Capitolo n. 246 – zen
Jared si accese una
sigaretta, nervosamente.
Colin andò a sedersi
sul davanzale.
“Ne vuoi una?” –
chiese il cantante, senza guardarlo.
“No, grazie. Ho
smesso definitivamente”
Leto rise – “Già, ma
solo con alcune brutte abitudini: altre no” – e lo fissò, buttando fuori il
fumo.
“Come stai Jared?”
“Sono vivo. Almeno questo.”
Farrell sospirò,
dandogli le spalle.
“Tu, in realtà, non
sei incazzato con me, ma con Shannon, vero?”
Jared rimase in
silenzio.
“Spesso ho avuto
delle divergenze con tuo fratello, anzi, agli inizi, lo detestavo e non
sopportavo che tu lo anteponessi a me, con la vostra musica, la complicità, la
simbiosi, che vi univa”
“Chi odia, ama” – lo
interruppe acre.
“Questa te la potevi
risparmiare, Jay!” – e si girò con uno scatto, tenendo ancora le mani in tasca.
“E tu potevi
risparmiarmi questa agonia!” – ribatté istintivo.
L’irlandese si passò
le mani gelide tra i capelli ormai brizzolati.
“Abbiamo commesso uno
sbaglio imperdonabile … Non esiste nulla per porvi rimedio, possiamo solo
lasciarci distruggere oppure andare avanti, con la nostra famiglia, i nostri
figli, ma, soprattutto, il nostro amore Jared” – e si avvicinò con un paio di
passi timidi.
“Non è scopando che
ci metterai una toppa, sai Colin?”
“Io non voglio
scopare”
“E cosa volevi da
Shan?” – domandò con durezza.
Farrell scosse il
capo appesantito dalla stanchezza del viaggio.
“Nulla … Ero triste,
ero da solo, senza di te, ad aspettarti … E’ una vita che lo faccio Jay”
Quelle ultime parole,
sommesse, devastate da un’amarezza insostenibile, fecero tremare l’addome di
Jared.
“Mi dispiace Cole,
credo di avertelo già detto … E ti ho ringraziato per il tuo sostegno e la
comprensione, per Glam e la sua malattia …”
“Non piangere Jay …” –
e, senza esitare, gli asciugò una lacrima, con il pollice sinistro, sulla
guancia arrossata.
“E ti avrei perdonato
… E come faccio a non piangere …?”
Si abbracciarono
forte.
Era una fusione,
senza contatto diretto della loro pelle, fatta di ghiaccio e fuoco, tra brividi
e vampate di emozione pura, del sale del reciproco pianto, irrefrenabile.
Si amavano troppo.
Si amavano e basta.
Il bip del
cardiografo aveva un suono ovattato, poi sempre più nitido.
Jude ebbe un
sussulto, poi incontrò il sorriso di boydon, oltre il telo protettivo e
trasparente, che circondava il suo letto, come se fosse dentro ad un’incubatrice.
In fondo era una
rinascita, verso una nuova esistenza.
“E Robert?” – chiese subito.
“Sta bene, come tu
del resto: tranquillizzati, vi vedrete molto presto, te lo assicuro”
“Grazie Steven … Ho
sete”
“Abbi pazienza per
qualche ora, hai comunque la salina, che ti idrata a dovere”
“Ok … Anche Rob ce l’ha,
vero?”
“Certo … Siete sulla
stessa barca”
“Speriamo di navigare
verso un’isola senza paludi … Lontana dagli uragani”
“Sarà così, Jude, ne
sono certo. A più tardi.”
Erano appena tornati
dalla spiaggia e l’auto non ne voleva sapere di partire.
“Cavoli Louis, te lo
avevo detto che era un catorcio!” – si lamentò Harry, gesticolando, mentre gli
cadevano a terra borsa frigo, ombrellone e pinne.
Boo posò gli
asciugamani sul cofano e si stese sotto la vettura, senza dargli retta.
“Do un’occhiata …”
Si allungò disinvolto,
con addosso un costume a boxer piuttosto comodi.
Era una visione
incantevole ed altamente sexy.
Alcune ragazze, di
passaggio, lo puntarono divertite ed Harry fece loro un salutino, mostrando la
fede e bisbigliando – “E’ mio marito!” – quasi scioccandole.
“Fatto!” – esclamò senza
uscire ancora – “Prova un po’ adesso”
“Eh …?”
“Tesoro metti in moto
… Ma che ti prende?” – chiese riemergendo con un aspetto solare, magnetico.
Harry lo afferrò per
un polso, trascinandolo dall’altro lato della strada, nel giardino di un motel.
Il giovane avvocato
si copriva il davanti con un mega ventaglio, comprato in spiaggia da uno
tedioso ambulante.
Louis cercava di
capire quale fosse il suo problema,
cogliendo al volo il motivo appena varcata la soglia del bungalow 12, che
Styles aprì frenetico.
“Presto! Non ce la
faccio più!”
“Haz sei impazzito??
Lascia che mi lavi le mani!” – e si fiondò in bagno, dove il consorte lo seguì
a razzo, recuperando dalla doccia una bustina di gel, tra quelle in dotazione.
“E quello a che serve
…?”
“Ti avanzano delle
domande stupide Boo??” – ansimò, buttandosi con lui sopra il giaciglio ad
acqua.
