mercoledì 21 agosto 2013

ZEN - CAPITOLO N. 167

Capitolo n. 167  -  zen


Le dita di Steadman esitarono nel sistemare la videocamera, ma alla fine l’obiettivo venne messo a fuoco e lui si mise a sedere sopra una sedia, in una stanza vuota.
Prese un lungo respiro, azionando a distanza lo zoom, in un primo piano drammatico, per quanto era visibile la sua tensione e sofferenza.
Sul pavimento una siringa ed una bottiglia di vodka, ma gli spettatori di quel breve filmato, se ne accorsero solo quando il Paleontologo cominciò a parlare, con voce roca.

“In … in questo momento, a Quantico, l’agente speciale Aaron Hotchner avrà di certo ricevuto i miei file riservati … Ora, invece, sono qui per un ultimo saluto”
Rise piano.
“Lo rivolgo all’unica persona, alla quale ho consegnato il mio cuore, risparmiandola dalle mie ossessioni … e da una morte certa. Gli altri, sono stati meno fortunati e non posso che confermare i sospetti e le accuse, tutte fondate, sugli omicidi, che mi sono stati attribuiti”
Rossi intrecciò le mani, composto sulla poltrona, cristallizzato quasi, così come Tim e Kurt, convocati nella biblioteca dell’appartamento di quest’ultimo, per visionare ciò che Hotch stava trasmettendo in diretta a David.

Ivo bevve un sorso e proseguì mesto.
“Ti ho amato davvero, sai Tim? … Ti ho desiderato, ti ho voluto ad ogni costo e poi quando sei stato mio, ho creduto di essere guarito, di volere una famiglia e persino dei figli con te … Un gran bel sogno, che Kevin ha spezzato e reso impossibile … Me ne ha derubato, questa è la verità ed io l’ho accettata … O quasi” – scosse il capo, tirando su dal naso e poi, sorridendo acre, sembrò sferrare il colpo finale.
“Anche lui, sta guardando questo video, da qualche parte, mentre è in viaggio, per tornare dal suo adorabile marito … Adorabile e generoso, pronto ad immolarsi per risparmiargli un destino da galeotto, lontano dai paradisi di Malibu, Palm Springs … Vero Kevin? Non mi credi? Hai ragione, servono sempre delle prove: eccole.” – ed iniziarono a scorrere delle immagini, scattate di nascosto, mentre Tim ed Ivo erano insieme.
Infine anche una sequenza, che non lasciava incertezze sul loro incontro recente: sullo sfondo, infatti, la tv era accesa su di un telegiornale economico, durante il commento sugli indici di borsa del giorno prima.

Tim si sentì mancare e Kurt lo sostenne.

“E’ una stupida vendetta, ma non mi resta altro … a parte questa” – e si iniettò una sostanza biancastra, liberando un pianto, che gli morì in gola, appena si accasciò sul pavimento gelido, come il resto di quell’ambiente scarno e cupo.

Hotchner apparve sul monitor, improvviso – “Il medico legale parla di cianuro: una fine teatrale e rapida”
Rossi si strofinò la faccia, mentre Tim beveva dell’acqua e Kurt provava un disagio profondo.

“E per i delitti irrisolti?” – chiese brusco Dave.
“Stedman ci ha fornito il necessario per inchiodarlo, non ha mentito, anche se ormai …”
“De devo telefonare a Kevin” – balbettò Tim, cercando un cellulare qualsiasi.
Kurt gli passò il suo, ma non senza stringerlo sul petto – “Aspetta … Forse non l’ha neppure visto, se è in aereo … forse riusciremo a rimediare, senza che Kevin sappia nulla” – propose sconvolto.
Rossi si alzò, per voi avvicinarsi a loro, custodendoli tra le sue ali – “Ora calmatevi … E’ quasi l’alba, a che ora atterra Kevin?”
“Alle nove e trenta … Così mi ha scritto in un sms …”
“Ok, andrò all’aeroporto, ma da solo, voi aspettatemi qui.”

Tim annuì, scivolando poi lungo la parete, alla quale si era appoggiato, pensando che per lui e Kevin non ci fosse più alcun futuro.


I loro aerei giunsero al Lax quasi contemporaneamente.
Geffen si diresse al check out, nella sezione destinata ai jet privati, mentre Scott era impegnato a rispondere ad una chiamata dall’ospedale.
L’avvocato aveva appena ascoltato un messaggio del tenente Hemsworth e lo contattò preoccupato.

