Capitolo n. 109 – life
Geffen sollevò
Veronica, stampandole un bacio sul pancino, mentre Richard sistemava nel mezzo
del tavolo il trasportino della figlia.
“Eccoci qui, ora
facciamo una bella colazione” – esordì raggiante l’avvocato.
Il primogenito inforcò
gli occhialini dalla montatura scura, lasciando trapelare un velato malumore.
Quasi un disagio, a cui
il padre non fece proprio caso.
“Lei ha già mangiato” –
disse piano, distratto da mille pensieri.
“Ok, allora pensiamo a
noi, chissà se qualche anima pia dal buffet ci porta qualcosa” – scherzò l’uomo,
arridendo all’arrivo di Robert con un bel vassoio.
“Buongiorno Glam …” – e
glielo appoggiò sotto al naso, dandogli anche un bacio sulla guancia destra,
affettuoso e caldo – “… torno da Jude ora”
“Grazie, sei un tesoro …
Non lo vedo, non sta bene?”
“E’ fiacco da ieri
sera, devo fargli un discorsetto”
“Ci sono problemi?” –
Glam aggrottò la fronte, addentando una brioche ancora tiepida.
“Ho un sospetto” –
sorrise – “… ti saprò dire più tardi, buon appetito, ciao Ricky, ciao
principessa” – e, dando un buffetto alla neonata, l’attore si dileguò.
L’architetto lo seguì
con lo sguardo, finché Downey non sparì in ascensore.
“Robert è incredibile …
Voi due, lo siete, sai?”
“Ci amiamo, ma non
riusciamo a stare insieme, tutto qui: è il mio destino, così con Jared ed
ovviamente con Kevin, però con lui è un po’ diverso”
“Mi dicevi del vostro …
confronto, prima di scendere”
“Ha deciso di prendere
le distanze da me, non certo da Lula, è evidente, però si è rotto qualcosa, tra
noi”
“Del resto tu, per
primo, non lo metti sullo stesso piano di Robert e tanto meno di Jared” –
obiettò severo.
Geffen lo scrutò – “Cos’hai
Ricky, mi sembri strano, da quando ti ho intravisto ieri sera con Taylor, avete
forse litigato?”
“Ma se neppure lo
conosco!” – avvampò.
Glam inspirò – “Ok …
Lasciamo cadere il discorso, però non vorrei tu venissi coinvolto nei casini di
questa famiglia: noi non siamo minimamente a posto” – e scoppiò a ridere, dopo
un’occhiata arcigna e sospettosa, alla sua maniera.
Richard tossì, notando
l’arrivo di Kitsch in sala.
“Si parla del diavolo” –
sussurrò il legale, salutandolo a distanza.
“Ehi, ma piantala papà,
non voglio che venga qui, lo trovo antipatico, ok?”
“Ma chi, Taylor?!”
“Se davvero lo vuoi
sapere, sì! E’ un tipo irritante e spaccone, pensa di …”
“Pensa cosa …?” –
Geffen sorrise bonario.
“Insomma, si dà delle
arie, manco fosse un divo affermato … Guarda Colin, mica si comporta così ed
anche Jared, lui ha vinto anche un Oscar” – argomentò, sentendosi in apnea.
Quando poi Kitsch si
avvicinò a loro, Ricky avrebbe voluto sparire.
“Salve … Ciao Ricky,
dormito bene?” – lo salutò solare il giovane.
Era uno schianto.
Glam gli sbirciò il
fondoschiena, fasciato in un completo aderente da sci da discesa, ultra tecnico
e nero pece, ricevendo un calcio negli stinchi.
“Ricky!?!”
“Papà!”
L’artista sgranò le
iridi intense su quel siparietto, perplesso – “Ok … Io mi cerco un posto a
sedere … Buon proseguimento” – e svanì veloce.
Geffen assottigliò le
palpebre – “Adesso mi dici cosa ti prende, ok?” – ringhiò.
Richard deglutì a
vuoto.
“Hai problemi
coniugali, forse?” – chiese secco il più anziano, come se fosse in aula.
“No … Cioè sì … No, ora
non più” – ribatté spiazzato.
“Insomma una cosa
risolta, vecchia, diciamo?”
