Robert abbandonò la
tavola per andare incontro a Jude.
L’inglese era da
solo.
“Amore dov’è
Colin?”
Anche Jared
sembrò chiedergli lo stesso, mentre li raggiungeva.
“E’ di sopra,
ha un’emicrania insopportabile …” – e fissò Leto, che oltrepassò la coppia,
sotto lo sguardo incuriosito dei presenti.
Tim era al
centro della massima attenzione, accarezzato e sostenuto da Kevin, nel
raccontare come le vicissitudini causate da Steadman erano giunte finalmente
all’epilogo, anche se tragico.
Geffen si
ritrovò incastrato nella doppia sensazione di serenità verso l’ex, riconciliato
con il marito, ma, soprattutto, di apprensione per Jared, troppo taciturno nei
suoi riguardi ed insofferente anche alle piccole cose.
Avrebbe voluto
seguirlo, ascoltare la sua conversazione insieme a Farrell, riverso sul letto,
nella camera che con Jared condivideva dal nonno, da sempre, spesso spettatrice
di notti appassionate tra lui ed il leader dei Mars.
I suoi zaffiri
si erano posati sul corpo del marito, nudo tra le lenzuola, perché accaldato,
ma anche immobile, in un dormiveglia nervoso e sgradevole.
Almeno finché non
si avvide della sua presenza: tese le mani a Jared, che si precipitò da lui, il
cuore in gola.
“Che è
successo Cole?”
“Ho bevuto Jay
… Due birre, ma mi hanno ridotto così” – mormorò affranto, sollevandosi a
fatica.
“Tesoro ...” –
e lo strinse forte, inginocchiandosi sul materasso.
“Mi mancavi …
e non capisco più cosa non funziona tra noi … Dopo il Marocco io credevo”
“Colin
ascolta” – e gli afferrò il viso per gli zigomi, fissandolo intenso.
“E’ … è colpa
mia?” – chiese l’attore, le iridi tremanti.
“No Cole … no,
ma ho tanta paura anch’io … ogni giorno,
di perderti”
Chiusero gli
occhi, vedendosi anche in quel modo, saldando poi le fronti madide.
I loro respiri
ed ogni centimetro della pelle di entrambi, erano talmente noti l’un l’altro,
da confermare un’appartenenza assoluta.
“Perché
continui a credere che io possa lasciarti, Jay? Non sono mai stato così
innamorato di te, come in questo ultimo anno e non che nei precedenti lo fossi
di meno, sia chiaro” – sorrise timido, con il terrore costante di dire qualcosa
di inopportuno.
Leto lo
percepì, quel disagio, quanto meno assurdo.
“Ci siamo
fottuti la nostra complicità, sai Cole? Me ne rendo conto, quando ti sento
tremare in questa maniera, quando credi di essere sotto esame continuo, per il
mio carattere di merda, per questo egocentrismo da vittima, di cui dovrei
vergognarmi a morte, con un compagno come sei tu … amore mio adorato” – e lo
baciò, arrivando a quella profondità, dove si erano promessi e scelti, senza
una scadenza, senza più incertezze.
Era la loro
fetta di paradiso: peccato non riconoscerla più, tra le pieghe della
quotidianità, degli incontri, degli amici, scambiati per potenziali avversari,
senza più naturalezza, ma unicamente schiavi di ossessioni, di quel senso del
possesso malato e non intrigante, che, invece, avrebbe fatto un bene immenso
alla loro unione, di per sé già irripetibile.
“Andiamo via
Jay … Stiamo per conto nostro, ma senza fughe … Ogni volta che si apre una di
queste voragini, dopo mesi di serenità, di abitudini rassicuranti, per me è
come impazzire e ricadere nella peggiore delle dipendenze … Io non voglio più
che accada, non voglio rifugiarmi nell’oblio di farmaci od alcolici”
“Ed io meno di
te” – Leto gli sorrise, baciandolo ancora.
