Capitolo n. 110 – life
Downey gli massaggiò la
schiena, tra le scapole, con un tocco caldo ed affettuoso.
Un’abitudine dura a
morire, tra loro.
Geffen fissava il vuoto
sconsolato, mentre se ne stavano seduti da mezz’ora, su quella panchina,
davanti le seggiovie ferme, per il troppo vento.
“Io … Io credevo che
Richard si fidasse di me, invece ho appena scoperto che la sua vita è stata
tutta una bugia” – e mandò giù amaro.
“Questo non lo
sappiamo, Glam, non possiamo trarre conclusioni affrettate, non è giusto nei
suoi riguardi: Ricky ti ha sempre rispettato e poi ti vuole così bene” – lo difese
l’attore.
L’avvocato lo fissò, a
quel punto.
Un punto di svolta,
pensò l’uomo, dove tutto, da quel momento, sarebbe cambiato con il suo
primogenito.
Era come un terremoto
interiore, quello che lo stava devastando.
“Credo che questo
Michael fosse importante per lui, sai? Da come ha reagito il ragazzo, ecco”
“Ok, ok Glam, è una
storia finita male, se Richard è stato onesto nelle sue confidenze a colazione”
“Penso di sì …” –
replicò smarrito.
Era come se un pezzo di
sé, fondamentale, si fosse staccato e stesse andando alla deriva: Geffen non
riusciva ad accettarlo.
Amava troppo Ricky.
Downey gli sorrise,
segnandogli lo zigomo destro, con il pollice – “Detesto vederti così, credimi:
è come se non avessi più punti di riferimento, Glam, però è una situazione
sanabile, al cento per cento”
“Ora temo la sua
reazione, invece … Ho combinato un bel pasticcio.”
Richard si ritrovò
dieci chiamate di Michael, appena riaccese il cellulare, steso sotto ad un
piumone ed appoggiato alla testata in legno massiccio, di quel letto comodo e
spazioso.
Nella penombra della
stanza, un occhio andava al visore, mentre il secondo sbirciava Taylor, che si
stava rivestendo, in silenzio.
“Problemi?” – chiese di
botto l’attore.
“Eh, cosa?!” – sobbalzò
l’altro.
“Tua moglie ti ha
cercato?” – Kitsch rise leggero, indossando un pullover aderente, come il resto
del suo vestiario sportivo, ma provocante, almeno quanto la sua lingua
tagliente.
“No … No, si tratta del
mio … del mio ex, di Sidney” – precisò l’architetto, a mezza voce.
“Uh guai in vista!”
“La vuoi smettere?”
“Ma non ti vedi?” –
sbuffò il più giovane, rialzandosi da una poltrona, dopo essersi infilato dei
doposci strati di rosso ed argento – “… Sei un po’ patetico, non credi?”
“A fare cosa? Ad avere
scopato con te, Taylor?”
Kitsch si morse le labbra,
riflettendo per un attimo.
“E’ inutile, sai?
Scappare da sé stessi, intendo e tu sei come tuo padre, peccato TU non abbia le
palle per dirlo al mondo intero”
“Mio padre, già … Ti
sei fatto anche lui?” – chiese antipatico, cercando l’intimo tra i cuscini e
sul parquet.
“No. No, gli ho dato
semplicemente un bacio, una sera, dopo che … Ma a te cosa frega?” – bissò asciutto,
controllando, a propria volta, il suo smartphone.
“Romantico, ecco perché
ne sei così affascinato” – ridacchiò sarcastico.
“E chi non lo è? Tu per
primo Ricky, anzi, direi che potresti essere un bel caso per i Laurie, anche se
un po’ scontato”
Il primogenito di
Geffen si voltò di scatto, puntandolo aspro – “Non dire stronzate!” – ruggì.
Kitsch fece un
sorrisetto canzonatorio – “Ullallà, punto sul vivo, ci ho preso, dunque?” – poi
fece una breve pausa, ossigenandosi – “Glam Geffen è unico, dovrai ammetterlo,
forse non come genitore, forse non con te, almeno, però ha delle doti
granitiche, puoi contare su di lui, perché Glam risolve, non rimanda, non
tergiversa, è spietato ed anche giusto, quando necessario, per cui rassegnati,
è una montagna così alta da scalare, da dare le vertigini, anche al più
coraggioso” – affermò con sicurezza spiazzante.
Richard scosse il capo,
guardando altrove – “Io non voglio competere con lui, non l’ho mai fatto” –
disse più calmo.
“Diciamo che l’hai
evitato, giusto?”
“Ho messo della distanza,
tra noi, ho commesso degli errori, è vero, ma … Ma su una cosa hai ragione,
Taylor: le mie scelte sono state condizionate da papà, anche se lui non ha
fatto nulla, non direttamente, perché era … era implicito, insomma”
“Ok …” – anche Kitsch
si tranquillizzò – “… E non pensi che Glam possa aiutarti, a recuperare o
meglio a vivere, finalmente, senza più bugie, senza le ali tarpate?”
