domenica 1 dicembre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 223

Capitolo n. 223 – zen



La sensazione era gradevole ed ovattata.
Downey aprì lento le palpebre, sentendo un ronzio intorno a sé, piuttosto debole.

C’era un monitor, con l’aggiornamento sul piano di volo in corso.
Il jet di Meliti stava attraversando l’Atlantico e mancavano circa tre ore all’arrivo in quel di Zurigo: la meta lampeggiava per pochi secondi, per poi rimanere fissa.

L’attore riconobbe il contesto finalmente: il letto era quello della camera privata, ma quel pigiama di seta viola cupo non gli era familiare.
Di certo lo aveva scelto Glam, steso al suo fianco, nudo e bellissimo, mentre lo cingeva intorno alla vita, senza opprimerlo.

Dormiva profondamente.

Sul comodino dalla parte dell’artista, una serie di flaconi, poi un timer ed infine degli appunti, in una grafia precisa e pulita, quella di Geffen: Downey la conosceva bene.

§ Per Robert, anti vomito, ogni sei ore. Il calmante solo se necessario. Bere con moderazione. Un pasto prima dell’arrivo, solo cibi secchi. §

La maniera in cui scriveva il suo nome, era talmente nitida, amorevole, irripetibile.

Downey sorrise, pensando comunque di stare sognando.

Si guardò l’avambraccio sinistro: riconobbe i punti in cui i medici avevano di certo inserito le flebo.
Si mise seduto, ma una fitta allo stomaco gli spezzò il fiato; tornò a stendersi immediatamente.

“Conseguenze della lavanda gastrica … stai tranquillo amore”

“Glam …?!” – mormorò, fissandolo.
“Ciao piccolo” – l’uomo sorrise, riprendendolo a sé, facendolo rimanere supino, mentre gli massaggiava caldo l’addome contratto.

“Ho … ho male dappertutto … Non rammentavo cosa si provasse, non è la prima volta che”

Si bloccò, ricordando.

Tutto.

Le sue iridi di carbone e stelle si adombrarono, ma il bacio sulla tempia destra, che Geffen si affrettò a dargli premuroso, sembrò riportarlo ad una serenità, che Robert credeva sperduta chissà in quale esistenza, alla quale aveva rinunciato, facendo scelte rivelatesi deleterie.

“Glam mi hai rapito …” – sorrise in imbarazzo, mentre il tocco dell’altro era arrivato alla sua pelle liscia.

L’avvocato slacciò ogni singolo bottone e per ognuno di essi, posò un bacio, su quelle porzioni dorate e tese, in un turbinio umido e bollente: la sua bocca era custode di un amore incredibile.

Risalì svelto a quella di Robert, per saziarsi a mala pena di lui.

Glielo disse.
Poi continuò, a sfiorargli le costole evidenti, sul busto ormai nudo: si fermò con le dita all’elastico dei pantaloni, affondando la lingua nell’ombelico di Downey, che si curvò, sollevandosi di poco, come a volersi sentire penetrare anche lì, oltre che tra le gambe magre, dove accompagnò la mano di Geffen, silenzioso ed attento ad ogni sua esigenza.

“Mi … mi fai venire … così, mio Dio Glam … fer … fermati …”
“Ma tu non lo vuoi davvero” – e lo abbracciò, portandolo davanti a sé, seduti al centro di quel groviglio di lenzuola.

Glam gli sfilò la casacca, baciandolo ancora, ad occhi aperti, come quelli di Robert, che ansimava per l’emozione.

“Hai detto che ti dispiaceva, Rob: per cosa?” – chiese, premendogli i pollici sul contorno delle labbra.

“Quando ti ho chiamato?”
“Esatto”

“Mi … mi dispiaceva per”
“Non piangere: TU non devi più piangere ed io non permetterò che accada” – gli disse innamorato ed intenso, brandendo il suo viso bellissimo.

“Mi dispiaceva di non essere rimasto insieme a te, quando potevo, quando eravamo … una realtà serena … e piena di gioia”

I baci di Geffen asciugarono le sue lacrime inevitabili, ma ora Downey stava comunque sorridendo.

“Adesso puoi farlo Robert. Adesso puoi ed io non te lo impedirò, perché lo voglio con tutto me stesso: Dio mi è testimone, finché avrò un barlume di energia, la userò per renderti felice, come meriti. Solo tu puoi distruggere le mie intenzioni, così la mia vita, ancora prima che finisca: ho poco tempo, ma sono determinato e te lo dimostrerò, credimi”

“Io … io ti credo Glam” – e l’ossigeno sembrò bruciarsi, in quella loro vicinanza assoluta.
Si strinsero forte.

Era la loro promessa.
L’ultima. La migliore, pensarono entrambi.
Senza il bisogno di dirselo.



“E’ andato via …”
“Jared …”

Shannon gli passò un fazzoletto, per tamponarsi gli zigomi tremanti e segnati da una notte insonne.

“Si è portato Robert, in Svizzera … Me l’ha detto Kevin, però gli ho dovuto giurare che … Come se io” – i suoi singhiozzi annientarono ogni concetto, troppo doloroso per essere espresso, anche se era suo fratello a consolarlo, nel loft di Malibu, dove Jared gli aveva dato appuntamento quel pomeriggio pieno di sole.

“Senti, ma cosa è successo? Tomo mi ha raccontato del tentato suicidio di Rob, è vero?” – chiese il batterista preoccupato.

“Sì … Jude ha scoperto l’adulterio di Robert, con Chris”
“Con Chris?!”

