Capitolo n. 249 – zen
Jordan stava versando
del caffè, quando Louis entrò per primo in cucina.
“Buongiorno” – lo
salutò cordiale l’uomo e lui fece un cenno un po’ arruffato dal sonno.
Aveva un pigiama
troppo largo per essere il suo, celeste cielo, come le sue iridi, con sopra
stampati tanti orsetti multi colore.
Era tenero, anche nel
suo rossore mattutino.
“Ne vuoi? Ci sono
anche delle ciambelle, le ha preparate tua madre …”
Boo andò a sedersi –
“Sì grazie, magari una bella tazza … abbiamo fatto le ore piccole …”
“Vi siete divertiti?”
“Sì, ma poi faceva
freddo al ritorno …”
“Sì, la tipica
escursione termica di questo deserto … Janet mi ha detto che stai per laurearti
in Paleontologia, è interessante” – e gli versò la bevanda bollente.
“Sono quasi arrivato
alla meta … La mamma, però, come fa a saperlo? Sono anni che non ci sentiamo …”
Il professore
sorrise.
“Una settimana fa tuo
padre è venuto ad Atlanta, ovviamente preavvisandoci … E’ rimasto con noi un
paio di giorni e ci ha raccontato ogni dettaglio delle vostre vite, tua e di
Brent jr: i rapporti tra lui e Janet erano logori, quindi è stata una sorpresa,
un po’ come il resto del suo … cambiamento” – ed ammiccò simpatico.
Sarebbe stato un
bravo genitore, pensò Louis.
“Lei e Janet … e la mamma,
avete dei figli?”
“No, ma io ne ho una,
dal primo matrimonio, è già sposata e mi ha reso nonno … anzi, anche Janet è
diventata tale, anche perché ero vedovo quando la incontrai, capisci?”
Boo annuì, tirando su
dal naso.
Jordan gli passò
anche la torta di mele.
“Questa l’ha fatta
lei … Te ne ricordi?”
“Sì … E’ buona come
quando eravamo piccoli …” – disse assaggiandola.
Si era rilassato.
“Posso darle del tu,
Jordan?” – chiese con garbo.
“Certo che sì … A
proposito di cerimonie, abbiamo saputo tardi di te e di Harry, se no saremmo
venuti anche noi, credimi”
Louis si illuminò di
un sorriso bellissimo.
“Sarebbe stato
fantastico … Comunque potrete recuperare con Brent: lui e Brendan stanno per
sposarsi” – rivelò entusiasta.
“Ok … Non mancheremo,
promesso.”
Colin lesse il
messaggio con un minimo di apprensione.
§
Sono a Malibu con Shan; dormo qui insieme a lui. A domani, per il pranzo da
Glam. JJ §
Era sintetico, nessun
accenno affettuoso; in fondo se lo meritava, rimuginò l’irlandese.
Chiamò quindi Jude,
chiedendogli se poteva stargli vicino quella notte.
L’inglese gli disse
di sì, congedando Xavier, che avrebbe fatto l’alba al suo capezzale, disegnando
bozzetti in bianco e nero, molto graditi a Law.
Capì al volo che il
suo irish buddy aveva bisogno di sfogarsi e non vedeva l’ora di starlo a
sentire, anche perché si annoiava a morte e non poteva neppure stare in camera
con Robert, per motivi tecnici, legati alle apparecchiature, che drenavano
sangue e liquidi, nel corso della rispettiva terapia, ormai giunta al termine.
Farrell giunse in
ospedale in soli venti minuti.
Indossò il camice
sterile e la mascherina, anche se non erano più strettamente necessari.
“Ciao Jude, come ti
senti?” – gli chiese a breve distanza, rammaricandosi per non poterlo
abbracciare.
“Meglio di te, direi”
– e ridendo, gli disse di mettersi comodo.
“Hai ragione, mi
conosci anche troppo bene, vero?”
“Fai tu, sono anni
che combiniamo casini … Si tratta di Jared?” – incalzò curioso.
“Già … E’ che mi
vergogno a morte, anche se devo dirlo a qualcuno … devo liberarmi da questo
peso …”
Tomo si legò i lunghi
capelli.
“Ok, è tuo fratello e
l’hai perdonato, mi sta bene! E Colin te lo sei sposato, hai graziato anche
lui?! OK, cazzi tuoi Jared, ma a me questa storia è andata di traverso e mi ci
vorrà del tempo per metabolizzarla, d’accordo?!”
Il croato era fuori
di sé.
Aveva lasciato Josh
da Owen per il fine settimana e voleva riflettere sull’imballare o meno le cose
di Shannon, per poi recapitargliele a Malibu od in qualche magazzino in
periferia.
Jared prese un lungo
respiro, guardando l’ora.
Era quasi mezzanotte.
“Shannon è distrutto
per questa cosa … Lui è innamorato profondamente di te, Tomo e so che non ha
senso questo tradimento …”
“Ti stai arrampicando
sugli specchi, eh Jared? Ma cosa ti stai inventando!!? Se fosse come dici tu,
anzi vaneggi, allora come me lo spieghi, SUL SERIO, questo tradimento?!”