Gli occhi di Ricky
luccicarono, umidi – “Non nel mio caso, non con tre bimbi … Michael voleva fare
parte della loro vita, in qualche modo ed era dolce, nel suo proporsi, senza
invadenza, senza pressioni … Con lui ho perso un’occasione bellissima, di
essere felice” – e la voce gli si incrinò.
Taylor andò ad
abbracciarlo, come avrebbe voluto fare la sera prima, senza secondi fini.
“Scusami …” – mormorò affranto
Richard, quasi in lacrime – “… io non volevo giudicarti, prima … scusami” – e fece
aderire le rispettive fronti, in un gesto delicato e complice.
Si baciarono.
Senza poi più dirsi
nulla.
Il primario di
cardiologia firmò le dimissioni, in presenza di Mark, già vestito e sulla sedia
a rotelle, obbligatoria per lasciare il reparto, con Kevin, in piedi alle sue
spalle, che lo sfiorava di tanto in tanto, come a rassicurarlo sulla propria
presenza.
“Bene Mr. Ruffalo, la
burocrazia è stata espletata …” – poi il dottor Kols li scrutò – “… Volevo
raccomandarle una dieta equilibrata, pensieri positivi e … Con il suo partner
non si faccia problemi, ok? Potrete avere una sana vita sessuale, anzi, direi
che sarà un ottimo coadiuvante, durante la sua piena ripresa” – e sorrise,
sinceramente convinto, di ciò che diceva.
Kevin arrossì, mentre
Mark gli prendeva le mani – “Sì, il mio compagno ed io non la deluderemo
professore, mi creda” – ribatté solare, per poi andarsene da lì, finalmente.
Una volta in auto, il
bassista si mise alla guida, prendendo una coperta dal sedile posteriore,
passandola gentile al suo passeggero speciale.
“Non vorrei prendessi
freddo …” – disse esitante, gli occhi grandi su Mark, che per poco non si
commosse.
“Tesoro, non sono
moribondo, non hai sentito il doc, prima?” – e rise divertito.
“Sì, sì, certo, non
volevo offenderti o”
Un bacio, mozzafiato,
pose fine al suo adorabile imbarazzo.
Le parole di Michael
furono dure e risentite.
L’escursione online,
messa in atto da Geffen, poche ore prima, lo aveva destabilizzato e messo in
una sgradevole situazione con la zia, ancora perplessa sull’intero episodio.
Il promettente manager,
unico suo erede, le aveva infatti propinato delle scuse banali, sul perché Glam
gli avesse provocato una tale reazione negativa.
Richard non seppe come
scusarsi ed il telefono sbattutogli in faccia da Michael, sapeva tanto di porta
chiusa definitivamente.
La loro conversazione
non passò inosservata.
Jared ne ascoltò una
parte e, vedendo Ricky sconvolto, si affrettò a raggiungerlo, per capire cosa
lo tormentasse.
Scoprire la verità,
dopo il suo sfogo, fu per Leto un’autentica sorpresa.
“Avevo intuito
qualcosa, sai?” – gli disse paterno, il cantante, spostandogli un ciuffo di
capelli, seduti ad un tavolino della brasserie, deserta in quel pomeriggio,
dove in pochi si azzardavano ad uscire.
“Ora dovrò passare il
resto della mia vita a scusarmi, con tutti, vero?”
“No, perché dovresti?
Tu non devi nulla a nessuno, per come sei” – e gli sorrise – “… certo tuo padre
reclamerà delle spiegazioni, ma solo perché Glam ti ama”
“Lui mi fa
imbestialire, quando fa così, quando si intromette, come con Michael,
accidenti!” – sbottò, notando, dopo un secondo, l’arrivo del genitore, in
compagnia di Downey.
“Ah eccolo, aspetta gli
vado incontro e”
“No Jared, sei stato
comprensivo e ti ringrazio, ma questa guerra la devo affrontare da solo” – e si
alzò in piedi, stringendo i pugni.
“Ma non è una guerra,
accidenti Richard!” – sibilò Leto, per poi voltarsi in favore della coppia,
appena transitata nell’ingresso del locale.
Geffen non aveva mai
smesso di guardarlo ed il figlio perse più di un battito, ma non la sua rabbia.
“Ciao Richard, per
fortuna che ti ho trovato”
“Non penso la sia, sai
papà? Cosa ti è saltato in mente, quando hai deciso di invadere l’esistenza del
mio amico e gettarlo nel panico, nella vergogna?!?” – esplode, incurante dei
pochi avventori.
Robert provò a porsi
tra loro – “Non è il caso di fare piazzate Ricky, per favore”
“Non rimanderò questo
discorso, non illuderti!” – inveii più determinato.
Glam si strofinò il
volto tirato – “D’accordo Ricky, sono stato avventato, curioso, indiscreto, non
so cosa mi sia preso, ok?!”
