Capitolo n. 103 – life
La bottiglia di
champagne, ciondolava dalla sua mano destra, mentre scalzo, i pantaloni e le
maniche della camicia arrotolati, Geffen se ne andava per il parco di villa
Meliti, dopo la mezzanotte.
La sua andatura era a
tratti incerta, verso la luna, che si specchiava nelle sue iridi turchesi e
tremolanti.
Stava piangendo.
Singhiozzava inerme ed
arrabbiato, ormai in prossimità dei gazebo, dove lo raggiunse di corsa Ricky,
dopo averlo visto dalla terrazza, dove era uscito a fumarsi una sigaretta, di
nascosto dalla moglie.
“Papà …” – bisbigliò il
giovane, bloccandolo – “… Dio, ma che stai facendo?!”
“Lasciami in pace …
Voglio rimanere da solo … tanto è il mio destino” – biascicò, disperatamente
comico.
“O mio Dio” – Richard
quasi rise, ma non gli piaceva affatto vederlo in quello stato.
“Lasciami ti ho detto!”
– divenne più cattivo, staccandoselo di dosso.
“Non so gli altri, di
cui parli, ma io non ti lascerò più solo, ok?!” – bissò deciso.
Glam lo fissò – “Tu …
Tu hai tutto …”
“Ne sei sicuro? Sì, può
darsi” – e scrollò le spalle, portandolo a sedersi su di una panca – “… ora
calmati, magari cerchiamo di arrivare alle cucine e ci beviamo un bel caffè,
che ne pensi papà?”
“Penso che … Penso che
loro devono tutto a me, sono io che gli ho concesso di essere felici!!” –
sbottò amaro.
“Ma … Ma chi? Jared e
Robert?”
“NO! Colin e Jude!” – e
si raccolse le gambe, chiudendosi a riccio, come un bambino, derubato del bene
più prezioso.
“Ah ecco … Magari in un
certo senso hai ragione …”
“Quale senso?! Ce l’ho
e basta!” – e cadde sull’erba, come un fantoccio.
“Hai bisogno una mano?”
La voce di Dimitri
tagliò l’aria, nel suo tipico accento sovietico.
Ricky lo scrutò, mentre
si era inginocchiato al fianco del padre, ormai assopitosi, come un sasso.
“Torna a dormire, li
aiuto io!” – si intromise improvviso Vas, sbucando dal buio, con una certa
irruenza protettiva.
“Ok, va bene, volevo
rendermi utile” – Dim alzò le mani, con un sorriso sarcastico.
“Ti ringrazio …” – replicò
flebile l’architetto, sollevando Geffen, con l’aiuto del bodyguard.
Matt li spiava dal
patio del cottage del custode, che ancora occupava con il compagno.
Sulla loro sorte, la
sentenza sembrava essere stata rimandata di qualche ora oppure giorno.
Tutti erano presi dal
ritorno di Lula; si erano, infatti, divertiti alla festa e dormivano più o meno
sereni, all’interno dell’enorme residenza di Antonio, che non avrebbe esitato a
liquidare la coppia, se avesse creato anche il minimo problema.
Miller e Dimitri, se ne
guardarono bene dal farlo, ovviamente.
Niall cambiò capace
Layla, che gli riservava sorrisi e vagiti adorabili.
“Quanto è bella …” –
sussurrò, dandole poi un bacio sul pancino, mentre Tim si occupava di scaldarle
il biberon.
Era quasi l’alba.
Si alzavano sempre
insieme per accudirla, quasi in simbiosi, in tanti gesti amorevoli, come se ciò
avvenisse con la massima naturalezza.
Horan tossì – “Hai
chiamato Kevin?”
Tim diede corda al carillon
e, mentre api e girasoli cominciarono a girare, facendo ridere la cucciola,
esaudì la curiosità di Niall – “No … In fondo non mi va di andare in montagna
con loro, lui non riesce proprio a capirlo”
“Ha diritto di stare
con Layla, è con lui che l’hai adottata, anche se io già la amo come se fosse
mia …” – e lo avvolse da dietro – “… nostra, Tim”
“Non voglio negare
nulla al padre di mia figlia … nostra” – inspirò, mortificato.
