sabato 4 gennaio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 232

Capitolo n. 232 – zen





Destarsi con Robert tra le braccia, fu un ottimo risveglio per Geffen.

“Ciao Glam … Buon compleanno” – lo salutò il moro, specchiandosi nei suoi turchesi dall’aria innamorata.

L’avvocato provava dei sentimenti così profondi per Downey, da sentirsi terribilmente al sicuro, quando erano insieme.

Anche se sarebbe durato poco, quel meraviglioso contatto: le sensazioni sembravano cadere a pioggia nel cuore dell’uomo, così amato e così solo, all’alba dei suoi sessant’anni, malati e corrosi, da un cancro inesorabile.



Colin si stiracchiò, ammirando il sole, nascere all’orizzonte.
Jared fece altrettanto, per poi raggomitolarsi nuovamente tra le coperte, intrise di sabbia e del loro calore.

La brace dell’improvvisato falò di mezzanotte era ancora rossastra.

Farrell vi gettò un po’ d’acqua, dopo essersi sciacquato il viso nel mare, rabbrividendo per la frescura dell’oceano.

Leto rise, tirandogli una delle sue scarpe – “Ehi torna qui!” – esclamò allegro e dimentico, per un attimo, di ciò che stava accadendo a pochi passi da loro.

Glam se ne stava andando e quell’ultimo b-day aveva una sapore troppo amaro.



Downey lesse un sms.

“Jude sta arrivando, con … Jimmy …?”

“Scott è rimasto qui … Credo ci sia anche Tom” – replicò Glam, sporgendosi da una finestra e notando l’auto del terapista, parcheggiata lungo il muro di cinta esterno.

“Tom?”
“Sì, in mancanza di Daniel ancora per qualche giorno, credo lo voglia sostituire: devo fare una terapia per questa schiena malandata …” – spiegò Geffen, tornando a stendersi.

Rob rimase seduto sul bordo, teso ed assorto.

Glam gli diede una carezza tra le scapole sporgenti – “Grazie per avermi fatto compagnia … Non ho avuto incubi” – sorrise, senza però riuscire a distrarlo dalla sua palese angoscia.

“Non so come affrontarlo, sai?” – e si alzò, rivestendosi.

Il suo corpo, smagrito ma tonico, era di un bel colorito dorato.

Geffen lo stava scrutando – “Sei splendido Rob …” – disse spontaneo.

Downey avvampò, quasi schernendosi – “Ma dai, sono vecchio e” – poi si morse la lingua.

Glam, più maturo di qualche anno, rise di gusto – “Le tue gaffe sono adorabili quanto sei tu, amore mio”



“Eccoci arrivati” – Jimmy inspirò, slacciandoci la cintura, dopo avere accostato – “Tu gli hai preso un regalo Jude?”

“No … Non so cosa possa desiderare uno come Glam, a questo punto” – rispose senza particolari intonazioni l’inglese.

Vide Jared stretto a Colin, pronto a tornare verso Los Angeles, per recuperare figli e torta, come programmato con il marito, per fare una sorpresa a Geffen.

Law li salutò con un cenno, per poi seguire Jimmy all’ingresso della proprietà, notando anche Pamela, intenta ad apparecchiare un enorme tavolo con l’aiuto di Carmela e Lula.

Kevin e Tim stavano invece addobbando il living con un lungo striscione, colorato dai cuccioli di famiglia, per celebrare il loro zio preferito.

Glam Geffen.
Il suo nome era ovunque, dentro e fuori ognuno di loro: in un modo o nell’altro, nel bene e nel male.

Per sempre.




Brendan inclinò esperto il bacino sottile di Brent, penetrandolo più a fondo, sul finire di un amplesso magnifico, quel mattino di inizio aprile.

Il giovane, steso a pancia in su, nel ricevere il suo amante, si avvinghiò con le braccia muscolose al cuscino, stritolandone con i denti perfetti la stoffa, a palpebre serrate.

I suoi gemiti eccitarono ancora di più Laurie, che perse il controllo dei propri fianchi, svuotandosi in lui, mentre gli mordeva la spalla destra, quasi marchiandolo, inesorabile.


Rimasero ansanti ed in silenzio per un paio di minuti, poi Brendan sbirciò il ragazzino, che gli aveva rubato il cuore, arridendo alle sue occhiate innocenti.

“Ancora teso?” – chiese l’analista.
“Per cosa …? Mio padre?”

“Infatti”

“No” – e si allontanò, cercando una sigaretta nei jeans di Laurie.

“Dai spegnila” – rise lui un po’ imbarazzato: forse era meglio non parlare di certi argomenti, dopo averci fatto l’amore: Brent diventata immediatamente scostante, al solo pronunciare il nome di Tomlinson senior.

“Scusami Brendan”
“Per la Camel o per il tuo metterti sulla difensiva istantaneo?” – bissò diretto, ma con dolcezza, raggiungendolo.

“No è che … Un tempo papà mi rispettava … e mi stimava”
“E ne eri lusingato, posso capirlo Brent, anche il più solido di noi cerca eterne conferme ed approvazione da parte dei genitori, specie quelli dominanti come il caro  colonnello

Brent sbuffò – “Adesso lui mi guarda come se fossi un alieno e la cosa più comica e penosa è diventata la sua missione di approvare ciò che sono, senza esserne convinto per niente!” – affermò con amarezza.

“E se provassi a dargli un minimo di fiducia?”

“Per quello che ha detto a proposito di Harry e del matrimonio con Louis? E tu ci credi? Sul serio Brendan?”



