martedì 24 marzo 2015

LIFE - CAPITOLO N. 104

Capitolo n. 104 – life



Jared spiava Taylor, con sospetto, attraverso lo specchio, incorporato nell’aletta parasole, lato passeggero, del suv guidato da Farrell, verso Aspen.

Il cantante analizzava i dettagli di quel volto, così acerbo, il contorno delle labbra, che si erano posate sul corpo di Colin, di suo marito, anzi, che questi, aveva incollato a quelle del giovane, baciandolo ripetutamente, mentre scopavano.

Immagini un po’ ossessive: Leto si sentì paranoico e provò a distrarsi.
Del resto era accaduto una volta sola, anzi, un’unica notte.
Almeno ci sperava.

Era passato del tempo, le ferite si erano rimarginate, dopo l’ennesima crisi ed ora rimuginarci sopra, poteva solo fare male ad entrambi.

A lui ed a Colin.
Perché Kitsch aveva avuto la sua dose di sofferenza, da parte di Jude, che se ne viaggiava in coda all’annuale convoglio diretto in montagna, per una settimana bianca, che sembrò avere perso candore e smalto, nell’immaginario collettivo di quegli adulti, consumati da troppe esperienze negative.

I bimbi, in compenso, erano entusiasti di trascorrere alcuni giorni sulla neve del Colorado.

Anche Lula, assorto a guardare fuori dal finestrino, mentre Pepe ed i gemelli dormivano, così come Jay Jay, Sveva e Pamela, a bordo dell’hammer dell’avvocato, che aveva preferito la loro compagnia femminile, un po’ a sorpresa.

Prima di avviarsi, Geffen aveva parlato insieme a Kevin, della sua situazione con Tim e Layla.

Nonostante dimostrasse incredulità, verso le scelte maturate con Niall, l’uomo non se la sentiva di intromettersi e, del resto, il bassista non l’avrebbe apprezzato.

La sua complicità con Ruffalo, però, insospettì Glam, che evitò, comunque e momentaneamente, di porre quesiti scomodi all’ex, sulla natura di quella strana amicizia, nata dal nulla.

Quasi quanto il rapporto tra Tim ed Horan, peraltro.


Soldino si grattò il naso, sorridendo – “Me li posso togliere questi, papà?” – ed indicò gli occhiali scuri.

“No purtroppo e meno che mai quando saremo arrivati tesoro, mi spiace” – replicò, dandogli un buffetto amorevole, sulla guancia sinistra, abbastanza paffuta.

Lula aveva recuperato peso, miracolosamente ed in fretta, anche se mancava ancora tonicità ai suoi muscoli: il lavoro di Tom, aggregatosi con Chris e Luna, stava dando i suoi frutti, con miglioramenti progressivi e più che soddisfacenti per le aspettative dei genitori del bimbo e del terapista stesso.


Jared si era ritrovato in auto Xavier, il figlio Drake e Phil Derado.
Con Taylor, anni prima, la coppia aveva intrecciato un particolare sodalizio artistico e, forse, personale.

Per il gossip di Los Angeles, il celebre regista amava guardare i due “ragazzi” amoreggiare nel privato dell’immensa villa di Meliti, ma erano pure illazioni.
Forse.

“Il maldido ha carpito la mamma del mio guapito!” – lo scultore esordì in quella maniera buffa, interrompendo le elucubrazioni del leader dei Mars, che ebbe un sussulto.

“Eh, cosa Xavy?”

“Big Geffen intendo, ha preso a bordo le sue donne, questo giro, sì, insomma, sue per modo di dire: Pam è single e Sveva si è sposata, peccato che il consorte sia in viaggio d’affari”

“Glam riesce ad avere la precedenza su chiunque, affari o meno” – bofonchiò Colin, intento ad infilarsi in un’area di servizio, per rifornirsi di carburante e snack.

“No, dai, è che vuole stare il più possibile con i suoi bimbi, me l’ha detto alla partenza” – spiegò Derado, un po’ distratto, mentre correggeva un copione.

“Ha il suo gineceo personale” – puntualizzò aspro Leto, mentre Taylor lo stava fissando da qualche minuto.

“Sono le madri dei gemelli, di Jay Jay” – puntualizzò timido l’attore, senza che nessuno gli desse concretamente retta.

Colin era ormai sceso, Jared l’aveva seguito, incollandosi a lui come un francobollo, mentre Xavier doveva sbrigarsi ad accompagnare Drake in bagno, per un bisogno urgente.

Phil scosse la testa – “Perché ti sottoponi a questa tortura, Taylor?” – chiese con una nota paterna nella voce.

“Quale, esattamente?” – bissò rigido, senza guardarlo, preferendogli un cartellone pubblicitario della Coca Cola, sul marciapiede opposto.

“Non saprei da dove cominciare … Jude, ad esempio, ma persino Colin, azzarderei … Gli sguardi di Jared sono esaustivi, non trovi?”

“Non c’è storia, nemmeno gara, loro due si appartengono, siamo seri, ok? Per quanto riguarda Mr. stempiatura, mi divertirò a vederlo rodersi, mentre il suo ritrovato ed amatissimo Robert Downey Jr, languirà al seguito di Glam Geffen”

“Sei in cerca di magre soddisfazioni, figliolo, temo …” – sospirò l’ispanico.