Colin lo
spogliò e, dopo qualche istante, intrecciati e silenziosi, si addormentarono,
senza più incubi.
Si
incontrarono in un posto segreto e da lì salirono alle colline, con la fuoriserie
di Lux.
L’uomo non era
disturbato minimamente da jet lag, al contrario delle volte precedenti, in cui
rientrava in California dall’amata Europa.
Si sentiva il
sangue scorrere a mille, la parlantina sciolta, le farfalle nello stomaco, alla
stregua della più classica delle cotte.
Invece era
amore.
Amore puro.
Lo disegnava
in arabeschi invisibili, ogni volta che il suo sguardo si posava sul volto di
Louis, tra i suoi capelli mossi e profumati, lungo la linea del suo fisico
esile, ma tonico, proporzionato ed attraente.
Il punto migliore
restava tra la sua vita, sottile, giù per i fianchi, intorno a quelle due
colline disegnate da un artista ispirato, evidenziate da jeans aderenti e senza
nulla sotto: a Vincent sembrò plausibile paragonare Lou ad una creatura magnifica,
dono insperato da parte di un sarcastico destino: un fato in cui c’era infatti scritto,
esclusivamente, il nome di Harry e non il suo.
“Siamo
arrivati mon petit enfant … L’agente è quello?”
“Sì, ci siamo
parlati stamattina, è puntuale … Come noi!” – e, facendogli l’occhiolino, il
giovane saltò giù dall’auto, senza aprire neppure la portiera.
Lux scese
invece con calma, inforcando gli occhiali scuri, per poi dirigersi verso quel
funzionario un po’ impettito, stringendogli educatamente la mano.
“Vi faccio
strada, è una proprietà di livello, ad un prezzo modico … L’offerta, purtroppo,
supera la richiesta da anni …”
“In effetti ho
qualche dubbio” – affermò Louis, controllando i serramenti.
“A che
proposito, scusi?”
“Troppo bello
per essere vero: posizione invidiabile, arredata con gusto, super accessoriata
… Vero papi?” – chiese approvazione a Vincent, stupendolo con quell’appellativo,
scaturito tempo prima, anche nei riguardi di Geffen.
Lux abbozzò –
“In effetti, così sembrerebbe, ma … La società del signor Hermans, è estremamente seria e quotata a Los Angeles”
– affermò il francese, togliendosi i Ray-Ban, guardando amorevole in direzione
di Louis.
“Dia ascolto a
suo padre, è un uomo informato!” – sentenziò quel tizio, troppo ingessato e
stitico, ma così divertente, senza neppure saperlo.
Louis si
avvicinò a Vincent, fermandosi a qualche centimetro dalla sua faccia
incuriosita.
“Mio padre sa
quello che dice, concordo mr Hermans”
“Bene,
proseguiamo nel tour” – e si allontanò.
Vincent
strizzò le palpebre – “Sfacciato …” – bisbigliò divertito.
Lou avvampò –
“Cavoli … ho esagerato, vero? Sono un coglione, uno scemo, un”
Lux lo
avvolse, tappandogli la bocca con il palmo sinistro – “Mon Dieux quanto
chiacchieri cucciolo!” – e rise solare.
Louis si
appese a lui, riconoscente – “E’ merito tuo … mi hai dato fiducia, senza
compromessi, senza farmi sentire inadeguato … opportunista e …”
“Non dire mai
più quella parola e niente di simile, angelo mio …” – replicò assorto e dolce.
Il ragazzo si
commosse.
Vincent si
morse il labbro inferiore, inspirando, mentre mr Hermans li sollecitava dalla
mansarda.
“Non viverla
male, Louis, però … Io … ti amo tanto”
“Anch’io ti …
ti amo” – balbettò, ritornando tra le sue ali, in un’overdose di affetto e
gioia, che non aveva provato mai.
