Capitolo n. 117 – life
“Pungi”
Taylor gli rise nel
collo, dicendogli quella semplice parola, mentre si accucciolava meglio contro
di lui.
“Stai un po’ zitto” –
Ricky iniziò a fargli il solletico, scendendo con le labbra al suo sterno “altrimenti
te ne farò ancora di più” – poi smise subito, artigliandosi al suo busto magro,
la testa appoggiata all’addome asciutto del ragazzo, che inspirò, fissando
prima il soffitto e poi la chioma dell’altro.
“A te piace stare
zitto, dopo …” – gli sussurrò, giocando con le ciocche corte dell’architetto.
“Sì, anche … E poi mi
piace che tu sia contento … Che tu stia bene” – replicò sommesso ed assorto.
“A che pensi?”
“Al fatto che io mi
sento così … Bene, intendo” – e sorrise finalmente, senza guardarlo ancora.
“E’ stato … bello, è
stato diverso”
“Dagli altri? Non sono
in vena di ascoltare le tue pagelle” – e tirò su dal naso, irrigidendosi.
“Mai fatte”
“Bugiardo” – rise – “…
le facciamo tutti, di continuo, dal lavoro alla pizza”
“Allora tu sei la mia
quattro stagioni Ricky, la mia preferita”
“Ci risiamo con i
paragoni” – ed arricciò il naso, puntandolo improvviso.
“Dio quanto sei
permaloso …” – sbuffò l’attore, ma senza adombrarsi.
“E tu sei tu, mi piaci
da impazzire” – mormorò, risalendo di poco, per succhiargli i capezzoli e
ricominciare a fargli l’amore.
Per la terza volta.
Downey prese posto al
lato opposto, rispetto a quello di Geffen, alla scrivania dell’avvocato.
C’erano alcuni plichi
sul ripiano ed i ricordi del moro non erano piacevoli, ma abbozzò un sorriso
più che sereno.
“Dunque Robert, come ti
accennavo in hotel stamani, qui ci sono gli atti di acquisto del jet, è
intestato ad entrambi, ma io davvero non so cosa farmene”
“Nessun problema, ne ho
già parlato ai miei soci della casa di produzione, che ho in società con Susan,
lo vogliono rilevare senza battere ciglio … Comunque Glam, se hai qualche difficoltà,
a me puoi dirlo”
“No, per fortuna no,
ma, a costo di ripetermi, questa è stata una spesa folle e non indispensabile” –
sorrise altrettanto pacato, scartabellando altri fogli.
“Bene … E la nostra villa?”
Geffen si guardò
intorno – “E’ mia intenzione trasferirmi definitivamente a Palm Springs, anche
i bimbi stanno meglio lì e poi ho sempre l’appartamento adiacente lo studio e …”
– Geffen si morse le labbra – “… oltre a diverse proprietà … Kevin intende
disfarsi della Joy’s House, ma è intestata a Lula, anche se soldino non so
neppure se ci vivrà un giorno”
“Allora intestiamo
questa a Pepe, che ne pensi? I nostri bimbi sapranno cosa farsene al momento
opportuno”
“Perfetto, allora lo
inserisco nei dossier per il notaio …” – replicò soddisfatto.
“Abbiamo altro su cui
decidere, Glam?” – domandò con un sorriso dolce.
“Temo di no … Condividiamo
uno splendido bambino Robert” – e gli prese le mani – “… tu hai ritrovato Jude
e questa è la cosa migliore potesse capitarti, credimi” – sospirò, completando
la frase con un pizzico di autoironia – “… perché di questo scapestrato del
sottoscritto, te ne potevi giusto fare del sapone”
Risero, guardandosi.
“Ti voglio così bene
Glam …”
Geffen gli baciò i
palmi, con tenerezza – “Ed io ti adoro Robert”
Qualcuno bussò.
Era Lula.
“Zio Rob puoi scendere?
Zio Jude non sta bene” – disse trafelato ed i due corsero al piano inferiore,
dove l’inglese stava intrattenendo la prole, con una partita a Monopoli.
