lunedì 27 gennaio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 241

Capitolo n. 241 – zen



Colin gli aveva sollevato i polsi, dopo averli afferrati con un urgente senso di possesso, oltre la testa scapigliata ed ancora umida, per la doccia fatta da Jared, appena giunto alla End House.


L’irlandese gli stava tormentando le labbra, con lievi morsi e baci profondi, guardandolo di tanto in tanto, in contemplazione della sua bellezza struggente, mentre Jared si era arreso all’invasione dei suoi fianchi robusti, ormai da minuti interminabili.

Fare sesso con Farrell era sempre stato bello: forse un tempo il cantante ci aveva persino scherzato su, malizioso, parlandone a qualcuno.
Forse a Shannon; non lo ricordava esattamente.

Era frastornato dal viaggio, dalle emozioni e dalla frustrazione per Geffen.

Pensare a lui, anche in quei momenti, diventava un’ulteriore colpa a suo carico, pensò.

L’orgasmo allagò il groviglio dei suoi pensieri.

Il suo corpo esile si inarcò, come addomesticato ad una danza convulsa e ricca di piacere; Colin gli succhiò il collo, gli leccò il giugolo, risalendo alle sue labbra, baciandolo ancora ed ancora.

Lo girò poi a pancia in giù, con vigore e dominio assoluto, riprecipitando in lui, come se Jared fosse fatto di una materia malleabile, ma mai vinta veramente.


Il loro amore era come un sogno, accartocciato tra i rovi di una corona, fatta di menzogne e tradimenti, che sia Colin che Shannon avevano posato sulla sua testa, le cui sembianze, dai tratti talmente simili a Gesù, avrebbero impressionato chiunque incontrasse il leader dei Mars, con quel look più volte adottato dall’eclettico artista, che non invecchiava mai.

Davvero mai.



Scott gli diede una carezza sulla tempia destra, arridendo al suo risveglio.

La trasfusione gli provocava sempre un leggero torpore, al quale Geffen non opponeva alcuna resistenza.

“Va meglio?” – chiese il medico a mezza voce, seduto al suo capezzale.

“Sì … Grazie Scotty, mi … Mi serviva proprio, per essere decente, oggi, alla cerimonia … Non sarebbe stato carino svenire sul tappeto rosso verso l’altare” – e rise, sollevandosi di poco, per bere un succo di frutta.

“In effetti temo sarà già piuttosto movimentata questa festa”

“Come mai?” – bissò curioso l’avvocato, iniziando a vestirsi.

“Non so … Ho visto Louis con Brendan, forse era andato in terapia da lui … E poi sono dei ragazzini … Sposarsi …”

“Diciamo che tu sei allergico al matrimonio dalla nascita, vero?” – scherzò.

“Insomma … Jimmy comunque lo impalmerei”

“Vedremo …” – e gli fece l’occhiolino, calzando le scarpe, per poi alzarsi, senza capogiri.

“Ti porto a casa Glam?”

“Veramente ho già un autista d’eccellenza … Eccolo lì” – ed indicò Rossi, seduto in corridoio, intento a leggere una rivista di scienze.

“Ah l’FBI ti prende in consegna … Ok, ci vediamo a villa Lux dunque”

“Certo … Vado a farmi bello: ci vorrà un miracolo!” – e con aria serena si avviò verso David, che lo salutò affabile.


In auto rimasero in silenzio per poco.

“Haiti com’era?”

“Sempre uguale, Dave … Tanta miseria, molta gente alla fondazione, in cerca di un riparo, di qualcosa da mangiare … Non finirà mai” – spiegò sconsolato.

“Hai fatto molto per quelle persone”

“Sì … Ho sacrificato più di quanto si possa immaginare, ma non parlo di me stesso, anzi …”

Rossi lo scrutò, fermi ad un semaforo.

“Eppure quell’isola ti ha donato la tua gioia più grande, Glam: ossia Lula” – e sorrise.

Geffen rimase statico in un pensiero, all’apparenza doloroso.

“Sì … Hai ragione vecchio mio …” – inspirò – “Pronto per le nozze del secolo?” – cambiò discorso, di netto.


“Sì, partecipo volentieri, anche se Kurt mi ha avvertito che succedono sempre disastri alle vostre celebrazioni” – rise.

“Puoi dirlo forte, non ne saltiamo una senza fare qualche casino …” – rise anche lui, sollevato per essere giunto a destinazione.

Il parco della Joy’s House era pieno di bimbi, tra cui ovviamente soldino, impegnato in una corsa con la sua Violet.

Geffen li fissò, prima di entrare: Kevin era nell’ingresso, pronto ad accoglierlo con gioia.

“Daddy come è andata?”

“Ottimamente tesoro … Come Dracula direi” – e gli scompigliò i capelli, stringendolo dolce – “E Tim?”

“E’ di sopra, quasi pronto come me … e le pesti”

“Perfetto. Vado a cambiarmi … Offri un drink a Dave?”

“Certo, tu bevi qualcosa?”

“Dopo, magari … Faccio anche qualche telefonata e leggo le mie e-mail, se non ti spiace: posso usare il tuo pc, Kevin?”

“Sì, fai pure, è sempre al solito posto …” – e gli sorrise, in un modo, che per Rossi era ben preciso, quanto immutabile.




Lux controllò lo champagne al fresco e diede le ultime direttive al responsabile del cattering; quindi salì al secondo piano.


Bussò lieve, sorridendo poi alla voce solare di Louis, che gli diceva di entrare.

“Mon petit a che punto sei?”

“Et voilà, come diresti tu” – rise facendo una piroetta – “Pronto!”

