venerdì 19 dicembre 2014

LIFE - CAPITOLO N. 74

Capitolo n. 74 – life



Geffen si tolse il buffo naso in gommapiuma rossa, nell’attimo in cui, qualcuno bussò lieve alla porta del suo camerino.

L’avvocato, come ogni anno, aveva aderito ad un’iniziativa benefica, per la raccolta fondi, a favore dell’orfanotrofio di Miss. Gramble e, quella buona azione periodica, lo faceva sentire meglio con sé stesso.

Da sempre, così come vedere riflessa nello specchio, l’immagine di Leto, alle sue spalle, incerto sull’avanzare o meno, con estrema educazione, nel salutarlo.

“Ciao Glam … Ero allo spettacolo, con Isy ed i gemelli … Posso?” - esordì con gli occhi lucidi e bellissimi.

Geffen si voltò, sorridendogli.

“Buongiorno Jay, sì, certo, ma le tue pesti, dove le hai lasciate?” – chiese dolce, alzandosi, per sfilarsi il costume di scena da clown.

“Sono insieme a Colin e Miss. Wong” – precisò il cantante – “Aspetta ti aiuto” – e si avvicinò, ancora un po’ dubbioso.

“Ti ringrazio … Sono felice che tu sia qui, con la famiglia, con tuo marito” – disse l’uomo, restando scalzo ed in jeans sbiaditi, non certo come il suo colorito dorato ed il suo sorriso paterno.

Leto avvampò – “Ho … Ho chiarito con Cole e non volevo che … Io non voglio, Glam, che ci siano attriti, tra te e me e ti chiedo perdono, dopo quanto ti ho urlato in ospedale, perché sono stato un pazzo ed un ingrato” – affermò quasi a raffica.

“Dio fermati” – gli sussurrò Geffen, stringendolo, sul petto nudo e senza confini.

Come quel sentimento, che si rinnovava, per lui, ma anche per il leader dei Mars, ogni volta che erano abbastanza vicini, da permettere ai loro respiri di intrecciarsi, alle pulsazioni di accarezzarsi, come stava facendo Glam, con gli zigomi del cantante, adesso.

“Io non sono arrabbiato con te, Jay” – e sorrise, a quell’innata ingenuità di Leto, smarrito nel suo stesso cuore, nel vagare tra emozioni mai sopite.

“Mentre il sottoscritto lo era … Io non ragiono, quando si tratta di noi, nonostante credessimo di avere fatto un passo avanti, dopo … Dopo il matrimonio con Robert”

“Tu lo credevi sul serio?” – chiese, sereno, infilandosi una camicia, dalla fantasia improbabile ed assurdi polsini decorati in contrasto.

“Pensavo avessimo raggiunto un equilibrio” – e si morse le labbra.

“Non ne avrò mai uno, né con te e tanto meno con Robert” – ammise onesto e lucido, allacciandosi il prezioso orologio.

“E’ successo qualcosa?”

“No, no, anzi, direi che stiamo ricostruendo, ma vedi” – inspirò – “… Ci vorrebbero mattoni nuovi, non macerie, mentre è ciò che resta, di questo mio immenso amore, per voi, anche se ce la sto mettendo tutta, da quando … Da quando ho perdonato Rob, come mi hai contestato tu, rammenti?”

Jared annuì mesto.

“So di avere cambiato idea, su Robert, di averti esortato a dimenticare e capire i suoi errori o scelte, per poi inveire, come un idiota, contraddicendo le mie asserzioni, però ero sincero” – puntualizzò, guardandolo.

“Tu non sei un idiota e Rob non è una cattiva persona … Ha subito un trauma, nel perdere Jude, così come ora non vive bene la sua nuova relazione con Taylor, nonostante sorrida, ma finge spudoratamente” – e sorrise affettuoso, comprensivo.

“E tu come lo prendi, questo atteggiamento? Sembri un amico benevolo e non un consorte geloso” – e scosse le chiome, di nuovo fluenti.

“Io amo Robert, questo è il passo avanti che sono riuscito a fare, lo amo e basta, con il carico di esperienze, che si porta appresso, con le sue relazioni, i legami, i vincoli: alla nostra età, non posso pretendere altrimenti, non posso cancellare la vita degli altri, capisci Jay?”

