giovedì 8 agosto 2013

ZEN - CAPITOLO N. 165

Capitolo n. 165 – zen


Fu il temporale a svegliarli e, nel caso di Geffen, anche una fastidiosa fitta al fianco destro.
Se ne lamentò immediato, mentre Scott sbirciava l’ora: era solo mezzanotte.

“Aspetta, stenditi … Un bel respiro …” – e gli sorrise, dandogli poi un bacio, sulla smorfia, che Glam fece, appena il medico lo tastò al di sotto delle costole.
“E’ il fegato … Gonfio, per le medicine, effetto collaterale previsto” – e si alzò, recuperando l’inseparabile valigetta.

“Vorrei smettere di prendere tutto, mi sono stancato”
“Non fare i capricci” – lo esortò l’amico, amante, neppure loro sapevano più chi fossero in realtà, entrambi.

“Va sempre peggio Scotty …” – disse rannicchiandosi in posizione fetale.
“No, stai migliorando, le analisi non mentono … Ora ti preparo un’iniezione”
“Di cianuro?” – sorrise mesto.
“Smettila sei una lagna” – ed inspirò, senza riuscire a celare la propria preoccupazione.


Lux aprì una cassaforte, vecchio stile.
La combinazione era ancora impostata con la classica rotellina nera, graduata da linee e cifre in bianco; un meccanismo dal suono inconfondibile.
Ne estrasse quattro plichi, aprendone uno soltanto dal lato superiore, per mostrarne il contenuto a Louis, sempre più sbalordito dal comportamento dell’uomo.

“Cosa me ne dovrei fare io, eh Louis? In fondo ho fatto tanti sacrifici per accumulare risparmi ed investire in questi” – dopo di che prese due blister.
“La caratura è contenuta, solo un carato l’uno, ma sono brillanti gemelli, purissimi, mettili in una cassetta di sicurezza, ti garantiranno la vecchiaia ed i contanti” – parecchi – “potrai usarli come meglio credi e sono certo saranno scelte oculate e cariche di prospettive … Mon petit enfant” – e lo strinse, per poi passargli quel piccolo, immenso tesoro, insieme al suo sorriso.

“Vincent io non posso accettare, è … è troppo e poi … Poi io non sono nessuno per te” – disse emozionato, quasi tremando.
Lux lo abbracciò di nuovo, con sconfinata tenerezza – “Tu sei il figlio che non ho più e sei un ragazzo speciale, di cui mi sono innamorato perdutamente … E’ bastato un attimo, quello che i vecchi chiamano coup de foudre … Non mi accadrà più, però tu appartieni ad Harry, è scritto”
“Nel destino …?” – replicò sconsolato.

Questa volta fu Vincent a baciarlo.
Appena tornarono a guardarsi, Louis si accorse delle sue lacrime vivide – “Se mai dovesse accadere che … Che noi si arrivi a fare l’amore, angelo mio, io non ti lascerò più andare via … Sappilo”

Il giovane annuì, pervaso da una sensazione bellissima.

“Ora, però, ti aiuterò a trovare Harry … Andiamo.”


Quel posto era quanto di più inaspettato Harry potesse trovare.
Era giunto sino ad Antibes, quasi per inerzia, salendo su di un bus, con altri coetanei, che parlavano di musica e discoteche.

Quando ne discese, vide un’indicazione per il centro della cittadina, dalla parte opposta a quella portuale, dove si trovava.

Vi si diresse solerte, cercando un bar dove dissetarsi ed entrò in un locale, dal nome sinistro L'abîme, l’abisso.
Chiese un drink, poi un altro, più alcolico del primo.
Il barman gli sorrideva complice, ammiccando, forse solleticato dalla sua timidezza o forse perché Harry era una faccia nuova.

Una volta chiesto il conto, però, l’inserviente gli passò un biglietto, indicandogli una porta rossa.
“E’ tutto pagato, da monsieur Rescal”
“Co cosa?” – ribatté, la vista annebbiata, del resto era a stomaco vuoto.


Tom si separò lento da lui, che stava ancora singhiozzando.
Il terapista passò dei kleenex a Jared e poi aggrottò la fronte, amareggiato.

“Abbiamo fatto un passo indietro … Hugh mi aveva avvertito, ma non credevo che la tua angoscia fosse a questi livelli: mi dispiace da morire Jay”
“Scusami Tom …”
“Devi solo pensare al tuo benessere” – gli sorrise dolce – “E non a scusarti per qualcosa che non hai fatto, sai?”
“Eppure esisto e mi sento un peso per chi mi ama, come Colin ed i bambini … Non servo a nulla in questo stato pietoso” – sottolineò avvilito.
Tom gli accarezzò i capelli, ancora da sistemare – “E’ passato Geronimo da qui?” – domandò buffo.
Leto rise, dopo una lieve esitazione.