Scott slacciò lo sfigmomanometro, sorridendo a Glam – “La pressione è a posto, zuccone”

Tom rise, facendo scorrere la zip della propria casacca poco al di sotto del collo magro, come il resto di lui.


“Oh bene, riuscirò a sopravvivere sino al taglio della torta, dunque …” – scherzò il legale, allungandosi sopra il lettino.

“Devi per forza, l’ha fatta Pam” – precisò il fisiatra, sfiorandogli le tempie con le dita intrise di oli essenziali.

Lo stava preparando con cura a quella seduta di shiatsu, tanto da istigare in Scott un certo fastidio.

“Mi volete coccolare oggi … ok, la smetto di lagnarmi”
“Ecco bravo … Io torno da Jimmy”

“E’ già qui?”
“Sì Glam, con Jude, come stabilito”
“Ok … Ci vediamo più tardi …”


Rimasti soli, i due amici si guardarono.

“Luna e Chris?”
“Sono dal pediatra, ma arriveranno puntuali”

“Ci sono problemi?”

“No, no Glam, nessun problema …” – Tom sorrise – “Il solito vaccino di primavera”

“Ah ecco … Pur avendo molti figli, non sono avvezzo a queste … scadenze periodiche”

“Poco male, di sicuro non fai mancare nulla a questo piccolo esercito di pargoli o sbaglio?”

“No … Spero di no Tommy … Ahi, lì fa male” – si lamentò, dopo una lieve pressione all’addome.

“Da quando?”
“Una settimana … Ma se prendo quelle pasticche viola, mi passa” – ed indicò lo scaffale, stracolmo di farmaci.

Tom lo fissò, notando qualunque genere di antidolorifico – “E’ un arsenale”

“Un po’ scarico, temo …”

“Fumi ancora?” – e tornò a guardarlo, con tenerezza.

“Mi farei di qualsiasi cosa Tommy, se servisse” – sospirò malinconico, chiudendo gli occhi e trovando, finalmente, un po’ di pace.



Louis fece un mezzo broncio, roteando gli occhi, mentre tintinnava la penna sotto il mento.

“Cosa gli scrivo?” – esordì, maneggiando un biglietto di auguri.

Harry finì di allacciarsi la camicia, facendo spallucce – “Una frase qualsiasi”

“Ma Glam non è uno qualsiasi” – obiettò il futuro paleontologo.

“Dove sono i miei gemelli Boo?” – non gli diede retta, nervoso, rovistando nei cassetti ormai vuoti.

“E chi può saperlo Haz? E’ tutto imballato” – rise, iniziando a comporre un pensiero.

“Pazienza … avvolgo le maniche, tanto fa caldo”

“Sei elegante per Palm Springs, è una festa sulla spiaggia, l’hai dimenticato?”

“No Lou … no” – e si aggiustò la folta capigliatura, spettinandola ad arte con del gel.

“Passiamo a prendere Sylvie?” – domandò di botto Louis, senza notare l’improvviso cambio di sguardo del compagno, oltre al colorito delle sue gote asciutte.

“No! … No Boo … è malata”

“Cavoli mi spiace …”
“Cioè non lei, è Alain ad esserlo … Un brutto raffreddore credo …”

“Allora l’hai sentita?” – insistette, ma con finto interesse.

“Per lavoro … Sì insomma, le solite grane dello studio. Allora questo poema?”

“Ho risolto Haz: un ti vogliamo bene Glam. Semplice e sincero!” – sorrise incantevole.


Haz si sentì uno straccio.
“Come sei tu amore …” – mormorò colpevole, sparendo poi nel bagno.



Jared bussò piano, quindi entrò nel solarium.

“Glam ci sei …? Ho visto il tuo messaggio e”

“Chiudi la porta tesoro, grazie”

Il suo tono era particolare e complice.

Leto provò una sensazione piacevole, ma oltremodo pericolosa.


“Eccoti qui … Ciao Glam”

“Ciao piccolo, mi sei mancato” – e dopo essersi sollevato dalla poltrona, andò a stringerlo.

Si baciarono.

Jared perse un battito, ma mai come quando Glam tornò a guardarlo.

Sentì il suo sembiante sovrastarlo, dopo essere scivolati sopra ad un divano molto comodo per rilassarsi e non solo.


L’ambiente era immerso in una suggestiva penombra arancione, tonalità dei tendaggi semi chiusi, attorno a loro.

L’accappatoio bianco di Geffen finì sul parquet in acero chiaro, così i pochi indumenti sgualciti di Jared, ormai in preda ad una totale sottomissione a quell’audace ed inaspettato assalto da parte dell’altro.


Fu come cristallizzarsi in un ricordo, che senza alcuna avvisaglia, ripiombò nelle rispettive vite, entrambe segnate da un dolore incurabile, che neppure ciò che li univa, poteva alleviare.

Fecero l’amore ammirandosi, nel reciproco stupore di essere ancora così coinvolti, senza paura di precipitare in un abisso, dal quale non era possibile fare ritorno, se non con mille rimorsi.


Jared si rifugiò nell’incavo della spalla sinistra di Glam, mentre venivano all’unisono, spregiudicati e bellissimi.


Con le lacrime ad incendiare i suoi zaffiri, il cantante, come avvolto in un’aura adamantina, faticò a regolarizzare il respiro, mentre si scrutavano, ora.

“Avevi detto che non sarebbe più successo Glam …”

Geffen sorrise, lasciando aderire i loro volti madidi.

“Era solo una bugia Jay … una delle tante … E comunque la migliore.”















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