“Allora sforziamoci,
anche per me non sarà semplice, anche se non credo che Mark possa unirsi al
gruppo, non ne ha motivo”
“Tu credi?”
Pepe gli si era quasi
abbarbicato sul petto, mentre soldino riposava sotto l’ala sinistra di Glam, la
barba ispida, borse accennate sotto gli occhi, colorito grigio.
Un dopo sbornia con
tutti i crismi.
Sotto le coperte, però,
l’avvocato ci era arrivato lucido, con un aroma di espresso addosso, da dare
quasi la nausea, la stessa, che lo spinse a vomitare l’anima in bagno, prima di
coricarsi, assistito sino alla fine da Richard, crollato in poltrona.
Downey li stava osservando,
con un sorriso.
Richy fu il primo a
destarsi.
“Ehi … Ciao Robert …” –
e si stiracchiò.
“Buongiorno … La
colazione è pronta, tra un paio d’ore si parte … Tu pensi che tuo padre possa
farcela a guidare?” – domandò con una punta di ironia.
“Certo che ce la
faccio, non sono mica morto” – brontolò Geffen, sollevandosi piano.
“Ciao Glam …”
“Ciao tesoro … Mi passi
gli occhiali di Lula? Non deve svegliarsi senza”
“Sì eccoli, ma non
disturbarli, guarda Pepe, sembra un ghiro” – scherzò l’attore, analizzato senza
rendersene conto, da Ricky, in ogni mossa.
“Io torno da mia
moglie, così prepariamo la ciurma, a dopo papà, Rob …”
“Ciao e grazie di tutto
… Mia nuora mi ucciderà prima o poi”
“Non sia mai” – Downey rise,
più rilassato.
Il primogenito del suo
ex, lo imbarazzava: non lo conosceva abbastanza, ma sapeva che Ricky era molto
legato a Kevin ed affezionato a Jared.
Robert, in compenso,
non sapeva dove collocarsi, nella scala di stima, di quello splendido ragazzo.
“A proposito della
cerchia dei miei estimatori, dov’è Jude?”
“Glam, ma dai” – il moro
rise ancora, era bellissimo.
“Tu sei in splendida
forma, devo riconoscerlo”
“E tu cosa mi combini?”
– bisbigliò complice.
“Ti chiedo scusa Rob,
abbiamo un bimbo insieme e non vorrei tu pensassi che io potrei diventare
inaffidabile o”
“Glam taci, non
aggiungere una sillaba a questa cavolata, tu sei il papà migliore un bimbo
possa avere!” – ribatté a mezza voce, per non infastidire Lula e Pepe, ma con
estrema fermezza.
Geffen arrossì.
“Diciamo che hai
ecceduto nelle celebrazioni per il ritorno di soldino e Peter” – sentenziò.
“Ok … Mi è presa male,
per alcune riflessioni …”
“Vuoi parlarne?” –
chiese dolce l’artista.
“Non adesso … Aiuto
Lula a lavarsi e prepararsi, tu pensi a Pepe?” – e sorrise.
“Ok Glam … Prima, però,
dobbiamo sottrarli al mondo dei sogni” – e sorrise a propria volta, sfiorando
le mani del legale, mentre si intrecciavano nei rispettivi intenti.
Era sempre gradevole,
quando succedeva.
Sempre.
Colin, steso a pancia
in giù, allungò il palmo sinistro, alla ricerca di Jared.
La sua parte era fredda
e lui restava rannicchiato sopra la davanzale, poco distante.
“Ehi …”
“Ciao Cole” – gli sorrise,
un po’ frastornato all’apparenza.
“Tutto bene?”
“Non riuscivo più a …
Ecco, sono sveglio dalle cinque o forse anche prima” – si giustificò, tornando
poi sotto al piumone, dove l’irlandese lo strinse a sé.
“Insonnia? Emicrania?”
“Entrambe … Un po’ …”
“Mi dispiace Jay,
avresti potuto chiamarmi, sarei sceso a prenderti una bevanda calda oppure un
sonnifero …”
“Ti preoccupi sempre
per me …”
“Anche tu lo fai, Jared”
– e lo fissò, stampandogli poi un bacio sul naso.
