Capitolo n. 165 – zen
Fu il temporale a
svegliarli e, nel caso di Geffen, anche una fastidiosa fitta al fianco destro.
Se ne lamentò
immediato, mentre Scott sbirciava l’ora: era solo mezzanotte.
“Aspetta, stenditi …
Un bel respiro …” – e gli sorrise, dandogli poi un bacio, sulla smorfia, che
Glam fece, appena il medico lo tastò al di sotto delle costole.
“E’ il fegato …
Gonfio, per le medicine, effetto collaterale previsto” – e si alzò, recuperando
l’inseparabile valigetta.
“Vorrei smettere di
prendere tutto, mi sono stancato”
“Non fare i capricci”
– lo esortò l’amico, amante, neppure loro sapevano più chi fossero in realtà,
entrambi.
“Va sempre peggio
Scotty …” – disse rannicchiandosi in posizione fetale.
“No, stai
migliorando, le analisi non mentono … Ora ti preparo un’iniezione”
“Di cianuro?” –
sorrise mesto.
“Smettila sei una
lagna” – ed inspirò, senza riuscire a celare la propria preoccupazione.
Lux aprì una
cassaforte, vecchio stile.
La combinazione era
ancora impostata con la classica rotellina nera, graduata da linee e cifre in bianco;
un meccanismo dal suono inconfondibile.
Ne estrasse quattro
plichi, aprendone uno soltanto dal lato superiore, per mostrarne il contenuto a
Louis, sempre più sbalordito dal comportamento dell’uomo.
“Cosa me ne dovrei
fare io, eh Louis? In fondo ho fatto tanti sacrifici per accumulare risparmi ed
investire in questi” – dopo di che prese due blister.
“La caratura è
contenuta, solo un carato l’uno, ma sono brillanti gemelli, purissimi, mettili
in una cassetta di sicurezza, ti garantiranno la vecchiaia ed i contanti” –
parecchi – “potrai usarli come meglio credi e sono certo saranno scelte oculate
e cariche di prospettive … Mon petit enfant” – e lo strinse, per poi passargli
quel piccolo, immenso tesoro, insieme al suo sorriso.
“Vincent io non posso
accettare, è … è troppo e poi … Poi io non sono nessuno per te” – disse emozionato,
quasi tremando.
Lux lo abbracciò di
nuovo, con sconfinata tenerezza – “Tu sei il figlio che non ho più e sei un
ragazzo speciale, di cui mi sono innamorato perdutamente … E’ bastato un
attimo, quello che i vecchi chiamano coup de foudre … Non mi accadrà più, però
tu appartieni ad Harry, è scritto”
“Nel destino …?” –
replicò sconsolato.
Questa volta fu
Vincent a baciarlo.
Appena tornarono a
guardarsi, Louis si accorse delle sue lacrime vivide – “Se mai dovesse accadere
che … Che noi si arrivi a fare l’amore, angelo mio, io non ti lascerò più
andare via … Sappilo”
Il giovane annuì,
pervaso da una sensazione bellissima.
“Ora, però, ti
aiuterò a trovare Harry … Andiamo.”
Quel posto era quanto
di più inaspettato Harry potesse trovare.
Era giunto sino ad
Antibes, quasi per inerzia, salendo su di un bus, con altri coetanei, che
parlavano di musica e discoteche.
Quando ne discese,
vide un’indicazione per il centro della cittadina, dalla parte opposta a quella
portuale, dove si trovava.
Vi si diresse
solerte, cercando un bar dove dissetarsi ed entrò in un locale, dal nome
sinistro L'abîme, l’abisso.
Chiese un drink, poi
un altro, più alcolico del primo.
Il barman gli
sorrideva complice, ammiccando, forse solleticato dalla sua timidezza o forse perché
Harry era una faccia nuova.
Una volta chiesto il
conto, però, l’inserviente gli passò un biglietto, indicandogli una porta rossa.
“E’ tutto pagato, da
monsieur Rescal”
“Co cosa?” – ribatté,
la vista annebbiata, del resto era a stomaco vuoto.
Tom si separò lento
da lui, che stava ancora singhiozzando.
Il terapista passò
dei kleenex a Jared e poi aggrottò la fronte, amareggiato.
“Abbiamo fatto un
passo indietro … Hugh mi aveva avvertito, ma non credevo che la tua angoscia
fosse a questi livelli: mi dispiace da morire Jay”
“Scusami Tom …”
“Devi solo pensare al
tuo benessere” – gli sorrise dolce – “E non a scusarti per qualcosa che non hai
fatto, sai?”
“Eppure esisto e mi
sento un peso per chi mi ama, come Colin ed i bambini … Non servo a nulla in
questo stato pietoso” – sottolineò avvilito.
