giovedì 19 marzo 2015

LIFE - CAPITOLO N. 103

Capitolo n. 103 – life



La bottiglia di champagne, ciondolava dalla sua mano destra, mentre scalzo, i pantaloni e le maniche della camicia arrotolati, Geffen se ne andava per il parco di villa Meliti, dopo la mezzanotte.

La sua andatura era a tratti incerta, verso la luna, che si specchiava nelle sue iridi turchesi e tremolanti.

Stava piangendo.
Singhiozzava inerme ed arrabbiato, ormai in prossimità dei gazebo, dove lo raggiunse di corsa Ricky, dopo averlo visto dalla terrazza, dove era uscito a fumarsi una sigaretta, di nascosto dalla moglie.


“Papà …” – bisbigliò il giovane, bloccandolo – “… Dio, ma che stai facendo?!”

“Lasciami in pace … Voglio rimanere da solo … tanto è il mio destino” – biascicò, disperatamente comico.

“O mio Dio” – Richard quasi rise, ma non gli piaceva affatto vederlo in quello stato.

“Lasciami ti ho detto!” – divenne più cattivo, staccandoselo di dosso.

“Non so gli altri, di cui parli, ma io non ti lascerò più solo, ok?!” – bissò deciso.

Glam lo fissò – “Tu … Tu hai tutto …”

“Ne sei sicuro? Sì, può darsi” – e scrollò le spalle, portandolo a sedersi su di una panca – “… ora calmati, magari cerchiamo di arrivare alle cucine e ci beviamo un bel caffè, che ne pensi papà?”

“Penso che … Penso che loro devono tutto a me, sono io che gli ho concesso di essere felici!!” – sbottò amaro.

“Ma … Ma chi? Jared e Robert?”

“NO! Colin e Jude!” – e si raccolse le gambe, chiudendosi a riccio, come un bambino, derubato del bene più prezioso.

“Ah ecco … Magari in un certo senso hai ragione …”

“Quale senso?! Ce l’ho e basta!” – e cadde sull’erba, come un fantoccio.

“Hai bisogno una mano?”
La voce di Dimitri tagliò l’aria, nel suo tipico accento sovietico.

Ricky lo scrutò, mentre si era inginocchiato al fianco del padre, ormai assopitosi, come un sasso.

“Torna a dormire, li aiuto io!” – si intromise improvviso Vas, sbucando dal buio, con una certa irruenza protettiva.

“Ok, va bene, volevo rendermi utile” – Dim alzò le mani, con un sorriso sarcastico.

“Ti ringrazio …” – replicò flebile l’architetto, sollevando Geffen, con l’aiuto del bodyguard.

Matt li spiava dal patio del cottage del custode, che ancora occupava con il compagno.

Sulla loro sorte, la sentenza sembrava essere stata rimandata di qualche ora oppure giorno.

Tutti erano presi dal ritorno di Lula; si erano, infatti, divertiti alla festa e dormivano più o meno sereni, all’interno dell’enorme residenza di Antonio, che non avrebbe esitato a liquidare la coppia, se avesse creato anche il minimo problema.

Miller e Dimitri, se ne guardarono bene dal farlo, ovviamente.




Niall cambiò capace Layla, che gli riservava sorrisi e vagiti adorabili.

“Quanto è bella …” – sussurrò, dandole poi un bacio sul pancino, mentre Tim si occupava di scaldarle il biberon.

Era quasi l’alba.

Si alzavano sempre insieme per accudirla, quasi in simbiosi, in tanti gesti amorevoli, come se ciò avvenisse con la massima naturalezza.

Horan tossì – “Hai chiamato Kevin?”

Tim diede corda al carillon e, mentre api e girasoli cominciarono a girare, facendo ridere la cucciola, esaudì la curiosità di Niall – “No … In fondo non mi va di andare in montagna con loro, lui non riesce proprio a capirlo”

“Ha diritto di stare con Layla, è con lui che l’hai adottata, anche se io già la amo come se fosse mia …” – e lo avvolse da dietro – “… nostra, Tim”

“Non voglio negare nulla al padre di mia figlia … nostra” – inspirò, mortificato.