“Chris sono Glam, che succede?”
“Ciao Glam, si tratta di Steadman, si è suicidato”
“Cosa?!”
“L’incubo per voi è finito, ma c’è dell’altro: era lui il serial killer, che l’FBI stava braccando da anni: Rossi ed Hotchner avevano visto giusto …”
Geffen tirò un sospiro di sollievo, mozzato sul nascere appena intravide Kevin rannicchiato su di una panca, nella sala d’attesa poco distante da lui.
“Chris devo lasciarti … Ti ringrazio per avermi avvisato, saluta anche Tom …”
“Lo farò, ciao a presto.”

“Tesoro cosa ci fai tu qui?”
“Daddy …?! … Ero a Chicago per la band, sono appena arrivato” – spiegò abbattuto.
Geffen lo affiancò – “Kevin hai saputo di Steadman?”
“Sì, da lui in persona” – e si asciugò una lacrima.
L’ex lo cinse per le spalle, provando a capire come mai il bassista non fosse felice per quella notizia.
“In che senso?”
“Nel senso che …” – ed iniziò a singhiozzare.
“Kevin …?”
“Lui ha … Lui ha sedotto Tim, lo ha obbligato a …”
“Ivo ha abusato di Tim??!” – domandò sconvolto, fissandolo, dopo avere raccolto gli zigomi di Kevin nei suoi palmi grandi.
“No, ma minacciandolo di mandarmi in carcere, gli ha chiesto in cambio l’unica cosa che avrebbe distrutto il nostro matrimonio … E Tim ha acconsentito”
“Te l’ha detto Steadman?”
“L’ha scritto in una e-mail, allegandoci un video di foto e di loro due che … Ha ripreso tutto … E’ accaduto ieri”
“Forse sono immagini vecchie, ci hai pensato?”
“No … guarda …” – e gli dimostrò che non potevano esserci alternative a quell’amara scoperta.
“Potrebbe averle manipolate!” – Glam insistette, ma senza alcuna convinzione interiore: l’evidenza era schiacciante.

“Tim dov’è ora?”
“Da Kurt e Dave … Mi sta aspettando”
“Tesoro non essere precipitoso, hai parlato della fine del vostro legame, ma è assurdo!”
“No Glam … Non riesco neppure a respirare … Tim doveva venire da me, da noi, avremmo trovato una soluzione!” – sbottò disperato.
“Ivo Steadman aveva un carisma diabolico, anche tu, per amore di Tim avresti fatto la stessa identica cosa! Pensa se avessero tirato in ballo il nostro Lula, non avresti esitato, neppure io, tanto meno Tim, che lo adora!”
“Ma tu li hai visti insieme …?!” – ruggì alzandosi.
“Kevin … Hanno avuto una lunga relazione, c’era confidenza tra loro e Tim era come dilaniato, con ogni pensiero rivolto a te ed a come avresti reagito, ne sono certo!”
“Tu lo difendi perché pensi a Lula!!”
Anche Geffen si sollevò – “Non mandare all’aria il vostro rapporto: è stata una prova durissima, ma se ami davvero Tim, saprai perdonarlo ed andrete avanti, senza più l’assillo di Steadman in agguato. Siete liberi … Liberi, capisci?”


Harry aprì lo sportello del taxi a Louis, che disse al conducente dove andare.
La destinazione era il loro alloggio, ma il giovane pensava già di fare una mega sorpresa al suo fidanzato, acquistando una casa a Malibu, che aveva notato su di una rivista specializzata.
Il denaro di Vincent sarebbe stato ben speso, anche perché era un investimento garantito, comprare in quella zona.

“Ora ti preparo una mega colazione e poi filiamo a nanna Haz” – mormorò, cercando i suoi occhi ed il suo polso sinistro, di cui si impadronì con entrambe le mani.
“Mi sembra un programma … limitato” – e rise complice.
Louis si illuminò, poi appoggiò la testa sulla spalla del suo amore ritrovato.
Fuori c’era vento, ma dentro di sé albergava una serenità insperata dall’attimo in cui i loro corpi si erano come intrecciati tra le onde, sulla spiaggia francese, dove non erano servite parole per confermare il reciproco attaccamento e la volontà di ricominciare.
Louis tremò.
“Hai freddo …?”
“Un po’ Harry … prendo il maglione” – e lo recuperò dalla sacca da viaggio.
Indossandolo il giovane avvertì il profumo buono di Vincent, rimasto impresso nel tessuto, ma non solo.

