Capitolo n. 74 – life
Geffen si tolse il
buffo naso in gommapiuma rossa, nell’attimo in cui, qualcuno bussò lieve alla
porta del suo camerino.
L’avvocato, come ogni
anno, aveva aderito ad un’iniziativa benefica, per la raccolta fondi, a favore
dell’orfanotrofio di Miss. Gramble e, quella buona azione periodica, lo faceva
sentire meglio con sé stesso.
Da sempre, così come
vedere riflessa nello specchio, l’immagine di Leto, alle sue spalle, incerto
sull’avanzare o meno, con estrema educazione, nel salutarlo.
“Ciao Glam … Ero allo
spettacolo, con Isy ed i gemelli … Posso?” - esordì con gli occhi lucidi e
bellissimi.
Geffen si voltò,
sorridendogli.
“Buongiorno Jay, sì,
certo, ma le tue pesti, dove le hai lasciate?” – chiese dolce, alzandosi, per
sfilarsi il costume di scena da clown.
“Sono insieme a Colin e
Miss. Wong” – precisò il cantante – “Aspetta ti aiuto” – e si avvicinò, ancora
un po’ dubbioso.
“Ti ringrazio … Sono
felice che tu sia qui, con la famiglia, con tuo marito” – disse l’uomo,
restando scalzo ed in jeans sbiaditi, non certo come il suo colorito dorato ed
il suo sorriso paterno.
Leto avvampò – “Ho … Ho
chiarito con Cole e non volevo che … Io non voglio, Glam, che ci siano attriti,
tra te e me e ti chiedo perdono, dopo quanto ti ho urlato in ospedale, perché
sono stato un pazzo ed un ingrato” – affermò quasi a raffica.
“Dio fermati” – gli
sussurrò Geffen, stringendolo, sul petto nudo e senza confini.
Come quel sentimento,
che si rinnovava, per lui, ma anche per il leader dei Mars, ogni volta che
erano abbastanza vicini, da permettere ai loro respiri di intrecciarsi, alle
pulsazioni di accarezzarsi, come stava facendo Glam, con gli zigomi del
cantante, adesso.
“Io non sono arrabbiato
con te, Jay” – e sorrise, a quell’innata ingenuità di Leto, smarrito nel suo
stesso cuore, nel vagare tra emozioni mai sopite.
“Mentre il sottoscritto
lo era … Io non ragiono, quando si tratta di noi, nonostante credessimo di
avere fatto un passo avanti, dopo … Dopo il matrimonio con Robert”
“Tu lo credevi sul
serio?” – chiese, sereno, infilandosi una camicia, dalla fantasia improbabile
ed assurdi polsini decorati in contrasto.
“Pensavo avessimo
raggiunto un equilibrio” – e si morse le labbra.
“Non ne avrò mai uno,
né con te e tanto meno con Robert” – ammise onesto e lucido, allacciandosi il
prezioso orologio.
“E’ successo qualcosa?”
“No, no, anzi, direi
che stiamo ricostruendo, ma vedi” – inspirò – “… Ci vorrebbero mattoni nuovi,
non macerie, mentre è ciò che resta, di questo mio immenso amore, per voi,
anche se ce la sto mettendo tutta, da quando … Da quando ho perdonato Rob, come
mi hai contestato tu, rammenti?”
Jared annuì mesto.
“So di avere cambiato
idea, su Robert, di averti esortato a dimenticare e capire i suoi errori o
scelte, per poi inveire, come un idiota, contraddicendo le mie asserzioni, però
ero sincero” – puntualizzò, guardandolo.
“Tu non sei un idiota e
Rob non è una cattiva persona … Ha subito un trauma, nel perdere Jude, così
come ora non vive bene la sua nuova relazione con Taylor, nonostante sorrida,
ma finge spudoratamente” – e sorrise affettuoso, comprensivo.
“E tu come lo prendi,
questo atteggiamento? Sembri un amico benevolo e non un consorte geloso” – e
scosse le chiome, di nuovo fluenti.
“Io amo Robert, questo
è il passo avanti che sono riuscito a fare, lo amo e basta, con il carico di
esperienze, che si porta appresso, con le sue relazioni, i legami, i vincoli:
alla nostra età, non posso pretendere altrimenti, non posso cancellare la vita
degli altri, capisci Jay?”
