martedì 28 aprile 2015

LIFE - CAPITOLO N. 117

Capitolo n. 117 – life



“Pungi”

Taylor gli rise nel collo, dicendogli quella semplice parola, mentre si accucciolava meglio contro di lui.

“Stai un po’ zitto” – Ricky iniziò a fargli il solletico, scendendo con le labbra al suo sterno “altrimenti te ne farò ancora di più” – poi smise subito, artigliandosi al suo busto magro, la testa appoggiata all’addome asciutto del ragazzo, che inspirò, fissando prima il soffitto e poi la chioma dell’altro.

“A te piace stare zitto, dopo …” – gli sussurrò, giocando con le ciocche corte dell’architetto.

“Sì, anche … E poi mi piace che tu sia contento … Che tu stia bene” – replicò sommesso ed assorto.

“A che pensi?”

“Al fatto che io mi sento così … Bene, intendo” – e sorrise finalmente, senza guardarlo ancora.

“E’ stato … bello, è stato diverso”

“Dagli altri? Non sono in vena di ascoltare le tue pagelle” – e tirò su dal naso, irrigidendosi.

“Mai fatte”

“Bugiardo” – rise – “… le facciamo tutti, di continuo, dal lavoro alla pizza”

“Allora tu sei la mia quattro stagioni Ricky, la mia preferita”

“Ci risiamo con i paragoni” – ed arricciò il naso, puntandolo improvviso.

“Dio quanto sei permaloso …” – sbuffò l’attore, ma senza adombrarsi.

“E tu sei tu, mi piaci da impazzire” – mormorò, risalendo di poco, per succhiargli i capezzoli e ricominciare a fargli l’amore.

Per la terza volta.




Downey prese posto al lato opposto, rispetto a quello di Geffen, alla scrivania dell’avvocato.

C’erano alcuni plichi sul ripiano ed i ricordi del moro non erano piacevoli, ma abbozzò un sorriso più che sereno.

“Dunque Robert, come ti accennavo in hotel stamani, qui ci sono gli atti di acquisto del jet, è intestato ad entrambi, ma io davvero non so cosa farmene”

“Nessun problema, ne ho già parlato ai miei soci della casa di produzione, che ho in società con Susan, lo vogliono rilevare senza battere ciglio … Comunque Glam, se hai qualche difficoltà, a me puoi dirlo”

“No, per fortuna no, ma, a costo di ripetermi, questa è stata una spesa folle e non indispensabile” – sorrise altrettanto pacato, scartabellando altri fogli.

“Bene … E la nostra villa?”

Geffen si guardò intorno – “E’ mia intenzione trasferirmi definitivamente a Palm Springs, anche i bimbi stanno meglio lì e poi ho sempre l’appartamento adiacente lo studio e …” – Geffen si morse le labbra – “… oltre a diverse proprietà … Kevin intende disfarsi della Joy’s House, ma è intestata a Lula, anche se soldino non so neppure se ci vivrà un giorno”

“Allora intestiamo questa a Pepe, che ne pensi? I nostri bimbi sapranno cosa farsene al momento opportuno”

“Perfetto, allora lo inserisco nei dossier per il notaio …” – replicò soddisfatto.

“Abbiamo altro su cui decidere, Glam?” – domandò con un sorriso dolce.

“Temo di no … Condividiamo uno splendido bambino Robert” – e gli prese le mani – “… tu hai ritrovato Jude e questa è la cosa migliore potesse capitarti, credimi” – sospirò, completando la frase con un pizzico di autoironia – “… perché di questo scapestrato del sottoscritto, te ne potevi giusto fare del sapone”

Risero, guardandosi.

“Ti voglio così bene Glam …”

Geffen gli baciò i palmi, con tenerezza – “Ed io ti adoro Robert”

Qualcuno bussò.
Era Lula.

