Capitolo n. 167 - zen
Le dita di Steadman
esitarono nel sistemare la videocamera, ma alla fine l’obiettivo venne messo a
fuoco e lui si mise a sedere sopra una sedia, in una stanza vuota.
Prese un lungo
respiro, azionando a distanza lo zoom, in un primo piano drammatico, per quanto
era visibile la sua tensione e sofferenza.
Sul pavimento una
siringa ed una bottiglia di vodka, ma gli spettatori di quel breve filmato, se
ne accorsero solo quando il Paleontologo cominciò a parlare, con voce roca.
“In
… in questo momento, a Quantico, l’agente speciale Aaron Hotchner avrà di certo
ricevuto i miei file riservati … Ora, invece, sono qui per un ultimo saluto”
Rise piano.
“Lo
rivolgo all’unica persona, alla quale ho consegnato il mio cuore,
risparmiandola dalle mie ossessioni … e da una morte certa. Gli altri, sono
stati meno fortunati e non posso che confermare i sospetti e le accuse, tutte
fondate, sugli omicidi, che mi sono stati attribuiti”
Rossi intrecciò le
mani, composto sulla poltrona, cristallizzato quasi, così come Tim e Kurt,
convocati nella biblioteca dell’appartamento di quest’ultimo, per visionare ciò
che Hotch stava trasmettendo in diretta a David.
Ivo bevve un sorso e
proseguì mesto.
“Ti
ho amato davvero, sai Tim? … Ti ho desiderato, ti ho voluto ad ogni costo e poi
quando sei stato mio, ho creduto di essere guarito, di volere una famiglia e
persino dei figli con te … Un gran bel sogno, che Kevin ha spezzato e reso
impossibile … Me ne ha derubato, questa è la verità ed io l’ho accettata … O quasi”
– scosse
il capo, tirando su dal naso e poi, sorridendo acre, sembrò sferrare il colpo
finale.
“Anche
lui, sta guardando questo video, da qualche parte, mentre è in viaggio, per
tornare dal suo adorabile marito … Adorabile e generoso, pronto ad immolarsi
per risparmiargli un destino da galeotto, lontano dai paradisi di Malibu, Palm
Springs … Vero Kevin? Non mi credi? Hai ragione, servono sempre delle prove:
eccole.” – ed iniziarono a scorrere delle immagini,
scattate di nascosto, mentre Tim ed Ivo erano insieme.
Infine anche una
sequenza, che non lasciava incertezze sul loro incontro recente: sullo sfondo,
infatti, la tv era accesa su di un telegiornale economico, durante il commento
sugli indici di borsa del giorno prima.
Tim si sentì mancare
e Kurt lo sostenne.
“E’
una stupida vendetta, ma non mi resta altro … a parte questa” – e
si iniettò una sostanza biancastra, liberando un pianto, che gli morì in gola,
appena si accasciò sul pavimento gelido, come il resto di quell’ambiente scarno
e cupo.
Hotchner apparve sul
monitor, improvviso – “Il medico legale parla di cianuro: una fine teatrale e
rapida”
Rossi si strofinò la
faccia, mentre Tim beveva dell’acqua e Kurt provava un disagio profondo.
“E per i delitti
irrisolti?” – chiese brusco Dave.
“Stedman ci ha
fornito il necessario per inchiodarlo, non ha mentito, anche se ormai …”
“De devo telefonare a
Kevin” – balbettò Tim, cercando un cellulare qualsiasi.
Kurt gli passò il
suo, ma non senza stringerlo sul petto – “Aspetta … Forse non l’ha neppure
visto, se è in aereo … forse riusciremo a rimediare, senza che Kevin sappia
nulla” – propose sconvolto.
Rossi si alzò, per
voi avvicinarsi a loro, custodendoli tra le sue ali – “Ora calmatevi … E’ quasi
l’alba, a che ora atterra Kevin?”
“Alle nove e trenta …
Così mi ha scritto in un sms …”
“Ok, andrò
all’aeroporto, ma da solo, voi aspettatemi qui.”
Tim annuì, scivolando
poi lungo la parete, alla quale si era appoggiato, pensando che per lui e Kevin
non ci fosse più alcun futuro.
I loro aerei giunsero
al Lax quasi contemporaneamente.
Geffen si diresse al
check out, nella sezione destinata ai jet privati, mentre Scott era impegnato a
rispondere ad una chiamata dall’ospedale.
L’avvocato aveva
appena ascoltato un messaggio del tenente Hemsworth e lo contattò preoccupato.
