venerdì 28 febbraio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 253

Capitolo n. 253 – zen



Colin indossò un semplice completo in jeans scuro, oltre alle inseparabili scarpe logore, alle quali era particolarmente affezionato.

“Devono essere dei porta fortuna, quelle, mio caro Farrell” – lo canzonò Jared, piombando nella camera armadio, dove il coniuge si stava preparando per il suo compleanno.

“Con te hanno funzionato, amore” – lo accolse solare, dandogli un bacio.

“Sono già arrivati tutti, Jay?” – chiese piano, scorrendo il suo viso, con i propri carboni liquidi.

“Più o meno … Mancano Vas e Peter, la sorveglianza è al minimo, però arriveranno Chris ed alcuni agenti, a scortare quei ragazzi ed i loro genitori … Il più grande è orfano, ma pare ci sia uno zio, che doveva fungere da tutore …”

Colin inspirò – “Escludo a priori i metodi di Antonio ed anche di Glam, però li ammazzerei con queste mani, credimi, per ciò che hanno fatto subire al nostro Yari ed a Misaki” – disse fermo.

“Glam è sempre stato … determinato, quando si trattava dei suoi affetti … Ricordo l’aggressione a Kevin e poi l’attentato, dove Lula rimase ferito: quella notte, Glam avrebbe ucciso Mendoza di sicuro, se non l’avesse trovato già morto stecchito” – sospirò, rabbuiandosi.


“Sì, lui non ha mai avuto molta pietà o comprensione, quelle che tu ora stai dimostrando, Jared, con uno sforzo incredibile”

“Eppure mi crederete tutti, dopo il discorso, che farò a queste persone: almeno lo spero” – sorrise, riabbracciando l’irlandese, che non aveva mai smesso di guardarlo innamorato.


Kevin entrò nel salottino al secondo piano della Joy’s house, trovando finalmente Glam.

Stava fumando una canna, il caminetto acceso, dopo essersi allungato su di una poltrona, avvicinandola il più possibile al focolare.

“Ah sei qui daddy … Mio Dio, apri almeno la finestra” – e provò a ridere di quella situazione, seppure il suo cuore fosse come stritolato in una morsa, nel vederlo in quelle condizioni.

“Perdonami … Ho un po’ freddo, non ci ho pensato” – mormorò assorto ed un po’ confuso dall’erba.

Kevin si sfilò la t-shirt, restando mezzo nudo, con i cargo e le infradito, come se dovesse andare in spiaggia e non ad un ricevimento, seppure informale.

“Si soffoca qui, daddy … Hai bisogno di un medico?” – e si inginocchiò tra le sue gambe.

Geffen lo scrutò, turbandolo, con le sue iridi ancora vivide.

“Io … ti ho fatto soffrire così tanto, vero piccolo …?”

“Glam non è il momento di rivangare, abbiamo superato certi … melodrammi” – si ostinò a scherzare, guardando in basso, per non farsi vedere sul punto di piangere.

Geffen gli sfiorò con le dita i capezzoli turgidi, per la folata di vento, che ridiede all’ambiente una minima salubrità.

Si sollevò poi del tutto, avvolgendo Kevin, con le ali smagrite, ma tenaci, nel volere brandire qualcuno, che un tempo era stato suo e che, forse, lo sarebbe stato per sempre, in un certo senso.


Quel senso di loro, che aveva portato gioia, alternandola al rammarico più sordo e cupo, del tradimento, dell’inganno, della menzogna.

Ora sembrava davvero tutto metabolizzato, quasi dimenticato.

Geffen lo fissò, tenendolo a sé, commosso.

“Ti chiedo scusa Kevin, per averti deluso e per tutte quelle cose, che tu sai meglio di me”

“Non importa daddy … E se tu sapessi quanto mi dispiace … mi dispiace così tanto” – e si appese al suo collo, scoppiando in lacrime.

L’avvocato lo cullò, in un gesto così caro ad entrambi, che sarebbe mancato da morire a Kevin, in un futuro, che sembrava correre loro incontro, spietato ed incontrovertibile.



Louis ed Harry giunsero alla End House con Brent e Brendan, convinto, suo malgrado, dagli altri tre ad arrivarci in sella ad una bicicletta.

Nelle loro tenute sportive, i giovani sembravano a loro agio, mentre l’analista a stento teneva dritto il manubrio, caracollando nel vialetto del parco ed innescando un’ilarità scoppiettante, nel resto di quell’allegra spedizione.

“Questa è l’ultima volta!” – tuonò Laurie, mentre Brent si affrettava a disinfettargli i gomiti, lasciati imprudentemente scoperti.

Louis si tolse il casco, recuperando dalle spalle di Harry lo zainetto, contenente i rispettivi abiti – “Noi andiamo a cambiarci, addio!!” – esclamò allegro, trascinando il neo sposo verso le scuderie poco distanti.