“Hanno … hanno perso
la testa … E’ stata una debolezza, una gravissima debolezza, alla quale hanno
ceduto in un momento di confusione …”
Il chitarrista
sbuffò, nervoso come mai prima, inspirando dalle narici, come in affanno per la
rabbia smodata.
“Dovrei esserci
abituato alle sue stronzate, come tu a quelle di Colin, però io sono stufo
marcio di queste situazioni di merda!!”
“Tomo ascolta”
“No ascoltami tu,
accidenti! E poi sei patetico a farti avanti, a perorare la causa di quel
bastardo, lascia che te lo dica!” inveii, per poi andare avanti nel proprio
sfogo, ma l’arrivo di Shannon lo fece ammutolire.
“Ok Tomo, glielo hai
detto …” – esordì, con aria stanca – “Ora è giusto che tu ed io parliamo … Non
credi?”
“Shan non puoi
piombare qui e pretendere di metterci una pezza!” – gli urlò in faccia.
“Jared vattene …” – il
batterista gli si rivolse, senza smettere di guardare Tomo – “Torna a casa”
“A casa …?” – il
leader dei Mars sorrise amaro – “Abbiate cura di voi … almeno voi.” – e si allontanò.
Jude aggrottò la
fronte spaziosa e stempiata.
“Direi che … hai
toccato il fondo, Colin” – disse calmo, ma costernato.
“Non so che mi è
preso … Shannon era lì, accanto a me ed ho visto in lui la mia identica
frustrazione, causata da un accumulo di eventi … Ci siamo baciati e già questo
sarebbe stato motivo di grande biasimo, poi non abbiamo saputo fermarci”
“Ci siamo passati
tutti, in questi black out del buon senso intendo … E’ come una bomba ad
orologeria Colin … Quando esplode, manda all’aria legami solidi, che sembravano
intoccabili: so di che parlo … Ricostruirli, dopo, è un’impresa ancora più
dolorosa … lenta … Un’esperienza che non auguro a nessuno.”
Kurt gli sorrise,
appena Jared gli aprì la porta del loft.
“Jay ho ricevuto il
tuo sms, ma che succede?”
“Ciao … Dai vieni,
entra, non startene lì” – replicò buio in viso, sottilmente agitato.
“Ok … Ti è andata
bene, sai?” – scherzò – “Martin è a villa Meliti e Dave a Quantico da ieri, per
una consulenza alla sua vecchia squadra …” – spiegò trafelato, togliendosi il
chiodo, per buttarlo sul divano poco distante – “E tu cosa mi racconti Ja”
Kurt non fece a tempo
a finire la frase, interrotto bruscamente dalle mani di Leto, che lo addossarono
alla parete, dalle sue braccia, che lo bloccarono, dalla sua bocca, che si
stampò sulla propria, invadendola un attimo dopo, per un bacio inatteso quanto
mozzafiato.
Il compagno di Rossi
non lo respinse, confuso, il cuore a mille; quando Jared si staccò di poco,
però, a Kurt venne in mente di insultarlo, ma non lo fece.
“Voglio solo scopare …
E voglio farlo con te” – gli ansimò sulle labbra il cantante, gli occhi
screziati di malinconia e di un furore strano.
Kurt non disse
niente.
Si lasciò togliere i
vestiti, con frenesia, assecondando i gesti di Jared, imitandoli,
moltiplicandoli quando furono praticamente nudi, avvinghiati, a baciarsi di
nuovo, come una belva e la sua vittima, sino ad arrivare al letto, nella stanza
adiacente il vasto living, immerso nella penombra, frastagliata di led violacei
ed alcune sculture dotate di luce interna, alquanto soffusa.
Jared lo preparò
convulsamente, aprendogli le gambe, succhiandogli il collo, i capezzoli,
risalendo agli zigomi, vorace, come impazzito.
Kurt pensò persino
che non lo avrebbero fatto davvero, che l’altro si sarebbe frenato, forse
scoppiando a piangere, forse mettendosi ad urlare come un ossesso.
Forse era persino
drogato.
Forse era,
semplicemente, il solito, disperato, Jared.
Premendogli i lati
del bacino, Leto lo penetrò, con un paio di spinte dapprima incerte, poi più
sicure, sentendo Kurt pronto a riceverlo ed accettarlo, per ciò che era.
Uno stronzo e basta,
Jared pensò, strizzando le palpebre, per non guardare tutto l’affetto e la
comprensione, che albergavano negli occhi di quell’amico, con cui aveva
condiviso esperienze anche singolari, a volte un po’ torbide, spesso sensuali.
La sua follia aveva
tante forme.
Si era come
impossessata di lui, che quando non riusciva più a vedere la luce in fondo al
cammino, si perdeva.
Inesorabilmente.
Il busto di Kurt,
tonico, allenato, persino fresco, ondeggiava, imperlandosi anche del sudore,
che da Jared gli pioveva addosso, in uno stillicidio frenetico ed ansante.
Vennero all’unisono,
Kurt senza neppure toccarsi e senza che Jared avesse cura di farlo al posto
suo.
In compenso, l’artista
pluripremiato, con una famiglia vasta, con quel consorte famoso ed ambito, l’uomo
che sembrava avere tutto, lo sporcò dentro e fuori, avvicinandosi alla bocca
del suo amante per una notte, così da finirsi in maniera volgare.
Senza pentirsene
affatto.
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