giovedì 2 aprile 2015

LIFE - CAPITOLO N. 109

Capitolo n. 109 – life



Geffen sollevò Veronica, stampandole un bacio sul pancino, mentre Richard sistemava nel mezzo del tavolo il trasportino della figlia.

“Eccoci qui, ora facciamo una bella colazione” – esordì raggiante l’avvocato.

Il primogenito inforcò gli occhialini dalla montatura scura, lasciando trapelare un velato malumore.

Quasi un disagio, a cui il padre non fece proprio caso.

“Lei ha già mangiato” – disse piano, distratto da mille pensieri.

“Ok, allora pensiamo a noi, chissà se qualche anima pia dal buffet ci porta qualcosa” – scherzò l’uomo, arridendo all’arrivo di Robert con un bel vassoio.

“Buongiorno Glam …” – e glielo appoggiò sotto al naso, dandogli anche un bacio sulla guancia destra, affettuoso e caldo – “… torno da Jude ora”

“Grazie, sei un tesoro … Non lo vedo, non sta bene?”

“E’ fiacco da ieri sera, devo fargli un discorsetto”

“Ci sono problemi?” – Glam aggrottò la fronte, addentando una brioche ancora tiepida.

“Ho un sospetto” – sorrise – “… ti saprò dire più tardi, buon appetito, ciao Ricky, ciao principessa” – e, dando un buffetto alla neonata, l’attore si dileguò.

L’architetto lo seguì con lo sguardo, finché Downey non sparì in ascensore.

“Robert è incredibile … Voi due, lo siete, sai?”

“Ci amiamo, ma non riusciamo a stare insieme, tutto qui: è il mio destino, così con Jared ed ovviamente con Kevin, però con lui è un po’ diverso”

“Mi dicevi del vostro … confronto, prima di scendere”

“Ha deciso di prendere le distanze da me, non certo da Lula, è evidente, però si è rotto qualcosa, tra noi”

“Del resto tu, per primo, non lo metti sullo stesso piano di Robert e tanto meno di Jared” – obiettò severo.

Geffen lo scrutò – “Cos’hai Ricky, mi sembri strano, da quando ti ho intravisto ieri sera con Taylor, avete forse litigato?”

“Ma se neppure lo conosco!” – avvampò.

Glam inspirò – “Ok … Lasciamo cadere il discorso, però non vorrei tu venissi coinvolto nei casini di questa famiglia: noi non siamo minimamente a posto” – e scoppiò a ridere, dopo un’occhiata arcigna e sospettosa, alla sua maniera.

Richard tossì, notando l’arrivo di Kitsch in sala.

“Si parla del diavolo” – sussurrò il legale, salutandolo a distanza.

“Ehi, ma piantala papà, non voglio che venga qui, lo trovo antipatico, ok?”

“Ma chi, Taylor?!”

“Se davvero lo vuoi sapere, sì! E’ un tipo irritante e spaccone, pensa di …”

“Pensa cosa …?” – Geffen sorrise bonario.

“Insomma, si dà delle arie, manco fosse un divo affermato … Guarda Colin, mica si comporta così ed anche Jared, lui ha vinto anche un Oscar” – argomentò, sentendosi in apnea.

Quando poi Kitsch si avvicinò a loro, Ricky avrebbe voluto sparire.

“Salve … Ciao Ricky, dormito bene?” – lo salutò solare il giovane.

Era uno schianto.

Glam gli sbirciò il fondoschiena, fasciato in un completo aderente da sci da discesa, ultra tecnico e nero pece, ricevendo un calcio negli stinchi.

“Ricky!?!”

“Papà!”

L’artista sgranò le iridi intense su quel siparietto, perplesso – “Ok … Io mi cerco un posto a sedere … Buon proseguimento” – e svanì veloce.

Geffen assottigliò le palpebre – “Adesso mi dici cosa ti prende, ok?” – ringhiò.

Richard deglutì a vuoto.

“Hai problemi coniugali, forse?” – chiese secco il più anziano, come se fosse in aula.

“No … Cioè sì … No, ora non più” – ribatté spiazzato.

“Insomma una cosa risolta, vecchia, diciamo?”