“Zio Rob puoi scendere? Zio Jude non sta bene” – disse trafelato ed i due corsero al piano inferiore, dove l’inglese stava intrattenendo la prole, con una partita a Monopoli.

Law se ne stava steso sul divano, con un’espressione sofferente.
Appena vide Downey, gli sorrise, ma per poco.

Voleva rassicurarlo ad ogni costo, ma le fitte erano insopportabili.

“Amore è di nuovo la schiena?” – chiese concitato.

Jude annuì, gli occhi lucidi, quanto quelli del marito.

Glam, nel frattempo, aveva chiamato un’ambulanza ed allertato Scott, già in ospedale per alcune urgenze.

“Hai freddo?” – chiese poi il legale, portando una coperta.

“Sì sto gelando … ti ringrazio” – e si lasciò avvolgere.

“Stanno arrivando i soccorsi, vedrai che non è niente, ok?” – lo confortò l’uomo, lanciando di tanto in tanto un’occhiata turbata a Downey, che era in uno stato di agitazione ingestibile.

Soldino posò i palmi sulla nuca di Jude, facendosi spazio tra gli adulti.

“Ora zio pensa a qualcosa di bello …” – gli sussurrò, mentre lo massaggiava.

“Ok … A … a quando risposerò zio Robert, è la cosa migliore, alla quale posso pensare adesso … che io possa sognare, ecco” – e si rilassò.

“Mmm d’accordo, però guarda che ai nostri matrimoni succedono sempre dei pasticci” – scherzò il bimbo, riportando un minimo di allegria ai presenti – “… come ti senti?”

“Meglio … Miseria i dolori sono passati” – e cambiò persino colorito.

I paramedici avevano appena suonato ai cancelli della residenza.

I bodyguard li lasciarono accedere, senza ritardi, avvisati da Geffen.

Anche Downey era come rinato, nel vedere Jude ristabilito.

“Forse Lula mi ha guarito” – affermò speranzoso l’artista.

“No zio, devi farti curare, questa è solo … un’illusione” – e gli fece l’occhiolino, scappando via insieme a Pepe, verso l’immenso giardino.




Tim lo abbracciò da dietro, cullandolo, mentre spargeva carezze, sotto la maglietta di Niall, appena sopra il suo ombelico perfetto.

“Con Layla sei davvero un amore, sai?” – gli bisbigliò intenso, come il bacio che posò sulla spalla sinistra di Horan.

Erano davanti ad uno specchio, dalla cornice dorata, ma semplice ed elegante, come ogni arredo, nel loft di Tim.

“Lei è un tesoro …”

“Presto le daremo un fratellino” – sorrise complice.

“Magari” – Niall si illuminò.

“Ho trovato anche lavoro, la mia laurea è servita in fin dei conti”

“Spero di potere fare altrettanto, aprendo l’asilo, di cui parlavamo Tim: sto risparmiando da una vita”

“I soldi non sono un problema piccolo” – e lo voltò a sé, baciandolo.

“Saremo soci alla pari, non dimenticarlo!” – e rise solare, riprendendo contatto con la sua bocca morbida.

Tim lo sollevò di poco, facendo una mezza piroetta.

Era bella la vita.
Improvvisamente.




Shannon preparò del tè turco: una brodaglia orrenda, pensò Jared, sorseggiandola ed ammiccando buffo.

“Non ti piace, lo sapevo!” – brontolò roco il batterista, sistemandosi sul tappeto persiano appena acquistato in un bazar egiziano con Tomo, durante un viaggio fuori programma nel continente africano, con il figlio.

“Vi siete divertiti fratellone?” – domandò il front man, posando la tazza, su di un tavolino basso, fatto di giunchi e vetro, una creazione del croato.

“Sì, soprattutto Josh … Sui cammelli e non solo, ha apprezzato anche piramidi, sfinge ed il contorno di ambulanti, con le loro patacche made in Cina” – rise divertito.

