Capitolo n. 240 – zen
Ivan si allacciò la
cravatta, sotto lo sguardo attento di Chris.
“Mmm troppo ingessato
… Non credi?” – e si voltò verso il ragazzo, innamorato e sorridente.
“No, sei una
meraviglia amore” – disse limpido.
Il gigante sovietico avvampò,
togliendosi con cura la giacca ed esplodendo un po’ nella camicia attillata ed
estremamente sensuale.
Il camerino era
deserto, così cinse la vita di Christopher, con un gesto di desiderio puro e,
con lo stesso, baciò il leader dei Red Close, intensamente.
Mancava poco all’alba
e le conchiglie erano ancora lì, sulla sabbia.
Geffen girò intorno
ad esse, con lo sguardo assorto, come a cercare una risposta, poi uno strano
suono attrasse la sua attenzione.
Era un vero e proprio
ritmo musicale, fatto di tamburi e campanelli.
Poco distante,
infatti, alcune persone stavano danzando intorno ad un fuoco, che divampava
nella notte, con lingue e scintille, piuttosto ipnotiche.
Glam pensò fossero
turisti, ma l’abbigliamento non confermava la sua impressione.
Erano abitanti
dell’isola: ne fu certo, una volta avvicinatosi abbastanza per farsi notare.
Le donne, intente a
ballare un po’ forsennatamente, riunite a cerchio, lo ruppero per fare posto a
quello sconosciuto.
In verità tutti
sapevano chi era Glam Geffen, ma nessuno lo salutò esplicitamente.
Solo un uomo, il più
anziano, rugoso e canuto, dai capelli alla barba, ben delineata intorno al
volto, sembrò farsi avanti, gli occhi spiritati ed inquietanti.
Le pulsazioni di Glam
accelerarono: quella persona lo impauriva.
Eppure lui non aveva
mai avuto timore di nessuno, pensò, senza riuscire a muoversi, per andarsene da
lì.
Le stelle sembrarono
precipitare, in un crepitio assurdo, tra le onde dell’oceano, improvvisamente
agitato.
“Dunque hai scelto?”
– gli chiese greve, quello che sembrava un santone, puntandogli l’indice destro
sul petto.
Geffen avvertì una
fitta, quindi si svegliò di soprassalto.
Era solo, Jared si
era alzato per preparare del caffè.
“Jay??!” – urlò
angosciato.
“Eccomi! Ehi che
succede?”
Glam era in un bagno
di sudore; ricrollò sul cuscino, ossigenandosi e premendosi le costole,
all’altezza del cuore.
“Mio Dio, ti senti
male?? Chiamo Sebastian!”
“No … NO! … Te tesoro
vieni qui … non ho bisogno di dottori … ho bisogno di te, Jay”
Il cantante si
precipitò da lui, abbracciandolo forte.
“Sono qui Glam … hai
fatto solo un brutto sogno … Vero?”
Geffen annuì
tremante, poi iniziò a calmarsi.
Jared gli diede un
bacio, rassicurandolo con il suo sorriso.
Era tempo di andarsene
da Haiti.
Claudine scelse delle
porcellane molto raffinate, ma Colin non era convinto.
“E tu credi che Harry
e Louis le useranno?” – disse con un sorriso ironico, grattandosi la nuca.
La sorella fece una
smorfia – “Certo che sì! Durante le loro cene importanti … Sei sempre il solito
guasta feste e shopping! Oh, guarda, c’è Shan, ora lo chiedo a lui” – ed
allegra si precipitò dal batterista, che la salutò stranito, arrossendo
vistosamente, appena si accorse anche di Farrell.
L’irlandese rimase
impalato tra servizi di piatti e teiere, mentre Claudine si esaltava nel
sollecitare una conferma da Leto senior, sulla propria scelta del regalo.
“Sono … deliziose …”
– abbozzò Shannon, senza mai smettere di fare correre lo sguardo a Colin, che si
decise ad andargli vicino, anche per salvarlo da Claudine.
“Ciao … Tu cosa hai
scelto?” – domandò rigido.
“Ancora niente … So
che c’è una lista …”
“Sì, ma sono rimasti
solo dei vasi veneziani, a me non piacciono granché” – si intromise ancora lei,
senza badare alle reazioni di Colin, ormai in pieno imbarazzo.
“Ok faccio un giro,
magari delle posate d’argento” – abbozzò Shan, mettendo un po’ di distanza tra
sé ed il cognato.
“Le ha già comprate
Owen …” – disse timido Colin.
“Non me ne va bene
una allora” – e rise nervoso, rispondendo immediato ad una telefonata, che
credeva provvidenziale.
Invece era Jared.
“Ehi ciao …”
“Ciao Shan, non
riesco a trovare Colin, volevo avvisarvi che stiamo per decollare”
“Tuo marito è qui,
c’è anche Claudine, stiamo scegliendo un presente per Harry e Louis …”
“E’ Jay?” – “Sì Colin
… te lo passo …”
“Cole che è successo
al tuo cellulare?”
“Qui non prende, ma
ha dei problemi, è caduto nel lavandino mentre mi facevo la barba … scusami
tesoro, come stai?” – chiese concitato.
“Quasi a bordo, ci
sono anche Kevin, Tim e Lula, sono arrivati ieri …” – spiegò più sereno.
Ogni contrattempo gli
dava un’ansia incontrollabile, da quando Geffen si era ammalato.
“Non vedo l’ora di
riaverti qui amore mio …”
“Anche tu mi manchi
Colin … Tra poche ore … Devo andare, ci sono i piloti, siamo autorizzati a
decollare … Finalmente” – e sospirò.
“A presto Jay …
salutami gli altri, ti amo tanto” – e riattaccò, inspirando profondamente.
