Capitolo n. 223 – zen
La sensazione era
gradevole ed ovattata.
Downey aprì lento le
palpebre, sentendo un ronzio intorno a sé, piuttosto debole.
C’era un monitor, con
l’aggiornamento sul piano di volo in corso.
Il jet di Meliti
stava attraversando l’Atlantico e mancavano circa tre ore all’arrivo in quel di
Zurigo: la meta lampeggiava per pochi secondi, per poi rimanere fissa.
L’attore riconobbe il
contesto finalmente: il letto era quello della camera privata, ma quel pigiama
di seta viola cupo non gli era familiare.
Di certo lo aveva
scelto Glam, steso al suo fianco, nudo e bellissimo, mentre lo cingeva intorno
alla vita, senza opprimerlo.
Dormiva profondamente.
Sul comodino dalla
parte dell’artista, una serie di flaconi, poi un timer ed infine degli appunti,
in una grafia precisa e pulita, quella di Geffen: Downey la conosceva bene.
§
Per Robert, anti vomito, ogni sei ore. Il calmante solo se necessario. Bere con
moderazione. Un pasto prima dell’arrivo, solo cibi secchi. §
La maniera in cui
scriveva il suo nome, era talmente nitida, amorevole, irripetibile.
Downey sorrise,
pensando comunque di stare sognando.
Si guardò l’avambraccio
sinistro: riconobbe i punti in cui i medici avevano di certo inserito le flebo.
Si mise seduto, ma
una fitta allo stomaco gli spezzò il fiato; tornò a stendersi immediatamente.
“Conseguenze della
lavanda gastrica … stai tranquillo amore”
“Glam …?!” – mormorò,
fissandolo.
“Ciao piccolo” – l’uomo
sorrise, riprendendolo a sé, facendolo rimanere supino, mentre gli massaggiava
caldo l’addome contratto.
“Ho … ho male
dappertutto … Non rammentavo cosa si provasse, non è la prima volta che”
Si bloccò,
ricordando.
Tutto.
Le sue iridi di
carbone e stelle si adombrarono, ma il bacio sulla tempia destra, che Geffen si
affrettò a dargli premuroso, sembrò riportarlo ad una serenità, che Robert credeva
sperduta chissà in quale esistenza, alla quale aveva rinunciato, facendo scelte
rivelatesi deleterie.
“Glam mi hai rapito …”
– sorrise in imbarazzo, mentre il tocco dell’altro era arrivato alla sua pelle
liscia.
L’avvocato slacciò
ogni singolo bottone e per ognuno di essi, posò un bacio, su quelle porzioni
dorate e tese, in un turbinio umido e bollente: la sua bocca era custode di un
amore incredibile.
Risalì svelto a
quella di Robert, per saziarsi a mala pena di lui.
Glielo disse.
Poi continuò, a
sfiorargli le costole evidenti, sul busto ormai nudo: si fermò con le dita all’elastico
dei pantaloni, affondando la lingua nell’ombelico di Downey, che si curvò,
sollevandosi di poco, come a volersi sentire penetrare anche lì, oltre che tra
le gambe magre, dove accompagnò la mano di Geffen, silenzioso ed attento ad
ogni sua esigenza.
“Mi … mi fai venire …
così, mio Dio Glam … fer … fermati …”
“Ma tu non lo vuoi
davvero” – e lo abbracciò, portandolo davanti a sé, seduti al centro di quel
groviglio di lenzuola.
Glam gli sfilò la
casacca, baciandolo ancora, ad occhi aperti, come quelli di Robert, che
ansimava per l’emozione.
“Hai detto che ti
dispiaceva, Rob: per cosa?” – chiese, premendogli i pollici sul contorno delle
labbra.
“Quando ti ho
chiamato?”
“Esatto”
“Mi … mi dispiaceva
per”
“Non piangere: TU non
devi più piangere ed io non permetterò che accada” – gli disse innamorato ed
intenso, brandendo il suo viso bellissimo.
