Capitolo n. 242 – zen
Jude notò che era il
secondo bicchiere di acqua gelata, che Downey stava trangugiando, poco distante
dal buffet, dove aveva rifiutato la coppa di champagne, levata dai presenti per
un primo brindisi.
“Robert tutto bene
…?” – gli chiese con un filo di preoccupazione il consorte, a bassa voce.
“Ho un’arsura
tremenda Judsie … Forse ho mangiato qualcosa di salato”
“Non hai ancora
toccato nulla tesoro” – osservò, cingendogli la vita sottile.
“In effetti …
Comunque ne berrei volentieri un’altra dose” – provò a scherzare, ridendo
tirato, ma una smorfia rivelò che aveva altri problemi.
“Ancora la schiena?”
“Sì Jude …
Maledizione … Vado a sedermi”
“Ti porto io la
minerale e qualcosa da mangiare, ok?” – e lo baciò con tenerezza, facendolo
accomodare su di un divanetto un po’ in disparte.
Harry si tolse il
farfallino, mentre danzava con un Louis ormai in camicia e scalzo, al settimo
cielo, tutto preso a baciarlo e stringerlo forte a sé.
“Quando glielo
diciamo … al nonno?” – domandò il ricciolo con aria di divertita cospirazione.
“Non lo so … Antonio
ci rimarrà male, però hai ragione, almeno la luna di miele facciamola … a modo
nostro” – e si fermarono, al centro del salone, scrutandosi intensi.
“Ti amo Mr. Styles …”
– disse Harry, per poi baciarlo.
“Ed io amo il mio Mr.
Tomlinson” – sospirò Louis, dopo essersi staccato da lui malvolentieri, per
andare ad affrontare Meliti.
“Solo i cretini non
cambiano idea” – esordì Lux, un po’ canaglia, porgendo al colonnello un vassoio
di deliziose tartine al salmone.
“Ha ragione Vincent …
E lei, su mio figlio, l’ha cambiata?” – replicò fissandolo, con un sorriso
altrettanto sfrontato.
Lux fece correre le
proprie iridi azzurre a Boo, illuminandosi nell’esaudire la sua curiosità.
“No, non accadrà mai,
neppure se lo volessi … Comunque, sono in partenza, destinazione Africa, per un
paio di mesi almeno …”
“Volontariato od
affari?”
“Volontariato …
Almeno ci provo”
“Dovremmo farlo
tutti, a me è capitata una missione di pace, anni fa: siamo riusciti a
costruire un pozzo, vero Brent?”
Il primogenito era
arrivato alle loro spalle, allacciato a Brendan.
“Sì … Ciao papà, non
ci siamo ancora salutati”
Tomlinson senior lo
abbracciò con insolita dolcezza – “Ciao figliolo, buongiorno dottor Laurie” – e
strinse la mano allo psicologo.
Sì, doveva essere
proprio un miracolo, come aveva detto Louis sull’altare, vedendo il cambiamento
inatteso del padre.
“Quel periodo fu uno
dei migliori, dava un senso ad essere sotto le armi …” – sottolineò l’ex capitano.
“Già e poi noi non
siamo nati per fare la guerra … Vero Brent?”
Il giovane, non disse
nulla, lasciando la parola al partner.
“Assolutamente … Solo
che gli uomini non cambieranno mai, lotteranno sempre per qualcosa … o qualcuno
…” – intervenne infatti Brendan, dando poi un bacio nel collo all’acerbo
fidanzato, portandoselo via.
Jared varcò la soglia
della biblioteca, con due flute ed un sorriso accattivante.
“Eccoti finalmente
Cole … Mi stavi aspettando?” – e con un colpo di tacco provò a sigillare la
stanza chiudendo l’uscio, che rimase comunque accostata.
“Sì … No, cioè di là
c’era troppa confusione, scusami, non volevo lasciarti solo Jay” – ed inspirò.
Leto posò i calici
sul caminetto, brandendo poi le mani dell’irlandese.
“Amore ti sento così
strano … In tensione, da quando sono tornato e posso immaginare quale sia il motivo
…”
“Hai ragione Jared e
devo parlartene” – disse serio, irrigidendosi.