“Perché lui non lo fa,
con la tua, giusto?”
“Infatti, lui non l’ha
mai preteso, questo è il punto”
“Il punto dove, tu ed
io, non siamo mai giunti …”
Geffen si lisciò la
faccia, poi il capo rasato – “Il nostro amore, Jared, non somiglia a niente ed
a nessuno … Ed io non cambierei mai, questa magnifica ed ossessionante realtà”
“Glam …”
“Ora torna da Colin, ti
starà aspettando, così come io tornerò da Robert … Di corsa” – ed ammiccò,
dandogli un ultimo bacio sulla tempia destra, sfuggente e caldo, come quel
giorno di dicembre inoltrato.
Mark gli sollevò il
maglione ed abbassò i jeans, di poco, scoprendolo nudo sotto e Niall rise
solare, mentre si baciavano, come due forsennati, nei bagni dell’università,
quelli riservati ai professori, come Ruffalo.
“Se ci beccano …” –
gemette Horan, sentendolo ovunque, con le mani, le dita e poi il sesso del
compagno, che lo aveva girato prono sul lavabo in ceramica verde scuro.
“Dio quanto sei … Tu mi
farai impazzire piccolo” – gli ansimò nella nuca, addentrandosi in lui, con una
ruvida dolcezza, che Niall adorava.
“Sei … sei diventato un
maniaco sessuale” – rise spezzato dalle spinte, sempre più generose ed
ingombranti.
Mark si ingrossava in
lui, ad ogni reciproco singulto, in un crescendo di sudore e qualche lacrima,
di piacere assoluto.
“Sì ... forse cucciolo …
Un vero de … debosciato ahhh!!” – urlò piano, ringhiando in un sussulto carnale
e sconvolgente per entrambi.
L’uomo si era preso
cura, nel frattempo, anche dell’erezione perfetta, del suo giovane fidanzato,
che non esitò a dilagare, nel palmo della sua mano destra, capace e sincrona,
nel raggiungere l’orgasmo insieme.
Ruffalo lo girò quindi
a sé, con lentezza e contemplazione, per baciarlo intenso.
“Ti amo Niall …
Sposiamoci” – gli sussurrò nella bocca, commuovendosi, tremando quanto Horan,
che si appese a lui, stretto ed al colmo della gioia.
“Non vedo l’ora … A
Natale? Anticipiamo?” – sorrise, pensando alla prima data, il 14 di febbraio,
molto romantica ed abbastanza vicina.
“Ne parliamo stasera,
ok?” – Mark sorrise.
“Ok amore … Ora come
faccio ad andarmene da qui, senza essere messo al bando dal rettore?” – e rise,
magnifico nella sua innocenza e spregiudicatezza.
“Ci penso io … Vieni
con me tesoro” – e lo prese per mano, con tenerezza.
“Ovunque … Per sempre
Mark.”
Zayn allacciò le scarpe
ad Eric, che gli sorrideva allegro.
“A che ora passa a
prenderlo Monica?” – chiese ad alta voce Malik, rivolgendosi a Liam, impegnato
a rasarsi.
“Alle undici e mezza,
lo porta a pranzo, con Bruce, al Club Fun, quel nuovo locale per bambini, con
animazione e gonfiabili sulla spiaggia”
“Ah ok …” – mormorò Malik,
sovrappensiero – “… Potremmo aggregarci” – propose il paleontologo, vedendolo
arrivare nel living.
“Non saprei … Sicuro? A
me quel Bruce non va a genio” – gli bisbigliò.
“Ok, capito, allora
qualche acquisto per le feste?” – Zee sorrise, passandogli il figlio.
“D’accordo, tanto poi
arrivano i tuoi, nel pomeriggio, giusto?”
“Sì giusto …”
Malik era entusiasta,
gli mancava il padre da morire, i suoi abbracci, i consigli e poi trepidava nel
raccontargli come le cose si fossero sistemate, tra lui e Liam.
Con Louis aveva poi
scambiato alcuni sms stringati, ma esaustivi.
Una e-mail, in
compenso, era parcheggiata tra le bozze di Zayn, indeciso se inviarla o meno a
Tomlinson.
