martedì 16 dicembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 73

Capitolo n. 73 – life



Dimitri scese a toccare il punto, in cui si congiungeva, con Matt, in quell’amplesso febbrile e consapevole, facendolo sussultare, per l’ennesimo affondo.

“Io … io sono qui” – gli mormorò il sovietico, baciandogli le tempie, per confortarlo e farlo accogliere meglio, in quell’attimo in cui stavano giungendo al culmine.

Dimitri poteva percepirlo, nitidamente, dal pulsare dei muscoli, di quell’anello stretto ed eccitante, che lo stava mandando in estasi: nessuno gli aveva mai trasmesso sensazioni simili.

“Dim … Io … io sto per”

“Lo so piccolo”

Era dolce, all’improvviso, quell’uomo con così tanti tatuaggi, da perderne il conto: ogni tanto Matt ci provava, anche ad analizzarli un minimo, però il suo socio a delinquere si scocciava in fretta, ad essere fissato.

Le loro esistenze erano una parabola di errori, disgrazie, maledette situazioni, a volte volute, altre no.

Era incredibile fidarsi di Matt, anzi, non averne paura, per Dimitri.

Il loro non poteva essere un legame comune.

Il sentimento, che ora Dimitri sembrava non rinnegare più, forse avrebbe unicamente amplificato il suo senso del possesso e la sua gelosia innata.

La tenerezza sarebbe mancata, i progetti poi completamente inutili, al solo pensarci.

Di sicuro sarebbero finiti male, in qualche trappola, tesa loro da Geffen o dai Mendoza o da chissà quale malavitoso, con qualche conto in sospeso con il mercenario.

Matt ci aveva fantasticato, prima di quel momento, anche se Dimitri lo trattava male, anche se non c’era più alcuna speranza di condividere qualcosa di buono.

Alexader sembrò risvegliarsi, nell’attimo in cui Matt dimostrò di nuovo interesse per qualcuno: l’ennesima riflessione, appena Dimitri si assopì, lasciando Miller con i suoi pensieri strani.

La luna era piena.

Sembrò guardarlo, attraverso i vetri della finestra insolitamente intatta, in quella catapecchia, che il gestore del motel aveva la sfrontatezza di chiamare cottage.

Meglio di niente, pensò Matt, poi chiuse le palpebre, non senza dare ancora un bacio a Dim, che sembrò sorridergli, nel sonno.




Harry intrecciò le loro dita, rimanendo vestito, sul letto, alle spalle di Boo, che non si era spogliato, quanto lui, prima di coricarsi, sopra ad una trapunta bicolore, beige e porpora.


“Per ricominciare, basterebbe trovare un punto di inizio” – esordì il ricciolo.

“Come quello di non fare l’amore?” – Lou sorrise, anche se un po’ teso.

“Avevamo smesso di farlo da un pezzo, te ne eri reso conto anche tu, vero?”

“Sì Harry, ma a me piaceva, in una coppia dovrebbe esserci la necessaria confidenza, per trasgredire, senza trascendere … E’ di questo, che ci faranno discutere in terapia, sai?”

“Lo so Boo, ma sono pronto a camminare sui carboni ardenti, delle domande più scomode”

“Per me?”

“Per noi, sì, certo, per te, sei una delle mie priorità” – sorrise anche lui, stringendolo un minimo di più.

“E sei pronto anche ad ascoltarmi, mentre parlerò di Zayn e delle ragioni, in base alle quali ti ho tradito con lui?” – e si girò, puntandolo severo.

Styles inspirò, senza arrossire quanto Louis.

“Posso ascoltarti anche ora, se te la senti di espormele, le tue o le vostre  ragioni”

“Mi … Mi sentivo bene, tutto qui, come se vivessi una vita a parte, se respirassi un’aria diversa, senza preoccupazione su come pagare le bollette od il nervosismo legato al lavoro, all’idea di tornare all’ateneo, guardato come  quello che se la faceva con Ivo Steadman e che, morto lui, ha rinunciato a laurearsi: so cosa mi dicono alle spalle e digerire certe calunnie non è semplice” – rivelò diretto e quasi spietato.

Harry si sentì messo alla prova, ma non si sarebbe arreso; non questo giro.

“E Zayn ti consolava oppure ti consigliava, su come evitare gli ostacoli in università, su come fregartene di certi stronzi o cosa, esattamente?”

“A dire il vero, per lo studio, Malik era un appoggio notevole, sempre pronto a chiarire i miei dubbi sulla materia oppure a passarmi i suoi vecchi appunti, oltre ai libri, che mi ero venduto, per comprare quel catorcio di Citroen” – rise, un po’ più leggero.

“E c’era bisogno di finirci a letto?”

