sabato 11 gennaio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 234

Capitolo n. 234 – zen



La nuova sala operatoria del centro, era stata inaugurata giusto quel mattino, dopo l’arrivo di Geffen ad Haiti.

Anche in suo onore, disse Sebastian, il fratello di Pamela, accogliendolo nel migliore dei modi.


“Scott e Jim hanno trasmesso la tua cartella clinica, oltre a dei farmaci via corriere aereo, ma tu come stai Glam?” – gli chiese gentile, dopo averlo visitato.

“Tutto intero … So che stanno intervenendo sul labbro leporino di una bimba, su al terzo piano” – sorrise, riallacciandosi la camicia.

“Sì, siamo partiti in quarta, c’è n’è tanto bisogno” – sospirò il medico, riponendo i  fogli, dopo avere annotato i valori della pressione e del sangue del suo paziente speciale.

“Ok, vado nel mio ufficio, devo fare delle telefonate, poi il passaggio di consegne al direttore, che subentrerà a me, nelle incombenze legali ed amministrative …”

“Chi è Glam?”
“Un legale di qui, fa anche il notaio, è una persona a modo, competente …”

“Ok, sarà un piacere conoscerlo ed un immenso dispiacere non poterti più avere … in squadra … Ma io non voglio perdere le speranze, sai?” – gli disse schietto.

Geffen rise compiaciuto dal suo innato ottimismo, diversamente Sebastian non sarebbe stato lì, rinunciando ad una carriera negli Stati Uniti.

“Chi vivrà, vedrà” – e con un occhiolino simpatico, Glam si congedò da lui.


Colin aveva acceso alcune candele, lasciandole consumare sul comodino, addormentandosi, senza potere riabbracciare Jared.

L’attore era rientrato con la loro truppa in miniatura, alla End House, lasciando il consorte a Palm Springs, avvertito comunque dei piani di Geffen, da un sms di Shannon.


Quando il leader dei Mars varcò la soglia della loro camera, in punta di piedi, il profumo del suo dopo barba fece arricciare il naso a Colin, che schiuse le palpebre, arridendo alla vista di lui, che era tutto ciò di più caro avesse al mondo.

“Jay …”

“Sono qui Cole … scusami” – e si allungò al suo fianco, dopo essersi spogliato con pochi gesti, semplici e sensuali, anche senza volerlo.


“Ti amo Jay, tu non devi scusarti … io sono qui”

Leto lo strinse forte, bagnandogli la spalla destra di lacrime caldissime.

“Cole devo dirti una cosa …”

“Lo so Jay … Smettila di tremare” – gli mormorò roco nel collo, senza volere ascoltare altro.

Si baciarono intensi e così fecero l’amore, per un tempo indefinibile, che andava a liquefarsi, tra i loro fianchi prestanti, così come le pareti di quella stanza, dove l’ossigeno si consumò rapido, in un silenzio surreale.



“Po potevi avvisarmi … andartene via così Glam” – Downey deglutì, poi tirò su dal naso, aggiustandosi meglio la cornetta, del vecchio apparecchio, che teneva ancora funzionante in biblioteca.

“Robert …” – replicò mesto.

“No, io capisco è … è la tua vita” – balbettò di nuovo – “Ma non buttarmi fuori così, da questi giorni, dal tuo presente”

“Da ciò che resta, amore …” – sorrise e Rob lo vide, anche se non era lì, perché c’era sempre un po’ di Glam, insieme a lui.


“Come ti senti? Il volo è stato tranquillo?” – chiese in ansia.

“Tu come stai piccolo e dove sei, a casa?”

“E dove se no Glam?” – rise nevrotico.

“Non ti ho mai voluto fuori dalla mia vita Robert … Ti amo così tanto”

“Dillo ancora …” – quasi lo supplicò, come se fosse aria, per sopravvivere.

“Ti amo Robert e non smetterò mai: tu hai imparato come sono io, hai accettato anche il peggio di me” – disse dolce.

“Non l’ho mai conosciuto, Glam, il peggio di te” – puntualizzò, con aria più distesa.

“Tornerò presto, sai anche questo”

“Per le nozze? Altri due illusi”

“Robert” – lo rimproverò bonario.

“Io ho sbagliato tutto” – bissò deciso, ma spento.

“Rob … Non riattaccare”

“Ti amo anch’io Glam” – chiuse amaro ed anche la telefonata ebbe fine.

Inevitabilmente.



Harry lo guardava dormire, in posizione fetale, un’espressione serena, dipinta sul volto così incantevole.

Come aveva potuto tradirlo in quel modo?
Per giunta con una ragazza, si domandò senza soluzione.

Boo stava di sicuro sognando, forse di loro, di quell’altare, che avrebbe raggiunto a braccetto con Lux, scelto anche come testimone, con Brent, mentre Haz aveva optato per Geffen ed Hopper, quasi due padrini professionali, pensò.


Erano appena giunti nel nuovo loft, senza disfare un bagaglio, tanto meno uno scatolone.

Ci avrebbe pensato Lou, aveva più tempo o forse lo trovava ad ogni costo, per completare il loro nido, il rifugio dove avrebbe voluto trascorrere il resto dell’esistenza con Harry.

Ed anche Styles l’avrebbe voluto, tra un’udienza e l’altra, in un crescendo di consensi, verso l’apice di una carriera fulminante.


