Capitolo n. 239 – zen
Scott gli sorrise,
attraverso la web cam.
“Cosa devo fare con
lui? Credevo di …” – Kevin si morse le nocche della mano sinistra.
“Vedi, purtroppo Glam
sta andando incontro ad una depressione inevitabile, ad uno stato emotivo
altalenante … Questa crisi di pianto, per Lula, penso sia comprensibile” – gli
spiegò con calma.
“Ho sbagliato a
portare il bimbo qui, gli ricorderà i tempi felici, anche con Jared: del resto
fu lui a convincerlo per l’adozione di soldino, visto che io ero in giro per il
mondo a suonare e non mi ero dimostrato pronto a questo passo con il mio ex”
“Non rivangare il
passato Kevin” – disse sconsolato il medico – “Guardiamo al presente, dove tu
sei importante per Glam, almeno quanto Jared” – puntualizzò.
Il bassista sorrise
mesto – “Temo tu sia un po’ ottimista, ma non importa, il mio mondo è Tim, lo
amo più che mai” – disse sincero, senza sapere che il marito era alle sue
spalle e sorrideva felice per quella conferma.
“Vi aspetto in
ospedale per i controlli, se vuoi accompagnare big Geffen …”
“Ok Scotty, agli
ordini … Passo e chiudo.”
Lula fece un cerchio
con le conchiglie, abbastanza grande per starci in piedi nel mezzo.
“Entra qui papi …” –
disse allegro.
Glam lo accontentò, non
proprio persuaso da quell’iniziativa.
Il rito del mare.
Il figlio prese
quindi un secchiello, lo riempì d’acqua ed iniziò una sorta di danza,
gettandone un po’ addosso al padre, che cominciò a ridere.
“Eh no, questa è una
cosa seria!” – lo rimproverò simpatico, con quelle sue espressioni buffe ed i
saltelli, tipici di Lula.
Geffen si commosse e
lo raccolse, con un vigore inatteso, sul petto nudo e smagrito.
Indossava unicamente
delle braghe alla pescatora, di colore verde muschio.
“Sembra funzionare …”
– gli bisbigliò all’orecchio ed il suo cucciolo rise.
I suoni della sua
voce sembravano stagliarsi contro il cielo, per quanto rimbombavano nell’aria.
“Lula …”
“Sono qui” – e lo
fissò, appeso al suo collo, leggero quanto una piuma.
“Nessuno potrà mai
separarci davvero soldino ... Nessuno.”
Rice si presentò con
un bel pacco dono per Josh, verso ora di pranzo.
“Ciao Shan sono in
ritardo? La vostra peste è già pronta?” – chiese con un sorriso smagliante.
“Co cosa …?” –
balbettò Leto.
Tomo spuntò dal
living, accompagnando il bambino, che arrise alla presenza di quello zio,
adorato da sempre.
“Shan scusa, non te
l’ho detto … Owen porta Josh da Barny …”
“Ok … accomodati” –
disse incolore, dando poi una carezza sulla testolina del fratello di Lula, che
scalpitava per uscire.
Appena fu sola, la
coppia si squadrò perplessa.
“Che c’è Shan?!”
“Niente … Come mai
quel damerino è ripiombato nella nostra vita?”
“Owen vuole bene a
Josh …”
“Questo lo so anch’io
e non ci sono problemi: vorrei si comportasse meglio per July semmai, visto che
è anche mia figlia”
“Lo farà.”
“Ma che diavolo dici
Tomo?” – sbottò, avvicinandosi.
“Ne abbiamo parlato,
alla mostra … Owen è cambiato”
“E da dove nasce
tutta questa vostra confidenza?” – si alterò.
“Stiamo parlando dei
nostri figli, se permetti Shan, anch’io voglio bene a July!”
Shannon deglutì a
vuoto, impallidendo.
“Sono a pezzi Tomo …”
– e cominciò a piangere, sommessamente, cercando il suo abbraccio.
Il chitarrista non
glielo avrebbe mai negato e lo avvolse amorevole, baciandolo con immensa
tenerezza.
“Ti amo Shan …” – gli
mormorò nella bocca, aumentando la profondità di quel bacio.
Iniziò anche a
spogliarlo, ma il batterista si ritrasse, senza irruenza – “Perdonami, non mi
sento ancora bene Tomo … Mi dispiace …”
“No dispiace di più a
me, una volta che avevamo l’alcova libera” – e rise, cullandolo.
“Tu sei l’amore … ed
io un bastardo”
“No, ti sta sulle
palle unicamente Owen … E pensare che un tempo quasi te lo sposavi” – e rise
ancora, complice.
“Si è sempre
comportato bene con Josh e July, però come fidanzato non è mai stato
equilibrato e poi è dispotico … O mi sono perso qualcosa?” – chiese, versandosi
un brandy.
“Smettila di bere
Shan …”
“D’accordo … Mi
scolerò una soda” – rise smarrito.
“Ti è successo
qualcosa? Parliamone …” – e provò a toccarlo di nuovo, ma Leto ormai sembrava
sgusciargli via, ad ogni tentativo.
