Capitolo n. 76 – life
Meliti si accese il
sigaro, nella semi oscurità del suo studio privato, buttando poi fuori il fumo,
con uno dei suoi sorrisetti satanici.
“Così Glam, tu vorresti
mettere al sicuro quella coppia di svitati?” – chiese ridacchiando.
Geffen si appoggiò al
davanzale, le braccia incrociate sul petto.
“A proposito, lo sono
davvero, una coppia, sai?”
“Ma scherzi? Dimitri e
Matt?”
“Affatto, me l’ha
confessato Miller”
“I tuoi piccioncini,
quindi, necessitano di un rifugio per tubare? E per fregarti di nuovo,
suppongo”
“Ci sto ragionando,
Antonio, potrei ricavarne dei vantaggi, non si sa mai” – bissò, scarsamente
convinto.
Bussarono.
Era Downey.
“Glam hai il cellulare
spento?” – esordì un po’ agitato.
“Sì, è scarico a dire
il vero, è successo qualcosa tesoro?”
“Mi ha appena chiamato
Pamela: lei e le gemelle sono state tamponate e Melissa ha riportato una lieve
contusione, nulla di grave, ma sono al pronto soccorso, con Scott”
“Accidenti, andiamoci
subito!”
Steven li rassicurò.
“Fragilità capillare,
abbiamo avuto un caso simile anche per Jamie, ricordate? Sono le terapie, per
debellare l’Aids di tipo uno”
“Sì, anche Jamie era
sieropositivo, giusto?”
“Infatti, Colin, del
resto sono protocolli simili, solo più avanzati: questo è un effetto
collaterale, sgradevole, ma rimediabilissimo” – e sorrise bonario.
“Meno male, credevo di
avere un tumore o”
“Non dire sciocchezze
Jay!” – lo interruppe Colin, abbracciandolo teneramente.
“Ora ti prescrivo delle
pomate ed alcune iniezioni: dovrai fartele nella pancia, te la senti, Jared?”
“Certo, semmai ho
l’infermiere orso a disposizione” – e sorrise, dando un bacio a Farrell, che
non aveva mai smesso di guardarlo, innamorato e presente.
“Ok, vado alla farmacia
qui sotto, le compro subito e poi torno, ok Jay?”
“D’accordo, tanto mi
rivesto e telefono a casa … Anche al nonno, ci stava aspettando”
“Ora necessiti riposo,
ci andremo per la vigilia, salutalo anche da parte mia”
Leto annuì, componendo
i numeri, restando ancora in boxer per qualche minuto, mentre Boydon si
congedò, richiamato in reparto per un’urgenza.
Downey se ne stava in
un angolo, ad osservare Geffen circondato dalle figlie e da Pam, che narrava
l’accaduto in maniera quasi esilarante.
Melissa riceveva dal
padre una marea di coccole, mentre Rebecca non si era mai staccata dal suo
abbraccio.
“Ho già informato
l’assicurazione, verrà un perito a fotocopiarsi la tua cartella clinica e
scattare alcune foto, sia all’auto, che al tuo collare” – Glam rise – “Ne
comprerò uno anche a te Rebecca, così vi terrò al guinzaglio e non mi
combinerete altri guai!”
Geffen si era
spaventato a morte, Robert lo sapeva, anche pensando si trattasse dell’ennesimo
attentato.
Per fortuna, in questo
caso, era stato semplicemente un guidatore distratto dal telefonino e dal
traffico intenso.
“Donerò il rimborso in
beneficenza, papà, al nuovo canile, sappilo!”
“Ok Mel G, ottima
idea!” – esclamò Pamela, apostrofandola con quel buffo nomignolo.
Geffen le riunì tutte
nelle sue ali, grandi e confortevoli – “Vi adoro e tra poco vi riporto da
Antonio, appena Scott firmerà le dimissioni: ora lo cerco, devo fare un paio di
vaccini, prima di decollare per Haiti … Robert vieni con me?”
“No, scendo al bar, se
non ti dispiace”
“Ti raggiungo lì
allora, tra … Tra venti minuti oppure ci rivediamo qui, come preferisci” – e
gli diede una carezza amorevole sul fianco destro.
“Ma sì, chiamami,
appena hai fatto, ok?” – bissò un po’ nervoso.