“Sì … Ho … Ho avuto un’avventura,
in effetti …”
“Magari sul luogo di
lavoro”
“Sì! … Sì papà, ma non
mi va di parlarne …”
Qualcuno a Los Angeles
lo chiamava squalo, altri mastino: un motivo c’era.
Glam Geffen quando ti
braccava, non avevi scampo.
“E come si chiama?”
“Ma chi?!”
“La tua amante e chi se
no, Ricky?!”
Veronica, tra loro,
sgambettava, ignara di quanto si stessero dicendo ovviamente.
“Mi … Michelle …”
“Francese?”
“No, no, australiana …”
“Michelle … Bel nome,
sicuramente una bella ragazza …” – borbottò Glam, persino comico.
“Ti ho già detto che è
finita, tra noi”
“Ok, però non mi sembri
convinto … Magari avevate dei progetti …”
Richard si sentì
morire, per il torto che stava facendo a Michael, per quanto si stesse rendendo
ridicolo, con un padre gay, anche se gli sembrò persino “limitativo” definire
Glam così.
Glam era troppe cose,
per inserirsi in un angolo preciso dell’universo.
Una meteora a parte,
che non ne voleva sapere di rimanere incastrato in un mosaico, deciso e pensato
da qualcuno, che non fosse lui.
“Vado a cambiarmi” –
tagliò corto Ricky, esausto.
“Io non vorrei che
questa tizia creasse dei problemi, non volevo essere inopportuno”
“No … No, è … E’ una
persona in gamba, mi vuole bene abbastanza per non danneggiarmi e poi … Poi ne
avrebbe anche il diritto, perché l’ho ingannata” – ammise triste.
“Tu mi sembri perso …
Innamorato perso, Ricky” – gli disse affettuoso.
“Credevo di avere il
controllo su tutto papà … E sbagliavo” – fu sincero, di botto, anche se non
sarebbe arrivato sino in fondo; non quel giorno, almeno.
“Servizio in camera!”
La voce di Downey fu
squillante ed allegra, nello svegliare Jude, ancora arrotolato al piumone ed al
cuscino.
“Sei di ottimo umore
Rob … E ti ho fatto dormire anche poco, scusami …” – nel mormorarlo, l’inglese
si mise seduto, stiracchiandosi come un gatto.
“Dimmi una cosa, Judsie”
“Sì?”
“Tu pensi che io sia …
stupido? Anzi, no, direi, ingenuo?” – e sorrise ammiccante.
“Eh …?!” – Law arrossì
vistosamente.
L’americano raccolse
dal parquet, la camicia del suo compagno ritrovato, annusandola – “Erba …
questa è … semplicemente erba o sbaglio, Judsie?” – lo incalzò divertito.
“Io … Io ecco …”
“Vi scambiate
confidenze, fumate, cos’altro combini con Colin?”
“Niente!” – e si
nascose nel lenzuolo, rannicchiandosi contro la testata imbottita in pelle
porpora.
Era buffo, erano
adorabili.
Robert scosse il capo
ben pettinato, lisciandosi il pizzetto, altrettanto curato.
“Siete un tantino
cresciuti, per fare i figli dei fiori, sai, Jude?”
“No vedi, il motivo è
diverso Robert … Ho un problema … Ma non di dipendenza, unicamente di salute” –
confessò più serio.
“Amore …” – Robert gli
si avvicinò repentino, stringendolo poi a sé, con tenerezza – “Perché tenermelo
nascosto?”
“E’ la mia schiena,
dopo il trapianto del rene … Ho delle fitte, in giorni particolari, quando
cambia il tempo oppure la temperatura …” – spiegò mesto, incollando le loro
fronti.
“Tesoro, tu dovevi
dirmelo, avremmo trovato una soluzione” – lo rimproverò senza irruenza.
“Ho scelto una via più …
hippy?” – rise con gli occhi lucidi – “… del resto non sono oppiacei quelli che
ti prescrivono? Oppure antidolorifici, che poi ti fanno scoppiare il fegato …”
“Ma ci sono farmaci
nuovi, basta informarsi, sottoporsi ad una visita … Ne abbiamo fatte tante”
“Appunto Rob, io non ne
avevo più la forza … Ho solo bisogno di te, di sapere che ci sei, di baciarti,
toccarti e fare l’amore … Come all’alba …”
“Sì, è stato magnifico …
Ti sentivo così tanto e”
Jude lo baciò,
improvviso e devastante.