Lux capì
quanto gli mancasse una figura genitoriale maschile, quanto Louis fosse carente
anche di una semplice coccola, di un ti
voglio bene, arrivato mai, da chi il giovane sperava.
Avrebbe voluto
conoscere chi lo aveva messo al mondo, per spiegargli quanto Louis fosse
speciale, quanto sia il padre che la madre dovessero pentirsi per non avergli
dato l’amore ed il rispetto, che il figlio meritava a pieno.
Lux provava
rabbia, però avrebbe sopperito a qualsiasi mancanza, non c’erano problemi di
sorta.
Se non una
crudele, perenne, malinconia.
“Daddy sei qui
…”
“Ehi ciao
tesoro, stavo guardando la galleria di Antonio” – disse l’avvocato, scorrendo
una serie di foto, allineate sopra una lunga mensola in marmo bianco, nella
saletta per fumatori, affacciata sull’ala est della residenza Meliti.
“Non dovresti
…” – sussurrò il bassista, togliendo la Camel dalla bocca di Geffen, senza che
lui protestasse.
“Ok ...”
“Stai per
diventare papà per … un tot di volte”
Risero,
accomodandosi sul divano.
“Bevi qualcosa
Kevin? E Tim?”
“E’ con Lula,
gli sta assemblando quel trenino, il nonno glielo ha comprato in anticipo”
“Non riesce a
dirgli mai di no …”
“E noi allora?
Soldino ci tiene in pugno, Glam”
“Hai ragione …
Tutto a posto dunque? Ne sono felice”
“Anch’io daddy
… Ho compreso le ragioni di Tim e mi sono reso conto del suo sacrificio:
pensare che fosse comunque attratto da Ivo, sì insomma, potrebbe anche essere
logico ed io sono l’ultimo a potermi lamentare, visto quanto sono legate a te,
con le dovute differenze, tra il mio daddy e Steadman, ovvio” – ammise senza
alcuna enfasi.
“Il tuo daddy
è un po’ a pezzi, sai? Almeno vedervi riuniti è stato un sollievo; se così non
fosse stato, credimi, ne avrei sofferto parecchio”
“Mi dispiace
Glam, però avevo bisogno dello spazio e del tempo necessari a metabolizzare
quanto avvenuto …”
“Ne avevi ogni
diritto Kevin” – e si rialzò, scorgendo Jared e Colin andarsene, tenendosi per
mano.
L’ex lo
affiancò, senza dire nulla.
Geffen lo
scrutò, poi sorrise – “Tutto bene quel che finisce bene … a quanto pare” – e
trangugiando l’ultimo sorso di cognac, si congedò, senza fare troppo rumore.
Tom raccolse
gli abiti sparsi dalla poltrona alla testata del letto, brontolando qualcosa.
Chris, in accappatoio,
sorrise, spiandolo dalla cucina, dove aveva preparato delle uova al tegamino,
sature di aceto.
“Lo so, faccio
sempre casino …”
“Meno male che
lo ammetti” – disse rigido il terapista, aggiungendo un mesto – “In effetti non
abbiamo bisogno di un figlio, il bimbo per casa c’è già” – e sparì nel bagno di
servizio, a caricare la lavatrice, lo sguardo lucido e nascosto alla vista del
tenente.
Chris lo
seguì, improvvisamente teso.
“Tommy … stai
bene?” – chiese cauto.
“Certo, perché
me lo chiedi?” – ribatté senza voltarsi.
“No è che non
ne abbiamo più parlato …”
“Di cosa?” – e
si girò di scatto, fissandolo con una durezza inconsueta.
“Del … del
bambino …”
Il fiato gli
si spezzò, ma Tom non voleva frignare, non davanti a quello che i colleghi
definivano “vichingo”, così granitico e pronto a risolvere ogni situazione.
Tranne una.