Laurie grugnì minaccioso, ma il suo ragazzino riuscì ad ammansirlo in meno di dieci secondi, con un bacio mozzafiato.

“Mi sposerai anche se non metto i braccioli, Brent?” – bofonchiò arrossendo adorabile.

“Ti sposerei in qualsiasi modo, brontolone …”

“Lo sono? Ma dai” – rise, prendendolo per mano ed avviandosi verso il ricevimento.



Meliti parlottò insieme a Geffen, al suo arrivo.

Lula si allontanò con Tim e Kevin, che si raccomandò di non tardare: Jared aveva chiesto loro di essere presenti all’incontro con le famiglie dei ragazzi, che avevano malmenato Yari e Misaki.


“Dunque Vas e Peter sono andati sul posto?”
“Sì Glam, ci ho spedito pure Amos … Brutta faccenda, Vincent mi sembrava davvero preoccupato” – spiegò l’anziano, buttando fuori il fumo del suo sigaro.

Iniziarono a camminare, reggendosi entrambi sul proprio bastone da passeggio.

Geffen scosse la testa – “Il tuo jet mica può atterrare su di una pista di fortuna, da come mi hai raccontato”

“No, infatti useranno un elicottero, forse due: la situazione potrebbe farsi critica nelle prossime ore. Speriamo bene”

“Non dire nulla a Louis, non vorrei che si allarmasse, ok Antonio?”

“Non temere, sarò una tomba”



Tomo, alla fine, si decise a prenderlo sotto il braccio sinistro; Shannon sorrise, provando un enorme sollievo.

“Comunque” – esordì il croato, senza fermarsi.

“Cosa?” – replicò l’altro, inquieto.

“E’ stato un momento particolare, ma io non ci passo sopra, Shan, a quello che mi hai fatto, per l’ennesima volta”

Il batterista deglutì a vuoto, bloccandosi, per poi staccarsi e fissarlo.

“Ti capisco Tomo”

“Davvero?” – rise storto, aggiustandosi i capelli, dal taglio corto e scalato.
Gli stavano a meraviglia.

Da lontano, Chris ed Ivan, appena arrivati, li salutarono in piena armonia.

Leto li guardò di sfuggita.

“Forse con lui saresti stato più felice e poi Christopher è un tale schianto ed io non sono nessuno” – osservò serio.

Tomo rise.

“Mi prendi anche per il culo, adesso?” – sbottò, all’apparenza livido, ma Shannon aveva solo una paura fottuta di perderlo.

Tomo lo sapeva; gli afferrò il viso e lo baciò.

Le pulsazioni accelerarono, così i loro corpi non esitarono ad avvinghiarsi.

“Sei uno stupido Shannon Leto”

“Sono un pazzo, a correre ancora il rischio di rovinare tutto e di vederti andare via”

“Potrebbe ancora accadere” – sorrise.

“Ok Tomo … Ok” – prese fiato, poi si rifugiò nell’incavo della sua spalla – “Ho bisogno di te … di noi”
“Torna a casa, stasera e dimostramelo”

“Lo farò” – e si accese, di speranza e gioia.
“Rispettando i miei tempi, ok?”

“D’accordo …” – ed annuì convinto.
“Bene … Andiamo a divertirci ora, sono stufo di essere triste” – e si avviarono, allacciati e silenziosi, fino a destinazione.



Jared si appoggiò alla scrivania, dove Antonio si era accomodato al lato opposto, su di una poltrona piuttosto vistosa, per foggia e colore.
Un arancio vivo.

Si era creata una sorta di platea, davanti al cantante: i familiari di quei ragazzi e questi ultimi, sorvegliati da agenti in borghese e da Chris, che teneva in manette il maggiore della cricca.

“Potresti togliergliele?” – chiese gentile Leto.

“Come vuoi … E tu non fare scherzi”

Il giovane era pallido e si mise a sedere.

Geffen li squadrò nel peggiore dei modi, dopo essersi presentato come il legale di Yari e Misaki.
Kevin e Tim quasi lo sostennero, sino alla sua postazione laterale, dove già si erano sistemati Colin, i genitori di Misaki ed infine Jude e Robert, nettamente migliorati, grazie anche al soggiorno a Palm Springs.


“Vi sono grato per avere accettato il nostro invito: Colin ed io abbiamo adottato Yari in Egitto, diversi anni fa. E’ stata una scelta dettata dall’urgenza di salvarlo da mille pericoli ed una parte di noi, penso, credeva di averlo reso immune da ogni ostacolo, il che, oggi, ci appare come una grossolana ingenuità.”

Fece una breve pausa, bevendo un sorso d’acqua, che Farrell gli porse con un sorriso, affiancandolo.

