Capitolo n. 234 – zen
La nuova sala
operatoria del centro, era stata inaugurata giusto quel mattino, dopo l’arrivo
di Geffen ad Haiti.
Anche in suo onore,
disse Sebastian, il fratello di Pamela, accogliendolo nel migliore dei modi.
“Scott e Jim hanno
trasmesso la tua cartella clinica, oltre a dei farmaci via corriere aereo, ma
tu come stai Glam?” – gli chiese gentile, dopo averlo visitato.
“Tutto intero … So
che stanno intervenendo sul labbro leporino di una bimba, su al terzo piano” –
sorrise, riallacciandosi la camicia.
“Sì, siamo partiti in
quarta, c’è n’è tanto bisogno” – sospirò il medico, riponendo i fogli, dopo avere annotato i valori della
pressione e del sangue del suo paziente speciale.
“Ok, vado nel mio
ufficio, devo fare delle telefonate, poi il passaggio di consegne al direttore,
che subentrerà a me, nelle incombenze legali ed amministrative …”
“Chi è Glam?”
“Un legale di qui, fa
anche il notaio, è una persona a modo, competente …”
“Ok, sarà un piacere
conoscerlo ed un immenso dispiacere non poterti più avere … in squadra … Ma io
non voglio perdere le speranze, sai?” – gli disse schietto.
Geffen rise
compiaciuto dal suo innato ottimismo, diversamente Sebastian non sarebbe stato
lì, rinunciando ad una carriera negli Stati Uniti.
“Chi vivrà, vedrà” –
e con un occhiolino simpatico, Glam si congedò da lui.
Colin aveva acceso
alcune candele, lasciandole consumare sul comodino, addormentandosi, senza
potere riabbracciare Jared.
L’attore era
rientrato con la loro truppa in miniatura, alla End House, lasciando il
consorte a Palm Springs, avvertito comunque dei piani di Geffen, da un sms di
Shannon.
Quando il leader dei
Mars varcò la soglia della loro camera, in punta di piedi, il profumo del suo
dopo barba fece arricciare il naso a Colin, che schiuse le palpebre, arridendo
alla vista di lui, che era tutto ciò di più caro avesse al mondo.
“Jay …”
“Sono qui Cole …
scusami” – e si allungò al suo fianco, dopo essersi spogliato con pochi gesti,
semplici e sensuali, anche senza volerlo.
“Ti amo Jay, tu non
devi scusarti … io sono qui”
Leto lo strinse
forte, bagnandogli la spalla destra di lacrime caldissime.
“Cole devo dirti una
cosa …”
“Lo so Jay … Smettila
di tremare” – gli mormorò roco nel collo, senza volere ascoltare altro.
Si baciarono intensi
e così fecero l’amore, per un tempo indefinibile, che andava a liquefarsi, tra
i loro fianchi prestanti, così come le pareti di quella stanza, dove l’ossigeno
si consumò rapido, in un silenzio surreale.
“Po potevi avvisarmi
… andartene via così Glam” – Downey deglutì, poi tirò su dal naso,
aggiustandosi meglio la cornetta, del vecchio apparecchio, che teneva ancora
funzionante in biblioteca.
“Robert …” – replicò
mesto.
“No, io capisco è … è
la tua vita” – balbettò di nuovo – “Ma non buttarmi fuori così, da questi
giorni, dal tuo presente”
“Da ciò che resta,
amore …” – sorrise e Rob lo vide, anche se non era lì, perché c’era sempre un
po’ di Glam, insieme a lui.
“Come ti senti? Il
volo è stato tranquillo?” – chiese in ansia.
“Tu come stai piccolo
e dove sei, a casa?”
“E dove se no Glam?”
– rise nevrotico.
“Non ti ho mai voluto
fuori dalla mia vita Robert … Ti amo così tanto”
“Dillo ancora …” –
quasi lo supplicò, come se fosse aria, per sopravvivere.
“Ti amo Robert e non
smetterò mai: tu hai imparato come sono io, hai accettato anche il peggio di
me” – disse dolce.
“Non l’ho mai
conosciuto, Glam, il peggio di te” – puntualizzò, con aria più distesa.
“Tornerò presto, sai
anche questo”
“Per le nozze? Altri
due illusi”
“Robert” – lo rimproverò
bonario.
“Io ho sbagliato
tutto” – bissò deciso, ma spento.
“Rob … Non
riattaccare”
“Ti amo anch’io Glam”
– chiuse amaro ed anche la telefonata ebbe fine.
Inevitabilmente.
Harry lo guardava
dormire, in posizione fetale, un’espressione serena, dipinta sul volto così
incantevole.
Come aveva potuto
tradirlo in quel modo?
Per giunta con una
ragazza, si domandò senza soluzione.
Boo stava di sicuro
sognando, forse di loro, di quell’altare, che avrebbe raggiunto a braccetto con
Lux, scelto anche come testimone, con Brent, mentre Haz aveva optato per Geffen
ed Hopper, quasi due padrini professionali, pensò.
Erano appena giunti
nel nuovo loft, senza disfare un bagaglio, tanto meno uno scatolone.
Ci avrebbe pensato
Lou, aveva più tempo o forse lo trovava ad ogni costo, per completare il loro
nido, il rifugio dove avrebbe voluto trascorrere il resto dell’esistenza con
Harry.
Ed anche Styles
l’avrebbe voluto, tra un’udienza e l’altra, in un crescendo di consensi, verso
l’apice di una carriera fulminante.