“L’adozione è
un argomento off limits, giusto? Laurie, che peraltro è volato ad Haiti insieme
a Mason per accogliere Nasir nel loro menage, ti ha raccomandato di starne alla
larga, sottolineando che non siamo pronti” – obiettò asciutto.
“Nasir …?”
“Sì, è …” –
poi Tom prese fiato – “E’ il loro bambino
…” – e si commosse, inevitabilmente.
Hemsworth lo
strinse forte, facendogli cadere i panni, che Tom stava come stritolando.
“Chris …” –
singhiozzò, arrendendosi alle proprie emozioni.
“Non devi
farne una questione per dividerci, per litigare … Io lo voglio un figlio
insieme a te, possibile tu non l’abbia ancora capito …?”
Glielo disse
con tenerezza, guardandolo poi in adorazione.
Si baciarono.
Il momento era
giunto, anche per loro: non restava che coglierlo, senza più indugi od
insicurezze.
Lo pensarono,
senza dirselo; bastò uno sguardo e poi, ancora un bacio.
“Così glielo
ho detto … Non che cambi le cose, anzi, sono stato uno stupido, sai Glam?”
Geffen scosse
il capo, prendendo un’altra fetta di Saint honorè: Vincent ne andava ghiotto ed
era capace di mangiarsene una intera, quando gli prendevano le crisi di inedia
e svilimento, come in quel preciso frangente.
Erano a casa
di Lux, dove Glam era passato a salutarlo, dopo una strana telefonata da parte
dell’amico d’oltralpe.
“Esattamente
cosa gli hai detto?”
“Una cosa sul
tipo … non avertene a male, ma io ti amo Louis … Ecco” – e fece spallucce,
buffo nel suo lamentarsi, da vecchio
stupido innamorato, come si auto definì.
“E lui …?”
“Mon petit
enfant, per accontentare questo scemo, ha detto di amarmi, anche lui, capisci?”
– e sgranò gli occhi su Glam, che sorrise bonario.
“Quel
ragazzino ti adora, sei un papà e”
“Mi ha
chiamato papi!”
“Uhm … anche a
me, una volta, ma non certo per le stesse ragioni o meglio, non mosso dai
medesimi sentimenti … Giocava ed Harry si è incazzato” – rise.
“Merd, allora
è un riciclaggio!” – e rise a sua volta, rendendosi conto di come prendeva sul
serio ogni sillaba pronunciata da Louis.
“Cosa vuoi,
veramente, Vincent? Cosa ti aspetti da tutta questa storia?” – domandò l’avvocato,
più serio.
Lux respirò,
quindi deglutì a vuoto – “Che Lou sia felice … Solo questo, giuro!” – e si mise
il palmo destro sul cuore, carico di battiti per il suo ragazzino.
“Allora lascia
che sia … Che tutto capiti, per amore o per forza …”
“Cosa intendi
Glam? Non capisco …”
“Voglio dire
che se è scritto, tu e Louis avrete la vostra occasione, a meno che entrambi
non forziate gli eventi”
“Mai … No,
mai, non creerò problemi a Lou ed Haz, sia chiaro!”
“La tua
correttezza verrà oltremodo apprezzata da Louis, credo tu lo sappia e che non
sia una posa, uno stratagemma, vero Vincent?” – sorrise, un po’ canaglia.
“Non sono mai
stato così sincero Glam … E mi sento bene, mi sento … libero, autentico, come se
vivessi davvero, dopo un lungo sonno” – spiegò rapito da mille pensieri.
“Vi auguro il
meglio, anche se non potrete mai essere tutti e tre soddisfatti … E che non
diventi un’agonia, come la mia con Jared, ad esempio …” – e sbuffò, stanco.
“Jared? … Dove
si trova, ora?”
“Con il
marito, verso nuovi orizzonti … Scappano regolarmente, quando il mondo crolla
intorno”
“Scappano da
te, mon ami?”
“Può darsi …
Può darsi.”
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