“Mi dispiaceva di non
essere rimasto insieme a te, quando potevo, quando eravamo … una realtà serena …
e piena di gioia”
I baci di Geffen
asciugarono le sue lacrime inevitabili, ma ora Downey stava comunque
sorridendo.
“Adesso puoi farlo
Robert. Adesso puoi ed io non te lo impedirò, perché lo voglio con tutto me
stesso: Dio mi è testimone, finché avrò un barlume di energia, la userò per
renderti felice, come meriti. Solo tu puoi distruggere le mie intenzioni, così
la mia vita, ancora prima che finisca: ho poco tempo, ma sono determinato e te
lo dimostrerò, credimi”
“Io … io ti credo
Glam” – e l’ossigeno sembrò bruciarsi, in quella loro vicinanza assoluta.
Si strinsero forte.
Era la loro promessa.
L’ultima. La migliore,
pensarono entrambi.
Senza il bisogno di
dirselo.
“E’ andato via …”
“Jared …”
Shannon gli passò un
fazzoletto, per tamponarsi gli zigomi tremanti e segnati da una notte insonne.
“Si è portato Robert,
in Svizzera … Me l’ha detto Kevin, però gli ho dovuto giurare che … Come se io”
– i suoi singhiozzi annientarono ogni concetto, troppo doloroso per essere
espresso, anche se era suo fratello a consolarlo, nel loft di Malibu, dove
Jared gli aveva dato appuntamento quel pomeriggio pieno di sole.
“Senti, ma cosa è
successo? Tomo mi ha raccontato del tentato suicidio di Rob, è vero?” – chiese il
batterista preoccupato.
“Sì … Jude ha
scoperto l’adulterio di Robert, con Chris”
“Con Chris?!”
Jared lo scrutò – “Sì
… Hai creduto per un attimo che si trattasse di Tomo?”
“No … No, ma che
diavolo dici? Miseria Jay …”
“Ad Aspen, è accaduto
ad Aspen …” – spiegò afflitto, rannicchiandosi sopra il divano.
“I dettagli non mi
riguardano, Chris ha rovinato una famiglia e neppure se ne renderà conto: ho
appena visto on line un’intervista sul set di quel telefilm, lo avevano
proposto anche a Colin o sbaglio?”
Il leader dei Mars
annuì, assorto.
“C’era persino Ivan
alle sue spalle, sembra che gli faccia da gorilla personale, tanto Chris è abituato
ad avercelo addosso”
“Piantala Shan,
cazzo!!” – esplose.
“Anche tu dovresti
piantarla di morire dietro a Glam, Cristo santo!” – ribatté furioso il maggiore
dei Leto.
“Ma lui è” – inveii,
per poi cristallizzarsi in un mutismo, colmo di rimorsi.
“Jared mettici una
pietra sopra: ti stai ammalando anche tu, ha ragione Colin”
“E da quando sei così
solidale con lui??!”
“Ti dà noia? Dai la
colpa a lui di qualcosa?? No, perché l’hai sempre fatto, spesso con ragione, ma
poi, chissà come mai, hai perseverato nella tua scelta ovvero Colin James
Farrell!” – ruggì spietato.
Law posò il trolley
nell’armadietto, mentre l’infermiere alle sue spalle bisbigliava qualcosa a
Colin.
“Chiede se hai dei
farmaci, Jude …”
“Co cosa …?” –
balbettò senza voltarsi.
“Delle medicine,
mister Law: nel caso me le dia subito” – disse gentile l’inserviente della
clinica Foster.
“No … Solo abiti,
biancheria … Gli occhiali, il cellulare, l’orologio …” – quest’ultimo era un
dono di Robert e, nel delinearne i bordi quadrati con l’indice destro, l’inglese
si sentì mancare.