C’era, tra quelle
righe, una sorta di confessione, sui propri sentimenti nei riguardi di Boo,
arrivati ad una profondità pericolosa ed ingestibile, se non con una salutare
lontananza.
Con Liam era stato
onesto e schietto: dovevano lavorare ancora molto, per ripristinare fiducia ed
armonia, però ce la stavano mettendo tutta.
Erano innamorati, in
sintonia tra faccende domestiche ed impegni di lavoro, credibili come genitori
di Eric, anche se a singhiozzo, come in rodaggio, non certo tra le lenzuola,
dove funzionavano alla grande.
Eppure Malik si sentiva
spesso a disagio, nel ripensare a Louis, ai suoi cieli screziati di azzurro ed
argento, quando si guardavano, si confidavano, si volevano bene.
Ed era ciò, che doveva
rimanere: null’altro.
Per salvare tutti.
Jude aveva congedato
Robert e le bimbe, non senza fare buffe raccomandazioni all’ex ed a Vas, che
teneva in braccio sia Diamond che Camilla, divertite dal loro gigante buono,
come sempre.
Downey si era
comportato egregiamente sia con Law, che con Kitsch, sparito in fretta nella
camera degli ospiti, per cambiarsi ed uscire con l’inglese, che regalò ancora
un abbraccio a Rob, prima di un arrivederci molto tenero.
“Non dormite nella … In
quella che era la nostra stanza, Jude …” – gli disse piano l’americano, poi lo
fissò, uccidendolo un po’ – “Te ne sono grato” – e provò a regolarizzare il
respiro.
“Ho molto rispetto del
nostro passato, Robert … E poi voglio andarci piano con Taylor”
“Decisione giusta …
Forse” – sorrise amorevole, poi se ne andò per davvero.
Law tornò nel loft,
dirigendosi svelto in bagno.
Si chiuse dentro,
appoggiando la fronte alla prima anta dell’armadietto dei medicinali.
La aprì, prendendo da
un flacone un paio di pasticche viola: le ingoiò, strizzando le palpebre, poi
bevve un sorso d’acqua, direttamente dal rubinetto lì accanto.
Si ossigenò, ancora ad
occhi chiusi, vibrando contro la parete, dove si era come rannicchiato.
Nei ricordi ed in
quella strana solitudine, che lo attanagliava, lontano da Robert, nonostante la
presenza di Taylor, al quale si stava legando sempre di più, senza sapere se
era per vero amore o per semplice e stupida consolazione.
Farrell accostò,
facendo scendere la governante, con i cuccioli, accompagnati all’interno della
residenza da Miss. Wong ed una nuova baby sitter, assunta da poco e cugina
della loro storica assistente.
“Facciamo ancora un
giro, Jay?” – domandò gentile, ingranando già la marcia, dando per scontato il
consenso del compagno, che in effetti annuì, ma con la testa altrove.
“Sì Cole, dove andiamo?”
– e lo scrutò, abbozzando un sorriso.
“Hai avuto problemi,
con Glam?” – proseguì l’irlandese, a tono più che tranquillo.
“No, anzi … Andrà ad
Haiti con Kevin e Tim, per la loro adozione, lo sapevi?”
“Sì, Kevin mi ha
telefonato ieri, ti stava cercando, penso per avvisarti, scusa se non te l’ho
riferito, l’ho scordato”
“Figurati, può succedere,
hai tanto da fare, il nuovo film poi, ti impegna un casino, vero?”
“Già e volevo appunto
parlartene Jay”
“Di cosa?”
“Del set … Andremo in
Francia, dopo le vacanze, per un paio di mesi, poco fuori Parigi e ti vorrei
con me, è ovvio … Per tutto il tempo, amore” – e gli prese la mano sinistra,
percependola gelida.
“Cavoli … Da quando lo
sai?”
“Dalla firma del
contratto e volevo farti una sorpresa, ecco …”
“Ci andremo
direttamente da Dublino? Ed i bambini?”
“Ci raggiungeranno nei
week end, tempo ed impegni permettendo, il meteo non promette bene a gennaio e
febbraio, in Europa”
“Già, lo avevi
considerato?” – sorrise, un po’ in imbarazzo.