Quell’invasione, però,
ero quanto di più dolce potesse condividere con Robert, che perse un battito,
donandolo al suo ragazzo londinese, così vicino al suo cuore, da rimescolare le
rispettive pulsazioni, in una melodia senza fine.
Richard gli si
avvicinò, con una tazza di cioccolata.
“Pace …?”
“Ehi ciao … Eravamo
forse in guerra?” – Taylor sorrise – “Grazie, ne avevo bisogno, oggi fa un
freddo cane, non so se andrò alle piste nere”
Richard gli si affiancò
sulla panchina, una delle otto, davanti alla funivia.
“E la tua ciurma?” –
domandò Kitsch, sorseggiando quella delizia.
“Mia moglie non si sente
di uscire, troppo vento, anche se c’è un sole magnifico … Io faccio una
camminata nei boschi, vuoi unirti a me?” – chiese gentile.
“Mmm sì … Ma poi non è
che mi nascondi in un pupazzo di neve, se incroci magari un amico del college o
che so io …” – rise gioviale.
“Io non mi vergogno di
te, non so che razza di idea ti sei fatto Taylor” – sbottò risentito.
“Ma tu sei assurdo,
eccola la mia idea su di te: hai un padre, che colleziona uomini, come
cravatte, certo dopo una brillante carriera da donnaiolo e non vuoi dirgli che
sei gay quanto lui?” – lo provocò schietto.
“Non è così semplice …
Tu non immagini ciò che provo, soprattutto ora che ho perduto Michael ed ho
distrutto i nostri sogni” – ammise con rammarico.
“Va bene Richard, sono
pronto ad ascoltarti e non ti giudicherò promesso”
“Ok …” – e lo squadrò
sospettoso.
“Allora questa
passeggiata?”
“D’accordo, andiamo … E
grazie Taylor, per la pazienza.”
Geffen attivò Skype,
stabilendo il contatto con la Syner Corporation.
L’ex azienda di
Richard.
Sfruttando il proprio piglio
da canaglia consumata, si inventò una balla piuttosto credibile, per riuscire a
chiedere il numero privato di Michelle – “… ma non ne conosco il cognome, sa
signorina, è una faccenda delicata, per il mio studio”
Dal monitor, una bionda
prosperosa sembrò lusingarsi a sufficienza, per i complimenti di Glam, che
riuscì nell’intento di individuare quella donna misteriosa.
“Deve trattarsi di
Michelle Keyton, una delle nostre dirigenti … Ora provo a girare la video
chiamata a lei direttamente, è stato un piacere Mr. Geffen”
“Anche per me Miss.
Evelyn …” – replicò sornione.
Una musichetta, poi uno
sgranarsi di pixel, su di un’immagine nettamente in contrasto, con quella
precedente.
Michelle era un’elegantissima
sessantenne.
“Sì, Mr. Geffen,
chiedeva di me? Posso aiutarla?”
Glam si grattò la nuca.
“Oh cavoli …” – disse flebile.
“Come, scusi?”
“No, Miss. Keyton, devo
essermi confuso, ho ricevuto dei dati sbagliati dal mio ufficio, sono
mortificato per averla disturbata”
“Ma lei è il padre di
Richard?” – chiese lei con un sorriso.
“Sì …”
“Gli somiglia, in
effetti … Ci manca molto, sa?”
“So che sa farsi volere
bene …”
Qualcuno li interruppe
bruscamente.
“Zia, ho dimenticato
qui la pratica Cooper? Miseria, non so più dove ho la testa” – si lamentò un
giovanotto, piuttosto avvenente, irrompendo nel mezzo della loro conversazione.
“Michael calmati, ora
controlliamo, non vedi che sto parlando con il papà di Richard?”
Lo sconosciuto sbiancò,
fissando poi il portatile sul ripiano in vetro e radica.
“Il …? Salve …”
“Salve … Sono Glam
Geffen, piacere di conoscerti, Ricky mi ha parlato molto di te”
“Di me? Mi prende in
giro?!” – reagì vivace.
“Michael, che maniere,
cosa ti succede?!” – sbottò lei.
Il nipote non le diede
retta, congedandosi frettolosamente e senza concedere ulteriori repliche a Glam,
che chiuse il collegamento, senza indagare oltre.
Non
fu necessario.
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