mercoledì 29 gennaio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 242

Capitolo n. 242 – zen


Jude notò che era il secondo bicchiere di acqua gelata, che Downey stava trangugiando, poco distante dal buffet, dove aveva rifiutato la coppa di champagne, levata dai presenti per un primo brindisi.

“Robert tutto bene …?” – gli chiese con un filo di preoccupazione il consorte, a bassa voce.

“Ho un’arsura tremenda Judsie … Forse ho mangiato qualcosa di salato”

“Non hai ancora toccato nulla tesoro” – osservò, cingendogli la vita sottile.

“In effetti … Comunque ne berrei volentieri un’altra dose” – provò a scherzare, ridendo tirato, ma una smorfia rivelò che aveva altri problemi.

“Ancora la schiena?”
“Sì Jude … Maledizione … Vado a sedermi”

“Ti porto io la minerale e qualcosa da mangiare, ok?” – e lo baciò con tenerezza, facendolo accomodare su di un divanetto un po’ in disparte.


Harry si tolse il farfallino, mentre danzava con un Louis ormai in camicia e scalzo, al settimo cielo, tutto preso a baciarlo e stringerlo forte a sé.

“Quando glielo diciamo … al nonno?” – domandò il ricciolo con aria di divertita cospirazione.

“Non lo so … Antonio ci rimarrà male, però hai ragione, almeno la luna di miele facciamola … a modo nostro” – e si fermarono, al centro del salone, scrutandosi intensi.

“Ti amo Mr. Styles …” – disse Harry, per poi baciarlo.

“Ed io amo il mio Mr. Tomlinson” – sospirò Louis, dopo essersi staccato da lui malvolentieri, per andare ad affrontare Meliti.



“Solo i cretini non cambiano idea” – esordì Lux, un po’ canaglia, porgendo al colonnello un vassoio di deliziose tartine al salmone.

“Ha ragione Vincent … E lei, su mio figlio, l’ha cambiata?” – replicò fissandolo, con un sorriso altrettanto sfrontato.

Lux fece correre le proprie iridi azzurre a Boo, illuminandosi nell’esaudire la sua curiosità.

“No, non accadrà mai, neppure se lo volessi … Comunque, sono in partenza, destinazione Africa, per un paio di mesi almeno …”

“Volontariato od affari?”

“Volontariato … Almeno ci provo”

“Dovremmo farlo tutti, a me è capitata una missione di pace, anni fa: siamo riusciti a costruire un pozzo, vero Brent?”

Il primogenito era arrivato alle loro spalle, allacciato a Brendan.

“Sì … Ciao papà, non ci siamo ancora salutati”

Tomlinson senior lo abbracciò con insolita dolcezza – “Ciao figliolo, buongiorno dottor Laurie” – e strinse la mano allo psicologo.

Sì, doveva essere proprio un miracolo, come aveva detto Louis sull’altare, vedendo il cambiamento inatteso del padre.

“Quel periodo fu uno dei migliori, dava un senso ad essere sotto le armi …” – sottolineò l’ex capitano.

“Già e poi noi non siamo nati per fare la guerra … Vero Brent?”

Il giovane, non disse nulla, lasciando la parola al partner.

“Assolutamente … Solo che gli uomini non cambieranno mai, lotteranno sempre per qualcosa … o qualcuno …” – intervenne infatti Brendan, dando poi un bacio nel collo all’acerbo fidanzato, portandoselo via.



Jared varcò la soglia della biblioteca, con due flute ed un sorriso accattivante.

“Eccoti finalmente Cole … Mi stavi aspettando?” – e con un colpo di tacco provò a sigillare la stanza chiudendo l’uscio, che rimase comunque accostata.


“Sì … No, cioè di là c’era troppa confusione, scusami, non volevo lasciarti solo Jay” – ed inspirò.

Leto posò i calici sul caminetto, brandendo poi le mani dell’irlandese.

“Amore ti sento così strano … In tensione, da quando sono tornato e posso immaginare quale sia il motivo …”

“Hai ragione Jared e devo parlartene” – disse serio, irrigidendosi.