“Ok Robert … A dopo
allora …” – e se ne andò, perplesso.
Taylor non era un
premio di consolazione.
Jude lo pensò,
contemplando la sua bellezza, mentre gli veniva dentro, senza mai avere smesso
di guardarlo e baciarlo, durante quell’amplesso sconvolgente.
Taylor era così bello,
attraente, intrigante nei suoi ragionamenti e nella sua ambizione di interprete,
non più alle prime armi.
Le scritture stavano
aumentando, anche a livello qualitativo e, probabilmente, la relazione con Law,
aveva dato una leggera spinta alla sua notorietà.
I due si facevano
vedere poco in giro, ma i paparazzi, ormai, in prossimità delle feste e quindi
di pettegolezzi succulenti, li pedinavano ovunque andassero.
Il loro atteggiamento
era composto, quello di Jude addirittura protettivo.
L’incidente accorso a
Kitsch, poi, aveva alimentato ogni sorta di voci, da subito chiarite dal
diretto interessato, attraverso una dichiarazione a mezzo video su You Tube,
anche su consiglio del suo agente, più che entusiasta di questa accelerazione,
dal punto di vista professionale, del suo artista di punta.
Un semplice incidente
domestico, di cui Taylor aveva dato una versione persino buffa, ma credibile.
Downey, rannicchiato a
ridosso della portiera, chiuso nell’abitacolo del proprio suv, stava leggendo
gli ultimi commenti on line, sull’intero argomento.
C’erano molti
sostenitori degli ormai accantonati Holmes e Watson, non solo come progetto
cinematografico, ma anche come coppia, purtroppo, per i fan più accaniti, che
ancora non riuscivano a rassegnarsi al loro divorzio.
Downey era divenuto
spettatore di tante esistenze, come se fossero esse stesse dei film, compresa
quella di Geffen, scorto venti minuti prima, mentre varcava, emozionato, la
soglia della stanza di Jared, ricoverato per chissà quale motivo.
In un moto di sconforto
e malinconia, Robert selezionò in rubrica il nome dell’ex, trovandolo libero,
ma dopo tre squilli, riattaccò secco, pentendosi, anche per averlo, di sicuro,
disturbato.
Law lo richiamò dopo
pochi secondi.
Jared si massaggiò le
caviglie, sentendo freddo.
Il camice sterile era
sottile come carta, mentre i suoi abiti, piuttosto pesanti, sembrarono
invocarlo dalla seggiola, sopra la quale Colin li aveva piegati con cura, prima
di andare a prendere i farmaci, prescritti da Steven.
Farrell stava tardando.
“Ok, ce la posso fare”
– Leto sorrise, saltando giù dalla lettiga, per poi liberarsi da
quell’indumento ospedaliero, pronto a rivestirsi, finalmente.
In boxer, fremendo per
i brividi, ancora scalzo, il front man imprecò piano, voltandosi di scatto, al
suono della sua voce.
“Ehi, ma che ci fai tu
qui?!”
“Glam?!”
“Tesoro, ma … Cosa ti è
successo?”
I segni sul corpo del
cantante, inquietarono Geffen, che non esitò ad abbracciarlo, per poi
sollevarlo e riportarlo a stendersi – “Ti aiuto, cosa volevi fare e cosa sono
questi?” – domandò con una calma relativa.
“Tentavo di coprirmi,
sto congelando!” – e rise – “E poi questi sono”
In quell’attimo, Colin
si ripresentò, interrompendo quello scambio di battute, intercettate a malapena
dall’irlandese, che venne investito da un’occhiata piuttosto feroce, da parte
dell’avvocato.
“Glam, ma non starai
mica pensando …” – accennò Jared, toccandogli il polso sinistro.
Geffen lo fissò – “Sto
ancora aspettando una spiegazione” – sbottò antipatico, ma unicamente ai sensi
di Farrell, che lo strattonò via dal capezzale del consorte.
“Tu dai i numeri, cosa
credi, che possa fare del male a Jay?!” – esplose il moro, riportando a sé ed
al proprio abbraccio, la figura esile di Leto.
“Hai già dimenticato la
rissa, che avete avuto a casa di Taylor?!” – ribatté il legale, con vigore.
“Glam cosa ti prende?