“Invece lo sai
benissimo, perché tu fai sempre così, TU SEI COSI’! Invadente, presuntuoso ed
arrogante! Fin da quando ero piccolo, non ricordo una sola occasione in cui tu
non debordavi, volevi sapere, ficcare il naso, decidere, invadere e
conquistare, prevalere ad ogni costo!!”
Erano malumori
incancrenitisi, in un cuore gonfio di delusione, di abbandono.
Geffen avrebbe
preferito ricevere una carica di botte, ma non quell’attacco così vivido ed
incontrovertibile.
“Dio smettila, Richard
o gli farai venire un infarto!” – intervenne Jared, spaventato da tanto
rancore.
“No, no Jay, lascialo
parlare, temo sia la prima volta, per Ricky, senza maschere” – lo affrontò,
senza alcuna ironia.
“Oh sì, dici bene, maschere, finzioni! La tua specialità,
vero?! Ho sempre cercato di non deluderti, quando tu, invece, facevi l’esatto
contrario, mentre io provavo a fare qualcosa che fosse onesto e pulito,
conquistando comunque il tuo rispetto! E così quello dei miei docenti, dei
conoscenti, ma non bastava mai, ero sempre e nonostante ogni mio sforzo, IL
FIGLIO DI GLAM GEFFEN, IL LEGALE DEI VIP, IL MAFIOSO, IL DONNAIOLO, IL
PUTTANIERE!!”
Geffen si asciugò una
lacrima, mentre Robert sembrava piegarsi, al posto suo, per ogni invettiva di
Richard, ormai livido ed in affanno.
“Mi dispiace per
Michael, sul serio”
“Non parlare di lui!!
Ho rinnegato me stesso, per avere una famiglia, di cui non vergognarmi, per
essere un padre esemplare, un marito fedele, ma ho dovuto cambiare continente,
per uscire dalla tua ombra, dalla tua ignobile reputazione!”
“So che avresti
meritato un padre migliore, sai Richard?”
“NO … No … ognuno ha
ciò che si merita, Michael me lo ha urlato contro, paragonandomi a te, dopo che
gli avevo raccontato ogni dettaglio delle tue imprese, delle tue assenze, dei
compleanni dimenticati, di mamma che piangeva e si ubriacava, cambiando
analista ogni mese …” – disse sfinito.
“Io non ho mai capito
niente, Richard, io pensavo tu fossi felice … E’ nata anche Veronica”
“E’ quello che volevo
credere anch’io, papà … E’ per Veronica, che tra Michael e me è finita, perché …”
– e si sentì mancare – “… Perché lui pensava che io avessi deciso per il
divorzio, che non dormissimo neppure più insieme e sapere che mia moglie era
rimasta di nuovo incinta, è stato così umiliante”
Jared stava fissando il
vuoto, impietrito contro la parete degli attaccapanni.
Robert lo stava
osservando, temendo che crollasse, per una serie di emozioni, che il moro
riuscì a decodificare, come nessuno.
“Tu non avevi
alternative, eri schiacciato dal peso delle tue responsabilità, dalla
solitudine, alla quale ti eri condannato con le tue mani, Ricky … So cosa vuole
dire affliggersi e non vedere vie d’uscita: Michael te ne aveva offerta una e
Dio mi è testimone, se ti dico che darei qualsiasi cosa, farei qualsiasi cosa,
per mandare indietro il tempo e ritrovarti realizzato con lui, in una soluzione
accettabile per tutti”
Richard sorrise mesto –
“La tua dialettica, le tue arringhe … Dopo la scuola, mi infilavo in tribunale,
per spiarti, ascoltarti … ammirarti” - e scoppiò a piangere, su quell’ultima
asserzione.
Geffen lo strinse
forte, senza esitare, senza rimandare.
“Tu non dovrai più
conoscere questo dolore, Richard, io non lo permetterò, ok?” – anche Geffen
stava piangendo.
Jared corse fuori, in
crisi di ossigeno.
Robert lo rincorse, per
confortarlo.
“Tesoro, cosa ti
prende?”
“Nu nulla Rob … Io … Io
avevo così bisogno di quello che … che Glam ha appena fatto, con suo figlio, ma
mi è sempre mancato … Un padre vero, capisci?”
“Respira, avanti,
questo è un attacco di panico, mio Dio … Vuoi che cerchi Colin?” – domandò concitato
l’artista.
Per un frammento,
incastonato nel loro destino, come una gemma di inestimabile valore, Farrell
stava arrivando, a bordo di una moto slitta, con Jude, che si teneva al
maniglione posteriore, in equilibrio piuttosto precario, ma non abbastanza a
disagio per non arridere alla vista di Robert.
I quattro si riunirono
in un abbraccio corale, a sostegno del leader dei Mars.
“Sentivo che eri in
difficoltà Jay … Non so come, però era come una fitta, qui, allo stomaco, amore”
– gli rivelò l’irlandese, cullandolo poi, mentre Jude e Robert, allacciati come
ragazzini, si stavano allontanando.
Aveva smesso di
nevicare.
Anche il vento si era
fermato.
Così i loro sguardi, naufragati
in un bacio profondo.
Assoluto.
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