Capitolo n. 232 – zen
Destarsi con Robert
tra le braccia, fu un ottimo risveglio per Geffen.
“Ciao Glam … Buon
compleanno” – lo salutò il moro, specchiandosi nei suoi turchesi dall’aria
innamorata.
L’avvocato provava
dei sentimenti così profondi per Downey, da sentirsi terribilmente al sicuro,
quando erano insieme.
Anche se sarebbe
durato poco, quel meraviglioso contatto: le sensazioni sembravano cadere a
pioggia nel cuore dell’uomo, così amato e così solo, all’alba dei suoi sessant’anni,
malati e corrosi, da un cancro inesorabile.
Colin si stiracchiò,
ammirando il sole, nascere all’orizzonte.
Jared fece
altrettanto, per poi raggomitolarsi nuovamente tra le coperte, intrise di
sabbia e del loro calore.
La brace dell’improvvisato
falò di mezzanotte era ancora rossastra.
Farrell vi gettò un
po’ d’acqua, dopo essersi sciacquato il viso nel mare, rabbrividendo per la
frescura dell’oceano.
Leto rise, tirandogli
una delle sue scarpe – “Ehi torna qui!” – esclamò allegro e dimentico, per un
attimo, di ciò che stava accadendo a pochi passi da loro.
Glam se ne stava
andando e quell’ultimo b-day aveva una sapore troppo amaro.
Downey lesse un sms.
“Jude sta arrivando,
con … Jimmy …?”
“Scott è rimasto qui …
Credo ci sia anche Tom” – replicò Glam, sporgendosi da una finestra e notando l’auto
del terapista, parcheggiata lungo il muro di cinta esterno.
“Tom?”
“Sì, in mancanza di
Daniel ancora per qualche giorno, credo lo voglia sostituire: devo fare una
terapia per questa schiena malandata …” – spiegò Geffen, tornando a stendersi.
Rob rimase seduto sul
bordo, teso ed assorto.
Glam gli diede una
carezza tra le scapole sporgenti – “Grazie per avermi fatto compagnia … Non ho
avuto incubi” – sorrise, senza però riuscire a distrarlo dalla sua palese
angoscia.
“Non so come
affrontarlo, sai?” – e si alzò, rivestendosi.
Il suo corpo,
smagrito ma tonico, era di un bel colorito dorato.
Geffen lo stava
scrutando – “Sei splendido Rob …” – disse spontaneo.
Downey avvampò, quasi
schernendosi – “Ma dai, sono vecchio e” – poi si morse la lingua.
Glam, più maturo di
qualche anno, rise di gusto – “Le tue gaffe sono adorabili quanto sei tu, amore
mio”
“Eccoci arrivati” –
Jimmy inspirò, slacciandoci la cintura, dopo avere accostato – “Tu gli hai
preso un regalo Jude?”
“No … Non so cosa
possa desiderare uno come Glam, a questo punto” – rispose senza particolari
intonazioni l’inglese.
Vide Jared stretto a
Colin, pronto a tornare verso Los Angeles, per recuperare figli e torta, come
programmato con il marito, per fare una sorpresa a Geffen.
Law li salutò con un
cenno, per poi seguire Jimmy all’ingresso della proprietà, notando anche
Pamela, intenta ad apparecchiare un enorme tavolo con l’aiuto di Carmela e
Lula.
Kevin e Tim stavano
invece addobbando il living con un lungo striscione, colorato dai cuccioli di
famiglia, per celebrare il loro zio preferito.
Glam Geffen.
Il suo nome era
ovunque, dentro e fuori ognuno di loro: in un modo o nell’altro, nel bene e nel
male.
Per sempre.
Brendan inclinò
esperto il bacino sottile di Brent, penetrandolo più a fondo, sul finire di un
amplesso magnifico, quel mattino di inizio aprile.
Il giovane, steso a
pancia in su, nel ricevere il suo amante, si avvinghiò con le braccia muscolose
al cuscino, stritolandone con i denti perfetti la stoffa, a palpebre serrate.
I suoi gemiti
eccitarono ancora di più Laurie, che perse il controllo dei propri fianchi,
svuotandosi in lui, mentre gli mordeva la spalla destra, quasi marchiandolo,
inesorabile.
Rimasero ansanti ed
in silenzio per un paio di minuti, poi Brendan sbirciò il ragazzino, che gli
aveva rubato il cuore, arridendo alle sue occhiate innocenti.
“Ancora teso?” –
chiese l’analista.
“Per cosa …? Mio
padre?”
“Infatti”
“No” – e si
allontanò, cercando una sigaretta nei jeans di Laurie.
“Dai spegnila” – rise
lui un po’ imbarazzato: forse era meglio non parlare di certi argomenti, dopo
averci fatto l’amore: Brent diventata immediatamente scostante, al solo pronunciare
il nome di Tomlinson senior.
“Scusami Brendan”
“Per la Camel o per
il tuo metterti sulla difensiva istantaneo?” – bissò diretto, ma con dolcezza,
raggiungendolo.
“No è che … Un tempo
papà mi rispettava … e mi stimava”
“E ne eri lusingato,
posso capirlo Brent, anche il più solido di noi cerca eterne conferme ed
approvazione da parte dei genitori, specie quelli dominanti come il caro colonnello”
Brent sbuffò – “Adesso
lui mi guarda come se fossi un alieno e la cosa più comica e penosa è diventata
la sua missione di approvare ciò che sono, senza esserne convinto per niente!” –
affermò con amarezza.
“E se provassi a
dargli un minimo di fiducia?”
“Per quello che ha
detto a proposito di Harry e del matrimonio con Louis? E tu ci credi? Sul serio
Brendan?”
