Capitolo n. 101 – life
Kevin entrò a passo
leggero nella nursery, controllando il sonno tranquillo di Layla, poi passò in
corridoio, sporgendosi dalla balaustra e notando l’arrivo di Tim da una breve
corsa all’aperto, nel parco della villa.
I domestici della Joy’s
House erano sempre nei paraggi, non solo per espletare le loro mansioni, ma,
soprattutto, per avere cura della bimba, quando i genitori si assentavano.
“Ciao tesoro, potresti
salire?” – chiese con gentilezza il bassista, anche se un nodo allo stomaco lo
stava tormentando da ore.
“Sì, arrivo” – replicò
stanco lo studente, senza indugiare con lo sguardo sul marito, che passò in
biblioteca, lasciando la porta socchiusa.
Tim la sigillò, appena
entrato nella stanza, esordendo con un – “Sei arrivato, finalmente”.
Il suo tono era freddo
e distaccato: Kevin deglutì a vuoto, poi, arrossendo, si giustificò.
“Le visite di Lula sono
andate per le lunghe, mi dispiace amore” – ed azzerò la distanza, provando ad
abbracciarlo, ma Tim sgusciò via, con una movenza quasi felina.
“Se me lo permetterai,
lo verrò a trovare al più presto” – disse a sorpresa.
“Ma cosa stai dicendo
Tim?!” – le parole quasi non gli uscirono, per lo sbigottimento.
“Sto per andarmene,
Kevin, ho già chiesto allo studio di preparare le carte per il divorzio”
“Stai scherzando,
vero?” – e si irrigidì.
“No, affatto: in questi
giorni ho riflettuto molto sulla nostra situazione, su come sono andate le cose
durante il nostro matrimonio ed anche prima … Ne sono uscito a pezzi,
soprattutto dopo che tu e Glam” – e si trattenne.
“Io e Glam cosa?!” –
sbottò.
Tim sorrise mesto.
“Ti prego, non giocare
con la mia intelligenza, Kevin, non offendermi, non sino a questo punto”
“Stammi a sentire io”
“No, perdona la
durezza, con cui sto troncando il nostro rapporto una volta per tutte, ma sono
irremovibile ed in questo mi ha aiutato una persona speciale, della quale non
posso più fare a meno”
“Una … persona? Ma di
chi stai parlando, accidenti?!”
“Di Niall” – bissò
secco.
Kevin andò a sedersi su
di una poltrona, prendendosi la testa tra le mani.
“Niall … Il fidanzato
di Mark …”
“Sì, ex fidanzato, lo
ha lasciato, come io sto facendo con te: ho sofferto abbastanza, ho avuto
pazienza, ma non ti voglio rinfacciare nulla, non serve, così come non è
servito aspettarti, esserti fedele, amarti con tutto me stesso”
Kevin gli si avvicinò,
prendendogli i polsi, con cautela e tenerezza.
“Sei stato sincero,
crudelmente sincero, Tim ed io farò altrettanto, perché detesto le ipocrisie” –
affermò serio, ma con gli occhi lucidi.
“A che proposito?”
“A proposito di me e di
Glam: hai ragione, abbiamo trasceso ed una volta ritrovato Lula, ho fortemente
desiderato di tornare con lui, di ricostituire il nucleo, che la tragedia della
fondazione, aveva spezzato per sempre” – rivelò limpido.
“Posso capirlo” –
replicò il ragazzo, con una punta di dolcezza.
“Sai piccolo mio, il
destino ora sembra punirmi, nella mia arroganza, nel non avere pensato a te, da
perfetto egoista, quale sono stato dal principio” – e lo strinse, senza
incontrare alcuna resistenza in Tim, che si commosse profondamente.
“Ti voglio bene Kevin,
tu e Layla farete parte di me, sino alla fine … Questo voglio che tu lo sappia”
– e si guardarono, intensi.
“Sto pagando un prezzo
così alto … Forse lo merito” – singhiozzò.
“No, tu meriti
serenità, come chiunque, Kevin, ma non accanto a Glam: lui, in compenso, non ti
merita, anche se ti ha riportato Lula, anche se Glam è Glam … Cerca di guarire
da questa malattia, da questo … tormento … Mi dispiace, se anch’io oggi ti
faccio soffrire, ma non posso e non voglio ingannarti: tu vali come nessuno, al
mio cuore, penso di avertelo dimostrato”
“Sì, lo hai fatto Tim …
Lo hai fatto, credimi.”
Geffen fece installare
a tempo di record un viale lastricato, sulla spiaggia di Palm Springs, dove
Lula poté muoversi in sicurezza, con un deambulatore.
Jared li stava
osservando a distanza, dopo essere arrivato da solo alla villa sull’oceano.
Colin era sul set di un
nuovo telefilm per la tv, in un progetto, che aveva coinvolto anche Taylor nel
cast.
I coniugi Farrell Leto
si sarebbero rivisti dal nonno, per cena, come stabilito da un paio di giorni,
per festeggiare il ritorno di soldino e di Pepe.
Accanto a Geffen, il
primogenito Richard camminava con Veronica in un marsupio, che l’architetto
stringeva sul petto muscoloso e rivelato da una camicia bianca semi aperta: con
loro anche Tom, intento ad occuparsi della riabilitazione di Lula.
Pochi metri ancora, un
incoraggiamento e poi il bimbo finì sul cuore di Geffen, che gli fece fare
l’aeroplanino, come accadeva con Vas, anch’egli sotto al patio dell’abitazione,
a bere qualcosa in compagnia del leader dei Mars.