“Chris sono Glam, che
succede?”
“Ciao Glam, si tratta
di Steadman, si è suicidato”
“Cosa?!”
“L’incubo per voi è
finito, ma c’è dell’altro: era lui il serial killer, che l’FBI stava braccando
da anni: Rossi ed Hotchner avevano visto giusto …”
Geffen tirò un sospiro
di sollievo, mozzato sul nascere appena intravide Kevin rannicchiato su di una
panca, nella sala d’attesa poco distante da lui.
“Chris devo lasciarti
… Ti ringrazio per avermi avvisato, saluta anche Tom …”
“Lo farò, ciao a
presto.”
“Tesoro cosa ci fai
tu qui?”
“Daddy …?! … Ero a
Chicago per la band, sono appena arrivato” – spiegò abbattuto.
Geffen lo affiancò –
“Kevin hai saputo di Steadman?”
“Sì, da lui in
persona” – e si asciugò una lacrima.
L’ex lo cinse per le
spalle, provando a capire come mai il bassista non fosse felice per quella
notizia.
“In che senso?”
“Nel senso che …” –
ed iniziò a singhiozzare.
“Kevin …?”
“Lui ha … Lui
ha sedotto Tim, lo ha obbligato a …”
“Ivo ha
abusato di Tim??!” – domandò sconvolto, fissandolo, dopo avere raccolto gli
zigomi di Kevin nei suoi palmi grandi.
“No, ma
minacciandolo di mandarmi in carcere, gli ha chiesto in cambio l’unica cosa che
avrebbe distrutto il nostro matrimonio … E Tim ha acconsentito”
“Te l’ha detto
Steadman?”
“L’ha scritto
in una e-mail, allegandoci un video di foto e di loro due che … Ha ripreso
tutto … E’ accaduto ieri”
“Forse sono
immagini vecchie, ci hai pensato?”
“No … guarda
…” – e gli dimostrò che non potevano esserci alternative a quell’amara
scoperta.
“Potrebbe
averle manipolate!” – Glam insistette, ma senza alcuna convinzione interiore:
l’evidenza era schiacciante.
“Tim dov’è
ora?”
“Da Kurt e
Dave … Mi sta aspettando”
“Tesoro non
essere precipitoso, hai parlato della fine del vostro legame, ma è assurdo!”
“No Glam … Non
riesco neppure a respirare … Tim doveva venire da me, da noi, avremmo trovato
una soluzione!” – sbottò disperato.
“Ivo Steadman
aveva un carisma diabolico, anche tu, per amore di Tim avresti fatto la stessa
identica cosa! Pensa se avessero tirato in ballo il nostro Lula, non avresti
esitato, neppure io, tanto meno Tim, che lo adora!”
“Ma tu li hai
visti insieme …?!” – ruggì alzandosi.
“Kevin … Hanno
avuto una lunga relazione, c’era confidenza tra loro e Tim era come dilaniato,
con ogni pensiero rivolto a te ed a come avresti reagito, ne sono certo!”
“Tu lo difendi
perché pensi a Lula!!”
Anche Geffen
si sollevò – “Non mandare all’aria il vostro rapporto: è stata una prova
durissima, ma se ami davvero Tim, saprai perdonarlo ed andrete avanti, senza
più l’assillo di Steadman in agguato. Siete liberi … Liberi, capisci?”
Harry aprì lo
sportello del taxi a Louis, che disse al conducente dove andare.
La
destinazione era il loro alloggio, ma il giovane pensava già di fare una mega
sorpresa al suo fidanzato, acquistando una casa a Malibu, che aveva notato su
di una rivista specializzata.
Il denaro di
Vincent sarebbe stato ben speso, anche perché era un investimento garantito,
comprare in quella zona.
“Ora ti
preparo una mega colazione e poi filiamo a nanna Haz” – mormorò, cercando i
suoi occhi ed il suo polso sinistro, di cui si impadronì con entrambe le mani.
“Mi sembra un
programma … limitato” – e rise complice.
Louis si
illuminò, poi appoggiò la testa sulla spalla del suo amore ritrovato.
Fuori c’era
vento, ma dentro di sé albergava una serenità insperata dall’attimo in cui i
loro corpi si erano come intrecciati tra le onde, sulla spiaggia francese, dove
non erano servite parole per confermare il reciproco attaccamento e la volontà
di ricominciare.
Louis tremò.
“Hai freddo …?”