“Come vanno le riprese
con Taylor?” – domandò a sorpresa.
“Al solito, è una serie
d’azione, ben costruita, vuoi leggere il copione?”
“Per scoprire se farete
scene di sesso?” – Leto rise un po’ aspro e provocatorio, memore del tradimento
del consorte proprio con Kitsch, durante una delle loro crisi recenti.
“Assolutamente no, non
è a tematica gay e poi” – Farrell si interruppe – “Mmmm ci sono cascato!” – e rise
simpatico.
“Non voleva essere una
trappola …” – sospirò il leader dei Mars.
“Taylor è ancora preso
da Jude … Non riesce a dimenticarlo”
“Lui ci credeva nella
loro storia, peccato che il tuo UK buddy sia stato così stronzo” – obiettò severo.
“Non dovresti giudicare
Jude in questo modo …” – bissò incerto.
“Non ne ho il diritto perché
io per primo” – e scattò seduto – “Ok, non voglio discutere, dobbiamo partire
per la montagna, non voglio incazzarmi e non certo per colpa di quel damerino
inglese!”
Farrell si grattò la
nuca, perplesso.
“Cosa ti tormenta, Jay?
Veramente, intendo?”
Camilla e Diamond arrivarono
sino ai pantaloni di Kitsch, tirandone la stoffa, allegre e già vestite per i
monti.
“Oh ma che belle
signorine … Ciao principesse” – e si inginocchiò, senza accorgersi dell’arrivo
di Law, che stava rincorrendo le figlie, con le cuffie, dimenticate da Dady e
Camy sul divano.
“Ciao Taylor …”
“Ciao” – lo salutò
glaciale – “… facevo una passeggiata tra i roseti, è magnifico qui”
“Sì … Antonio cura
personalmente questa zona del giardino …” – accennò Jude, cercando di non incrociare
gli occhi inquisitori dell’altro.
“Incredibile, per un
vecchio signore come lui, un uomo pieno di sorprese, non certo l’unico del clan”
“Ci vieni ad Aspen, con
noi?”
“Giusto per il fine
settimana, lunedì rientro per un doppiaggio, Colin ha tanto insistito e non ho
saputo dirgli di no” – e lo puntò rigido.
“Ha fatto bene … Ad
insistere, intendo” – e rise nervoso.
“L’avevo capito,
grazie. Vado a cambiarmi, a dopo” – e girò i tacchi, verso la residenza, ormai
animata da voci ed un bel chiasso generale.
Nel viale, Taylor
incrociò Downey, alla ricerca di Jude.
I due si salutarono
senza problemi, poi Robert proseguì dritto e spedito verso Law, impegnato
maldestramente a mettere i berretti in testa a Diamond e Camilla.
“Avete litigato?” –
esordì il moro.
“No, perché lo pensi?”
“Taylor aveva una
faccia …”
“Che faccia?” – replicò
scontroso il biondo.
“Temo stia soffrendo …”
– affermò dispiaciuto Downey.
“A rischio di sembrarti
cinico, posso solo sperare che qualcuno lo consoli prima o poi”
“No, non sei cinico, ti
senti in colpa, questo sì” – disse pacato ed a distanza di sicurezza dalle
bambine.
“Ok, l’ho illuso, sono
un bastardo, va meglio così?!” – ringhiò esasperato.
Downey sorrise con
tenerezza – “… Non sei neppure questo e so che saprai assumerti le
responsabilità delle tue scelte, anzi, l’hai già fatto Jude, con me e con
Taylor, è palese, se no avresti ceduto alla tentazione di essere tu, quello che
lo consolava”
“Io non ti deluderò mai
più in questa maniera, Robert, tu lo sai” – e lo abbracciò, con trasporto.
“Sì, lo so Jude e sono
così fortunato … Così tanto, da non riuscire a crederci, talvolta … Tu
ricordamelo di continuo, ok?” – e lo baciò.
Cancellando ogni
tensione.
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