“Buon per voi …”

“Tu, al contrario, mi sembri poco soddisfatto Jay, come se fossi uscito da una lazzaretto e non da un resort a cinque stelle”

“Non me la sono spassata, lo ammetto, nemmeno sulla neve, come gli altri anni, mi sei mancato, forse se ci aveste seguito”

“Vuoi farmi sentire in colpa?” – scherzò leggero, prendendo dei biscotti – “Questi li ha fatti mamma, così non ti lamenti”

Jared lo stava guardando, nei suoi gesti sempre un po’ rozzi, ma così premurosi.

Si commosse.

“Ehi scimmietta … Ma cosa ti prende?”

“Mi potresti abbracciare Shan?” – quasi singhiozzò.

“Certo” – Leto senior non se lo fece ripetere – “… hai combinato qualche casino con Colin? O con Glam?”

“No, nulla di che … Con Cole, almeno”

“E con Geffen?”

“Lui è … E’ incostante, una bandiera nel vento e poi c’è Ricky, le sue confessioni scomode, gli insulti che ha vomitato in faccia al padre … Glam non se lo aspettava, non ci credeva”

“Me lo hai scritto nella tua e-mail Jared, ho letto quanto è stata dura per lui … e per te: immagino che la tua proiezione di lui, come padre dell’anno, si sia un po’ incrinata”

“Quello è il passato ed io lo conoscevo benissimo Shan” – obiettò secco – “… Glam è un genitore esemplare”

“Quando vuole” – Shan gli sorrise, asciugandogli le gote, con i pollici ruvidi.

“Sì, ok … Però”

“Tu lo difendi sempre, ma io ti capisco, lo ami ancora e sei in crisi, per l’ennesima volta, a causa sua e di ciò che provi: ma non ti sei ancora stancato?”

“E come potrei? Lui mi confonde, mi rimescola dentro ogni cellula, ogni respiro”

“A settant’anni la smetterete? Forse la senilità correrà in vostro aiuto” – e cominciò a sghignazzare, dandogli dei buffetti dispettosi, ma carichi di affetto.

Leto jr ne aveva un disperato bisogno e se li fece bastare, per riacquistare il sorriso, anche se con il cuore spezzato a metà.




Scott riunì gli esiti degli esami in un fascicolo colore viola, inserendo alcuni appunti a mano, su di un post-it giallo sole.

“Metto giusto un paio di appunti per il professor Retayeux … Ecco fatto” – e guardò Robert – “… non state in pena, è un effetto collaterale del trapianto di rene, subito da Jude, ok?” – e sorrise.

“Un’infiammazione muscolare, quindi?” – domandò Geffen, seduto a fianco dell’ex.

“Sì, curabilissima, con i nuovi trattamenti elaborati dall’equipe elvetica di Gerard, lo conosco da una vita, è persona sensibile e geniale, vi troverete bene nella sua clinica”

“Era il dottore di cui ti parlavo Robert”

“Sì, sì, ok … Faremo ciò che va fatto, ma sono scombussolato, perdonatemi se non partecipo ai vostri discorsi ed al vostro … entusiasmo” – e deglutì a vuoto, la mente rivolta all’ambulatorio accanto, dove Law si stava rivestendo, pronto a tornare nel loro loft, fronte oceano.

“E’ stato stressante per te Rob, ora vi riaccompagno”

“Grazie Glam … Cami e Dadi si sono un po’ impressionate”

“Che ne dici se le porto da Pam per questa sera? Gli diremo che sarà una nuova gita, in Svizzera, staremo nel mio chalet, con Lula e Pepe, che ne pensi? Scott vieni con noi, con Jimmy ovviamente?”

“Non posso allontanarmi, però ci aggiorneremo via web cam; grazie per l’invito comunque Glam …” – e gli sorrise tirato, in imbarazzo per come li vedeva interagire, nonostante uno spiacevole divorzio, superato senza il minimo rancore.

Evidentemente.











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