“Oh meraviglia … Sì, direi proprio che sei pronto per dire di sì ad Harry …” – replicò osservando ogni minimo dettaglio nel giovane, che gli volò al collo dopo cinque secondi, dandogli un bacio sulla guancia sinistra.

“Grazie per tutto, Vincent …” – gli sussurrò, stringendosi a lui, che non poteva chiedere di meglio e di peggio, a circa dieci minuti dall’inizio della celebrazione.


“Aspetta, verifico se possiamo scendere … Un attimo tesoro …” – ed inviò un sms vocale a Geffen, che gli rispose immediato con un simpatico “Via libera”.


Glam e Marc scortarono Harry, come se fossero due angeli custodi o, come ridacchiò Meliti, “due padrini alla cresima del nipote”.

Pam gli diede una gomitata, così Carmela.

Robert scambiò un’occhiata veloce con Glam, abbozzando un sorriso.
Jude non se ne preoccupò, facendo anche lui un cenno di assenso, per poi cercare Colin tra i presenti, notandolo poco distante, con i gemelli sulle ginocchia, mentre Jared era assediato da tre delle loro figlie più piccole.


Il pastore istruì un minimo Haz sulla sequenza di interventi e letture, anche perché il ragazzo non era riuscito a partecipare, per impegni in aula, ad alcuna riunione prematrimoniale, dove invece Boo non era mancato assolutamente.

Una musica d’arpa annunciò l’ingresso di Louis, a braccetto di Lux per il tratto a scendere lungo la scalinata e per mano, mentre transitavano sulla passatoia colore porpora.


I sorrisi dei due giovani si ritrovarono, radiosi all’avvicinarsi l’uno all’altro.

Vincent prese un respiro e con delicatezza passò le dita di Boo, un istante prima incollate alle sue, tra quelle di Harry, che mormorò un grazie molto tenero.

Styles perse i propri smeraldi, nelle pozze d’acqua di Louis, che si sentiva galleggiare i sensi, per l’emozione.


Ne seguì una breve introduzione, che tutti ascoltarono attenti.

Quindi toccò ai futuri sposi, scambiarsi le promesse e gli anelli, che Hopper mise in bella mostra su di un piedistallo, appositamente sistemato tra i due, che si ripresero per mano, speculari ed innamorati.


Styles arricciò il naso, grattandosi poi la nuca, impacciato; Louis rise complice.


“Ok, inizio io … pasticcione …” – bisbigliò allegro.

“No, no Boo, ce la faccio … Ce la devo fare” – rise poco disinvolto il suo principe, ma il coraggio riemerse do colpo nelle sue iridi, come una vampata benevola.

“Louis forse questo è un sogno ad occhi aperti … Allora io dico, non svegliatemi, perché non vorrei essere in nessun altro posto se non questo, davanti a te, amore mio, che hai avuto pazienza e perseveranza, che mi hai dato la forza di superare mille difficoltà, che ti sei sacrificato, permettendo ad entrambi di realizzarci … Tu hai creduto in me: sei stato l’unico, sei stato … il primo.” – concluse intenso.

“Harry io di te amo anche le cose, che gli altri non vedono o che non sanno … La tua integrità mi ha spesso spaventato, ma anche stimolato a crescere, a fare sì che maturassi, diventando orgoglioso di me stesso … Ho lottato, conquistando ciò che adesso sono, ma non sarei niente, senza di te. Niente.” – e si morse le labbra, gli occhi lucidi.

L’officiante sorrise bonario, spostando le vere in direzione di Harry.

“Giunti a questo punto, se qualcuno ha qualcosa da dire, parli ora o taccia per sempre.” – disse solenne.

Un forte colpo di tosse, sembrò esplodere dal fondo.

Louis ebbe un sussulto, al pari di Harry, che sembrò, però, non agitarsi nello stesso modo.


“Ciao Boo … Sono arrivato in ritardo, me ne dispiaccio, come tu neppure immagini.”

Era Tomlinson senior, in divisa, sbarbato e pettinato in maniera impeccabile, come la sua alta uniforme; ciò che comunque colpì il suo secondogenito, mentre Brent aveva perso un battito nel ritrovarselo lì, seppure Harry lo avesse informato con largo anticipo, fu il fatto di sentirsi chiamare Boo, il soprannome affibbiatogli dalla madre, durante l’infanzia.


“Papà …”

“Avrei voluto accompagnarti personalmente, ma non per questo sono meno orgoglioso di te e di Harry”

“Ti ringrazio …” – ribatté flebile, provando quasi un mancamento.

“Spero di potermi aggregare, anche con il tuo permesso: è stato tuo marito” – sorrise – “Sì insomma, tra poco lo sarà … E’ stato Harry ad invitarmi”

Louis lo guardò, commosso – “Haz … Hai fatto un miracolo …”

“No, gli ho semplicemente spiegato quale privilegio fosse per me amarti … Ed onorarti per tutta la vita Louis” – e gli mise l’anello.

Boo lo imitò subito, con trepidazione – “Io ti sposo Harry Styles e ti prometto fedeltà, dedizione, rispetto, in salute e malattia, in ricchezza e povertà … Finché morte non ci separi”

Il colonnello cinse il loro intreccio di falangi, saldandosi con i palmi ad esso – “Che Dio benedica la vostra unione. Io l’ho appena fatto” – e sorrise, dando una carezza ad entrambi, prima di accomodarsi accanto a Lux, che lo accolse educatamente, anche se incredulo quanto son petit.


Un fragoroso applauso accompagnò il bacio tra Louis ed Harry, che con un abbraccio caloroso e straripante di gioia, diedero il via ai festeggiamenti.










Nessun commento:

Posta un commento