venerdì 14 febbraio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 249

Capitolo n. 249 – zen



Jordan stava versando del caffè, quando Louis entrò per primo in cucina.

“Buongiorno” – lo salutò cordiale l’uomo e lui fece un cenno un po’ arruffato dal sonno.

Aveva un pigiama troppo largo per essere il suo, celeste cielo, come le sue iridi, con sopra stampati tanti orsetti multi colore.

Era tenero, anche nel suo rossore mattutino.

“Ne vuoi? Ci sono anche delle ciambelle, le ha preparate tua madre …”

Boo andò a sedersi – “Sì grazie, magari una bella tazza … abbiamo fatto le ore piccole …”

“Vi siete divertiti?”

“Sì, ma poi faceva freddo al ritorno …”

“Sì, la tipica escursione termica di questo deserto … Janet mi ha detto che stai per laurearti in Paleontologia, è interessante” – e gli versò la bevanda bollente.

“Sono quasi arrivato alla meta … La mamma, però, come fa a saperlo? Sono anni che non ci sentiamo …”

Il professore sorrise.

“Una settimana fa tuo padre è venuto ad Atlanta, ovviamente preavvisandoci … E’ rimasto con noi un paio di giorni e ci ha raccontato ogni dettaglio delle vostre vite, tua e di Brent jr: i rapporti tra lui e Janet erano logori, quindi è stata una sorpresa, un po’ come il resto del suo … cambiamento” – ed ammiccò simpatico.


Sarebbe stato un bravo genitore, pensò Louis.

“Lei e Janet … e la mamma, avete dei figli?”

“No, ma io ne ho una, dal primo matrimonio, è già sposata e mi ha reso nonno … anzi, anche Janet è diventata tale, anche perché ero vedovo quando la incontrai, capisci?”

Boo annuì, tirando su dal naso.

Jordan gli passò anche la torta di mele.

“Questa l’ha fatta lei … Te ne ricordi?”

“Sì … E’ buona come quando eravamo piccoli …” – disse assaggiandola.

Si era rilassato.

“Posso darle del tu, Jordan?” – chiese con garbo.

“Certo che sì … A proposito di cerimonie, abbiamo saputo tardi di te e di Harry, se no saremmo venuti anche noi, credimi”

Louis si illuminò di un sorriso bellissimo.

“Sarebbe stato fantastico … Comunque potrete recuperare con Brent: lui e Brendan stanno per sposarsi” – rivelò entusiasta.

“Ok … Non mancheremo, promesso.”



Colin lesse il messaggio con un minimo di apprensione.

§ Sono a Malibu con Shan; dormo qui insieme a lui. A domani, per il pranzo da Glam. JJ §

Era sintetico, nessun accenno affettuoso; in fondo se lo meritava, rimuginò l’irlandese.

Chiamò quindi Jude, chiedendogli se poteva stargli vicino quella notte.

L’inglese gli disse di sì, congedando Xavier, che avrebbe fatto l’alba al suo capezzale, disegnando bozzetti in bianco e nero, molto graditi a Law.

Capì al volo che il suo irish buddy aveva bisogno di sfogarsi e non vedeva l’ora di starlo a sentire, anche perché si annoiava a morte e non poteva neppure stare in camera con Robert, per motivi tecnici, legati alle apparecchiature, che drenavano sangue e liquidi, nel corso della rispettiva terapia, ormai giunta al termine.

Farrell giunse in ospedale in soli venti minuti.

Indossò il camice sterile e la mascherina, anche se non erano più strettamente necessari.


“Ciao Jude, come ti senti?” – gli chiese a breve distanza, rammaricandosi per non poterlo abbracciare.

“Meglio di te, direi” – e ridendo, gli disse di mettersi comodo.

“Hai ragione, mi conosci anche troppo bene, vero?”

“Fai tu, sono anni che combiniamo casini … Si tratta di Jared?” – incalzò curioso.

“Già … E’ che mi vergogno a morte, anche se devo dirlo a qualcuno … devo liberarmi da questo peso …”



Tomo si legò i lunghi capelli.

“Ok, è tuo fratello e l’hai perdonato, mi sta bene! E Colin te lo sei sposato, hai graziato anche lui?! OK, cazzi tuoi Jared, ma a me questa storia è andata di traverso e mi ci vorrà del tempo per metabolizzarla, d’accordo?!”

Il croato era fuori di sé.

Aveva lasciato Josh da Owen per il fine settimana e voleva riflettere sull’imballare o meno le cose di Shannon, per poi recapitargliele a Malibu od in qualche magazzino in periferia.

Jared prese un lungo respiro, guardando l’ora.
Era quasi mezzanotte.

“Shannon è distrutto per questa cosa … Lui è innamorato profondamente di te, Tomo e so che non ha senso questo tradimento …”

“Ti stai arrampicando sugli specchi, eh Jared? Ma cosa ti stai inventando!!? Se fosse come dici tu, anzi vaneggi, allora come me lo spieghi, SUL SERIO, questo tradimento?!”