“Oh bene, recuperiamo”
“Allora dovresti rimanere con me senza sosta”
“Non so se i nostri compagni approverebbero Jared” – bissò divertito.
Il cantante scrollò le spalle magre, come tutto il resto.
“Sono stato male per Justin … Così solare, così fresco …”
“Hai forse una crisi di mezza età, Jay?”
“Può darsi …” – e lo guardò, senza difese.
“O c’è dell’altro?” – indagò educato.
“Non riesco a parlare con Glam … Il fuso orario, gli impegni … Sylvie ha ritrovato il figlio, è una bella cosa …”
“Sì, meravigliosa direi … Tu credi che Glam sia molto di più, per lei, di un semplice titolare?”
“Non lo so Tommy … Non so più niente di lui, di noi … Anche Scott l’ha seguito ed ho saputo da Kurt, che si sono lasciati con Jimmy”
“Forse per quel problema caratteriale di Scott?”
“Non ne ho idea, ma non credo, visto che Scott si era impegnato con la psicoterapia da subito e Jimmy gli era rimasto accanto, quando invece aveva i mezzi e l’opportunità di andarsene come, dove e quando voleva” – concluse perplesso.

Jared si era decisamente rilassato.

“Te la senti di tornare alla End House?”
“Sì, mio fratello mi aspetta in corridoio … Non mi molla un secondo, forse teme che voglia fare qualche cazzata, magari imbeccato da Colin …”
“Cazzata che tu non farai, giusto Jared? Promettimelo”
“Io vorrei darti questa garanzia Tom, ma non so quanto varrebbe la mia parola … In passato sono ricaduto nei medesimi errori, pur sapendo quanto mi avrebbero distrutto”
“Estremizzando, potrei pensare che ti stai riferendo anche a Geffen, quindi ragionaci un po’ su e metti della distanza tra lui e te, se lo ritieni un pericolo per il tuo matrimonio ed il tuo avvenire, Jared. Fallo e basta, ok?”





La sua pelle d’ebano era talmente in contrasto con quella diafana di Harry, che quest’ultimo ebbe un iniziale sussulto, nel vedere l’immagine riflessa nello specchio laterale al letto, dove l’altro lo aveva fatto distendere, dopo averlo spogliato in silenzio.

Avrà avuto quaranta anni, il doppio di Harry, così il suo sembiante, alto, massiccio e muscoloso, sembrò inghiottirlo, appena cominciò a tracciare scie, dai capezzoli del giovane al suo ombelico, scendendo poi al suo inguine, per inghiottirne l’erezione.

“Io …”
Harry vibrò, frastornato.

“Hai cambiato idea, piccolo?”
Il suo tono era intriso di pacatezza: quello sconosciuto aveva fattezze particolari, occhi penetranti e fisico statuario: Harry ne prese coscienza, appena si sollevò, ergendosi ai bordi di quel giaciglio ancora intatto.

“Mi chiamo Alex, te l’ho già detto?” – e si accese una sigaretta, accomodandosi sul davanzale, nudo, accavallando le lunghe gambe muscolose.

“No … non lo so … Ho bevuto e”
“Non eri ubriaco, dieci minuti fa, quando ti sei lasciato spogliare” – rise.
Harry neppure lo rammentava nitidamente.

Quella stanza era separata da altri ambienti simili, solo da un tendaggio, che, ondeggiando al passaggio di altri avventori, rivelava altre coppie o terzetti aggrovigliati, in amplessi molto coinvolgenti e sensuali.

Harry deglutì a vuoto, mettendosi seduto di scatto e coprendosi con un cuscino, in modo quasi ridicolo.
Alex rise – “Ehi, ti vergogni di me?”
“Voglio andarmene io … io ho un fidanzato e”
“Io sono sposato … Ho due figli”
“Cosa?”
“Ma da che mondo vieni? Mi sembri caduto dal cielo ed è parecchio buio là fuori”
“Scusa tu hai frainteso … ero brillo, incazzato”
“Con chi? Con lui?”
“Sì … ed ho commesso uno sbaglio madornale …” – mormorò smarrito.
“Spesso accade, quando si è così acerbi …” – e si rivestì lento.
“Ti ho rovinato la serata …” – disse colpevole, infilandosi veloce jeans e maglione.
“No, anche se speravo finisse in maniera differente” – e gli fece l’occhiolino.
“Troverò un taxi?”
“Per dove?”
“Biot …”
“Vieni da lì?”
“Sì, un certo Jerome Renoir mi ospita, con degli altri miei conoscenti …”
“Jerome?! Io faccio il veterinario e domani mattina devo fare partorire la sua Laika”
“Il pastore tedesco, Alex?”
“Infatti … Ok, andiamo, ma dovrò lasciarti al limite del bosco”
“Ah ok … ti ringrazio …” – disse assorto.
“Ma no, ti ci porto da quell’orso, non vorrei che ti capitasse qualche guaio, anche se la zona è deserta … Su, muoviamoci, altrimenti mia moglie avrà dei sospetti”
“Non si mai …” – Harry rise impacciato.