“Un po’ Harry
… prendo il maglione” – e lo recuperò dalla sacca da viaggio.
Indossandolo
il giovane avvertì il profumo buono di Vincent, rimasto impresso nel tessuto,
ma non solo.
Era giusto
così, Lou pensò ad occhi chiusi, visualizzando nitido il sorriso di Lux, che,
dall’altra parte dell’oceano, faceva di tutto per non pensare a lui, rimandando
il rientro in California per non creare casini al suo petit enfant: stargli
lontano, infatti, sarebbe divenuto il suo dilemma più grande, ma non poteva,
non doveva intromettersi nel suo percorso con Harry, così pentito, così
innamorato.
In quell’angolo
incantevole di Costa Azzurra, un velo di neve aveva imbiancato il parco
antistante la villa di Vincent, affacciato alla finestra, che dava sul mare
inquieto, ma mai quanto i suoi battiti, pronti a disperdersi per la camera
celeste, dove un giorno, forse, il suo Louis avrebbe dormito, presumibilmente
abbracciato ad Harry.
O forse no.
Tim stava
cercando dentro di sé la forza di affrontare Kevin, mentre sentiva avvicinarsi
i suoi passi nel corridoio.
Scattò dal
davanzale, sul quale si era come relegato, in un castigo, che era appena
all’inizio.
“Ciao … ti
porto a casa” – disse il bassista, esitando con lo sguardo sul volto pallido di
Tim, che azzerò di poco la distanza, vedendo Kevin retrocedere, istintivamente,
come se obbedisse ad un rifiuto spontaneo ed odioso.
“Io … mi
dispiace … Kevin …”
“Ti aspetto di
là, sbrigati non voglio rimanere qui un minuto di più” – ed uscì, quasi
scontrandosi con Geffen, che varcò la soglia deciso, gli occhi lucidi.
“Tim …”
“Glam scusami
… scusami” – e si piegò in ginocchio, come prosciugato, anche dall’ennesimo
pianto.
“Tim non
arrenderti” – e si precipitò a cullarlo, con la tenerezza di un padre.
“Volevo solo
questo da Kevin … un semplice abbraccio …” – e lo guardò, come ad implorare un
perdono impossibile, ma solo nella sua mente.
Geffen gli
stava dimostrando la sua fiducia, senza incertezze.
“Kevin è
scosso e devi avere pazienza … Ne hai avuta tanta con lui Tim, non mollare
proprio adesso … Non farlo, Lula ed io ti vogliamo così bene”
“Kevin, però,
mi detesta … Non cambierà idea … Non lo farà” – disse debole, provando brividi
ovunque.
Aveva di nuovo
la febbre alta.
Geffen lo fece
coricare, dandogli del succo di frutta, rimasto in una bottiglietta sul
tavolino da fumo, dove il palmare di Tim stava vibrando; era Jimmy.
“Tesoro vuoi
rispondergli …?”
“No Glam … Non
ce la faccio … Ho la nausea …”
“Aspetta,
chiamo Scott, è di là, ok?”
Quella stanza,
tinteggiata di viola chiaro, sei mesi prima, da Harry in salopette bianca e
null’altro addosso, così comoda da poterci infilare dentro le mani, da un Louis
ingordo di lui e divertito, imbrattato quanto il suo nuovo coinquilino, amico,
amante, amore assoluto, mentre lo baciava …
Quella stanza
ora vibrava, nei suoi occhi a tratti sbarrati, altri serrati, nell’accogliere
le spinte di Haz, nel proprio canale stretto e bagnato, ancora un po’ restio a
dilatarsi a sufficienza per sentirlo fino in fondo, ma nessuno si sarebbe
arreso, su quel giaciglio stropicciato e bollente, come i rispettivi ansiti,
ormai al limite di ogni decenza.
Che avessero
sentito i vicini, cosa importava?
Era bellissimo.
Farsi amare da
Haz, farsi scopare da lui, che ora l’aveva girato a pancia in giù, rientrando
in Lou, i denti a mordere le lenzuola, quasi strappate dalle sue falangi madide
e frementi, mentre tutto diventava liquido e gocciolava, dal sudore delle loro
fronti, quello di Harry tra le scapole di Louis ed il suo sopra al cuscino, al
seme di entrambi, un po’ ovunque, mentre il primo tirava su il secondo,
mettendosi in ginocchio, salendo in lui, cinturato e scosso dalla veemenza del
più giovane, che lo mordeva nel collo, che lo invadeva, lo masturbava, fino
alla fine, fino alla fine
…
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