“Sono così belli …
Tutti” – esordì assorto Jared.
Vas lo scrutò – “Unisciti
a loro, cosa aspetti?” – e sorrise, facendo un cenno a Peter, che stava
sistemando il joystick sulla sedia a rotelle, che Lula avrebbe utilizzato nei
lunghi spostamenti, non solo lì, ma anche nel vasto giardino di Antonio.
“Non so … Mi sento di troppo”
– e rise nervoso.
“Non vedo perché … Lula
non è cresciuto, recupererà presto”
“Riesce a mangiare?”
“No, se escludiamo gli
omogenizzati e le vitamine liquide: è buffo vedere Glam imboccarlo” – osservò
il sovietico, amorevole.
“Con le pizze di Barny
farà lo sviluppo in un botto” – provò a scherzare il cantante, con il cuore a
mille, appena Geffen si accorse di lui e gli fece un cenno.
“Dai muoviti Jay” –
sussurrò il bodyguard e Leto si decise ad unirsi al resto degli amici, sul
bagnasciuga.
Hugh entrò nella sala
d’aspetto, ricavata tra i due ingressi, del suo studio e di quello di Brendan,
già in seduta con un paziente, notando la presenza di Kevin e di Mark.
“Salve … Avevamo un
appuntamento?” – Laurie si rivolse al musicista, che annuì triste.
Ruffalo non aveva avuto
la forza di andare oltre un timido saluto, arrivando quasi in contemporanea a
lui, che faticava persino a respirare, per l’angoscia accumulata, dopo il
confronto con Tim.
“Ok … E tu, Mark, vai
da mio fratello?”
“Sì, infatti …” –
rispose smarrito, la barba incolta, l’aria di chi non aveva dormito molto.
Appena l’ex di Geffen
si sistemò sul lettino di Hugh, questi si grattò la nuca, recuperando gli
appunti – “C’è una qualche connessione tra te e Mr. Texas, là fuori?”
“Direi di sì … Entrambi
siamo stati mollati dai rispettivi compagni, che ora se la spassano insieme” –
chiarì aspro.
“Questo sarcasmo non ti
aiuterà a riconquistare Tim”
“Ci vorrebbe un
miracolo, dopo quello che gli ho detto”
“Fammi indovinare, di
te e di Glam?” – rise acido.
“Appunto” – Kevin tirò
un lungo respiro, tamponandosi gli zigomi umidi.
“Cosa speravi di
ottenere da Geffen? Sentiamo”
“Tra lui, Lula ed il
sottoscritto c’è sempre stata come una magia, ecco”
“No, ci sono state
unicamente corna, su corna, mio caro figliolo, corna gay e pure etero, insomma
al super eroe di Port au Prince bisogna riconoscere il merito di applicare una
par condicio da antologia, non credi?”
“Scherza pure finché
vuoi, prendermi in giro non risolverà i miei casini: non ho più una famiglia,
né con lui e tanto meno con Tim!”
“Mi verrebbe da
liquidarti con un ognuno del suo male pianga sé stesso, però tu vai compreso, al di
là dell’ovvio, Kevin, perché sei un animo buono, sei una vittima, da quando hai
visto la luce del mondo ed in questo Tim c’era riuscito a pieno, senza farti da
surrogato di qualcosa, senza essere il tuo daddy, senza pretendere l’esclusiva,
ma, alla lunga, anche lui si è rassegnato ed è stato un errore madornale,
perché pensava di farcela, di superare ogni ostacolo, ma si illudeva ed ha
fatto lo stesso con te, che credevi di non correre più alcun rischio di coppia,
dopo Ivo Steadman”
“Mai avrei creduto di
perderlo così, hai ragione … Per Niall, poi, un ragazzino prossimo alle nozze,
con un adulto come me … Penso che lui stia peggio”
“Ti consola questo?”
“No Hugh … NO.”
Geffen gli spostò i
capelli dal volto.
“Hai mangiato?” –
chiese l’avvocato, aggrottando la fronte.
“Ti importa?” – gli
rispose Jared, guardando il mare.
Il colore delle sue
iridi, era identico a quello delle onde, in quell’istante.
Glam si ossigenò, le
mani in tasca, come il suo interlocutore – “Sì, mi importa”
Leto lo fissò
improvviso – “Come dovrei vivere quanto successo ad Haiti?” – domandò brusco ed
esigente.
“Non lo so, Jay, tu mi
fai fare cose che …” – poi sorrise, scrollando le spalle – “… No, non dovrei
più cascarci, non alla mia età, non dopo averne viste di ogni genere, con e
senza di te, amore”
Era così affascinante,
in quella camicia azzurra, fuori dai jeans scoloriti, i piedi nudi, le maniche
arrotolate ed in vista un prezioso cronografo e numerosi bracciali, di varie
fogge.
“Eppure, nonostante
ciò, riesci ancora a chiamarmi amore” – pensò ad alta voce Jared.
“Lo sei, di
un’esistenza intera, dove, con i sentimenti, ho concluso ben poco, sai? A parte
i miei figli e non completamente, nemmeno con loro”
“Tu sei un padre, prima
di tutto …”
“Lo sei anche tu, Jay
ed in un modo straordinario, ben più prezioso e di valore, rispetto a me” –
disse con tenerezza.
Leto lo guardò, senza
più percepire nulla intorno.
“Potresti … Potresti
abbracciarmi?”
Geffen lo fece, con un
sorriso ed un pacato – “Certo …”
Il
tempo si fece crisalide.
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