Scott slacciò lo
sfigmomanometro, sorridendo a Glam – “La pressione è a posto, zuccone”
Tom rise, facendo
scorrere la zip della propria casacca poco al di sotto del collo magro, come il
resto di lui.
“Oh bene, riuscirò a
sopravvivere sino al taglio della torta, dunque …” – scherzò il legale,
allungandosi sopra il lettino.
“Devi per forza, l’ha
fatta Pam” – precisò il fisiatra, sfiorandogli le tempie con le dita intrise di
oli essenziali.
Lo stava preparando
con cura a quella seduta di shiatsu, tanto da istigare in Scott un certo
fastidio.
“Mi volete coccolare
oggi … ok, la smetto di lagnarmi”
“Ecco bravo … Io
torno da Jimmy”
“E’ già qui?”
“Sì Glam, con Jude,
come stabilito”
“Ok … Ci vediamo più
tardi …”
Rimasti soli, i due
amici si guardarono.
“Luna e Chris?”
“Sono dal pediatra,
ma arriveranno puntuali”
“Ci sono problemi?”
“No, no Glam, nessun
problema …” – Tom sorrise – “Il solito vaccino di primavera”
“Ah ecco … Pur avendo
molti figli, non sono avvezzo a queste … scadenze periodiche”
“Poco male, di sicuro
non fai mancare nulla a questo piccolo esercito di pargoli o sbaglio?”
“No … Spero di no
Tommy … Ahi, lì fa male” – si lamentò, dopo una lieve pressione all’addome.
“Da quando?”
“Una settimana … Ma
se prendo quelle pasticche viola, mi passa” – ed indicò lo scaffale, stracolmo
di farmaci.
Tom lo fissò, notando
qualunque genere di antidolorifico – “E’ un arsenale”
“Un po’ scarico, temo
…”
“Fumi ancora?” – e tornò
a guardarlo, con tenerezza.
“Mi farei di
qualsiasi cosa Tommy, se servisse” – sospirò malinconico, chiudendo gli occhi e
trovando, finalmente, un po’ di pace.
Louis fece un mezzo
broncio, roteando gli occhi, mentre tintinnava la penna sotto il mento.
“Cosa gli scrivo?” –
esordì, maneggiando un biglietto di auguri.
Harry finì di
allacciarsi la camicia, facendo spallucce – “Una frase qualsiasi”
“Ma Glam non è uno
qualsiasi” – obiettò il futuro paleontologo.
“Dove sono i miei
gemelli Boo?” – non gli diede retta, nervoso, rovistando nei cassetti ormai
vuoti.
“E chi può saperlo
Haz? E’ tutto imballato” – rise, iniziando a comporre un pensiero.
“Pazienza … avvolgo
le maniche, tanto fa caldo”
“Sei elegante per
Palm Springs, è una festa sulla spiaggia, l’hai dimenticato?”
“No Lou … no” – e si
aggiustò la folta capigliatura, spettinandola ad arte con del gel.
“Passiamo a prendere
Sylvie?” – domandò di botto Louis, senza notare l’improvviso cambio di sguardo
del compagno, oltre al colorito delle sue gote asciutte.
“No! … No Boo … è
malata”
“Cavoli mi spiace …”
“Cioè non lei, è
Alain ad esserlo … Un brutto raffreddore credo …”
“Allora l’hai
sentita?” – insistette, ma con finto interesse.
“Per lavoro … Sì insomma,
le solite grane dello studio. Allora questo poema?”
“Ho risolto Haz: un ti vogliamo bene Glam. Semplice e
sincero!” – sorrise incantevole.
Haz si sentì uno
straccio.
“Come sei tu amore …”
– mormorò colpevole, sparendo poi nel bagno.
Jared bussò piano,
quindi entrò nel solarium.
“Glam ci sei …? Ho
visto il tuo messaggio e”
“Chiudi la porta
tesoro, grazie”
Il suo tono era
particolare e complice.
Leto provò una
sensazione piacevole, ma oltremodo pericolosa.
“Eccoti qui … Ciao
Glam”
“Ciao piccolo, mi sei
mancato” – e dopo essersi sollevato dalla poltrona, andò a stringerlo.
Si baciarono.
Jared perse un
battito, ma mai come quando Glam tornò a guardarlo.
Sentì il suo
sembiante sovrastarlo, dopo essere scivolati sopra ad un divano molto comodo
per rilassarsi e non solo.
L’ambiente era
immerso in una suggestiva penombra arancione, tonalità dei tendaggi semi
chiusi, attorno a loro.
L’accappatoio bianco
di Geffen finì sul parquet in acero chiaro, così i pochi indumenti sgualciti di
Jared, ormai in preda ad una totale sottomissione a quell’audace ed inaspettato
assalto da parte dell’altro.
Fu come
cristallizzarsi in un ricordo, che senza alcuna avvisaglia, ripiombò nelle
rispettive vite, entrambe segnate da un dolore incurabile, che neppure ciò che
li univa, poteva alleviare.
Fecero l’amore
ammirandosi, nel reciproco stupore di essere ancora così coinvolti, senza paura
di precipitare in un abisso, dal quale non era possibile fare ritorno, se non
con mille rimorsi.
Jared si rifugiò nell’incavo
della spalla sinistra di Glam, mentre venivano all’unisono, spregiudicati e
bellissimi.
Con le lacrime ad
incendiare i suoi zaffiri, il cantante, come avvolto in un’aura adamantina,
faticò a regolarizzare il respiro, mentre si scrutavano, ora.
“Avevi detto che non
sarebbe più successo Glam …”
Geffen sorrise, lasciando
aderire i loro volti madidi.
“Era solo una bugia
Jay … una delle tante … E comunque la migliore.”
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