“Perché lui non lo fa, con la tua, giusto?”

“Infatti, lui non l’ha mai preteso, questo è il punto”

“Il punto dove, tu ed io, non siamo mai giunti …”

Geffen si lisciò la faccia, poi il capo rasato – “Il nostro amore, Jared, non somiglia a niente ed a nessuno … Ed io non cambierei mai, questa magnifica ed ossessionante realtà”

“Glam …”

“Ora torna da Colin, ti starà aspettando, così come io tornerò da Robert … Di corsa” – ed ammiccò, dandogli un ultimo bacio sulla tempia destra, sfuggente e caldo, come quel giorno di dicembre inoltrato.




Mark gli sollevò il maglione ed abbassò i jeans, di poco, scoprendolo nudo sotto e Niall rise solare, mentre si baciavano, come due forsennati, nei bagni dell’università, quelli riservati ai professori, come Ruffalo.

“Se ci beccano …” – gemette Horan, sentendolo ovunque, con le mani, le dita e poi il sesso del compagno, che lo aveva girato prono sul lavabo in ceramica verde scuro.

“Dio quanto sei … Tu mi farai impazzire piccolo” – gli ansimò nella nuca, addentrandosi in lui, con una ruvida dolcezza, che Niall adorava.

“Sei … sei diventato un maniaco sessuale” – rise spezzato dalle spinte, sempre più generose ed ingombranti.

Mark si ingrossava in lui, ad ogni reciproco singulto, in un crescendo di sudore e qualche lacrima, di piacere assoluto.

“Sì ... forse cucciolo … Un vero de … debosciato ahhh!!” – urlò piano, ringhiando in un sussulto carnale e sconvolgente per entrambi.

L’uomo si era preso cura, nel frattempo, anche dell’erezione perfetta, del suo giovane fidanzato, che non esitò a dilagare, nel palmo della sua mano destra, capace e sincrona, nel raggiungere l’orgasmo insieme.

Ruffalo lo girò quindi a sé, con lentezza e contemplazione, per baciarlo intenso.

“Ti amo Niall … Sposiamoci” – gli sussurrò nella bocca, commuovendosi, tremando quanto Horan, che si appese a lui, stretto ed al colmo della gioia.

“Non vedo l’ora … A Natale? Anticipiamo?” – sorrise, pensando alla prima data, il 14 di febbraio, molto romantica ed abbastanza vicina.

“Ne parliamo stasera, ok?” – Mark sorrise.

“Ok amore … Ora come faccio ad andarmene da qui, senza essere messo al bando dal rettore?” – e rise, magnifico nella sua innocenza e spregiudicatezza.

“Ci penso io … Vieni con me tesoro” – e lo prese per mano, con tenerezza.

“Ovunque … Per sempre Mark.”




Zayn allacciò le scarpe ad Eric, che gli sorrideva allegro.

“A che ora passa a prenderlo Monica?” – chiese ad alta voce Malik, rivolgendosi a Liam, impegnato a rasarsi.

“Alle undici e mezza, lo porta a pranzo, con Bruce, al Club Fun, quel nuovo locale per bambini, con animazione e gonfiabili sulla spiaggia”

“Ah ok …” – mormorò Malik, sovrappensiero – “… Potremmo aggregarci” – propose il paleontologo, vedendolo arrivare nel living.

“Non saprei … Sicuro? A me quel Bruce non va a genio” – gli bisbigliò.

“Ok, capito, allora qualche acquisto per le feste?” – Zee sorrise, passandogli il figlio.

“D’accordo, tanto poi arrivano i tuoi, nel pomeriggio, giusto?”

“Sì giusto …”

Malik era entusiasta, gli mancava il padre da morire, i suoi abbracci, i consigli e poi trepidava nel raccontargli come le cose si fossero sistemate, tra lui e Liam.

Con Louis aveva poi scambiato alcuni sms stringati, ma esaustivi.

Una e-mail, in compenso, era parcheggiata tra le bozze di Zayn, indeciso se inviarla o meno a Tomlinson.

