Capitolo n. 225 – zen
Downey si infilò
nella prima toilette libera, chiudendosi a chiave, nonostante il reparto fosse
semi deserto.
Era già la terza
chiamata, che gli appariva sul visore da parte di Jimmy: le prime due erano
andate a vuoto, alla terza, finalmente, l’attore rispose.
“Scu scusami Robert
se ti disturbo così …”
Il giovane era in
lacrime, singhiozzava e Downey si allarmò immediatamente.
Ricordava ancora il
giorno in cui lo aveva conosciuto, proprio in un ospedale, quando Jimmy,
insieme a Jared, era andato a trovarlo durante la sua degenza per la biopsia
alla gola.
Gli aveva fatto un’ottima
impressione dal primo istante, con quegli occhi da cerbiatto, dai quali traspariva
un animo tormentato, ma anche puro.
“Tesoro calmati, che
succede?”
A Downey venne
spontaneo quel termine, visto come lo percepiva: un cucciolo spaventato e,
forse, in pericolo.
“Ho … ho fatto una
brutta cosa Rob …”
Era infantile, faceva
una tenerezza incredibile, ma l’attore si chiese mentalmente cosa avesse
combinato di tanto grave.
“Raccontami … Come
mai non hai cercato Scott?”
“Si arrabbierebbe”
“Ok, ti ascolto, ma
dove sei?”
“A casa … ero con
Jared a Malibu oggi”
Il ragazzo snocciolò
l’accaduto, pentendosi amaramente di avere dato l’erba a Leto e di avere ceduto
in qualche modo alle sue attenzioni.
“Jimmy hai fatto una
stupidaggine, non rammaricarti oltre … E poi, smettila di procurare quella
robaccia a Glam, so che lui ne ha bisogno, ma troveremo una soluzione
alternativa, piuttosto ci penserò io”
“E come?”
“Non importa, semmai
parlerò ad Antonio … A proposito, dovresti salire su di un aereo e raggiungerci,
farai una bella sorpresa al tuo Scott” – propose con dolcezza.
“Sì … lo vorrei tanto
…”
“Senti, capisco che
sei agitato: ora cerco Vassily e gli dico di metterti sul jet di Meliti o di
Rice, dammi una decina di minuti e risolvo questo casino, ok?”
“Ti ringrazio Robert …
sei una persona meravigliosa, capisco perché Glam ti ami così tanto …”
Downey sorrise, con
il cuore in gola.
Farrell prese una
seconda coperta.
Law stava tremando.
Aveva saltato la
colazione ed ora non aveva alcun appetito per il pranzo.
“Jude come ti senti?”
“Uno schifo … voglio
parlare con Rob … ti prego” – ed iniziò a piangere, come aveva fatto per il
resto della notte appena trascorsa.
“Temo sia prematuro”
“Ma lui sa che sono
qui?” – bissò angosciato.
“Certo Jude”
“Come fai a dirlo?!”
“Glam ti ha
assicurato che l’avrebbe informato di ogni dettaglio, appena Robert fosse stato
cosciente e lucido …”
“Già … le promesse di
Geffen … Ora quella più importante è riuscito a mantenerla, con Rob” – disse amaro.
L’irlandese prese una
sedia, ma Law gli fece un cenno – “Vai da Jared, almeno tu che puoi … Cosa ci
fai ancora qui? Non merito nulla”
“Risparmiami i tuoi
vittimismi e pensa a rimetterti in piedi: devi salvare il tuo matrimonio” –
ribatté un po’ duro.
“Robert e le bambine
staranno meglio con Glam … Lui non lo farà mai soffrire” – e si rannicchiò tra
le lenzuola.
“Non arrenderti Jude …
E poi ne parli come se Glam avesse un futuro” – disse sconsolato.
“Avesse anche solo un
minuto, lo vivrebbe come una favola, con Robert … io non ne sono mai stato
capace … E se è successo, devo averlo dimenticato in qualche angolo di questa
testa marcia … di questo cuore inutile Colin, ora più che mai senza Rob”
Owen accolse la
richiesta di Downey senza problemi.
“Devo andare a
Londra, accompagno anche Christopher sul set di quel telefilm che sta girando,
una location in un castello, mi pare” – era loquace, di sicuro trepidante di
avere con sé l’ex.
Peccato ci fosse
anche una zavorra, così lo pensò Rice, mentre Ivan prese posto distante da loro
due, intenti a chiacchierare con un Jimmy più rilassato.
Chris gesticolava
felice per quel progetto, spiegando come lo truccassero per la parte ed Owen
pendeva da ogni sciocchezza dicesse.
A Jimmy non fregava
un tubo di quegli aneddoti, semmai era turbato dagli sguardi sconfitti di Ivan,
palesemente innamorato del leader dei Red Close.