Farrell gli passò
dell’acqua – “Bevi e poi coricati Jude … Tra poco arriva il dottore”
“Sarebbe meglio un
cognac” – scherzò mesto, trangugiando poi la minerale, senza proteste alcune.
“Vedrai che ne
usciremo presto”
“Dal mio rehab, Cole?
…Sei ottimista … Non ho neppure salutato le bambine … ti pare possibile?” – e lo
puntò, scavato nello sguardo e nell’anima, come mai prima di allora.
“Eccoci qui
principesse …”
Geffen entrò con in
braccio Diamond ed attaccata ai jeans Camilla, che appena vide Robert, si
precipitò da lui ridendo.
“Papi!!”
“Glam …”
“Sorpresa” – rise leggero,
passandogli la secondogenita.
“Cucciole … non
sapevo che foste qui …”
“Zio Glam ha detto
che siamo in vacanza!” – spiegò allegra Camy, sistemando i fermagli tra i
riccioli raccolti di Dady.
“Una bella vacanza in
Europa, a vedere cose belle … Lo spero almeno” - bisbigliò Geffen, cercando gli
abiti di Downey.
“Sicuramente …” –
sussurrò il moro.
“Siamo quasi
arrivati, dovresti indossare questi Rob”
“Certo, magari dopo
una doccia …”
“Da quella parte, io
gioco un po’ con queste pesti” – e fece il solletico ad entrambe, che lo
adoravano da sempre.
“Sì … vado, grazie
Glam”
“No, grazie a te” –
ed i suoi turchesi lo investirono di un affetto smisurato.
“Abbiamo fatto appena
in tempo a salutarli, non credevo si mettessero in viaggio in quelle condizioni
… di Robert intendo”
Louis lo disse
versando caffè a tutti.
Brendan, Brent,
Harry, Hopper e Lux.
Erano ad Dark Blue,
chiuso per riposo.
“Grazie comunque per
avermi avvisato Brent”
“Appena l’ho saputo
da Brendan ti ho telefonato Boo, non riuscivo a crederci: li avevo visti qui
all’inaugurazione, Jude e Robert, sembravano … normali” – replicò triste.
Laurie scosse il
capo, sbirciando Marc – “Invece covavano un bel disastro … Rob era in uno stato
pessimo, fisicamente intendo”
“Che cosa gli è
capitato, miseria?” – si intromise Haz.
“Non è un segreto,
Law urlava nel corridoio del reparto di Scott come un’aquila” – sbuffò l’analista.
“Sembra sia una
faccenda di corna …” – accennò timido Vincent.
“Ordinaria
amministrazione” – bofonchiò stanco Hopper – “E Glam ha stravolto gli schemi,
preso in ostaggio Downey, sequestrato l’aereo di Antonio … Vorrei fosse una
storiella, ma qui c’è poco da ridere: ha preso anche Camilla e Diamond, non che
Jude si sia opposto, anzi. Sapete dov’è? In clinica, a disintossicarsi: pare
abbia ripreso a bere come una spugna”
“E picchiava Rob?” –
domandò Louis, inorridito.
“No … O forse sì, ci
sono stati degli episodi poco … edificanti” – concluse Marc.
Lux si accese una
Camel, per poi spegnerla subito – “Ops, perdonatemi … Bién questo casino non ci
voleva …” – e guardò i giovani futuri sposi.
“Mancano due
settimane al matrimonio, si daranno tutti una calmata, mi auguro” – affermò serio
Harry, poi fece un cenno a Brent.
Con una scusa i due
futuri cognati si dileguarono, mentre il resto della compagnia continuava a
discorrere sugli eventi di quei giorni.
“Allora me la puoi
dare l’e-mail di tuo padre, Brent?”
“Ovvio che sì Harry,
ma tu mi hai promesso di”
“Ok, ok, non
facciamoci beccare: ti dico cosa ho in mente, ma non farne parola nemmeno con
Brendan, siamo d’accordo?”
“D’accordo Haz, conta
su di me.”
Nessun commento:
Posta un commento