C’era, tra quelle righe, una sorta di confessione, sui propri sentimenti nei riguardi di Boo, arrivati ad una profondità pericolosa ed ingestibile, se non con una salutare lontananza.

Con Liam era stato onesto e schietto: dovevano lavorare ancora molto, per ripristinare fiducia ed armonia, però ce la stavano mettendo tutta.

Erano innamorati, in sintonia tra faccende domestiche ed impegni di lavoro, credibili come genitori di Eric, anche se a singhiozzo, come in rodaggio, non certo tra le lenzuola, dove funzionavano alla grande.

Eppure Malik si sentiva spesso a disagio, nel ripensare a Louis, ai suoi cieli screziati di azzurro ed argento, quando si guardavano, si confidavano, si volevano bene.

Ed era ciò, che doveva rimanere: null’altro.
Per salvare tutti.




Jude aveva congedato Robert e le bimbe, non senza fare buffe raccomandazioni all’ex ed a Vas, che teneva in braccio sia Diamond che Camilla, divertite dal loro gigante buono, come sempre.

Downey si era comportato egregiamente sia con Law, che con Kitsch, sparito in fretta nella camera degli ospiti, per cambiarsi ed uscire con l’inglese, che regalò ancora un abbraccio a Rob, prima di un arrivederci molto tenero.

“Non dormite nella … In quella che era la nostra stanza, Jude …” – gli disse piano l’americano, poi lo fissò, uccidendolo un po’ – “Te ne sono grato” – e provò a regolarizzare il respiro.

“Ho molto rispetto del nostro passato, Robert … E poi voglio andarci piano con Taylor”

“Decisione giusta … Forse” – sorrise amorevole, poi se ne andò per davvero.

Law tornò nel loft, dirigendosi svelto in bagno.

Si chiuse dentro, appoggiando la fronte alla prima anta dell’armadietto dei medicinali.

La aprì, prendendo da un flacone un paio di pasticche viola: le ingoiò, strizzando le palpebre, poi bevve un sorso d’acqua, direttamente dal rubinetto lì accanto.

Si ossigenò, ancora ad occhi chiusi, vibrando contro la parete, dove si era come rannicchiato.

Nei ricordi ed in quella strana solitudine, che lo attanagliava, lontano da Robert, nonostante la presenza di Taylor, al quale si stava legando sempre di più, senza sapere se era per vero amore o per semplice e stupida consolazione.




Farrell accostò, facendo scendere la governante, con i cuccioli, accompagnati all’interno della residenza da Miss. Wong ed una nuova baby sitter, assunta da poco e cugina della loro storica assistente.

“Facciamo ancora un giro, Jay?” – domandò gentile, ingranando già la marcia, dando per scontato il consenso del compagno, che in effetti annuì, ma con la testa altrove.

“Sì Cole, dove andiamo?” – e lo scrutò, abbozzando un sorriso.

“Hai avuto problemi, con Glam?” – proseguì l’irlandese, a tono più che tranquillo.

“No, anzi … Andrà ad Haiti con Kevin e Tim, per la loro adozione, lo sapevi?”

“Sì, Kevin mi ha telefonato ieri, ti stava cercando, penso per avvisarti, scusa se non te l’ho riferito, l’ho scordato”

“Figurati, può succedere, hai tanto da fare, il nuovo film poi, ti impegna un casino, vero?”

“Già e volevo appunto parlartene Jay”

“Di cosa?”

“Del set … Andremo in Francia, dopo le vacanze, per un paio di mesi, poco fuori Parigi e ti vorrei con me, è ovvio … Per tutto il tempo, amore” – e gli prese la mano sinistra, percependola gelida.

“Cavoli … Da quando lo sai?”

“Dalla firma del contratto e volevo farti una sorpresa, ecco …”

“Ci andremo direttamente da Dublino? Ed i bambini?”

“Ci raggiungeranno nei week end, tempo ed impegni permettendo, il meteo non promette bene a gennaio e febbraio, in Europa”

“Già, lo avevi considerato?” – sorrise, un po’ in imbarazzo.

