Capitolo n. 245 – zen
“E’ un ponte in ferro
… Sai ce ne sono tanti sulla Senna …”
Con un kleenex, Jared
si tamponò il naso, mentre descriveva quel luogo al suo interlocutore.
“Sì, li ricordo Jay …”
– disse lui dolce, aggiustandosi meglio la cornetta, mentre se ne stava
sdraiato al sole di Palm Springs; Daniel preparava la flebo giornaliera di sali
e vitamine, mentre Pana miscelava un infuso di erbe, dal profumo dolciastro.
“Ti mando una foto
Glam …” – proseguì commosso il cantante, senza dare peso alle occhiate della
gente, che come un fiume gli scorreva intorno, mentre se ne stava seduto del
mezzo di quegli scalini gelidi.
La brezza primaverile
era tiepida ed il sole luccicava tra i rami degli alberi circostanti.
Il parco era animato
anche da una giostra e dal vocio dei bambini.
Era sabato; niente
scuola, per una festività.
“A proposito di ciò
che mi hai detto, di Shan e Colin …”
“Non voglio parlarne,
non ora” – lo tagliò aspro.
Faceva troppo male,
poi si scusò.
“Non devi
preoccuparti Jared, immagino quello che provi …”
“Non si torna
indietro Glam”
L’uomo sorrise mesto –
“Non lo si fa mai, in fondo.”
“Ti chiamo più tardi,
ok? Vado in albergo, sono un po’ stanco”
“D’accordo e mi
raccomando devi mangiare, ok? Prometti Jay”
“Te lo prometto Glam”
– sorrise, poi riattaccò.
“Tu guarda, l’hippie
californiano”
Quella voce non gli
giunse nuova: Jared scattò in piedi, voltandosi per vedere chi fosse.
“Clint …?”
“Ciao, anche tu in
vacanza? Io sono qui con la mia vecchia, sai glielo avevo promesso da tempo
questo viaggio …”
“Sì … Sì, certo … Ero
al telefono con Glam, prima”
“E come sta lo straniero?”
“Sta morendo” – disse
di botto, mettendo in palese imbarazzo l’altro.
“Mi dispiace …
Cancro?”
Leto annuì, poi passò
oltre Clint.
“Devo andare, abbi
pazienza … Salutami la tua signora, ok?”
“Tu non stai bene,
ragazzo. Mi sbaglio?” – domandò secco.
“Ho visto periodi
migliori …” – banalizzò, con la voglia di andarsene da lì.
Voleva stare solo, a
marcire nella sua camera di lusso, con la bottiglia di vodka e le sigarette
francesi, che fumava solo a Parigi.
“Posso aiutarti?”
“No Clint … No, ma ti
ringrazio …”
“Su vieni, facciamo
due passi, ti offro un caffè”
“Hai paura Jude?”
“No … Non lo so”
“Hai paura” – Robert rise
leggero.
Erano stesi sulle
lettighe, nella stanza adiacente la sala operatoria.
“Hai sentito
qualcosa?” – chiese l’inglese, a tono basso.
“No, vedi, di solito
fanno l’anestesia …” – sorrise ancora.
Era bellissimo, anche
se sciupato da quei giorni così intensi.
“Ah già capisco …”
“Ed ora siamo in pre
anestesia e sei un po’ più tonto del solito Judsie” – scherzò, allungando la
mano destra, per prendere la sinistra di Law, delicatamente.
“Hai ragione … E’
come un dopo sbornia … No, un pochino meglio direi. Ed io me ne intendo, vero?”
– stette al gioco.
“Un secolo fa … Più o
meno … E’ passato Glam, stamattina, sai? Ti cercava, ma tu eri salito per le
lastre”
“Cercava me, Rob? Lui
vuole solo te …” – disse sognante.
“Non per quello” – l’americano
ridacchiò – “Aspetta notizie, in serata torna, ma io gli ho detto di restare
alla villa … Doveva fare una terapia …”
“Era pronto a donarti
il rene, ma … Ma gli hanno detto che sarebbe morto subito ed a lui andava a
genio come prospettiva …”
“C’è da capirlo Jude …”
– bissò sconsolato – “E comunque l’ho ringraziato”
“Certo … Anche Ivan e
Christopher … E poi persino Jared era compatibile, però gli hanno detto di
lasciare perdere … Troppo fragile …”
“Accomunati anche in
questo, lui e Glam … Consolante” – sospirò Downey, riflettendo su quei momenti.
“Ehi sei ancora
sveglio, Rob?” – domandò infantile il consorte.
“Dormi dolce principe
… Sei il mio eroe e voglio riaverti vicino sul serio molto presto, credimi”
“Anch’io voglio fare
l’amore con te Robert” – sussurrò, per poi cadere nel sonno.
Downey arrise alla
sua innocenza, ritrovando quel Jude, di cui si era innamorato follemente, in una
vita, che entrambi desideravano riprendersi ad ogni costo.
Avevano noleggiato
quella vecchia auto, la marca storica, Impala, un colore canna di fucile, i
sedili in pelle nera.
Harry alla guida,
Louis con la cartina ed i Ray-Ban colore arancio a riparargli le delicate iridi
dal sole della Florida.
Ne avevano fatta di
strada dalla sera prima, dormendo poi nel parcheggio di un centro commerciale, perché
faceva molto on the road, lavandosi
poi alle docce pubbliche, perché faceva tanto Parto col folle, un successo datato di Downey, che avevano salutato
affettuosamente, così Meliti, il quale era decollato per le Hawaii, sfruttando
il dono di nozze mancato, ma elargendo ai due sciagurati una bella busta con diecimila dollari in contanti ed un
solenne “Non fate stravaganze!”