“Stanno tornando?”
“Sì Shan …”
“Tutto a posto?”
“Jared mi sembrava
oltre modo impaziente”
“E’ esaurito,
prosciugato dalla condizione di Glam: sono così preoccupato per lui e noi,
Colin, dobbiamo parlare” – replicò serio, approfittando del fatto che Claudine
era salita al piano superiore, dove erano esposte lampade di ogni genere.
“Parlare di cosa
Shan?! Di quanto siamo stati folli e stronzi??” – ringhiò a tono basso.
“Io non riuscirò a
portarmi questo peso sappilo! Lo dirò a Jared in un modo o nell’altro!” – bissò
adirato.
“E cosa credi Shan, che
io voglia tenere nascosta a Jared questa carognata??”
Leto provò come un
capogiro – “Ne morirà … Jared ne morirà … come abbiamo potuto …” – ed i suoi
occhi si riempirono di lacrime.
“Shan …” – Farrell
gli sfiorò il braccio destro, ma lui scappò via.
Harry raccolse le
proprie cose, chiudendo poi la ventiquattr’ore con una certa solerzia.
Voleva arrivare al
loft al più presto.
Erano rimasti lui e
Sylvie ad archiviare le ultime pratiche.
“Dunque domani è il
gran giorno e poi per due settimane vacanza …” – disse lei improvvisa,
indossando il soprabito, sopra ad un tubino aderente.
Styles la guardò di
sguincio, borbottando un – “Sì, le Hawaii sono splendide di questa stagione …
dicono”
“Infatti, ottima
destinazione” – rise, provando a dissolvere quell’imbarazzo tra loro, ormai
consolidato, da quando si erano “distratti un attimo”.
“Peccato non averla
fatta noi” – sospirò il giovane, chiudendosi il trench nero, molto elegante.
“I … i bottoni Harry”
“I bottoni cosa
Sylvie?” – bissò asciutto.
“Ne hai saltato uno …
E’ un vizio” – e sorrise, senza malizia.
Ciò nonostante Haz si
sentì pungere sul vivo e prese la porta con uno strattone.
“Ehi calmati” – lo tallonò
lei – “Vorrei solo che ci comportassimo da persone civili!”
“E cosa stiamo
facendo?? A me sembra di essere fin troppo educato!”
La ragazza si bloccò,
davanti alle ante dell’ascensore.
“Ok Harry, quel
giorno sono stata sgarbata, come se fosse solo colpa tua e”
“Smettila! E taci,
non vorrei che qualcuno ci ascoltasse, cazzo!” – si adirò.
“Non siamo mica in
una soap, con la pettegola dietro l’angolo ad origliare, miseria!!”
“Non si può mai
sapere Sylvie, spesso la vita fa brutti scherzi …”
“Come l’essere finiti
a letto insieme?” – bisbigliò lei, scrollando la folta chioma scura.
“Appunto … No, non è
così … Ma almeno ora riconosci di esserne responsabile anche tu, mentre quel
giorno sembrava il contrario …”
“Sono stata stronza,
ma non volevo ammettere che mi era piaciuto …” – arrossì – “Tu sei un tipo in
gamba, molto attraente … e acerbo” – scherzò.
“Sì, il boy toy
perfetto, ma dai” – e rise, sciogliendosi un minimo.
“Amici?” – e gli tese
la mano.
“Amici …” – Haz sorrise
e gliela strinse.
“Aperitivo?”
“No Sylvie, voglio
vedere Louis … Voglio trascorrere più tempo possibile insieme a lui, perché questa
professione ci farà dannare abbastanza più andremo avanti … E non voglio più
deluderlo” – affermò serio.
“Ottimo lavoro Styles”
– replicò serena, dandogli un buffetto, prima di scendere ai garage, dove si
congedarono con un amichevole abbraccio ed un arrivederci alla cerimonia.
Louis prese fiato e
si schiacciò le dita, nervoso.
“Ecco quello che mi
chiedo è se riuscirò mai a fare a meno di lui … se smetterò di cercarlo …”
Brendan lo scrutava
ad intervalli regolari, prendendo appunti.
“Non pensi che
dovrebbe essere lui a sollevarti da questa incombenza, se ti ama così tanto?” –
quasi lo provocò lo psicologo.
Boo storse le labbra –
“Se Vincent lo facesse, forse, lo odierei … Noi siamo stati così bene quando
eravamo una coppia, funzionavamo sotto tutti i punti di vista” – ed avvampò
tenero.
Laurie sorrise – “Forse
dovresti rivolgerti a quel vecchiardo di Hugh … Noi siamo cognati o lo
diverremo ufficialmente, perché io voglio sposare Brent” – e si illuminò.
“Sarete felici … Ne
sono certo Brendan …” – ribatté cristallino – “Mi spiace, però, che per te sia
un problema ascoltarmi …”
“Non lo è affatto, ma
i vincoli parentali, in analisi, spesso sono un handicap … In ogni caso, vorrei
che tu vivessi il tuo rapporto con Lux in maniera più costruttiva: lui sarà per
te un appoggio costante, un punto di riferimento, nel mondo degli adulti, anche
un supporto economico, se mai ne avessi la necessità”
“Insomma un surrogato
di padre?”
“Realisticamente … sì
Lou.”
“Me ne dovrei fare
una ragione, ma non è così semplice … Anzi è incestuoso!” – e rise leggero.
“Louis ami Harry?” –
chiese diretto.
“Sì Brendan.” – gli confermò
deciso Boo.
“Allora non so tu che
impegni hai, ma il sottoscritto, domani, dovrà tirare del riso a due bravi
ragazzi …” – e, schiacciandogli l’occhiolino, lo lasciò tornare dal suo principe consorte.
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