“Sì … Ho … Ho avuto un’avventura, in effetti …”

“Magari sul luogo di lavoro”

“Sì! … Sì papà, ma non mi va di parlarne …”

Qualcuno a Los Angeles lo chiamava squalo, altri mastino: un motivo c’era.

Glam Geffen quando ti braccava, non avevi scampo.

“E come si chiama?”

“Ma chi?!”

“La tua amante e chi se no, Ricky?!”

Veronica, tra loro, sgambettava, ignara di quanto si stessero dicendo ovviamente.

“Mi … Michelle …”

“Francese?”

“No, no, australiana …”

“Michelle … Bel nome, sicuramente una bella ragazza …” – borbottò Glam, persino comico.

“Ti ho già detto che è finita, tra noi”

“Ok, però non mi sembri convinto … Magari avevate dei progetti …”

Richard si sentì morire, per il torto che stava facendo a Michael, per quanto si stesse rendendo ridicolo, con un padre gay, anche se gli sembrò persino “limitativo” definire Glam così.

Glam era troppe cose, per inserirsi in un angolo preciso dell’universo.

Una meteora a parte, che non ne voleva sapere di rimanere incastrato in un mosaico, deciso e pensato da qualcuno, che non fosse lui.


“Vado a cambiarmi” – tagliò corto Ricky, esausto.

“Io non vorrei che questa tizia creasse dei problemi, non volevo essere inopportuno”

“No … No, è … E’ una persona in gamba, mi vuole bene abbastanza per non danneggiarmi e poi … Poi ne avrebbe anche il diritto, perché l’ho ingannata” – ammise triste.

“Tu mi sembri perso … Innamorato perso, Ricky” – gli disse affettuoso.

“Credevo di avere il controllo su tutto papà … E sbagliavo” – fu sincero, di botto, anche se non sarebbe arrivato sino in fondo; non quel giorno, almeno.




“Servizio in camera!”

La voce di Downey fu squillante ed allegra, nello svegliare Jude, ancora arrotolato al piumone ed al cuscino.

“Sei di ottimo umore Rob … E ti ho fatto dormire anche poco, scusami …” – nel mormorarlo, l’inglese si mise seduto, stiracchiandosi come un gatto.

“Dimmi una cosa, Judsie”

“Sì?”

“Tu pensi che io sia … stupido? Anzi, no, direi, ingenuo?” – e sorrise ammiccante.

“Eh …?!” – Law arrossì vistosamente.

L’americano raccolse dal parquet, la camicia del suo compagno ritrovato, annusandola – “Erba … questa è … semplicemente erba o sbaglio, Judsie?” – lo incalzò divertito.

“Io … Io ecco …”

“Vi scambiate confidenze, fumate, cos’altro combini con Colin?”

“Niente!” – e si nascose nel lenzuolo, rannicchiandosi contro la testata imbottita in pelle porpora.

Era buffo, erano adorabili.

Robert scosse il capo ben pettinato, lisciandosi il pizzetto, altrettanto curato.

“Siete un tantino cresciuti, per fare i figli dei fiori, sai, Jude?”

“No vedi, il motivo è diverso Robert … Ho un problema … Ma non di dipendenza, unicamente di salute” – confessò più serio.

“Amore …” – Robert gli si avvicinò repentino, stringendolo poi a sé, con tenerezza – “Perché tenermelo nascosto?”

“E’ la mia schiena, dopo il trapianto del rene … Ho delle fitte, in giorni particolari, quando cambia il tempo oppure la temperatura …” – spiegò mesto, incollando le loro fronti.

“Tesoro, tu dovevi dirmelo, avremmo trovato una soluzione” – lo rimproverò senza irruenza.

“Ho scelto una via più … hippy?” – rise con gli occhi lucidi – “… del resto non sono oppiacei quelli che ti prescrivono? Oppure antidolorifici, che poi ti fanno scoppiare il fegato …”

“Ma ci sono farmaci nuovi, basta informarsi, sottoporsi ad una visita … Ne abbiamo fatte tante”

“Appunto Rob, io non ne avevo più la forza … Ho solo bisogno di te, di sapere che ci sei, di baciarti, toccarti e fare l’amore … Come all’alba …”

“Sì, è stato magnifico … Ti sentivo così tanto e”

Jude lo baciò, improvviso e devastante.