A dirla tutta ne
inanellavano a dozzine ormai.
Adesso toccava al
cibo in scatola, tonno e fagioli.
“Non dirmelo Boo! Mio cugino Vincenzo! Ahahahah”
“Esatto!” – esultò lui,
aprendo una lattina sospetta di goulash.
“Ehi ma quella va
scaldata …”
“Nessun problema,
Haz, ho il fornelletto a celle solari!”
“E dove hai comprato
quell’affare??”
“Su E-bay” – e sorrise
come un idiota.
Erano felici.
Clint assaggiò un
croissant appena sfornato.
“Non ne vuoi Jared,
sicuro? Non sai che ti perdi” – sorrise appagato.
“Posso immaginarlo …
Quando siete arrivati?”
“Dieci giorni fa,
domani mattina si parte … E’ stato interessante”
“E la tua donna?”
“E’ a fare shopping
con una cugina, che abita qui e ci ha ospitati” – spiegò guardandosi in giro.
“Ok … Io non so
quanto resterò … Magari me ne vado anche tra mezz’ora” – e prese fiato,
scrutando l’orizzonte.
“Aspetti qualcuno
Jared?”
“No”
“Allora scappi da
qualcuno” – ed ammiccò simpatico.
Leto lo fissò.
“Ho litigato con mio
marito e … e con mio fratello Shannon”
“Ah ecco … Che ti
hanno fatto?”
“Lascia stare Clint …
E poi, abbi pazienza, non sono affari tuoi”
“Ah io di pazienza ne
ho da vendere: posso ascoltarti, se ti va. Sputa il rospo ragazzo”
“Non sono più tale, a
dicembre prossimo compirò cinquant’anni”
“Accidenti … A
dicembre … Già, brutto mese direi”
“Pessimo” – e si
raggomitolò sopra la sedia in vimini, rabbrividendo ovunque.
“Dovresti stare con
lui, con Glam e non qui da solo come un cane bastonato”
“Già, ma io l’ho
fatto, per un periodo … Siamo stati anche ad Haiti”
“E la tua dolce metà
si è incazzata? Sì, ok, ma Shannon cosa centra?”
“Colin non se l’è
presa e tanto meno Shan, però” – lo disse veloce, incagliandosi nella verità,
che non avrebbe voluto rivelare.
“Però?”
“Hanno scopato
insieme, ok? Sei contento ora che lo sai?? Due degli uomini più importanti
della mia vita, mi hanno tradito senza alcun riguardo!!”
Clint si accese una
Camel.
“Il sesso a volte è
liberatorio … E non lo si fa con la testa in certi casi, lo si fa e basta,
capisci?”
“Al di sotto della
cintola, Colin ha sempre ragionato alla grande, ho afferrato il concetto,
grazie” – bissò asciutto.
“E Shannon?”
Leto si incupì.
“Nessuno, neppure
Colin, avrebbe potuto farmi soffrire così tanto, credimi”
“Ti credo, sei uno
straccio e poi, cazzo, è sangue del tuo sangue … Roba da ammazzarsi, vero
Jared?”
Si guardarono.
“Non gli farei mai
del male, Clint …” – disse sommesso.
“E lui a te, ne sono
certo, perché deve averti dato così tanto amore, se lo adori in questa maniera,
perché dev’essere stato speciale, oltre ogni spiegazione, se soffri e ti laceri
al solo nominarlo … Quello è il patrimonio che vi unisce, che non potrete e
dovrete dimenticare. Hanno scopato? Era sesso, non dirmi che fanno i
piccioncini ora!?” – e rise grasso.
“No … sono distrutti
quanto me … E poi Tomo l’avrà sbattuto fuori di casa, fosse la prima volta” – e
gli venne un mezzo sorriso.
“Ma dimmi, siete
tutti gay a Los Angeles?” – chiese bonario.
“Siamo la metà di
mille” – ironizzò Leto.
“L’amore è amore: non
puoi spiegarlo, quando ti assale o ti prende alla sprovvista. Lui vince sempre e tu farai la cosa
giusta, perché è nella tua natura, perdonare e ricostruire o sbaglio?”
“Sai delle cose, su
di me, però non abbiamo mai parlato …” – ribatté perplesso.
“Colpa di Glam, mi ha
fatto certe teste!” – e rise solare.
“Lui è stato troppo
buono con me ed io troppo stronzo con lui e … e con Colin”
“Ma con Shan no,
esatto? Sì, è così, ma portarsi addosso così tanta sofferenza, non cancellerà
quanto accaduto, non porterà a niente, mentre il vostro affetto saprà dare dei
frutti ancora molto saporiti. Ne gioirete, quando la rabbia si sarà ritirata
come il mare da certe insenature, dopo una tempesta”
“Tu sei saggio, forse
lungimirante, però”
“Però cosa, Jared?” –
e lo puntò, con una severità quasi paterna.
“Ok, i tuoi discorsi
mi hanno rassicurato … Un minimo …”
“Le cazzate che dico
non centrano nulla: sei tu, che non vedi l’ora di sistemare le cose, che ne
senti un bisogno assurdo ed hai ragione, sai? Comincia con quel disperato, là,
dall’altra parte del marciapiede, che ne dici?” – ed indicò un tizio con le
mani in tasca.
“Cole …?!” – mormorò stranito,
notandolo in piedi tra una panchina ed un lampione.
“Buona fortuna, piccolo.”
Nessun commento:
Posta un commento