“Non del tutto, lo ammetto … Volevo rimanere solo insieme a te, Jared, volevo prendermi un periodo per noi, tra le riprese e le interviste di rito, sai come vanno queste cose” – sorrise incerto, senza distogliere l’attenzione dalla strada.

Erano arrivati in riva all’oceano ormai.

“Cambiare aria ci farà bene, Colin” – concluse fermo il leader dei Mars, come se fosse giunto ad un’inevitabile conclusione, mentalmente.

“Sì, lo credo anch’io” – sospirò Farrell, più sollevato – “Ti va un aperitivo, da Barny?”

“Ok, andiamo, ma prima …” – e lo baciò, stringendosi a lui, che non ci sperava più.




Matt lo aspettò dietro l’ultima colonna, del parcheggio sotterraneo, dove Geffen era sceso a recuperare la sua Ferrari.

“Ciao Glam” – esordì Miller, la voce timida, che l’avvocato avrebbe riconosciuto tra mille.

Geffen si voltò con circospezione, dopo essersi bloccato ad un metro dal suo interlocutore, in jeans e maglietta, con un bomber nero, leggero per la stagione, le mani in tasca, la carnagione pallida, sulla quale il suo sguardo limpido, spiccava nitido ed azzurro.

“Matt, cosa ci fai tu qui?”

“Ti stavo cercando ed ho letto su Twitter che eri presente allo show … Sei una celebrità” – e rise nervoso.

“Quando si tratta di aiutare il prossimo, amo stare in prima linea” – ribatté sicuro.

“Lo so Glam ed è per questo che desideravo parlarti”

“Cosa vuoi da me?”

“Non incazzarti, sono disarmato e Dimitri non sa che voglio chiederti aiuto”

“Aiuto?” – Geffen rise – “Mi hai quasi ammazzato e pretendi che io ti metta in salvo dai Mendoza o qualcosa del genere?”

“Già, qualcosa del genere … Ascolta, io sono finito in un gioco più grande di me, assecondando Dim, pensando che potesse salvarmi dal manicomio, da quella galera, dove Mark mi aveva rispedito senza esitare un solo secondo” – spiegò agitato.

Dim? Siete diventati intimi?” – domandò brusco.

Miller fece un cenno, anche di sottile gratificazione – “Non è stato semplice, lui non è gay … E’ disperato quanto me, questo è certo, in compenso” – ammise con amaro sarcasmo.

“Potevate essere felici, tu e Ruffalo, in Francia, vi avevo lasciati andare, con un mucchio di quattrini ed il mio perdono, accidenti! Che diavolo è successo poi?!”

“E’ successo che Alexander ha mandato tutto a puttane, Glam, come al solito, non per colpa mia, miseria schifosa!” – replicò, con le lacrime in gola.

“Mi dispiace, Matt, sul serio … Tu dovresti ricoverarti, prima di finire in guai peggiori, a causa di Alexander, ma anche di Dimitri, quello è un farabutto”

“Quello è l’uomo che amo, Glam!” – bissò asciutto.

“E sia … Avete già finito i soldi?”

“No, no quelli ci sono ancora tutti o quasi … Ma siamo senza documenti validi, a parte un paio di passaporti falsi, che non ci permetteranno di andare lontano”

“E ve la state facendo sotto, perché i Mendoza potrebbero trovarvi, vero?”

“Siamo tra due fuochi, non abbiamo scampo, a meno che tu non voglia darci un nascondiglio sicuro, in cambio di ciò che riterrai più opportuno”

“Avete nuove informazioni?”

“No Glam, che io sappia no … Purtroppo”

“Devo rifletterci Matt”

“Sì, ma fai in fretta”

“Come posso rintracciarvi? Avete un cellulare?”

“No, però possiamo procurarcene uno usa e getta, il tuo numero ce lo abbiamo, ti cercheremo noi, magari domani …” – e sorrise speranzoso.

“Resterò in ascolto e ti comunicherò la mia decisione, ok?”

“Ok Glam, ti ringrazio … Anche a nome di Dim …” – e fuggì via.

Geffen sbuffò greve, guardando salire Miller, su di un autobus, diretto in periferia.

O all’inferno, probabilmente.








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