“Non ho ottenuto il suo sostegno, in cambio di una scopata!” – obiettò schietto.

“Siete divenuti amanti, per ciò che vi aveva legati a Lux, dunque?”

“Forse …” – Boo deglutì, scostandosi, per prendere dell’acqua dalla caraffa, sopra al comodino.

“Invece dovresti ammettere che la colpa è solo mia, Louis, perché ti ho sempre messo sotto esame, molto peggio di certi stronzi alla tua facoltà”

“Ok, la colpa è tua, Harry, che non mi hai mai risparmiato gli insulti, appena uscivo dai binari del tuo perbenismo!” – sbottò, restando seduto a gambe incrociate, al centro del materasso, dove ben presto lo raggiunse anche Styles, deciso ad arrivare sino in fondo a quel tunnel di incomprensioni.

“D’accordo, sono un bimbo prodigio, emarginato dalla propria famiglia, che appena ti ha incontrato, ha scoperto che non tutti erano come il mio patrigno ed il resto dei miei ottusi parenti! Tu eri solo quanto me, eri stato maltrattato, da chi ti avrebbe dovuto amare, tuo padre e Brent! Eravamo così simili, che mi sentii al sicuro, per la prima volta e, anche se giovanissimi, sapevo che avremmo avuto un futuro in comune, che potevamo realizzare i nostri sogni, onestamente, con dignità, Louis, però tu scopristi presto che era più semplice vendere il tuo corpo, il tuo bellissimo corpo ed il tuo meraviglioso sorriso, per agguantare quella fortuna, quell’occasione, che il destino ti aveva ingiustamente negato!”

“E mi biasimi?! Dopo quanto ho dovuto patire!”

“Ma non a causa mia, non in quel caso, maledizione!”

“Lo so Harry …” – e si commosse – “… tu non centravi nulla, con i miei incubi, con le vessazioni, con il senso di inadeguatezza … Mi sentivo sporco, sbagliato, gli improperi di papà e di Brent, mi rimbombavano nelle orecchie di continuo … Era una tortura e quelle voci, quell’ansia, riuscivo a metterle a tacere solo compiacendo individui schifosi come Steadman o le mie prime conquiste a Los Angeles … Loro mi volevano, mi desideravano ed a me sembrava di essere speciale … E poi sei arrivato tu, abbiamo imparato a conoscerci, Harry ed eri così … Unico e … E pulito … Un po’ ingenuo, forse, ma assolutamente incantevole …” – si ossigenò – “… Mi innamorai di te dal primo minuto, da quando mi apristi una porta, per fami passare, cedendomi il passo”

“Ed il mio cuore” – lo interruppe, sfiorandogli lo zigomo destro con i polpastrelli tremanti.

Aveva così paura di perderlo.

“Cominciai a pensare a noi … A come uscirne, da quella mediocrità, dalle difficoltà e volevo … Io volevo renderti la vita facile, Haz”

“Lo so”

“Volevo che avessi successo e che fossi fiero di me, non importava come!”

“Ci eravamo riusciti ed in fondo, con Antonio e Glam, nessuno ci aveva costretti a subire compromessi, però a me non stava bene e ti ho trascinato di nuovo nello squallore di un alloggio in periferia, dopo avere assaggiato i quartieri alti, il lusso, questo è stato un errore Boo, una pura arroganza da parte mia, anche se in buona fede, credimi” – e gli prese le mani.

Tomlinson annuì, incastrando poi i rispettivi profili.

“Tu volevi distinguerti, onestamente Haz, anche nella tua professione, aiutando persone in difficoltà e non certo con i conti in banca simili a quelli della clientela di Geffen” – sorrise mesto.

Styles gli diede un bacio, rompendo quella tacita regola di astenersi da contatti intimi, se non si fosse fatta chiarezza, come stava accadendo.

Ripercorrere le fasi della loro unione, aveva un che di romantico, malinconico e disperato: non era la prima volta che affrontavano certi argomenti, però, questa volta, non dovevano ricadere nei medesimi errori.

Se lo vissero sino in fondo, quel contatto umido e caldissimo.

“Ti amo Louis … Potresti farmi qualsiasi torto, ormai l’ho capito ed io ti vorrei bene a prescindere …” – sorrise – “… Io sono tuo e tu … Io vorrei che anche tu, fossi mio, senza più incertezze o tensioni, senza più cose non dette”

“E se non fossimo pronti, Haz? Se fosse presto, come già ti dicevo prima di salire qui?”

“Noi abbiamo avuto e fatto tutto, troppo presto … E non sarà una ruga in più oppure una ciocca di capelli bianchi o argento, a renderci più affidabili o … O semplicemente innamorati, Boo … Io sono al mondo per te, dovresti averlo capito, per come ti sto ancora addosso, per come ti tormento” – scherzò lieve, ma diceva il vero.