“Ok … Ma non devi
scendere nei particolari” – inspirò – “Posso immaginare il contenuto del tuo
discorso o se meglio credi … della tua confessione. Giusto?” – e si sforzò di
sorridere ancora.
“Jared …”
“Stammi a sentire
Colin: so di averti deluso e demoralizzato … Tu sei stato comprensivo, per la
situazione di Glam, accettando cose, che nessuno avrebbe compreso … Mi
dispiace, sono mortificato al pensiero di averti spinto tra le braccia di un
altro …”
“Io non volevo che
accadesse …”
“Si tratta di Taylor,
vero? Ho visto come vi siete salutati al nostro arrivo qui alla villa …”
Il giovane attore, in
effetti, aveva parlato qualche minuto con Farrell, ricordando la loro
esperienza sul set di Derado, in maniera complice, quasi intima, tanto da fare
ingelosire il leader dei Mars all’istante.
“Taylor?” – ribatté
Colin, un po’ sbigottito.
Jamie e Kurt se ne
stavano in poltrona a sgranocchiare patatine fritte e polpette ai peperoni,
facendo battute e sbadigli, già in preda ad una digestione problematica.
“Ho un regalino per
te Jam”
“Cosa, cosa, cosa?” –
ed afferrò, squittendo infantile, un pacchetto, che l’amico aveva appena
estratto dalla tasca interna del chiodo in pelle nera, nel suo look piuttosto
inconsueto per un matrimonio.
“Ehm, diciamo che
dovrebbe servire per la tua … fragilità capillare” – e con un sorrisone,
strizzò le palpebre, trattenendo l’ennesima risata.
“Fondotinta …” –
mormorò il ballerino, un po’ interdetto.
“Spero sia della
tonalità giusta!”
“Kurt!!”
Scoppiarono a ridere,
aggrovigliandosi in una finta zuffa, che fece sorridere anche Hopper e Rossi,
poco lontani da loro.
“Mmmm … quindi il
viaggio non è di vostro gradimento?”
Antonio lo disse
buttando fuori il fumo del sigaro, che stava masticando minaccioso ed
estremamente comico, per Pam e Carmela, sedute al suo stesso tavolo.
“No, no, è splendido,
però vorremmo fare una cosa … on the road! Nonnino …” – spiegò buffo Louis,
adorabile nei suoi atteggiamenti spontanei.
“Bene! Ci porterò mia
moglie, tanto manca poco alla nascita della nostra bimba, quindi è meglio
prendersi una vacanza!”
Harry si sentì
sollevato, dando piena approvazione alla scelta del vecchio patriarca, che si
era divertito a sufficienza a farlo stare sulle spine, con occhiate storte da
antologia.
Downey si piazzò su
di un davanzale, aprendo la finestra.
Stava sudando.
“Ciao Rob …”
“Glam … ciao,
bentornato” – gli sorrise, prendendo il suo polso destro, invitandolo ad
affiancarsi a lui.
“E’ tutto a posto
tesoro? Sei accaldato”
“In effetti è una
settimana che non mi sento in forma: temo un malanno fuori stagione … Li odio”
– e sbuffando, mandò giù l’ennesima bottiglietta di Evian.
“Bevi come un
cammello direi …” – Geffen rise, sfiorandogli i capelli madidi sulla nuca.
“Già … E dovrei anche
scaricare questo oceano, che mi ribolle nella pancia, ora” – e si alzò,
sbuffando greve – “Cavoli, sono indolenzito …”
“Dovete cambiare
materasso, tu e Jude” – abbozzò l’avvocato, per nulla convinto dalle condizioni
di Downey.
Decise di scortarlo
alla toilette del piano, avvertendo con un sms Law, sceso in giardino con
Camilla e Diamond.
§
Dovresti salire, forse Robert non si sente bene, grazie. GG §
Farrell mandò giù la
sua dose di bollicine, per vincere la secchezza alla gola, che lo stava
attanagliando.
Leto aspettava una
conferma.
“Taylor? No, hai
frainteso, ci siamo visti oggi, dopo mesi, Jay” – esordì andando ad affacciarsi
alla finestra, anche per controllare la loro ciurma nel parco.