Uno spasso.
Harry strappò i
cenci, che li vestivano al minimo, attivando le persiane elettriche, con il
comando a distanza: strappò l’involucro, imbrattandosi le mani ed infilandole
ovunque, al malcapitato e divertito Louis.
Pochi secondi e Boo
sembrò intrappolato dai tentacoli dell’uomo piovra.
“Mioddio …!” –
gemette il futuro paleontologo, mentre Harry lo colpiva ripetutamente,
baciandolo, mordendolo, leccandolo, tenendogli le gambe spalancate, in maniera
piuttosto comica.
La foga fece loro
dimenticare la porta aperta e l’urletto della signora delle pulizie li riportò
per una frazione in quella stanza, che la donna risigillò all’istante, dopo che
Haz le urlò – “Chiuda, accidenti!!!”
Louis avrebbe voluto
sotterrarsi, ma si stava divertendo troppo.
Davvero troppo.
I palloncini bianchi
e rossi spuntavano oltre il vetro, come tenuti da qualcuno molto basso.
Downey rise,
accorgendosi che lì accanto c’era Geffen.
L’avvocato lo salutò,
mandandogli anche un bacio e sollevando Lula, portatore di quel dono colorato.
Era piccino, come
quando arrivò da Haiti.
Rob si stropicciò gli
occhi, poi lo vide con il consueto aspetto, al quale era abituato.
Provò una strana
sensazione: quei farmaci gli provocavano delle allucinazioni, probabilmente.
Fece un cenno e Glam
gli mostrò un cartello, con sopra scritto – “Ci
manchi da impazzire” e Lula esclamò – “Anche zio Jude!!”
Geffen rise – “Ok,
semmai ricicliamo il nostro manifesto d’amore … ok?” – disse attraverso l’interfono
acceso.
Downey alzò il
pollice, in segno di approvazione, poi si assopì, più sereno.
Tomlinson senior fece
loro strada.
“Sono alloggi
spartani, ma starete comodi e poi la cucina è nettamente migliorata, sai Brent?”
“Sul serio? Meno
male, c’era sempre un polpettone sospetto” – rise, dando una carezza tra le
scapole a Brendan, che lo precedeva con i bagagli.
“Staremo bene
colonnello, la ringrazio” – disse educato lo psicologo.
“Non … Non potremmo
darci del tu, Brendan?” – chiese esitante.
Brent li scrutò
entrambi, in piedi e speculari, nel mezzo della camera, arredata in modo
essenziale.
“Certo” – Laurie sorrise,
stringendogli la mano.
“Perfetto, ne sono
onorato.”
“Come hai fatto?”
Louis lo chiese
improvviso, mentre se ne stavano esausti a guardare il soffitto a scacchi
arancio e viola.
Un obbrobrio.
“Ma, sai, ho preso il
doccia schiuma, l’ho messo sul”
“Eddai Haz!!! Ahahaha
…”
“Ah, non mi chiedevi
quello?” – e si girò sul fianco, giocherellando con i suoi capezzoli, con l’indice
ed il pollice destri.
“Mi riferivo a mio
padre …” – proseguì più serio, girandosi anche lui.
Styles prese un lungo
respiro, poi gli diede un bacio colmo di tenerezza.
“Gli ho parlato della
mia solitudine … Gli ho scritto una e-mail a dire il vero, raccontandogli com’era
vivere senza di te, Louis” – spiegò emozionato, come nel momento in cui digitò quel
testo, così esaustivo e capace di toccare il cuore di Tomlinson senior.
“Di quando ci eravamo
lasciati …?”
“Infatti, quando eri
andato a vivere con Vincent, ma anche prima, quando non stavamo ancora insieme
come avrei voluto … Ed avevi la relazione con Ivo … Ero uno spettatore a volte
silenzioso, a volte incapace di saperti dare ciò che volevi e che meritavi, Boo
… Gli ho parlato dei miei limiti, di ciò che non sapevo superare, perché mi
sentivo diverso da te, inadeguato alla tua caparbietà, senza apprezzare quanto
ti sacrificavi, per aiutarmi, come nessuno aveva fatto mai … Nessuno mi aveva
amato mai e tu non ti arrendevi con me, nonostante i litigi, gli insulti, il
mio brutto carattere …”
“Tu non hai un brutto
carattere Haz, non certo come papà …” – replicò sul punto di commuoversi, anche
per averlo detto.
“Papà … Ha un bel
suono, giusto? Pensa che in qualche modo considero tale proprio Lux, per questo
non l’ho ancora fatto fuori” – abbozzò scherzoso, ma era sincero.
“Grazie Harry … Per
il tuo candore … Ti ho sempre ammirato per questo, consapevole che non mi
avresti deluso, al contrario di me …”
Styles lo baciò
intenso.
Infine lo guardò.
“Tu non mi hai mai
deluso Boo … Sei la mia vita, non dimenticartelo, ok?” – e gli sorrise,
meraviglioso nei suoi anni, nel suo fascino indiscutibile.
Si incastrarono, con
gambe e braccia, addormentandosi senza neppure sapere se fuori era ancora
giorno oppure già notte.
In fondo, cosa
importava?
LOUIS ... EHM ... E L'AUTO PARE SIA QUELLA DI HARRY ;-)
LULA petit ...
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