“Yari non era come i nostri bambini, sapete? Insomma era così diverso, malnutrito, sporco, disperato: era uno dei tanti orfani, abbandonati per strada a loro stessi, da persone ignobili, che mai si sarebbero occupate di lui, così come avremmo potuto evitarlo persino noi, girandoci dall’altra parte, schivando il nugolo di ragazzini in cerca di elemosina, dove lui, peraltro, soccombeva a chi era più robusto, anche se di poco … Ciò mi colpì al cuore, perché era l’ultimo, tra gli ultimi … Era discriminato persino tra gli emarginati ... La loro cattiveria smosse qualcosa dentro di me e fui determinato a portarlo con noi, a fargli conoscere i nostri figli, che lo accettarono subito, con il loro tipico entusiasmo e senza alcuna ritrosia … Credo di essere stato vittima di un’illusione, ma volevo nutrire fiducia nel prossimo e non vincolare ogni suo passo alla presenza di bodyguard, che peraltro non ci mancano: Yari non doveva pagare il prezzo della mia celebrità o di quella di mio marito Colin, non doveva accadere, per la sua serenità, per non farlo sentire nuovamente un diverso

Una donna in prima fila alzò timidamente la mano – “Posso chiederle quanti figli avete …?”

“Certo” – Jared arrise al suo quesito – “Sono undici, di cui cinque naturali ovvero James, Henry ed i gemelli Thomas e Ryan, concepiti da Colin e poi c’è Isotta, la mia principessa … A proposito, venite avanti …”

Il loro colorato clan varcò la soglia, riunendosi tra il nonno e zio Geffen, che li salutarono premurosi.

“Come potrete notare manca solo Yari … Ecco signora, suo figlio ha causato la sua assenza … E così di Misaki, a cui noi vogliamo un mondo di bene … Lui e Yari sono andati a convivere, seppure siano poco più che adolescenti, ma sono maturi, eccellono negli studi e negli sport, ci danno soddisfazioni immense … Eppure né io, né Colin, abbiamo voluto soccombere al dolore ed alla rabbia, nel vederli feriti e costretti in un letto di ospedale per qualche settimana, non solo per colpa sua, ma anche degli altri tre suoi amici … In fondo la scena si è ripetuta e Yari non è riuscito a difendersi, oggi, come allora nella sua terra natia … E temo che anche i vostri figli non saprebbero farlo, se condotti in un carcere, anzi, se già sono incazzati con la vita, l’odio che ha corroso in parte la loro indole, li condannerà completamente” – affermò serio.

Nessuno proferì una sillaba, lasciandolo concludere.

Jared prese quattro buste ed un plico – “Qui dentro c’è del denaro e qui la denuncia, che Colin ed io non abbiamo ancora controfirmato … Il primo potrebbe salvare i vostri ragazzi dalla delinquenza, ricondurli a scuola, garantendo un futuro migliore, mentre la seconda, segnerebbe il loro destino … Yari ha avuto un’opportunità incontrandoci … Sapete, ho imparato che il rancore fa marcire il bello che è in noi e cancella ogni nostra buona azione pregressa, perché ci porta a commettere degli errori, ad allontanarci da chi amiamo, persino a vergognarci di noi stessi … Ed io mi sarei vergognato a morte, se mi fossi lasciato prendere dall’ira, provando a vendicarmi di ragazzini, dei quali avrei potuto essere il padre … Ciò nonostante, dovrete dimostrarvi all’altezza di questa chance, ma potete anche rifiutarla e la legge farà il suo corso. Se accetterete, degli assistenti sociali vi seguiranno per i prossimi sei mesi, relazionandomi sui vostri progressi”

Gli sguardi tra William, Larry, Charles e Duncan, questi i loro nomi, furono esaustivi.

Così la gratitudine dei rispettivi familiari, che si alzarono, per andare vicino a Jared e Colin, così da ricevere quel dono prezioso ed inatteso.


I coniugi li invitarono altresì ad aggregarsi ai festeggiamenti, ma nessuno di loro si sentiva a proprio agio per accettare.


Una volta soli, Colin strinse Jared con energia, baciandolo dolcemente.

“Se tu non ci fossi, dovrei inventarti … Penso di avertelo già detto un milione di volte Jay”

“Una in più non guasta” – bisbigliò, prendendo il cellulare dalla tasca dell’attore – “Voglio chiamare Yari”

“Glielo dirai? O lo sapeva già?”

“Non sa nulla, Colin e mi auguro non si arrabbi …” .

“Fidati di lui … E’ un tipo in gamba, sai? L’ha cresciuto un certo Jared Joseph Leto” – rise solare, accarezzandogli i capelli.

“E’ andata bene solo perché c’era al mio fianco un tale Colin James Farrell, hai presente? … A proposito, pare che oggi sia il suo b-day … Ormai è vecchissimo!” – e ricambiò la sua risata argentina, non senza baciarlo nuovamente ed a lungo.









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