“Allora sforziamoci, anche per me non sarà semplice, anche se non credo che Mark possa unirsi al gruppo, non ne ha motivo”

“Tu credi?”




Pepe gli si era quasi abbarbicato sul petto, mentre soldino riposava sotto l’ala sinistra di Glam, la barba ispida, borse accennate sotto gli occhi, colorito grigio.

Un dopo sbornia con tutti i crismi.

Sotto le coperte, però, l’avvocato ci era arrivato lucido, con un aroma di espresso addosso, da dare quasi la nausea, la stessa, che lo spinse a vomitare l’anima in bagno, prima di coricarsi, assistito sino alla fine da Richard, crollato in poltrona.

Downey li stava osservando, con un sorriso.

Richy fu il primo a destarsi.

“Ehi … Ciao Robert …” – e si stiracchiò.

“Buongiorno … La colazione è pronta, tra un paio d’ore si parte … Tu pensi che tuo padre possa farcela a guidare?” – domandò con una punta di ironia.

“Certo che ce la faccio, non sono mica morto” – brontolò Geffen, sollevandosi piano.

“Ciao Glam …”

“Ciao tesoro … Mi passi gli occhiali di Lula? Non deve svegliarsi senza”

“Sì eccoli, ma non disturbarli, guarda Pepe, sembra un ghiro” – scherzò l’attore, analizzato senza rendersene conto, da Ricky, in ogni mossa.

“Io torno da mia moglie, così prepariamo la ciurma, a dopo papà, Rob …”

“Ciao e grazie di tutto … Mia nuora mi ucciderà prima o poi”

“Non sia mai” – Downey rise, più rilassato.

Il primogenito del suo ex, lo imbarazzava: non lo conosceva abbastanza, ma sapeva che Ricky era molto legato a Kevin ed affezionato a Jared.

Robert, in compenso, non sapeva dove collocarsi, nella scala di stima, di quello splendido ragazzo.

“A proposito della cerchia dei miei estimatori, dov’è Jude?”

“Glam, ma dai” – il moro rise ancora, era bellissimo.

“Tu sei in splendida forma, devo riconoscerlo”

“E tu cosa mi combini?” – bisbigliò complice.

“Ti chiedo scusa Rob, abbiamo un bimbo insieme e non vorrei tu pensassi che io potrei diventare inaffidabile o”

“Glam taci, non aggiungere una sillaba a questa cavolata, tu sei il papà migliore un bimbo possa avere!” – ribatté a mezza voce, per non infastidire Lula e Pepe, ma con estrema fermezza.

Geffen arrossì.

“Diciamo che hai ecceduto nelle celebrazioni per il ritorno di soldino e Peter” – sentenziò.

“Ok … Mi è presa male, per alcune riflessioni …”

“Vuoi parlarne?” – chiese dolce l’artista.

“Non adesso … Aiuto Lula a lavarsi e prepararsi, tu pensi a Pepe?” – e sorrise.

“Ok Glam … Prima, però, dobbiamo sottrarli al mondo dei sogni” – e sorrise a propria volta, sfiorando le mani del legale, mentre si intrecciavano nei rispettivi intenti.

Era sempre gradevole, quando succedeva.
Sempre.




Colin, steso a pancia in giù, allungò il palmo sinistro, alla ricerca di Jared.

La sua parte era fredda e lui restava rannicchiato sopra la davanzale, poco distante.

“Ehi …”

“Ciao Cole” – gli sorrise, un po’ frastornato all’apparenza.

“Tutto bene?”

“Non riuscivo più a … Ecco, sono sveglio dalle cinque o forse anche prima” – si giustificò, tornando poi sotto al piumone, dove l’irlandese lo strinse a sé.

“Insonnia? Emicrania?”