Law se ne stava steso
sul divano, con un’espressione sofferente.
Appena vide Downey, gli
sorrise, ma per poco.
Voleva rassicurarlo ad
ogni costo, ma le fitte erano insopportabili.
“Amore è di nuovo la
schiena?” – chiese concitato.
Jude annuì, gli occhi
lucidi, quanto quelli del marito.
Glam, nel frattempo,
aveva chiamato un’ambulanza ed allertato Scott, già in ospedale per alcune
urgenze.
“Hai freddo?” – chiese poi
il legale, portando una coperta.
“Sì sto gelando … ti
ringrazio” – e si lasciò avvolgere.
“Stanno arrivando i
soccorsi, vedrai che non è niente, ok?” – lo confortò l’uomo, lanciando di
tanto in tanto un’occhiata turbata a Downey, che era in uno stato di agitazione
ingestibile.
Soldino posò i palmi
sulla nuca di Jude, facendosi spazio tra gli adulti.
“Ora zio pensa a
qualcosa di bello …” – gli sussurrò, mentre lo massaggiava.
“Ok … A … a quando
risposerò zio Robert, è la cosa migliore, alla quale posso pensare adesso … che
io possa sognare, ecco” – e si rilassò.
“Mmm d’accordo, però
guarda che ai nostri matrimoni succedono sempre dei pasticci” – scherzò il
bimbo, riportando un minimo di allegria ai presenti – “… come ti senti?”
“Meglio … Miseria i
dolori sono passati” – e cambiò persino colorito.
I paramedici avevano
appena suonato ai cancelli della residenza.
I bodyguard li
lasciarono accedere, senza ritardi, avvisati da Geffen.
Anche Downey era come
rinato, nel vedere Jude ristabilito.
“Forse Lula mi ha
guarito” – affermò speranzoso l’artista.
“No zio, devi farti
curare, questa è solo … un’illusione” – e gli fece l’occhiolino, scappando via
insieme a Pepe, verso l’immenso giardino.
Tim lo abbracciò da
dietro, cullandolo, mentre spargeva carezze, sotto la maglietta di Niall,
appena sopra il suo ombelico perfetto.
“Con Layla sei davvero
un amore, sai?” – gli bisbigliò intenso, come il bacio che posò sulla spalla
sinistra di Horan.
Erano davanti ad uno
specchio, dalla cornice dorata, ma semplice ed elegante, come ogni arredo, nel
loft di Tim.
“Lei è un tesoro …”
“Presto le daremo un
fratellino” – sorrise complice.
“Magari” – Niall si
illuminò.
“Ho trovato anche
lavoro, la mia laurea è servita in fin dei conti”
“Spero di potere fare
altrettanto, aprendo l’asilo, di cui parlavamo Tim: sto risparmiando da una
vita”
“I soldi non sono un
problema piccolo” – e lo voltò a sé, baciandolo.
“Saremo soci alla pari,
non dimenticarlo!” – e rise solare, riprendendo contatto con la sua bocca
morbida.
Tim lo sollevò di poco,
facendo una mezza piroetta.
Era
bella la vita.
Improvvisamente.
Shannon preparò del tè
turco: una brodaglia orrenda, pensò Jared, sorseggiandola ed ammiccando buffo.
“Non ti piace, lo
sapevo!” – brontolò roco il batterista, sistemandosi sul tappeto persiano
appena acquistato in un bazar egiziano con Tomo, durante un viaggio fuori programma
nel continente africano, con il figlio.
“Vi siete divertiti
fratellone?” – domandò il front man, posando la tazza, su di un tavolino basso,
fatto di giunchi e vetro, una creazione del croato.
“Sì, soprattutto Josh …
Sui cammelli e non solo, ha apprezzato anche piramidi, sfinge ed il contorno di
ambulanti, con le loro patacche made in Cina” – rise divertito.