Tutto troppo facile.

Tutto troppo lineare.

Gli ostacoli, al contrario di tante chimere, erano in agguato ed avevano tanti volti aguzzi, tante voci maligne e tanti sguardi falsi.

Come si sentiva egli stesso, ad ingannarlo, a nascondergli una debolezza, per la quale, forse, Louis lo avrebbe perdonato, dimostrando, per l’ennesima volta, di essere migliore di Haz, sempre pronto a giudicarlo, condannarlo, esecrarlo con il termine peggiore.

Presto o tardi, la vita, gli avrebbe presentato il conto.
Harry ne era consapevole e terrorizzato.
Come nessuno.




Un drappello di amici si era fermato alla villa, dopo il b.day di Glam.

Kurt e Jamie sonnecchiavano sui lettini del solarium, sorseggiando bibite fresche e sbriciolando patatine ovunque.

“Cristo che caldo” – sbuffò l’ex ballerino, sfilandosi la t-shirt e restando con il costume a bermuda.

“Ehi, ti prenderai un malanno se sei sudato, c’è un vento assurdo” – bofonchiò il suo BFF, mettendosi a sedere come Jamie.

“Uh quante storie, non ho tre anni!”

“Nei hai due e mezzo!” – Kurt rise – “E ti fai mettere la crema solare, altrimenti ti sculaccio, ok?”

“Ok mamma chioccia … prego” – e gli diede le spalle.

“Jam …”

“Che c’è ora?? Ho pure i brufoli?!” – sbottò simpatico.

“No … che diavolo sono questi?!”

“Questi … questi cosa, Kurt? Di che blateri si può sapere?” – e provò ad esaminarsi il dorso, specchiandosi nelle vetrate circostanti.

Kurt segnò dei punti precisi – “Lividi, sono lividi …” – quasi sussurrò sbigottito.


Marc e Dave sopraggiunsero allegri, salendo dalla scala a chiocciola con i rispettivi figli, per sollecitare i compagni a preparare il pranzo.

Appena Kurt vide Hopper palesarsi, gli si scagliò contro come una furia.

“Cosa gli hai fatto??!”

Rossi rimase interdetto, ma mai quanto Marc, che fissò Jamie, in cerca di una spiegazione.

“Kurt sei impazzito, cosa stai dicendo??”

“Guarda cosa sto dicendo??” – e mostrò quegli ematomi ad Hopper, facendo girare Jamie, sempre più stranito.

“Martin, Julian, Elettra, torniamo nel living, Kevin ci sta chiamando” – si intromise David, portando via i cuccioli.

“No, ma sei andato fuori di testa o cosa??” – tuonò Marc, avvolgendo Jamie, che ora voleva un chiarimento.

Kurt stava dicendo la verità, senza rendersi conto dell’equivoco, che aveva innescato.

“Tesoro in effetti la tua pelle è violacea … qui … anche qui … e qui …” – mormorò il socio di Geffen, precipitando in una preoccupazione immediata.

“Oh mio Dio … cosa … Marc …” – e, crollando su di una sedia, Jamie cominciò a piangere sommessamente.

“TU vai a cercare Scott invece di dire stronzate!”

Kurt fece un passo indietro, poi uno successivo, mortificato – “Jamie perdonami … io … ho frainteso …”

“Vai accidenti!!” – lo esortò in malo modo Hopper, tornando poi a consolare il suo sposo, che adorava oltre sé stesso.



Geffen prese sul petto Alyssa, che, spaventata, guardava Sebastian, pronto a scattare loro una foto.

La bambina si era appena svegliata dall’anestesia ed era confusa, ma soddisfatta per l’esito dell’intervento al suo labbro superiore.


“Facciamo le vaccinazioni, se vuoi unirti a noi, serve sempre una mano Glam” – gli disse sorridente il doc e l’uomo accettò volentieri.



Scott gli fece un prelievo, sorridendogli, per provare a calmarlo, però Jamie non riusciva a fare a meno di concentrarsi in una precisa direzione.

“La mia malattia, si tratta di questo vero? E’ tornata … in qualche maniera subdola”

“Ehi, non trarre conclusioni affrettate, qui il medico sono io” – scherzò il compagno di Jimmy, che si era seduto accanto a Kurt, rabbuiatosi in un angolo.

Rossi lo scrutava, poi, incapace di rimandare, gli tese la mano, gentile come sua abitudine – “Tesoro, vieni di là … vorrei parlare un po’ con te, vuoi?”

“Sì Dave … d’accordo.” – e se ne andarono.

Hopper massaggiava le spalle di Jam, nell’attesa si completasse quel controllo sommario.

“In ogni caso è meglio andare in ospedale, ti fermi lì per altre verifiche di routine, così andremo a fondo di questo sintomo … Ne hai riscontrati altri Jam?”

“No Scott … non mi pare …” – e guardò Marc, rannicchiandosi poi meglio tra le sue ali robuste.

“Faremo quanto necessario, ok Jamie?” – “Ok amore … anche se”

Hopper lo stoppò baciandolo.
Scotto telefonò a Mason e fissò il ricovero, senza ulteriori indugi.


La notte era alle porte.













CHRIS MELONI REALMENTE IMPEGNATO AD HAITI PER SMILE TRAIN

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