“Entrambe … Un po’ …”

“Mi dispiace Jay, avresti potuto chiamarmi, sarei sceso a prenderti una bevanda calda oppure un sonnifero …”

“Ti preoccupi sempre per me …”

“Anche tu lo fai, Jared” – e lo fissò, stampandogli poi un bacio sul naso.

“Come vanno le riprese con Taylor?” – domandò a sorpresa.

“Al solito, è una serie d’azione, ben costruita, vuoi leggere il copione?”

“Per scoprire se farete scene di sesso?” – Leto rise un po’ aspro e provocatorio, memore del tradimento del consorte proprio con Kitsch, durante una delle loro crisi recenti.

“Assolutamente no, non è a tematica gay e poi” – Farrell si interruppe – “Mmmm ci sono cascato!” – e rise simpatico.

“Non voleva essere una trappola …” – sospirò il leader dei Mars.

“Taylor è ancora preso da Jude … Non riesce a dimenticarlo”

“Lui ci credeva nella loro storia, peccato che il tuo UK buddy sia stato così stronzo” – obiettò severo.

“Non dovresti giudicare Jude in questo modo …” – bissò incerto.

“Non ne ho il diritto perché io per primo” – e scattò seduto – “Ok, non voglio discutere, dobbiamo partire per la montagna, non voglio incazzarmi e non certo per colpa di quel damerino inglese!”

Farrell si grattò la nuca, perplesso.

“Cosa ti tormenta, Jay? Veramente, intendo?”




Camilla e Diamond arrivarono sino ai pantaloni di Kitsch, tirandone la stoffa, allegre e già vestite per i monti.

“Oh ma che belle signorine … Ciao principesse” – e si inginocchiò, senza accorgersi dell’arrivo di Law, che stava rincorrendo le figlie, con le cuffie, dimenticate da Dady e Camy sul divano.

“Ciao Taylor …”

“Ciao” – lo salutò glaciale – “… facevo una passeggiata tra i roseti, è magnifico qui”

“Sì … Antonio cura personalmente questa zona del giardino …” – accennò Jude, cercando di non incrociare gli occhi inquisitori dell’altro.

“Incredibile, per un vecchio signore come lui, un uomo pieno di sorprese, non certo l’unico del clan”

“Ci vieni ad Aspen, con noi?”

“Giusto per il fine settimana, lunedì rientro per un doppiaggio, Colin ha tanto insistito e non ho saputo dirgli di no” – e lo puntò rigido.

“Ha fatto bene … Ad insistere, intendo” – e rise nervoso.

“L’avevo capito, grazie. Vado a cambiarmi, a dopo” – e girò i tacchi, verso la residenza, ormai animata da voci ed un bel chiasso generale.

Nel viale, Taylor incrociò Downey, alla ricerca di Jude.

I due si salutarono senza problemi, poi Robert proseguì dritto e spedito verso Law, impegnato maldestramente a mettere i berretti in testa a Diamond e Camilla.

“Avete litigato?” – esordì il moro.

“No, perché lo pensi?”

“Taylor aveva una faccia …”

“Che faccia?” – replicò scontroso il biondo.

“Temo stia soffrendo …” – affermò dispiaciuto Downey.

“A rischio di sembrarti cinico, posso solo sperare che qualcuno lo consoli prima o poi”

“No, non sei cinico, ti senti in colpa, questo sì” – disse pacato ed a distanza di sicurezza dalle bambine.

“Ok, l’ho illuso, sono un bastardo, va meglio così?!” – ringhiò esasperato.

Downey sorrise con tenerezza – “… Non sei neppure questo e so che saprai assumerti le responsabilità delle tue scelte, anzi, l’hai già fatto Jude, con me e con Taylor, è palese, se no avresti ceduto alla tentazione di essere tu, quello che lo    consolava”

“Io non ti deluderò mai più in questa maniera, Robert, tu lo sai” – e lo abbracciò, con trasporto.

“Sì, lo so Jude e sono così fortunato … Così tanto, da non riuscire a crederci, talvolta … Tu ricordamelo di continuo, ok?” – e lo baciò.

Cancellando ogni tensione.

















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