“A me piace, come lo fai, quando non diventi un altro, quando non bevi” – ricambiò il suo sorriso.

“Non è un vizio, è stata una debolezza!” – si difese Styles, avvampando.

“Lo so, Haz, lo so” – sospirò triste.

“Dimmi una cosa Louis”

“Ok”

“Vuoi riprovarci con Vincent?”

Tomlinson sgranò i fanali azzurro profondo.

“Ecco vedi, io non lo so, per questo ti dicevo che non eravamo pronti, IO non lo sono, Haz, è evidente”

“Allora ti corteggerò, ti farò innamorare di nuovo di me”

“Ma io … Io non ho mai smesso Harry … Mai, davvero mai” – ed una lacrima, segnò il suo zigomo sinistro.

Si strinsero, scivolando l’uno verso l’altro, prima di ricadere, l’uno, nell’altro, in un ansito fatto di gioia e di speranza, da come Louis gli stava sorridendo, arrendevole e disponibile.




“Ho prenotato il volo per l’Irlanda, Jared … Scusa se non te l’ho detto, ma è stato un impulso irrefrenabile”

Leto sorrise, rannicchiandosi meglio sull’addome palestrato dell’irlandese.

“E quando lo avresti fatto?”

“Dieci minuti fa”

“Durante la tua interminabile seduta in bagno?” – rise.

“Sai che sono imbranato con il touch screen” – si lamentò adorabile.

“Come minimo avrai fissato una decina di posti, sull’aereo per Tokio, come l’ultima volta” – e si sollevò, scrutandolo divertito.

Farrell corrugò la fronte e storse le labbra perfette e morbide – “Sì, ma poi ho rivenduto tutti i biglietti in mezz’ora, al Lax!” – puntualizzò ridendo a propria volta.

“Non lo dimenticherò mai … Colin James Farrell, che faceva il bagarino, in mezzo ad un nugolo di nipponiche in crisi ormonale, al centro della zona imbarchi … Unforgettables moments!”

“Tu, però, firmasti decine di autografi ai loro fidanzati”

“Si vede che sei più giovane di me, Cole, ormai non mi vuole più nessuno!” – rise ancora, abbracciandolo felice.

“Io ti voglio, Jared Joseph Leto … E tu lo sai, vero?” – divenne più serio, dandogli poi un bacio sensuale nel collo.

“Vuoi ancora risposarmi?” – domandò lieve, inclinando la testa, in quel modo, che faceva impazzire Colin.

“Assolutamente sì, Jay” – e si baciarono, roventi.




Taylor andò ad aprire, in accappatoio ed un asciugamano sulle spalle.

Downey stava facendo finta di guardarsi in giro, voltandosi poi di scatto, verso di lui, con una certa sorpresa.

“Ehi ciao Robert … Jude sta cambiando le bimbe” – si affrettò a precisare il ragazzo, facendolo subito accomodare.

“Nessun problema, sono in anticipo” – e si sfilò gli occhiali, dalle lenti colorate di un rosso acceso e molto natalizio.

“Oggi shopping, dunque?” – chiese in imbarazzo, tamponandosi le lunghe chiome castane.

“Così sembra … E tu come stai? La ferita si è rimarginata?” – domandò fingendo scioltezza, mentre analizzava ciò che lo circondava, per rilevare eventuali cambiamenti, del tutto assenti peraltro.

“Quasi … Devo togliere i punti domani, poi farò una tac” – spiegò Taylor, andando a preparare la colazione.

Law si palesò, finalmente.

Downey arrise alla sua vista, senza comunque allargarsi in atteggiamenti fuori luogo, tra ex.

Come loro.

“Rob ehi, tutto bene?” – ed andò ad abbracciarlo con naturalezza – “Hai visto Taylor come è in forma? Ha la zucca dura, quanto la mia!” – e rise giocoso.

“Ho notato … Dadi e Cami?”

“Stanno finendo il latte, non c’è stato verso di farle venire a tavola, erano impazienti di vestirsi, così ho concesso uno strappo alla regola …”

“Hai fatto bene” – e fissò Taylor – “Occorre essere moderatamente accondiscendenti in questa fase, ritengo”

“Sì, sì certo Robert, ma noi sappiamo quando fermarci, giusto? Loro, poi, sono così educate ed adorabili” – disse gradevole, per poi avvicinarsi a Taylor, per cingerlo affettuoso.

“Bene” – un secondo saltello, dei suoi – “Vado a recuperarle, prima che Vas sfondi la blindata, pensando che siamo stati sequestrati da qualche alieno! Bon petit dejeuner!” – e sparì, come un folletto.









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