Jared lo scrutò – “Sì … Hai creduto per un attimo che si trattasse di Tomo?”
“No … No, ma che diavolo dici? Miseria Jay …”

“Ad Aspen, è accaduto ad Aspen …” – spiegò afflitto, rannicchiandosi sopra il divano.

“I dettagli non mi riguardano, Chris ha rovinato una famiglia e neppure se ne renderà conto: ho appena visto on line un’intervista sul set di quel telefilm, lo avevano proposto anche a Colin o sbaglio?”

Il leader dei Mars annuì, assorto.

“C’era persino Ivan alle sue spalle, sembra che gli faccia da gorilla personale, tanto Chris è abituato ad avercelo addosso”

“Piantala Shan, cazzo!!” – esplose.

“Anche tu dovresti piantarla di morire dietro a Glam, Cristo santo!” – ribatté furioso il maggiore dei Leto.

“Ma lui è” – inveii, per poi cristallizzarsi in un mutismo, colmo di rimorsi.

“Jared mettici una pietra sopra: ti stai ammalando anche tu, ha ragione Colin”
“E da quando sei così solidale con lui??!”

“Ti dà noia? Dai la colpa a lui di qualcosa?? No, perché l’hai sempre fatto, spesso con ragione, ma poi, chissà come mai, hai perseverato nella tua scelta ovvero Colin James Farrell!” – ruggì spietato.



Law posò il trolley nell’armadietto, mentre l’infermiere alle sue spalle bisbigliava qualcosa a Colin.

“Chiede se hai dei farmaci, Jude …”
“Co cosa …?” – balbettò senza voltarsi.

“Delle medicine, mister Law: nel caso me le dia subito” – disse gentile l’inserviente della clinica Foster.

“No … Solo abiti, biancheria … Gli occhiali, il cellulare, l’orologio …” – quest’ultimo era un dono di Robert e, nel delinearne i bordi quadrati con l’indice destro, l’inglese si sentì mancare.

Farrell gli passò dell’acqua – “Bevi e poi coricati Jude … Tra poco arriva il dottore”

“Sarebbe meglio un cognac” – scherzò mesto, trangugiando poi la minerale, senza proteste alcune.

“Vedrai che ne usciremo presto”
“Dal mio rehab, Cole? …Sei ottimista … Non ho neppure salutato le bambine … ti pare possibile?” – e lo puntò, scavato nello sguardo e nell’anima, come mai prima di allora.



“Eccoci qui principesse …”

Geffen entrò con in braccio Diamond ed attaccata ai jeans Camilla, che appena vide Robert, si precipitò da lui ridendo.

“Papi!!”

“Glam …”
“Sorpresa” – rise leggero, passandogli la secondogenita.

“Cucciole … non sapevo che foste qui …”
“Zio Glam ha detto che siamo in vacanza!” – spiegò allegra Camy, sistemando i fermagli tra i riccioli raccolti di Dady.

“Una bella vacanza in Europa, a vedere cose belle … Lo spero almeno” - bisbigliò Geffen, cercando gli abiti di Downey.

“Sicuramente …” – sussurrò il moro.

“Siamo quasi arrivati, dovresti indossare questi Rob”
“Certo, magari dopo una doccia …”

“Da quella parte, io gioco un po’ con queste pesti” – e fece il solletico ad entrambe, che lo adoravano da sempre.

“Sì … vado, grazie Glam”
“No, grazie a te” – ed i suoi turchesi lo investirono di un affetto smisurato.



“Abbiamo fatto appena in tempo a salutarli, non credevo si mettessero in viaggio in quelle condizioni … di Robert intendo”

Louis lo disse versando caffè a tutti.
Brendan, Brent, Harry, Hopper e Lux.

Erano ad Dark Blue, chiuso per riposo.

“Grazie comunque per avermi avvisato Brent”
“Appena l’ho saputo da Brendan ti ho telefonato Boo, non riuscivo a crederci: li avevo visti qui all’inaugurazione, Jude e Robert, sembravano … normali” – replicò triste.

Laurie scosse il capo, sbirciando Marc – “Invece covavano un bel disastro … Rob era in uno stato pessimo, fisicamente intendo”
“Che cosa gli è capitato, miseria?” – si intromise Haz.

“Non è un segreto, Law urlava nel corridoio del reparto di Scott come un’aquila” – sbuffò l’analista.

“Sembra sia una faccenda di corna …” – accennò timido Vincent.

“Ordinaria amministrazione” – bofonchiò stanco Hopper – “E Glam ha stravolto gli schemi, preso in ostaggio Downey, sequestrato l’aereo di Antonio … Vorrei fosse una storiella, ma qui c’è poco da ridere: ha preso anche Camilla e Diamond, non che Jude si sia opposto, anzi. Sapete dov’è? In clinica, a disintossicarsi: pare abbia ripreso a bere come una spugna”

“E picchiava Rob?” – domandò Louis, inorridito.

“No … O forse sì, ci sono stati degli episodi poco … edificanti” – concluse Marc.

Lux si accese una Camel, per poi spegnerla subito – “Ops, perdonatemi … Bién questo casino non ci voleva …” – e guardò i giovani futuri sposi.

“Mancano due settimane al matrimonio, si daranno tutti una calmata, mi auguro” – affermò serio Harry, poi fece un cenno a Brent.

Con una scusa i due futuri cognati si dileguarono, mentre il resto della compagnia continuava a discorrere sugli eventi di quei giorni.


“Allora me la puoi dare l’e-mail di tuo padre, Brent?”
“Ovvio che sì Harry, ma tu mi hai promesso di”

“Ok, ok, non facciamoci beccare: ti dico cosa ho in mente, ma non farne parola nemmeno con Brendan, siamo d’accordo?”

“D’accordo Haz, conta su di me.”












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