“Ok … Ma non devi scendere nei particolari” – inspirò – “Posso immaginare il contenuto del tuo discorso o se meglio credi … della tua confessione. Giusto?” – e si sforzò di sorridere ancora.


“Jared …”

“Stammi a sentire Colin: so di averti deluso e demoralizzato … Tu sei stato comprensivo, per la situazione di Glam, accettando cose, che nessuno avrebbe compreso … Mi dispiace, sono mortificato al pensiero di averti spinto tra le braccia di un altro …”

“Io non volevo che accadesse …”

“Si tratta di Taylor, vero? Ho visto come vi siete salutati al nostro arrivo qui alla villa …”

Il giovane attore, in effetti, aveva parlato qualche minuto con Farrell, ricordando la loro esperienza sul set di Derado, in maniera complice, quasi intima, tanto da fare ingelosire il leader dei Mars all’istante.


“Taylor?” – ribatté Colin, un po’ sbigottito.



Jamie e Kurt se ne stavano in poltrona a sgranocchiare patatine fritte e polpette ai peperoni, facendo battute e sbadigli, già in preda ad una digestione problematica.

“Ho un regalino per te Jam”

“Cosa, cosa, cosa?” – ed afferrò, squittendo infantile, un pacchetto, che l’amico aveva appena estratto dalla tasca interna del chiodo in pelle nera, nel suo look piuttosto inconsueto per un matrimonio.

“Ehm, diciamo che dovrebbe servire per la tua … fragilità capillare” – e con un sorrisone, strizzò le palpebre, trattenendo l’ennesima risata.

“Fondotinta …” – mormorò il ballerino, un po’ interdetto.

“Spero sia della tonalità giusta!”

“Kurt!!”

Scoppiarono a ridere, aggrovigliandosi in una finta zuffa, che fece sorridere anche Hopper e Rossi, poco lontani da loro.



“Mmmm … quindi il viaggio non è di vostro gradimento?”

Antonio lo disse buttando fuori il fumo del sigaro, che stava masticando minaccioso ed estremamente comico, per Pam e Carmela, sedute al suo stesso tavolo.

“No, no, è splendido, però vorremmo fare una cosa … on the road! Nonnino …” – spiegò buffo Louis, adorabile nei suoi atteggiamenti spontanei.

“Bene! Ci porterò mia moglie, tanto manca poco alla nascita della nostra bimba, quindi è meglio prendersi una vacanza!”

Harry si sentì sollevato, dando piena approvazione alla scelta del vecchio patriarca, che si era divertito a sufficienza a farlo stare sulle spine, con occhiate storte da antologia.



Downey si piazzò su di un davanzale, aprendo la finestra.

Stava sudando.

“Ciao Rob …”

“Glam … ciao, bentornato” – gli sorrise, prendendo il suo polso destro, invitandolo ad affiancarsi a lui.

“E’ tutto a posto tesoro? Sei accaldato”

“In effetti è una settimana che non mi sento in forma: temo un malanno fuori stagione … Li odio” – e sbuffando, mandò giù l’ennesima bottiglietta di Evian.

“Bevi come un cammello direi …” – Geffen rise, sfiorandogli i capelli madidi sulla nuca.

“Già … E dovrei anche scaricare questo oceano, che mi ribolle nella pancia, ora” – e si alzò, sbuffando greve – “Cavoli, sono indolenzito …”

“Dovete cambiare materasso, tu e Jude” – abbozzò l’avvocato, per nulla convinto dalle condizioni di Downey.

Decise di scortarlo alla toilette del piano, avvertendo con un sms Law, sceso in giardino con Camilla e Diamond.

§ Dovresti salire, forse Robert non si sente bene, grazie. GG §



Farrell mandò giù la sua dose di bollicine, per vincere la secchezza alla gola, che lo stava attanagliando.

Leto aspettava una conferma.

“Taylor? No, hai frainteso, ci siamo visti oggi, dopo mesi, Jay” – esordì andando ad affacciarsi alla finestra, anche per controllare la loro ciurma nel parco.