Queste macchie sono la conseguenza della cura, che ho fatto per guarire dall’Aids
… Anch’io mi sono spaventato parecchio, ma tu stai fraintendendo” – e sorrise,
provando a riportare la quiete, tra i suoi due contendenti.
“Sai quanto tengo a te,
Jay e credo di essermi allarmato a giusta ragione”
“Sei il solito
arrogante!” – Farrell era furioso.
“Colin ti prego … Glam
ha equivocato”
“Ok, vi chiedo scusa,
TI chiedo scusa Jared”
“Vedi di andartene,
cazzo!” – ringhiò ulteriormente l’attore.
Geffen si allontanò,
senza aggiungere altro.
https://www.youtube.com/watch?v=yJpKvDpxsTA
Law aveva parcheggiato
dietro di lui, correndo sotto al temporale, per poi salire sull’auto di
Downey, che lo accolse con un sorriso e lo sguardo liquido.
“Ti sei imbacuccato per
bene, Rob” – Jude sorrise delicato, quindi lo abbracciò, sopra il sedile unico,
a divano.
La cuffia calata sulla
fronte, la sciarpa in tinta, che spuntava ad anello, dal bomber, che gli stava
alla perfezione, così come i jeans e gli stivaletti, di marca italiana: Law
notò ogni dettaglio, scrutandolo dalla testa ai piedi.
Robert arrossì,
rendendosene conto.
“Sei stato gentile ad
arrivare sino a qui …” – quasi sussurrò, timido.
“Sarò sincero: ho colto
la palla al balzo, dopo avere accompagnato Taylor agli studi per un doppiaggio.
Comunque glielo ho detto che”
“Hai fatto bene, niente
bugie, Jude, almeno tra voi” – e sorrise imbarazzato, con la voglia matta di
andarsene.
E di baciarlo.
“Non servono, infatti e
creano solo problemi … Tu ed io lo sappiamo” – inspirò, trattenendolo per le mani,
intrecciate alle proprie.
“Ho … Ho avuto una
brutta giornata”
“Lo vedo Rob … Problemi
con Glam?”
“No, no, lui è così …
Tu sai come è fatto, con quell’enorme carovana di persone che gli ruotano
intorno, che gravitano, ammaliate dalla sua personalità, dal senso di
protezione che sa trasmettere come nessuno e” – quindi strinse le palpebre,
esausto, dopo quell’apparente sfogo concitato e commovente.
“Centra per caso Jared?”
– ancora un sorriso, di comprensione e vicinanza.
“Lui è sempre in mezzo,
lo ammetto” – Downey rise, liberando due lacrime, che Law si affrettò ad
asciugare con i pollici, tiepidi e gradevoli al tatto.
“Sei così bello,
Robert, di cosa ti preoccupi? Glam ti ama e”
“No, non sono così,
come dici, lo fai perché mi vuoi bene o magari ti suscito pena o”
Un bacio, deciso,
totale, quasi d’assalto, bloccò quella valanga di sciocchezze, che sembrarono zampillare dalla sua bocca carnosa e da divorare.
Letteralmente.
Le loro labbra si
staccarono, le rispettive fronti aderirono.
“Come abbiamo potuto
rovinare un amore così bello, Jude?” – sorrise disperato, in quel mormorio, che
gli uscì dal cuore e dallo stomaco, in subbuglio.
“Abbiamo avuto talento,
anche in questo, lo riconosco … Però ci siamo fatti così male, io te ne ho
fatto, Robert, non dimenticarlo, perché è così che è andata”
“Ma è il passato!” –
contestò, sentendosi terribilmente in colpa verso Geffen.
“Un giorno, forse,
torneremo insieme … Quando saremo vecchi, probabilmente, Rob, e ci
sopporteremo, visto che nessuno ne sarà in grado, temo” – e rise, piangendo.
Lo abbracciò forte,
ancora un attimo.
Poi si disciolse, nel
buio, mentre andava via da lui, a passi svelti, il cuore in gola, la pioggia
negli occhi e le mani in tasca.
Come un fantasma.
A chi legge Life,
a chi mi segue, anche in questa avventura, i miei auguri più sinceri per un 2015 ricco di cose semplicemente belle, fatte d’amore ed amicizia.
Grazie di esserci.
Un abbraccio da
Maria Rosa
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