò su dal naso.

Il suo cellulare cominciò a vibrare.

“E’ Tim, devo rispondere … Sì, ciao tesoro, dimmi … No, sto facendo una commissione, poi passo a prendervi … ah, ok, siete già lì”

Una pausa ed uno scambio di occhiate con Hugh, che stava tamburellando la stilografica sul block notes.

“D’accordo, vi raggiungo a casa di Glam, dai un bacio alla nostra Layla, ok?” – quindi riattaccò, prendendo fiato.

“Ne hai parlato con Tim?” – chiese diretto Laurie.

“Del fatto che” – deglutì a vuoto, scuotendo la testa – “Non ha importanza, è stato un attimo di debolezza, dopo un lungo periodo di fedeltà assoluta, eravamo sconvolti”

“Sei bravo a giustificarti Kevin, peccato tu non abbia il pelo sullo stomaco di Geffen, per lui sarà stato come bersi un bicchiere d’acqua, fino al prossimo casino, giusto? Un nome a caso? Hiroki: tu sai cosa è accaduto?”

“Chi te lo ha detto?” – replicò stupito.

“Ho origliato” – bisbigliò buffo – “Chris è passato a prendere Tom e gli ha spifferato ogni dettaglio: tu non pensi che sarebbe venuto il momento di mettere Glam davanti alle proprie responsabilità? Senza più scusanti?”

“Non denigrarlo, tu gli devi parecchio” – ribatté asciutto.

“Vedi, tu lo difenderai senza condizioni, all’infinito”

“Lui andrà a cercare Lula e Pepe, li salverà, ad ogni costo!”

“Ma certo Kevin, Glam Geffen è il tuo super eroe ed ha pure a disposizione Iron Man, guarda un po’!” – lo provocò acido.

“Ti ringrazio per avermi dedicato un po’ del tuo tempo, avevo bisogno di sfogarmi, e l’ho fatto: non metterò a repentaglio il mio matrimonio con Tim, con inutili confessioni!” – e si avviò all’uscita.

“La mia riconoscenza verso Glam, non potrà mai offuscare il mio buon senso, ma con l’amore, la razionalità viene meno, tu non credi?”

Kevin non gli diede alcuna risposta.




L’indice di Downey seguì il profilo di ogni cornice, guardando le foto di lui con Pepe ed infine, in una più grande centrale, di loro due con Geffen.

Era un padre per entrambi, era il genitore, che anche l’attore avrebbe voluto, al posto del celebre regista, che gli passava la cocaina, in salotto, quando aveva pochi anni, da condividere con dei divi, che per Robert erano unicamente adulti  strani.

Tutto sbagliato.

Invece Glam lo avrebbe perdonato sempre, come fa un papà, anche con il peggiore dei figli.

“Rob sei qui …”

“Jude” – l’americano si voltò di scatto, correndo poi a rifugiarsi nel suo caloroso abbraccio.

“Come ti senti amore?”

“Scosso … Ed ho delle sensazioni terribili … Questo viaggio ad Haiti, è pieno di insidie”

Si guardarono.

“Se vuoi andarci, io verrò con te Robert, ok?” – e gli sorrise tremandogli dentro.

Robert lo baciò, accarezzandogli quel punto in mezzo alle scapole, contro al quale amava addormentarsi, a labbra schiuse.

Felice.


 VINCENT


 JEROME





 LOUIS

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