“Hanno … hanno perso la testa … E’ stata una debolezza, una gravissima debolezza, alla quale hanno ceduto in un momento di confusione …”

Il chitarrista sbuffò, nervoso come mai prima, inspirando dalle narici, come in affanno per la rabbia smodata.

“Dovrei esserci abituato alle sue stronzate, come tu a quelle di Colin, però io sono stufo marcio di queste situazioni di merda!!”

“Tomo ascolta”

“No ascoltami tu, accidenti! E poi sei patetico a farti avanti, a perorare la causa di quel bastardo, lascia che te lo dica!” inveii, per poi andare avanti nel proprio sfogo, ma l’arrivo di Shannon lo fece ammutolire.

“Ok Tomo, glielo hai detto …” – esordì, con aria stanca – “Ora è giusto che tu ed io parliamo … Non credi?”

“Shan non puoi piombare qui e pretendere di metterci una pezza!” – gli urlò in faccia.

“Jared vattene …” – il batterista gli si rivolse, senza smettere di guardare Tomo – “Torna a casa”


“A casa …?” – il leader dei Mars sorrise amaro – “Abbiate cura di voi … almeno voi.” – e si allontanò.



Jude aggrottò la fronte spaziosa e stempiata.

“Direi che … hai toccato il fondo, Colin” – disse calmo, ma costernato.

“Non so che mi è preso … Shannon era lì, accanto a me ed ho visto in lui la mia identica frustrazione, causata da un accumulo di eventi … Ci siamo baciati e già questo sarebbe stato motivo di grande biasimo, poi non abbiamo saputo fermarci”

“Ci siamo passati tutti, in questi black out del buon senso intendo … E’ come una bomba ad orologeria Colin … Quando esplode, manda all’aria legami solidi, che sembravano intoccabili: so di che parlo … Ricostruirli, dopo, è un’impresa ancora più dolorosa … lenta … Un’esperienza che non auguro a nessuno.”



Kurt gli sorrise, appena Jared gli aprì la porta del loft.

“Jay ho ricevuto il tuo sms, ma che succede?”

“Ciao … Dai vieni, entra, non startene lì” – replicò buio in viso, sottilmente agitato.

“Ok … Ti è andata bene, sai?” – scherzò – “Martin è a villa Meliti e Dave a Quantico da ieri, per una consulenza alla sua vecchia squadra …” – spiegò trafelato, togliendosi il chiodo, per buttarlo sul divano poco distante – “E tu cosa mi racconti Ja”

Kurt non fece a tempo a finire la frase, interrotto bruscamente dalle mani di Leto, che lo addossarono alla parete, dalle sue braccia, che lo bloccarono, dalla sua bocca, che si stampò sulla propria, invadendola un attimo dopo, per un bacio inatteso quanto mozzafiato.

Il compagno di Rossi non lo respinse, confuso, il cuore a mille; quando Jared si staccò di poco, però, a Kurt venne in mente di insultarlo, ma non lo fece.

“Voglio solo scopare … E voglio farlo con te” – gli ansimò sulle labbra il cantante, gli occhi screziati di malinconia e di un furore strano.

Kurt non disse niente.
Si lasciò togliere i vestiti, con frenesia, assecondando i gesti di Jared, imitandoli, moltiplicandoli quando furono praticamente nudi, avvinghiati, a baciarsi di nuovo, come una belva e la sua vittima, sino ad arrivare al letto, nella stanza adiacente il vasto living, immerso nella penombra, frastagliata di led violacei ed alcune sculture dotate di luce interna, alquanto soffusa.

Jared lo preparò convulsamente, aprendogli le gambe, succhiandogli il collo, i capezzoli, risalendo agli zigomi, vorace, come impazzito.

Kurt pensò persino che non lo avrebbero fatto davvero, che l’altro si sarebbe frenato, forse scoppiando a piangere, forse mettendosi ad urlare come un ossesso.
Forse era persino drogato.

Forse era, semplicemente, il solito, disperato, Jared.

Premendogli i lati del bacino, Leto lo penetrò, con un paio di spinte dapprima incerte, poi più sicure, sentendo Kurt pronto a riceverlo ed accettarlo, per ciò che era.
Uno stronzo e basta, Jared pensò, strizzando le palpebre, per non guardare tutto l’affetto e la comprensione, che albergavano negli occhi di quell’amico, con cui aveva condiviso esperienze anche singolari, a volte un po’ torbide, spesso sensuali.

La sua follia aveva tante forme.
Si era come impossessata di lui, che quando non riusciva più a vedere la luce in fondo al cammino, si perdeva.
Inesorabilmente.


Il busto di Kurt, tonico, allenato, persino fresco, ondeggiava, imperlandosi anche del sudore, che da Jared gli pioveva addosso, in uno stillicidio frenetico ed ansante.

Vennero all’unisono, Kurt senza neppure toccarsi e senza che Jared avesse cura di farlo al posto suo.

In compenso, l’artista pluripremiato, con una famiglia vasta, con quel consorte famoso ed ambito, l’uomo che sembrava avere tutto, lo sporcò dentro e fuori, avvicinandosi alla bocca del suo amante per una notte, così da finirsi in maniera volgare.

Senza pentirsene affatto.










Nessun commento:

Posta un commento