lunedì 10 febbraio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 247

Capitolo n. 247 – zen



Brent si rannicchiò meglio, all’interno del corpo incurvato di Laurie, che lo stringeva alle spalle, sotto le coperte tiepide.

La luce filtrava a scacchi, dal finestrone blindato, nella loro stanza.

“Sei stato gentile Brendan …”

“A fare cosa …?” – replicò sommesso, a metà tra il sonno e la veglia, con un respiro caldo, che sapeva di buono.

I suoi baffi fecero il solletico alla nuca del giovane, che sorrise, proseguendo nelle sue considerazioni notturne.

“Siamo mezzi vestiti, qui, non hai preteso nulla … Non abbiamo fatto l’amore” – sussurrò complice.

“Non ho fatto voto di castità, piccolo” – e lo girò a sé lentamente, per poi baciarlo intenso.

Quindi si staccò appena, lasciando che le proprie labbra sfiorassero ancora quelle di Brent – “E comunque credo si debba rispetto a tuo padre, a questo luogo, a ciò che rappresenta ancora per lui. E per te, amore”



“Parigi è splendida di questa stagione …”

Jared esordì in quel modo, un po’ distante, mentre raccoglieva le gambe, ai bordi della piscina, dove Geffen stava ascoltando la sua cronaca dei fatti.

Una e-mail non era stata sufficientemente esaustiva, così scarna nel contenuto, così triste.

“Ti va di nuotare? Non ti stanca, Glam?” – chiese più presente, all’improvviso.

“Ed a te va di parlare, Jay? Non sei ancora stanco, tu, di questo tira e molla?” – ribatté con un sorriso dolce.

“Certo sono qui per questo, per sfogarmi, per romperti un po’ le palle e no, non mi sono ancora stancato … evidentemente.”

“Evidentemente” – bissò ridendo l’avvocato, riemergendo.


Leto prese un telo, tamponandogli schiena e capelli, anche se rasati.

“Aspetta ti aiuto …” – mormorò premuroso il cantante.

“Grazie tesoro … E Shannon?”

Jared si incupì.

“Shannon cosa …?”

Geffen intrecciò le loro dita, prendendo un lungo respiro.

“Sai, quando si ha l’incertezza, verso il futuro, ma anche un sacco di aspettative, si tende ad essere molto severi con sé stessi ed il prossimo, Jay … Poi, accade che un giorno qualcuno fissa un limite, te ne rende partecipe e ti trascina su di un cammino, sempre più complicato, dove un mare di cose perdono importanza, significato o, semplicemente, ti costringe a dare il giusto peso un po’ a tutto …”

Leto annuì.

“Capisco il tuo ragionamento, però non posso applicarlo alla mia esperienza Glam: anche se punire Shan, punendo me per primo, non mi renderà migliore, nemmeno perdonarlo riuscirà in tale impresa: non essere ad un passo dalla morte, forse mi impedisce una visione più serena, anzi, di certo è così. Tu sei oltre, io sono qui, con i miei casini, il dolore per essere stato tradito da Colin … Il fatto che lui ha sporcato l’unica cosa … L’unica persona rimasta pulita per me … Shannon è stato violato, come l’ultima cosa bella, che avessi ancora Glam …” – iniziò a piangere sommessamente – “Ed io non so perché Cole mi abbia fatto questo …”

“Ma tu Colin l’hai perdonato” – ribatté tra lo stupore e rimprovero.

“So quello che ti ho scritto, del fatto che abbiamo parlato, fatto l’amore, dormito senza incubi … Colin ed io sappiamo ritrovarci, forse con masochismo, dopo esserci fatti del male in un modo assurdo! … Anche questa volta me l’ha fatta pagare … Lui non accetterà mai ciò che lega me a te, Glam … Neppure sapendo che tu hai un cancro incurabile: non gli facciamo pena, io a straziarmi e tu a consumarti … Perdona le mie parole … Sono così inopportune … meschine” – e gli baciò i palmi delle mani, portandosele sul volto arrossato, come una carezza necessaria.

Geffen lo abbracciò del tutto, cullandolo.

“Vai da Shan … Fallo subito, te ne prego Jay … Fallo per me.”



La commissione stava osservando le mostrine del colonnello Tomlinson, appoggiate su di un panno in velluto, sotto al naso del generale Mayer, che presiedeva la stessa, durante quella prima udienza, dove Brent sarebbe stato ascoltato.


“Quindi lei rinuncerebbe alla sua promozione …” – sospirò l’alto ufficiale.

“Certo.”

Il padre di Brent era sull’attenti, davanti allo scranno di quel giudice in divisa, quanto lui.


“Vada ad accomodarsi, ne riparleremo … L’accusa chiami il suo primo teste, grazie.”

Brent fu condotto a deporre.

Sul fondo della sala, gremita da soldati e pochi civili, ci fu un brusio.

Louis ed Harry erano appena giunti trafelati, per accomodarsi proprio dietro a Tomlinson senior e Laurie, che li salutò un po’ perplesso.

Entrambi i ragazzi avevano gli abiti unti d’olio.

“L’Impala, un vero catorcio!” – bisbigliò Styles, beccandosi un’occhiataccia da Mayer.

In compenso Brent si era illuminato, incrociando lo sguardo di Louis, ugualmente bene accolto dal sorriso del genitore, che gli fece un cenno di assenso, per avere deciso di unirsi a loro per quella battaglia.

Gli imputati notarono questo scambio amorevole, ridacchiando tra loro.