“Buon per voi …”
“Tu, al contrario, mi
sembri poco soddisfatto Jay, come se fossi uscito da una lazzaretto e non da un
resort a cinque stelle”
“Non me la sono
spassata, lo ammetto, nemmeno sulla neve, come gli altri anni, mi sei mancato,
forse se ci aveste seguito”
“Vuoi farmi sentire in
colpa?” – scherzò leggero, prendendo dei biscotti – “Questi li ha fatti mamma,
così non ti lamenti”
Jared lo stava
guardando, nei suoi gesti sempre un po’ rozzi, ma così premurosi.
Si commosse.
“Ehi scimmietta … Ma
cosa ti prende?”
“Mi potresti
abbracciare Shan?” – quasi singhiozzò.
“Certo” – Leto senior
non se lo fece ripetere – “… hai combinato qualche casino con Colin? O con
Glam?”
“No, nulla di che … Con
Cole, almeno”
“E con Geffen?”
“Lui è … E’ incostante,
una bandiera nel vento e poi c’è Ricky, le sue confessioni scomode, gli insulti
che ha vomitato in faccia al padre … Glam non se lo aspettava, non ci credeva”
“Me lo hai scritto
nella tua e-mail Jared, ho letto quanto è stata dura per lui … e per te:
immagino che la tua proiezione di lui, come padre dell’anno, si sia un po’
incrinata”
“Quello è il passato ed
io lo conoscevo benissimo Shan” – obiettò secco – “… Glam è un genitore
esemplare”
“Quando vuole” – Shan gli
sorrise, asciugandogli le gote, con i pollici ruvidi.
“Sì, ok … Però”
“Tu lo difendi sempre,
ma io ti capisco, lo ami ancora e sei in crisi, per l’ennesima volta, a causa
sua e di ciò che provi: ma non ti sei ancora stancato?”
“E come potrei? Lui mi
confonde, mi rimescola dentro ogni cellula, ogni respiro”
“A settant’anni la
smetterete? Forse la senilità correrà in vostro aiuto” – e cominciò a
sghignazzare, dandogli dei buffetti dispettosi, ma carichi di affetto.
Leto jr ne aveva un
disperato bisogno e se li fece bastare, per riacquistare il sorriso, anche se
con il cuore spezzato a metà.
Scott riunì gli esiti
degli esami in un fascicolo colore viola, inserendo alcuni appunti a mano, su
di un post-it giallo sole.
“Metto giusto un paio
di appunti per il professor Retayeux … Ecco fatto” – e guardò Robert – “… non
state in pena, è un effetto collaterale del trapianto di rene, subito da Jude,
ok?” – e sorrise.
“Un’infiammazione
muscolare, quindi?” – domandò Geffen, seduto a fianco dell’ex.
“Sì, curabilissima, con
i nuovi trattamenti elaborati dall’equipe elvetica di Gerard, lo conosco da una
vita, è persona sensibile e geniale, vi troverete bene nella sua clinica”
“Era il dottore di cui
ti parlavo Robert”
“Sì, sì, ok … Faremo
ciò che va fatto, ma sono scombussolato, perdonatemi se non partecipo ai vostri
discorsi ed al vostro … entusiasmo” – e deglutì a vuoto, la mente rivolta all’ambulatorio
accanto, dove Law si stava rivestendo, pronto a tornare nel loro loft, fronte
oceano.
“E’ stato stressante
per te Rob, ora vi riaccompagno”
“Grazie Glam … Cami e
Dadi si sono un po’ impressionate”
“Che ne dici se le
porto da Pam per questa sera? Gli diremo che sarà una nuova gita, in Svizzera,
staremo nel mio chalet, con Lula e Pepe, che ne pensi? Scott vieni con noi, con
Jimmy ovviamente?”
“Non posso
allontanarmi, però ci aggiorneremo via web cam; grazie per l’invito comunque
Glam …” – e gli sorrise tirato, in imbarazzo per come li vedeva interagire,
nonostante uno spiacevole divorzio, superato senza il minimo rancore.
Evidentemente.
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