“Tomo vado a farmi un
giro, devo ancora comprare il regalo a Louis ed Harry” – si giustificò
frettoloso.
Quindi sparì.
Le corbeille vennero
sistemate lungo la scalinata, che portava al primo piano, dove si sarebbe
svolta la cerimonia.
Lux seguiva attento i
preparativi, disposti con largo anticipo, onde evitare sorprese.
Louis passò dal sarto
per l’ultima prova, quindi ritirò scarpe, camicia e cravatta ed andò alla villa
del francese, che lo salutò con molto trasporto, avvertendo un’inconsueta
rigidità nel giovane.
“Mon petit … Sei
ancora arrabbiato …? Per la Spa?” – domandò, appena si furono isolati, rispetto
a quella confusione.
“Mai stato Vincent …”
– inspirò, dandogli una carezza sul fianco destro, rassicurandolo.
“E poi l’ho voluto,
almeno quanto te” – aggiunse, imporporando le sue gote lisce.
Lux lo stava letteralmente
ammirando.
“Come vorrei avere
più coraggio … o semplicemente essere un pazzo, Boo” – mormorò, andando al
centro della stanza.
“In che senso?”
“Rapirti e portarti
via da qui … Ti amo così tanto Louis e dirtelo ora, a poche ore dal tuo
matrimonio con Harry è così inutile e deprimente … anzi, me ne vergogno, dovrei
ragionare come un padre, visto che ti accompagnerò anche all’altare” – e crollò
su di un divano, tenendosi il volto contratto.
“Tu, però, non sei
mio padre … Un padre dovrei avercelo, in teoria, ma sarai tu a … a consegnarmi
ad Haz” – sorrise timido ed adorabile, i suoi cieli carichi di luce.
Lux si alzò di
scatto, andando ad abbracciarlo.
Voleva sentirlo,
stabilire un contatto nitido, ma casto.
“La devo smettere di
provocarti, Louis, qui l’adulto sono io … in teoria” – rise più disteso.
Louis lo baciò; non
riusciva a farne a meno.
“Dio …” – gli respirò
nel collo Lux, sentendosi morire di gioia.
“Sarai per sempre
importante, per me, Vincent … Per sempre … Una parte di me non riesce a
smettere di amarti e sarebbe come rinnegare un periodo, in cui tu mi hai
salvato, anche da me stesso, per farmi ritornare da Harry, che domenica diverrà
… mio marito” – disse quasi con stupore.
“Andarmene via per un
po’ farà bene ad entrambi … anzi a tutti e tre, mon petit”
“L’Africa … Per me è
un incubo saperti così lontano … quasi perduto” - e si commosse, lasciando
fremere i polpastrelli sul viso dell’affarista, ormai in lacrime quanto Louis.
“Prepari i bagagli
Jared?”
“Glam … sì, ma faccio
presto, poi andiamo dove vuoi …” – e gli ridiede le spalle, il trolley sul
letto disfatto.
Erano tornati
separatamente nell’alloggio, dove tutto sembrava statico, nelle suppellettili,
nella luce di quel tramonto dorato.
“Chi ti ha
accompagnato?” – chiese il cantante, evitando lo sguardo di Geffen.
“E’ stato Tim … C’erano
anche Kevine e Lula, poi hanno proseguito per il loro hotel” – spiegò sedendosi
in salotto.
“Bene … Ecco fatto,
ho pensato anche al tuo borsone … Da quanto tempo ce l’hai? E’ logoro …”
“Un secolo almeno,
non scherzo, era di mio nonno materno: fu un regalo, per un compleanno, mi pare
il diciottesimo … lui era un vagabondo … Ricco, bellissimo, stravagante … Forse
aveva anche un ragazzo” – rise.
“Forse?” – anche Leto
si mise comodo, sorridendogli, attento a quel racconto malinconico.
“Sì, insomma, c’erano
delle foto per casa, lui diceva a mia nonna che quel pivello era una guida per i safari … Strano che gli capitasse
sempre lui, era molto carino … credo” – rise di nuovo, strofinandosi le tempie –
“Anche la memoria mi tradisce … E’ tutto sfocato … Forse me lo sono immaginato,
sai?” – e lo guardò, intenso.
Jared si inginocchiò,
per poi accasciarsi di lato, la testa sulle gambe di Glam, un’abitudine.
Una delle tante.
L’avvocato gli
accarezzò i capelli, raccolti in uno chignon particolare.
“Sembri un samurai,
Jay … combatterai per me?”
“Sì Glam …” – ed inghiottì
un singulto aspro.
“Possiamo dormire un
po’ tesoro? … Sono così stanco …” – e si sollevò lento.
“Aspetta, ti aiuto
amore”
Gli nasceva così
naturale, quel termine, dal cuore, dalle labbra morbide.
Geffen vi posò un
bacio, poi quasi si aggrappò a lui, così esile, ma così forte.
“Ok … andiamo Jay …”
Leto annuì, tremando,
senza aggiungere altro.
FUNNY SHOMO
Nessun commento:
Posta un commento