Uscirono, senza badare allo scabroso spettacolo offerto da decine di individui, di tutte le età, alcuni attempati, altri adolescenti, dopo un’occhiata rapida, da parte di Harry.
Quei ragazzi avevano lo sguardo vuoto ed un senso di apprensione lo assalì.
Immaginò Louis, il suo Louis, cadere in una simile trappola, per buttarsi via, per dimenticarlo, perché lui lo aveva fatto sentire una puttana, convincendolo di non essere altrimenti.
Di non esistere, in tutte le molteplici sfumature di amorevole assistenza, complicità ed esperienza, grazie alla quale Harry aveva preso coscienza del proprio valore, delle capacità, derise persino dai suoi familiari, da tutta quella non umanità, che si era lasciato alle spalle, rinascendo accanto a Louis.

Haz si rese conto che, così preso dal proprio percorso e dalla conseguente evoluzione, anche nel lavoro, aveva perso di vista i cambiamenti maturati anche da parte di Lou.

Gli era fedele, lo aveva scelto, rinunciando ad Ivo, ma anche a chissà quanti altri candidati, ricchi, avvenenti, posizionati.
Un nutrito stuolo, sbavava dietro a Louis, qualunque ambiente frequentasse.
Ora, peraltro, forse era sbucato dal nulla quello giusto, Vincent Lux, che probabilmente stava facendo l’amore a Lou, adorandolo, sino a portarlo in cima ad ogni sua priorità, donandogli sé stesso e conferendogli il giusto posto nell’universo.
Era un avversario ostico, ma Harry, a pugni stretti, accartocciato sul sedile del passeggero, mentre Alex guidava tranquillo verso l’alba e la Provenza, non avrebbe esitato a combattere, strenuamente.

Tutte le sue elucubrazioni, sembrarono ricevere uno schiaffo, appena vide sul lungo mare, prima dell’imbocco dell’autostrada, a cui mancava poco, l’auto di Vincent e la Renault quattro di Jerome.
C’era anche il suv, noleggiato da Hopper.

“Fermati … Fermati Alex, io scendo qui!”
“Come vuoi … sei sicuro?”
“Mai quanto ora!”
ù
E volò via, sulla sabbia, intravedendo Louis, da solo, sulla battigia, tra i labrador di Renoir, a giocare con un bastoncino ed un pallone sgonfio.
Poco distante Sylvie faceva roteare Alain, tenendolo per le manine, ridendo con lui ed incrociando l’espressione serena di Louis, che si illuminò di gioia e dei primi raggi del sole, appena Harry lo chiamò, sbracciandosi e correndo verso di loro.
Louis perse un battito e poi accelerò l’andatura, in direzione di Harry, quasi scontrandosi, mentre si allacciavano e saldavano, in un bacio interminabile.

“Eh già …” – sospirò Jerome, osservandoli dagli scogli, sopra ai quali stava abbarbicato, insieme a Vincent, Glam, Scott e Marc, ognuno con una canna da pesca tra le mani gelide.
“Eh già cosa, caprone?! Fa un freddo cane, cosa diavolo di facciamo qui, eh?” – sbottò Lux, trattenendo una risata.
“Guardiamo la vita, esplodere davanti a noi, più vivace di quella palla di fuoco …” – quindi lo scrutò – “Non ti sembra, Vincent?”
“Sì … certo” – e sorrise, ammirando Sylvie, con il suo cucciolo, mentre altri due, più cresciuti, ma solo all’apparenza, erano crollati in lacrime, tra le onde, più uniti che mai.

Glam si alzò il bavero e calò la cuffia in lana grossa – “E’ uno spettacolo raro e magnifico … Come il potere ricominciare … Ancora una volta.”





 APPARIZIONE SPECIALE PER SEAL, NEL RUOLO DI ALEX ;-)




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