Tomlinson senior li polverizzò con un’occhiata, identica a quella di Brendan, che li avrebbe fatti a pezzi senza esitare.


Brent fu oltre modo sorpreso dall’arrivo di Antonio, scortato da Vassily e Peter, in alta uniforme sovietica.

L’avevano rispolverata per l’occasione, anche perché non si consideravano mai congedati del tutto.


“Meliti …”

“Salve generale, disturbo?” – lo salutò alla sua maniera, da perfetta canaglia.

“No, ma vedo che ti sei portato il KGB … Mi sono perso qualcosa? Un asse Palermo, Mosca?” – scherzò, tamburellando le dita su di una cartellina in pelle verde cupo.


“Assolutamente, sono i miei bodyguard: se ti servisse gente in gamba, non hai che da chiedere … Visti gli elementi che si arruolano nei tuoi ranghi” – e puntò la coppia di indagati.

“Ora vorrei un po’ di silenzio: ti ringrazio per l’offerta. Tenente Ramsy cominci pure.”




Robert imboccò Jude, con l’ultima fetta di mela cotta.


“Ottima vero?” – rise.

“Per carità …” – anche Law rise.


“Dopo facciamo l’ecografia … Insieme” – disse l’americano, sporgendosi per dare un bacio al marito, dopo avere posato il vassoio sul carrello.


“Che prospettiva eccitante … Non è che possiamo appartarci nello spogliatoio, prima?” – e gli schiacciò un occhialino simpatico.


“Insolente …” – e gli leccò le labbra ancora perfette.


“Ti amo Robert” – gli disse con tenerezza.


Downey arrossì come un adolescente.

“Non smettere mai Jude … Mai”


Un infermiere li interruppe, riportando Robert in camera, sulla sedia a rotelle, come previsto dalle sue condizioni, in netta ripresa.


Al suo arrivo l’attore ebbe una piacevole sorpresa.


“Glam …!”

“Ciao Robert” – gli sorrise, andandogli incontro un po’ incerto sulle gambe, ma sostenuto dal soluto bastone da passeggio.


“Ti trovo bene scricciolo” – e gli diede un bacio sulla guancia sinistra, che Downey ricambiò con trasporto – “E tu da quando mi chiami così?” – rise.


“Saranno questi fanali di carbone liquido che ti ritrovi al posto degli occhi Rob …” – ed andò a sedersi in poltrona.


“Hai deciso di corteggiarmi, per farmi sentire meno rottame?” – chiese allegro, stendendosi.


“Può darsi Rob … Può darsi” – ed inspirò, fissandolo.


“Come vanno le cose Glam?”



“La salute scarseggia, però voglio resistere … Lo dico sempre a Lula, giusto per rassicurarlo”



“Il tuo bambino è straordinario … E noi gli staremo vicini quando” – poi si morse le lingua, pentendosi per quell’uscita infelice.


“Lula sarà sempre con me ed io traggo conforto da questa certezza”


“Non ne dubito Glam … Ti voglio bene” – e gli tese le braccia.


Si strinsero, restando in silenzio.





Brent raccontò senza interrompersi quanto successo quella maledetta sera: non abbassò mai le sue iridi, cercando spesso quelle di Brendan, che stava soffrendo insieme a lui, pur mantenendo un’espressione integra e di pieno sostegno.


La sua testimonianza fu registrata, senza che il legale dei suo aggressori elevasse una sola obiezione.




Quando fu il suo turno, però, le sue insinuazioni si fecero subito pesanti.



“Capitano Tomlinson … No, mi scusi, lei si è congedato per motivi di salute, questo è quanto scritto sul suo fascicolo personale: è esatto?”


“Sì, lo è”


“Tornando a quel party, nel bar della base, i miei assistiti la costrinsero a bere?”


“No … Mi offrirono da bere ed io accettai perché il mio turno di guardia era terminato”


“Bastava un sì od un semplice no” – lo interruppe brusco – “Comunque, lei consumò parecchi drink”


“Per niente!”


“I testimoni affermano il contrario”


“E secondo lei qualcuno faceva caso a quello che bevevo o non bevevo, in mezzo a quel casino?! IO sono stato drogato!” – Brent si alterò, provando a spiegare che non si era ubriacato, cedendo alle avances di quei maiali.



A Brendan saltà il cuore in gola.


Brent lo notò ed i suoi zigomi asciutti tremarono: provò a concentrarsi sui momenti di intimità con Laurie, sui suoi baci, sul suo modo di fargli l’amore, così diverso da quell’abominio, al quale era stato sottoposto per ore, sino all’alba.


“E può dimostrarlo signor Tomlinson, con analisi, referti medici o”


“Adesso basta!” – sbottò il colonnello, scattando come una molla.


Louis deglutì a vuoto e Mayer iniziò a battere il martelletto con insistenza.

“Silenzio in aula! Brent si sieda!” – tuonò, pregandolo comunque di non dare in escandescenze, conoscendo bene il suo carattere irascibile.


“Mi calmerò quando gli impedirà di insultare mio figlio! E’ lui la vittima e sono loro i delinquenti, che hanno abusato di un innocente!!”


“Propongo una sospensione” – si intromise Ramsy e Mayer accolse la sua richiesta.



Brent azzerò la distanza tra sé e Laurie, che lo raccolse sul petto, per poi farlo quasi scivolare verso il padre, che unì in quel gesto anche Louis, oltre modo emozionato.


“Venite ragazzi, andiamo a casa.”






 TRE SIMPATICI SCATTI PER BRENDAN AND BRENT XD






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