“Non del tutto, lo
ammetto … Volevo rimanere solo insieme a te, Jared, volevo prendermi un periodo
per noi, tra le riprese e le interviste di rito, sai come vanno queste cose” –
sorrise incerto, senza distogliere l’attenzione dalla strada.
Erano arrivati in riva
all’oceano ormai.
“Cambiare aria ci farà
bene, Colin” – concluse fermo il leader dei Mars, come se fosse giunto ad un’inevitabile
conclusione, mentalmente.
“Sì, lo credo anch’io” –
sospirò Farrell, più sollevato – “Ti va un aperitivo, da Barny?”
“Ok, andiamo, ma prima …”
– e lo baciò, stringendosi a lui, che non ci sperava più.
Matt lo aspettò dietro
l’ultima colonna, del parcheggio sotterraneo, dove Geffen era sceso a
recuperare la sua Ferrari.
“Ciao Glam” – esordì Miller,
la voce timida, che l’avvocato avrebbe riconosciuto tra mille.
Geffen si voltò con
circospezione, dopo essersi bloccato ad un metro dal suo interlocutore, in
jeans e maglietta, con un bomber nero, leggero per la stagione, le mani in
tasca, la carnagione pallida, sulla quale il suo sguardo limpido, spiccava
nitido ed azzurro.
“Matt, cosa ci fai tu
qui?”
“Ti stavo cercando ed
ho letto su Twitter che eri presente allo show … Sei una celebrità” – e rise
nervoso.
“Quando si tratta di
aiutare il prossimo, amo stare in prima linea” – ribatté sicuro.
“Lo so Glam ed è per
questo che desideravo parlarti”
“Cosa vuoi da me?”
“Non incazzarti, sono
disarmato e Dimitri non sa che voglio chiederti aiuto”
“Aiuto?” – Geffen rise –
“Mi hai quasi ammazzato e pretendi che io ti metta in salvo dai Mendoza o
qualcosa del genere?”
“Già, qualcosa del
genere … Ascolta, io sono finito in un gioco più grande di me, assecondando
Dim, pensando che potesse salvarmi dal manicomio, da quella galera, dove Mark
mi aveva rispedito senza esitare un solo secondo” – spiegò agitato.
“Dim? Siete diventati intimi?” – domandò brusco.
Miller fece un cenno,
anche di sottile gratificazione – “Non è stato semplice, lui non è gay … E’
disperato quanto me, questo è certo, in compenso” – ammise con amaro sarcasmo.
“Potevate essere
felici, tu e Ruffalo, in Francia, vi avevo lasciati andare, con un mucchio di
quattrini ed il mio perdono, accidenti! Che diavolo è successo poi?!”
“E’ successo che
Alexander ha mandato tutto a puttane, Glam, come al solito, non per colpa mia,
miseria schifosa!” – replicò, con le lacrime in gola.
“Mi dispiace, Matt, sul
serio … Tu dovresti ricoverarti, prima di finire in guai peggiori, a causa di
Alexander, ma anche di Dimitri, quello è un farabutto”
“Quello è l’uomo che
amo, Glam!” – bissò asciutto.
“E sia … Avete già
finito i soldi?”
“No, no quelli ci sono
ancora tutti o quasi … Ma siamo senza documenti validi, a parte un paio di
passaporti falsi, che non ci permetteranno di andare lontano”
“E ve la state facendo
sotto, perché i Mendoza potrebbero trovarvi, vero?”
“Siamo tra due fuochi,
non abbiamo scampo, a meno che tu non voglia darci un nascondiglio sicuro, in
cambio di ciò che riterrai più opportuno”
“Avete nuove
informazioni?”
“No Glam, che io sappia
no … Purtroppo”
“Devo rifletterci Matt”
“Sì, ma fai in fretta”
“Come posso
rintracciarvi? Avete un cellulare?”
“No, però possiamo
procurarcene uno usa e getta, il tuo numero ce lo abbiamo, ti cercheremo noi,
magari domani …” – e sorrise speranzoso.
“Resterò in ascolto e
ti comunicherò la mia decisione, ok?”
“Ok Glam, ti ringrazio …
Anche a nome di Dim …” – e fuggì via.
Geffen sbuffò greve,
guardando salire Miller, su di un autobus, diretto in periferia.
O
all’inferno, probabilmente.
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