Tutto troppo facile.
Tutto troppo lineare.
Gli ostacoli, al
contrario di tante chimere, erano in agguato ed avevano tanti volti aguzzi,
tante voci maligne e tanti sguardi falsi.
Come si sentiva egli
stesso, ad ingannarlo, a nascondergli una debolezza, per la quale, forse, Louis
lo avrebbe perdonato, dimostrando, per l’ennesima volta, di essere migliore di
Haz, sempre pronto a giudicarlo, condannarlo, esecrarlo con il termine
peggiore.
Presto o tardi, la
vita, gli avrebbe presentato il conto.
Harry ne era
consapevole e terrorizzato.
Come nessuno.
Un drappello di amici
si era fermato alla villa, dopo il b.day di Glam.
Kurt e Jamie
sonnecchiavano sui lettini del solarium, sorseggiando bibite fresche e
sbriciolando patatine ovunque.
“Cristo che caldo” –
sbuffò l’ex ballerino, sfilandosi la t-shirt e restando con il costume a
bermuda.
“Ehi, ti prenderai un
malanno se sei sudato, c’è un vento assurdo” – bofonchiò il suo BFF, mettendosi
a sedere come Jamie.
“Uh quante storie,
non ho tre anni!”
“Nei hai due e mezzo!”
– Kurt rise – “E ti fai mettere la crema solare, altrimenti ti sculaccio, ok?”
“Ok mamma chioccia …
prego” – e gli diede le spalle.
“Jam …”
“Che c’è ora?? Ho
pure i brufoli?!” – sbottò simpatico.
“No … che diavolo
sono questi?!”
“Questi … questi
cosa, Kurt? Di che blateri si può sapere?” – e provò ad esaminarsi il dorso,
specchiandosi nelle vetrate circostanti.
Kurt segnò dei punti
precisi – “Lividi, sono lividi …” – quasi sussurrò sbigottito.
Marc e Dave
sopraggiunsero allegri, salendo dalla scala a chiocciola con i rispettivi
figli, per sollecitare i compagni a preparare il pranzo.
Appena Kurt vide
Hopper palesarsi, gli si scagliò contro come una furia.
“Cosa gli hai
fatto??!”
Rossi rimase
interdetto, ma mai quanto Marc, che fissò Jamie, in cerca di una spiegazione.
“Kurt sei impazzito,
cosa stai dicendo??”
“Guarda cosa sto dicendo??”
– e mostrò quegli ematomi ad Hopper, facendo girare Jamie, sempre più stranito.
“Martin, Julian,
Elettra, torniamo nel living, Kevin ci sta chiamando” – si intromise David,
portando via i cuccioli.
“No, ma sei andato
fuori di testa o cosa??” – tuonò Marc, avvolgendo Jamie, che ora voleva un
chiarimento.
Kurt stava dicendo la
verità, senza rendersi conto dell’equivoco, che aveva innescato.
“Tesoro in effetti la
tua pelle è violacea … qui … anche qui … e qui …” – mormorò il socio di Geffen,
precipitando in una preoccupazione immediata.
“Oh mio Dio … cosa …
Marc …” – e, crollando su di una sedia, Jamie cominciò a piangere
sommessamente.
“TU vai a cercare
Scott invece di dire stronzate!”
Kurt fece un passo
indietro, poi uno successivo, mortificato – “Jamie perdonami … io … ho
frainteso …”
“Vai accidenti!!” –
lo esortò in malo modo Hopper, tornando poi a consolare il suo sposo, che
adorava oltre sé stesso.
Geffen prese sul
petto Alyssa, che, spaventata, guardava Sebastian, pronto a scattare loro una
foto.
La bambina si era
appena svegliata dall’anestesia ed era confusa, ma soddisfatta per l’esito dell’intervento
al suo labbro superiore.
“Facciamo le
vaccinazioni, se vuoi unirti a noi, serve sempre una mano Glam” – gli disse
sorridente il doc e l’uomo accettò volentieri.
Scott gli fece un
prelievo, sorridendogli, per provare a calmarlo, però Jamie non riusciva a fare
a meno di concentrarsi in una precisa direzione.
“La mia malattia, si
tratta di questo vero? E’ tornata … in qualche maniera subdola”
“Ehi, non trarre
conclusioni affrettate, qui il medico sono io” – scherzò il compagno di Jimmy,
che si era seduto accanto a Kurt, rabbuiatosi in un angolo.
Rossi lo scrutava,
poi, incapace di rimandare, gli tese la mano, gentile come sua abitudine – “Tesoro,
vieni di là … vorrei parlare un po’ con te, vuoi?”
“Sì Dave … d’accordo.”
– e se ne andarono.
Hopper massaggiava le
spalle di Jam, nell’attesa si completasse quel controllo sommario.
“In ogni caso è
meglio andare in ospedale, ti fermi lì per altre verifiche di routine, così
andremo a fondo di questo sintomo … Ne hai riscontrati altri Jam?”
“No Scott … non mi
pare …” – e guardò Marc, rannicchiandosi poi meglio tra le sue ali robuste.
“Faremo quanto
necessario, ok Jamie?” – “Ok amore … anche se”
Hopper lo stoppò
baciandolo.
Scotto telefonò a
Mason e fissò il ricovero, senza ulteriori indugi.
La notte era alle
porte.
CHRIS MELONI REALMENTE IMPEGNATO AD HAITI PER SMILE TRAIN
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