“Perdonami, forse non
dovrei, forse sei andato in qualche club o non so … Guarda, non parliamone più
Colin, cerchiamo di andare avanti, d’ora in poi farò solo visita a Glam, con
regolarità, certo, ma senza rimanere a Palm Springs … Non che si sia illuso di
chissà cosa oppure che io”
“Jared! Dio quanto
parli!” – sbottò con gli occhi lucidi il moro, levandosi la giacca – “Cristo
non si respira qui!”
“Cole …”
“Non mi sono scopato
un ragazzino e tanto meno infilandomi in una discoteca gay o altre stronzate
simili!” – ormai era alle lacrime – “Ho fatto un gesto ignobile in compenso ed
anche se potrei sentirmi giustificato
non è ciò che provo, perché mi faccio schifo!!”
All’improvviso si
palesò Shannon, che aveva udito solo l’ultima parte di quell’accesa
conversazione.
“Glielo hai detto …?”
– domandò il batterista, con aria sconvolta.
Jared si mise tra
loro.
“Shan non
intrometterti …” – e quasi lo spinse via, non con irruenza, ma con un’aria da
supplica, sapendo quanto il fratello avesse spesso contestato la sua unione con
Farrell – “Non è come pensi, Colin ed io ci stiamo chiarendo, non ti riguarda,
ok …?”
“Ti sbagli Jared … Mi
riguarda eccome” – e deglutì a vuoto, impallidendo.
Jared fece un passo
indietro, poi si voltò verso Colin, tornando a fissare Shan un secondo dopo,
come se fosse tra due fuochi.
O più verosimilmente,
tra due carnefici.
“Shan …”
Gli uscì in un
anelito, mentre scrutando ulteriormente Farrell, non riuscì nemmeno a
pronunciare il suo nome.
Era come se avesse
sbattuto la faccia contro ad un muro e tutto fosse diventato improvvisamente
appannato, confuso.
I suoi zaffiri furono
come inondati da un pianto pungente, i suoi respiri sembrarono annegarci.
In quell’attimo, che
lo avrebbe segnato a vita, Leto ne era certo, arrivò a pensare che quella città
fosse precipitata in un sortilegio malvagio e che niente sarebbe stato più come
prima.
Shannon era di poco
più grande di lui, ma gli aveva fatto da padre, da amico, era un punto fermo,
era solido, un po’ rude, anzi, alla stregua di una pietra grezza, al cui
interno, sapendola maneggiare, si trovava un diamante di rara purezza.
Shannon non gli aveva
mai mentito, non l’aveva mai tradito o raggirato.
Shannon era stato,
probabilmente, in una spirale di emozioni contradditorie, anche il primo uomo,
di cui Jared, così fragile, così sensibile, si era innamorato.
Shannon, che ora,
aveva schiuso le porte di un inferno, che Jared credeva non sarebbe mai stato
possibile conoscere.
Fuggì via.
Colin rimase
cristallizzato nella sua vergogna.
Shannon cadde in
ginocchio, come se gli mancasse l’aria.
Gli scalini, che
scendevano all’ingresso, facevano una curva e c’era molta gente, lungo la
balaustra.
I loro visi erano
angosciati, ma Jared non capì ciò che stava accadendo, finché non andò quasi a
sbattere contro un drappello di conoscenti, presi ad indicare l’arrivo dell’ambulanza.
Downey era steso sui
marmi di quell’entrata maestosa e macchiata del suo sangue.
Ne erano chiazzati
anche i suoi pantaloni ed in parte la camicia.
Jude urlava e
singhiozzava, dicendo di fare presto, mentre lo teneva stretto sul petto.
Geffen, tamponava il
collo di Robert, pregando Scott di fargli un’iniezione, per calmare un tremore
incessante, che percorreva ogni muscolo dell’artista, ormai privo di sensi.
Era come un quadro
macabro, con il vocio dei bambini nella sala attigua, dove erano stati
confinati, dai body guard e dalle signore presenti.
Jared prese dell’acqua,
pensando che Robert ne avesse avuto bisogno, ma l’amico non reagiva alle sue
invocazioni.
Sembrava tutto inutile.
Tutto.
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