“Perdonami, forse non dovrei, forse sei andato in qualche club o non so … Guarda, non parliamone più Colin, cerchiamo di andare avanti, d’ora in poi farò solo visita a Glam, con regolarità, certo, ma senza rimanere a Palm Springs … Non che si sia illuso di chissà cosa oppure che io”

“Jared! Dio quanto parli!” – sbottò con gli occhi lucidi il moro, levandosi la giacca – “Cristo non si respira qui!”

“Cole …”

“Non mi sono scopato un ragazzino e tanto meno infilandomi in una discoteca gay o altre stronzate simili!” – ormai era alle lacrime – “Ho fatto un gesto ignobile in compenso ed anche se potrei sentirmi giustificato non è ciò che provo, perché mi faccio schifo!!”

All’improvviso si palesò Shannon, che aveva udito solo l’ultima parte di quell’accesa conversazione.

“Glielo hai detto …?” – domandò il batterista, con aria sconvolta.

Jared si mise tra loro.

“Shan non intrometterti …” – e quasi lo spinse via, non con irruenza, ma con un’aria da supplica, sapendo quanto il fratello avesse spesso contestato la sua unione con Farrell – “Non è come pensi, Colin ed io ci stiamo chiarendo, non ti riguarda, ok …?”

“Ti sbagli Jared … Mi riguarda eccome” – e deglutì a vuoto, impallidendo.

Jared fece un passo indietro, poi si voltò verso Colin, tornando a fissare Shan un secondo dopo, come se fosse tra due fuochi.

O più verosimilmente, tra due carnefici.


“Shan …”

Gli uscì in un anelito, mentre scrutando ulteriormente Farrell, non riuscì nemmeno a pronunciare il suo nome.

Era come se avesse sbattuto la faccia contro ad un muro e tutto fosse diventato improvvisamente appannato, confuso.

I suoi zaffiri furono come inondati da un pianto pungente, i suoi respiri sembrarono annegarci.


In quell’attimo, che lo avrebbe segnato a vita, Leto ne era certo, arrivò a pensare che quella città fosse precipitata in un sortilegio malvagio e che niente sarebbe stato più come prima.

Shannon era di poco più grande di lui, ma gli aveva fatto da padre, da amico, era un punto fermo, era solido, un po’ rude, anzi, alla stregua di una pietra grezza, al cui interno, sapendola maneggiare, si trovava un diamante di rara purezza.

Shannon non gli aveva mai mentito, non l’aveva mai tradito o raggirato.

Shannon era stato, probabilmente, in una spirale di emozioni contradditorie, anche il primo uomo, di cui Jared, così fragile, così sensibile, si era innamorato.

Shannon, che ora, aveva schiuso le porte di un inferno, che Jared credeva non sarebbe mai stato possibile conoscere.

Fuggì via.

Colin rimase cristallizzato nella sua vergogna.

Shannon cadde in ginocchio, come se gli mancasse l’aria.



Gli scalini, che scendevano all’ingresso, facevano una curva e c’era molta gente, lungo la balaustra.

I loro visi erano angosciati, ma Jared non capì ciò che stava accadendo, finché non andò quasi a sbattere contro un drappello di conoscenti, presi ad indicare l’arrivo dell’ambulanza.


Downey era steso sui marmi di quell’entrata maestosa e macchiata del suo sangue.
Ne erano chiazzati anche i suoi pantaloni ed in parte la camicia.

Jude urlava e singhiozzava, dicendo di fare presto, mentre lo teneva stretto sul petto.

Geffen, tamponava il collo di Robert, pregando Scott di fargli un’iniezione, per calmare un tremore incessante, che percorreva ogni muscolo dell’artista, ormai privo di sensi.

Era come un quadro macabro, con il vocio dei bambini nella sala attigua, dove erano stati confinati, dai body guard e dalle signore presenti.

Jared prese dell’acqua, pensando che Robert ne avesse avuto bisogno, ma l’amico non reagiva alle sue invocazioni.


Sembrava tutto inutile.
Tutto.







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