Quell’invasione, però, ero quanto di più dolce potesse condividere con Robert, che perse un battito, donandolo al suo ragazzo londinese, così vicino al suo cuore, da rimescolare le rispettive pulsazioni, in una melodia senza fine.




Richard gli si avvicinò, con una tazza di cioccolata.

“Pace …?”

“Ehi ciao … Eravamo forse in guerra?” – Taylor sorrise – “Grazie, ne avevo bisogno, oggi fa un freddo cane, non so se andrò alle piste nere”

Richard gli si affiancò sulla panchina, una delle otto, davanti alla funivia.

“E la tua ciurma?” – domandò Kitsch, sorseggiando quella delizia.

“Mia moglie non si sente di uscire, troppo vento, anche se c’è un sole magnifico … Io faccio una camminata nei boschi, vuoi unirti a me?” – chiese gentile.

“Mmm sì … Ma poi non è che mi nascondi in un pupazzo di neve, se incroci magari un amico del college o che so io …” – rise gioviale.

“Io non mi vergogno di te, non so che razza di idea ti sei fatto Taylor” – sbottò risentito.

“Ma tu sei assurdo, eccola la mia idea su di te: hai un padre, che colleziona uomini, come cravatte, certo dopo una brillante carriera da donnaiolo e non vuoi dirgli che sei gay quanto lui?” – lo provocò schietto.

“Non è così semplice … Tu non immagini ciò che provo, soprattutto ora che ho perduto Michael ed ho distrutto i nostri sogni” – ammise con rammarico.

“Va bene Richard, sono pronto ad ascoltarti e non ti giudicherò promesso”

“Ok …” – e lo squadrò sospettoso.

“Allora questa passeggiata?”

“D’accordo, andiamo … E grazie Taylor, per la pazienza.”




Geffen attivò Skype, stabilendo il contatto con la Syner Corporation.

L’ex azienda di Richard.

Sfruttando il proprio piglio da canaglia consumata, si inventò una balla piuttosto credibile, per riuscire a chiedere il numero privato di Michelle – “… ma non ne conosco il cognome, sa signorina, è una faccenda delicata, per il mio studio”

Dal monitor, una bionda prosperosa sembrò lusingarsi a sufficienza, per i complimenti di Glam, che riuscì nell’intento di individuare quella donna misteriosa.

“Deve trattarsi di Michelle Keyton, una delle nostre dirigenti … Ora provo a girare la video chiamata a lei direttamente, è stato un piacere Mr. Geffen”

“Anche per me Miss. Evelyn …” – replicò sornione.

Una musichetta, poi uno sgranarsi di pixel, su di un’immagine nettamente in contrasto, con quella precedente.

Michelle era un’elegantissima sessantenne.

“Sì, Mr. Geffen, chiedeva di me? Posso aiutarla?”

Glam si grattò la nuca.

“Oh cavoli …” – disse flebile.

“Come, scusi?”

“No, Miss. Keyton, devo essermi confuso, ho ricevuto dei dati sbagliati dal mio ufficio, sono mortificato per averla disturbata”

“Ma lei è il padre di Richard?” – chiese lei con un sorriso.

“Sì …”

“Gli somiglia, in effetti … Ci manca molto, sa?”

“So che sa farsi volere bene …”

Qualcuno li interruppe bruscamente.

“Zia, ho dimenticato qui la pratica Cooper? Miseria, non so più dove ho la testa” – si lamentò un giovanotto, piuttosto avvenente, irrompendo nel mezzo della loro conversazione.

“Michael calmati, ora controlliamo, non vedi che sto parlando con il papà di Richard?”

Lo sconosciuto sbiancò, fissando poi il portatile sul ripiano in vetro e radica.

“Il …? Salve …”

“Salve … Sono Glam Geffen, piacere di conoscerti, Ricky mi ha parlato molto di te”

“Di me? Mi prende in giro?!” – reagì vivace.

“Michael, che maniere, cosa ti succede?!” – sbottò lei.

Il nipote non le diede retta, congedandosi frettolosamente e senza concedere ulteriori repliche a Glam, che chiuse il collegamento, senza indagare oltre.

Non fu necessario.






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