Era giusto così, Lou pensò ad occhi chiusi, visualizzando nitido il sorriso di Lux, che, dall’altra parte dell’oceano, faceva di tutto per non pensare a lui, rimandando il rientro in California per non creare casini al suo petit enfant: stargli lontano, infatti, sarebbe divenuto il suo dilemma più grande, ma non poteva, non doveva intromettersi nel suo percorso con Harry, così pentito, così innamorato.

In quell’angolo incantevole di Costa Azzurra, un velo di neve aveva imbiancato il parco antistante la villa di Vincent, affacciato alla finestra, che dava sul mare inquieto, ma mai quanto i suoi battiti, pronti a disperdersi per la camera celeste, dove un giorno, forse, il suo Louis avrebbe dormito, presumibilmente abbracciato ad Harry.
O forse no.


Tim stava cercando dentro di sé la forza di affrontare Kevin, mentre sentiva avvicinarsi i suoi passi nel corridoio.
Scattò dal davanzale, sul quale si era come relegato, in un castigo, che era appena all’inizio.

“Ciao … ti porto a casa” – disse il bassista, esitando con lo sguardo sul volto pallido di Tim, che azzerò di poco la distanza, vedendo Kevin retrocedere, istintivamente, come se obbedisse ad un rifiuto spontaneo ed odioso.

“Io … mi dispiace … Kevin …”
“Ti aspetto di là, sbrigati non voglio rimanere qui un minuto di più” – ed uscì, quasi scontrandosi con Geffen, che varcò la soglia deciso, gli occhi lucidi.
“Tim …”
“Glam scusami … scusami” – e si piegò in ginocchio, come prosciugato, anche dall’ennesimo pianto.
“Tim non arrenderti” – e si precipitò a cullarlo, con la tenerezza di un padre.

“Volevo solo questo da Kevin … un semplice abbraccio …” – e lo guardò, come ad implorare un perdono impossibile, ma solo nella sua mente.

Geffen gli stava dimostrando la sua fiducia, senza incertezze.

“Kevin è scosso e devi avere pazienza … Ne hai avuta tanta con lui Tim, non mollare proprio adesso … Non farlo, Lula ed io ti vogliamo così bene”
“Kevin, però, mi detesta … Non cambierà idea … Non lo farà” – disse debole, provando brividi ovunque.
Aveva di nuovo la febbre alta.
Geffen lo fece coricare, dandogli del succo di frutta, rimasto in una bottiglietta sul tavolino da fumo, dove il palmare di Tim stava vibrando; era Jimmy.

“Tesoro vuoi rispondergli …?”
“No Glam … Non ce la faccio … Ho la nausea …”
“Aspetta, chiamo Scott, è di là, ok?”


Quella stanza, tinteggiata di viola chiaro, sei mesi prima, da Harry in salopette bianca e null’altro addosso, così comoda da poterci infilare dentro le mani, da un Louis ingordo di lui e divertito, imbrattato quanto il suo nuovo coinquilino, amico, amante, amore assoluto, mentre lo baciava …
Quella stanza ora vibrava, nei suoi occhi a tratti sbarrati, altri serrati, nell’accogliere le spinte di Haz, nel proprio canale stretto e bagnato, ancora un po’ restio a dilatarsi a sufficienza per sentirlo fino in fondo, ma nessuno si sarebbe arreso, su quel giaciglio stropicciato e bollente, come i rispettivi ansiti, ormai al limite di ogni decenza.

Che avessero sentito i vicini, cosa importava?
Era bellissimo.

Farsi amare da Haz, farsi scopare da lui, che ora l’aveva girato a pancia in giù, rientrando in Lou, i denti a mordere le lenzuola, quasi strappate dalle sue falangi madide e frementi, mentre tutto diventava liquido e gocciolava, dal sudore delle loro fronti, quello di Harry tra le scapole di Louis ed il suo sopra al cuscino, al seme di entrambi, un po’ ovunque, mentre il primo tirava su il secondo, mettendosi in ginocchio, salendo in lui, cinturato e scosso dalla veemenza del più giovane, che lo mordeva nel collo, che lo invadeva, lo masturbava, fino alla fine, fino alla   fine







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