Tom gli accarezzò i
capelli, ancora da sistemare – “E’ passato Geronimo da qui?” – domandò buffo.
Leto rise, dopo una
lieve esitazione.
“Oh bene, recuperiamo”
“Allora dovresti
rimanere con me senza sosta”
“Non so se i nostri
compagni approverebbero Jared” – bissò divertito.
Il cantante scrollò
le spalle magre, come tutto il resto.
“Sono stato male per
Justin … Così solare, così fresco …”
“Hai forse una crisi
di mezza età, Jay?”
“Può darsi …” – e lo
guardò, senza difese.
“O c’è dell’altro?” –
indagò educato.
“Non riesco a parlare
con Glam … Il fuso orario, gli impegni … Sylvie ha ritrovato il figlio, è una
bella cosa …”
“Sì, meravigliosa
direi … Tu credi che Glam sia molto di più, per lei, di un semplice titolare?”
“Non lo so Tommy …
Non so più niente di lui, di noi … Anche Scott l’ha seguito ed ho saputo da
Kurt, che si sono lasciati con Jimmy”
“Forse per quel
problema caratteriale di Scott?”
“Non ne ho idea, ma
non credo, visto che Scott si era impegnato con la psicoterapia da subito e
Jimmy gli era rimasto accanto, quando invece aveva i mezzi e l’opportunità di
andarsene come, dove e quando voleva” – concluse perplesso.
Jared si era
decisamente rilassato.
“Te la senti di
tornare alla End House?”
“Sì, mio fratello mi
aspetta in corridoio … Non mi molla un secondo, forse teme che voglia fare
qualche cazzata, magari imbeccato da Colin …”
“Cazzata che tu non
farai, giusto Jared? Promettimelo”
“Io vorrei darti
questa garanzia Tom, ma non so quanto varrebbe la mia parola … In passato sono
ricaduto nei medesimi errori, pur sapendo quanto mi avrebbero distrutto”
“Estremizzando,
potrei pensare che ti stai riferendo anche a Geffen, quindi ragionaci un po’ su
e metti della distanza tra lui e te, se lo ritieni un pericolo per il tuo matrimonio
ed il tuo avvenire, Jared. Fallo e basta, ok?”
La sua pelle d’ebano
era talmente in contrasto con quella diafana di Harry, che quest’ultimo ebbe un
iniziale sussulto, nel vedere l’immagine riflessa nello specchio laterale al
letto, dove l’altro lo aveva fatto distendere, dopo averlo spogliato in
silenzio.
Avrà avuto quaranta
anni, il doppio di Harry, così il suo sembiante, alto, massiccio e muscoloso,
sembrò inghiottirlo, appena cominciò a tracciare scie, dai capezzoli del
giovane al suo ombelico, scendendo poi al suo inguine, per inghiottirne l’erezione.
“Io …”
Harry vibrò,
frastornato.
“Hai cambiato idea,
piccolo?”
Il suo tono era
intriso di pacatezza: quello sconosciuto aveva fattezze particolari, occhi
penetranti e fisico statuario: Harry ne prese coscienza, appena si sollevò,
ergendosi ai bordi di quel giaciglio ancora intatto.
“Mi chiamo Alex, te l’ho
già detto?” – e si accese una sigaretta, accomodandosi sul davanzale, nudo,
accavallando le lunghe gambe muscolose.
“No … non lo so … Ho
bevuto e”
“Non eri ubriaco,
dieci minuti fa, quando ti sei lasciato spogliare” – rise.
Harry neppure lo
rammentava nitidamente.
Quella stanza era
separata da altri ambienti simili, solo da un tendaggio, che, ondeggiando al
passaggio di altri avventori, rivelava altre coppie o terzetti aggrovigliati,
in amplessi molto coinvolgenti e sensuali.
Harry deglutì a
vuoto, mettendosi seduto di scatto e coprendosi con un cuscino, in modo quasi
ridicolo.
Alex rise – “Ehi, ti
vergogni di me?”
“Voglio andarmene io …
io ho un fidanzato e”
“Io sono sposato … Ho
due figli”
“Cosa?”
“Ma da che mondo
vieni? Mi sembri caduto dal cielo ed è parecchio buio là fuori”
“Scusa tu hai
frainteso … ero brillo, incazzato”
“Con chi? Con lui?”
“Sì … ed ho commesso
uno sbaglio madornale …” – mormorò smarrito.
“Spesso accade,
quando si è così acerbi …” – e si rivestì lento.
“Ti ho rovinato la
serata …” – disse colpevole, infilandosi veloce jeans e maglione.
“No, anche se speravo
finisse in maniera differente” – e gli fece l’occhiolino.