“Mi saprò accontentare, non si sa mai cosa può accadere durante questi massacri sentimentali, non trovi?”




Ruffalo gli sfiorò il palmo destro, mentre si slacciavano le cinture, per quella sosta.

Kevin arrossì lievemente: era una perpetua scossa elettrica, tra loro, al minimo contatto.

Era inutile rimandare il problema.

O meglio, l’affrontarlo.

“Accadrà di nuovo, Mark?” – chiese improvviso, rimandando la boccata d’aria, di cui aveva urgenza.

“Co cosa Kevin?” – balbettò l’ex infermiere.

Il musicista inspirò, scrutando il parabrezza, tempestato di goccioline, per uno scroscio di pioggia, improvviso, come le reciproche sensazioni.

“Noi due, a letto o dovunque, a fare sesso” – e lo puntò deciso – “tu ed io scopiamo benissimo, non credi?”

Era il turno di Mark, di arrossire, come un quindicenne alla prima cotta.

“Non lo so, non … Non credo sia opportuno per”

“Per i nostri piani? Per non compromettere la riconquista di Tim e Niall?”

“Certo! … Sì … certo … Tu mi confondi, anche se hai ragione su … sull’argomento”

“Dio, non riesci neppure a dirlo Mark, sei maggiorenne da un pezzo o sbaglio?” – e rise, più rilassato, almeno in superficie.

“Mi è piaciuto fare l’amore con te, non abbiamo scopato, cazzo!” – sbottò più solido.

A Kevin piacque.
Quella forza di carattere, che Ruffalo custodiva sotto una corazza densa di tenerezza: un controsenso, all’apparenza, così affascinante, ad essere sinceri e lui voleva esserlo, ad ogni costo.


“Ti voglio … prima possibile … Lo voglio e basta Mark” – gli respirò nella bocca, invadendo il suo spazio vitale, per baciarlo con un’irruenza adorabile.

A pochi metri dal loro fuoristrada, stavano transitando Tim e Niall, con in braccio Layla, assopitasi sul petto del biondino, che ebbe un tremito, nell'assistere a quella scena fuori programma.

Tim lo trascinò via, un po’ brusco – “E meno male che gli stronzi siamo noi” – sibilò turbato, senza poterlo nascondere.




“Sono a disagio, lo confesso Robert” – sospirò Law, soffiando sulla bevanda calda, appena consegnategli da Farrell.

L’irlandese era tornato al bancone, dove Jared stava lottando con delle bustine di miele, che non volevano saperne di aprirsi.

“Aspetta, hai le dita imbrattate” – il moro rise, aiutando Leto in quell’impresa.

“Sono imbranato”

“Sei nervoso?”

“No, perché?” – ribatté sulla difensiva.

“Mi riferisco ai discorsi di Xavier: mi sembrava di avere colto del disagio in te, considerato che l’argomento era Glam” – sorrise, senza malizie e tranelli.

“Per lui è tutto un gioco” – inspirò rigido, sorseggiando la sua tisana alla rosa canina.

“Per Xavy o per Geffen?”

“Tu sei fissato, che io sia irrimediabilmente concentrato su Glam e sulle sue decisioni, Cole!” – si lamentò, con un tono spezzato e deciso a non attirare attenzione su di loro.

Downey li stava guardando a distanza, il che infastidì il front man, immaginando le deduzioni del suo eterno antagonista: pensarlo tale, era la puntuale conferma ai sospetti di Farrell.

Jared sbuffò stanco – “Questa vacanza sarà uno strazio e poi tu che inviti Taylor, ma ti sembra corretto, nei riguardi di Jude?”

“E da quando ti preoccupi per il mio UK buddy?” – sogghignò ironico, provando un’emozione tutta sua, nel contemplare il collo del marito e quell’arteria, che gli si gonfiava, quando Leto era in difficoltà.

La pelle tesa e liscia, era una tentazione continua, in quella porzione, dove Farrell posò un bacio caldissimo e selvaggio, facendo perdere l’equilibrio al suo interlocutore, amico, complice, amante.

Un’ottima scusa per cinturare Jared e spostarlo verso l’ingresso delle toilette – “Devo dirti una cosa e non posso farlo davanti a tutti” – gli sussurrò nell’orecchio, facendolo avvampare.

“Cole, ma cosa?!”

“Zitto!” – e gli tenne premuto il palmo mancino sulle labbra, finché non riuscirono a rifugiarsi in uno sgabuzzino.

“Ma sei impazzito?!” – bisbigliò Leto.

Farrell annuì divertito ed eccitato.

Si inginocchiò, slacciandogli i jeans con maestria e caparbietà.

“Cole tu sei … tu sei … Accidenti!” – ansimò, sentendosi inghiottire, per mezzo di quell’estensione amorosa e virile, che Colin si era ritrovato svettante davanti al volto proteso in un’espressione di pura lascivia.

Jared si insinuò con le falangi, al profumo di essenza di acacia, tra le ciocche brizzolate di quel Re d’Irlanda, che nessuno era stato in grado di fare decadere.

Mai.

Il suo abisso, rovente e bagnato, lo accolse, arrendendosi alle spinte di Jared, che ora voleva prendersi tutto quanto riteneva suo, da sempre, marchiandolo e colmandolo di sé, senza più freni inibitori.

Colin lo lasciò fare, lasciandosi segnare dentro e fuori.

Fu semplicemente bellissimo.







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