“Troverò un taxi?”
“Per dove?”
“Biot …”
“Vieni da lì?”
“Sì, un certo Jerome
Renoir mi ospita, con degli altri miei conoscenti …”
“Jerome?! Io faccio
il veterinario e domani mattina devo fare partorire la sua Laika”
“Il pastore tedesco,
Alex?”
“Infatti … Ok,
andiamo, ma dovrò lasciarti al limite del bosco”
“Ah ok … ti ringrazio
…” – disse assorto.
“Ma no, ti ci porto
da quell’orso, non vorrei che ti capitasse qualche guaio, anche se la zona è
deserta … Su, muoviamoci, altrimenti mia moglie avrà dei sospetti”
“Non si mai …” –
Harry rise impacciato.
Uscirono, senza
badare allo scabroso spettacolo offerto da decine di individui, di tutte le
età, alcuni attempati, altri adolescenti, dopo un’occhiata rapida, da parte di
Harry.
Quei ragazzi avevano
lo sguardo vuoto ed un senso di apprensione lo assalì.
Immaginò Louis, il
suo Louis, cadere in una simile trappola, per buttarsi via, per dimenticarlo, perché
lui lo aveva fatto sentire una puttana, convincendolo di non essere altrimenti.
Di non esistere, in
tutte le molteplici sfumature di amorevole assistenza, complicità ed
esperienza, grazie alla quale Harry aveva preso coscienza del proprio valore,
delle capacità, derise persino dai suoi familiari, da tutta quella non umanità, che si era lasciato alle
spalle, rinascendo accanto a Louis.
Haz si rese conto
che, così preso dal proprio percorso e dalla conseguente evoluzione, anche nel
lavoro, aveva perso di vista i cambiamenti maturati anche da parte di Lou.
Gli era fedele, lo
aveva scelto, rinunciando ad Ivo, ma anche a chissà quanti altri candidati,
ricchi, avvenenti, posizionati.
Un nutrito stuolo,
sbavava dietro a Louis, qualunque ambiente frequentasse.
Ora, peraltro, forse
era sbucato dal nulla quello giusto, Vincent Lux, che probabilmente stava
facendo l’amore a Lou, adorandolo, sino a portarlo in cima ad ogni sua
priorità, donandogli sé stesso e conferendogli il giusto posto nell’universo.
Era un avversario
ostico, ma Harry, a pugni stretti, accartocciato sul sedile del passeggero,
mentre Alex guidava tranquillo verso l’alba e la Provenza, non avrebbe esitato
a combattere, strenuamente.
Tutte le sue
elucubrazioni, sembrarono ricevere uno schiaffo, appena vide sul lungo mare,
prima dell’imbocco dell’autostrada, a cui mancava poco, l’auto di Vincent e la
Renault quattro di Jerome.
C’era anche il suv,
noleggiato da Hopper.
“Fermati … Fermati
Alex, io scendo qui!”
“Come vuoi … sei
sicuro?”
“Mai quanto ora!”
ù
E volò via, sulla
sabbia, intravedendo Louis, da solo, sulla battigia, tra i labrador di Renoir,
a giocare con un bastoncino ed un pallone sgonfio.
Poco distante Sylvie
faceva roteare Alain, tenendolo per le manine, ridendo con lui ed incrociando l’espressione
serena di Louis, che si illuminò di gioia e dei primi raggi del sole, appena
Harry lo chiamò, sbracciandosi e correndo verso di loro.
Louis perse un
battito e poi accelerò l’andatura, in direzione di Harry, quasi scontrandosi,
mentre si allacciavano e saldavano, in un bacio interminabile.
“Eh già …” – sospirò Jerome,
osservandoli dagli scogli, sopra ai quali stava abbarbicato, insieme a Vincent,
Glam, Scott e Marc, ognuno con una canna da pesca tra le mani gelide.
“Eh già cosa,
caprone?! Fa un freddo cane, cosa diavolo di facciamo qui, eh?” – sbottò Lux,
trattenendo una risata.
“Guardiamo la vita,
esplodere davanti a noi, più vivace di quella palla di fuoco …” – quindi lo
scrutò – “Non ti sembra, Vincent?”
“Sì … certo” – e sorrise,
ammirando Sylvie, con il suo cucciolo, mentre altri due, più cresciuti, ma solo
all’apparenza, erano crollati in lacrime, tra le onde, più uniti che mai.
Glam si alzò il
bavero e calò la cuffia in lana grossa – “E’ uno spettacolo raro e magnifico …
Come il potere ricominciare … Ancora una volta.”
APPARIZIONE SPECIALE PER SEAL, NEL RUOLO DI ALEX ;-)
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