Pensò altresì che
Chris fosse uno stupido: Ivan era un uomo così rassicurante, gentile,
amorevole.
Lo immaginava nelle
sue maniere un po’ brusche, che diventavano di colpo delicate, se doveva
interagire con il neo vampiro del ventunesimo secolo, come titolava un
periodico modaiolo, con l’artista in copertina.
Analizzava poi
scherzosamente anche l’indole di Rice, così perfetto, inappuntabile, ma anche
torbido e squallido, Jimmy ne era certo, nelle occasioni opportune.
Ed era ciò che gli
appariva, adesso: un falco pronto a gettarsi sulla preda, a lungo seguita e,
finalmente, ritrovata.
“Glam alzati senza
fretta …”
“Rob?”
“Sono qui”
“Ehi, sono vivo, mi
sembra un po’ strano” – Geffen rise, così Scott, vedendolo di buon umore.
“Le pulsazioni sono
regolari, nonostante i recenti … strapazzi” – ironizzò il medico, facendo
comunque l’occhiolino a Downey, che aveva dormito ben poco.
Sorvegliava di
continuo Glam, dandogli dei baci leggeri un po’ ovunque, senza sapere che l’uomo
li percepiva nitidamente.
“Ok, chiamo il
professor Lachange, così ti dimette”
“E’ di nuovo buio …” –
osservò l’avvocato – “Posso telefonare a Lula?”
“Non serve, eccoci
qui!” – e tenendo per mano Jimmy, soldino fece il suo ingresso simpatico nella
camera.
“Amore!” –
esclamarono all’unisono Glam e Scott, poi risero, stringendo sul petto i rispettivi
destinatari del loro sentimento sconfinato.
“Jimmy credevo che
avessi da fare a Los Angeles, non dovevi lavorare con Jared?” – domandò con
stupore il diagnosta.
“No … abbiamo
rimandato ecco …” – spiegò lui avvampando.
Scott gli diede un
secondo bacio, ringraziando tra sé e sé l’imprevisto occorso a Leto, del quale
gli importava assai poco.
Lula nel frattempo
stava mostrando le ultime foto fatte ai gemelli – “Alexander usa il doppio dei
pannolini di Sebastian!” – e rise caloroso.
Quindi si appese al
collo del genitore, tendendo le manine a Downey, rimasto sino ad allora in
disparte, educatamente.
“Zio Rob vieni qui,
non mi saluti?!”
“Certo cucciolo … sei
la nostra gioia” – e lo avvolse, accomodandosi accanto a Geffen, che lo cinse
affettuoso per la vita.
“Ora mi sento davvero
bene, sapete?” – sospirò Glam, a palpebre chiuse, sommerso dalle loro carezze.
Era la sinergia d’amore,
a cui anelava da quando era al mondo.
L’unica in grado di
fargli dimenticare, per un attimo, il suo destino.
I capezzoli di Brent
si inturgidirono tra le labbra ingorde di Brendan.
Fare l’amore sopra il
tavolo della dispensa, nell’ora di chiusura del ristorante, fu una splendida
idea, anche se Tomlinson jr aspettava la consegna di birre e liquori.
“Rilassati … non
arriva nessuno” – gli ansimò l’analista nel collo, mentre il giovane aderiva al
suo busto, consumandosi in un amplesso da vertigine.
Brent se lo sentiva
dappertutto, quel suo compagno così virile, dinamico, sicuro di sé e di ciò che
voleva dal sesso e dalla vita.
Anche l’ex capitano
voleva sentirsi in quel modo e, grazie a Laurie, aveva realizzato qualcosa di
impensabile, sino a pochi mesi prima.
Si era come
emancipato, anche da tutte le sue paure, dai traumi, che ancora lo tormentavano,
in incubi ricorrenti.
Era stata fissata la
data del processo ai due ufficiali, che avevano abusato di lui: si sarebbe
svolta a Boston, a metà aprile.
Mancavano almeno
cinque settimane, ma non voleva fossilizzarsi in quel tedioso stato di attesa
ed angoscia, pronto a disgregare ogni sua certezza conquistata con amore e
determinazione.
I baci focosi di
Brendan lo riportarono in quel contesto singolare, così il ritmo dei suoi
fianchi, chiaramente al limite.
Si guardarono,
sudati, luminosi e bellissimi.
Vennero insieme,
Brent nel palmo destro di Brendan e questi nel canale stretto, dove avrebbe
trascorso ogni minuto della sua fottuta esistenza.
Si sentiva un eroe
agli occhi del suo ragazzino, un semi Dio in terra, disposto a qualunque cosa,
pur di vederlo appagato e realizzato.
Quando gli crollò
addosso, però, Brent scoppiò a ridere, polverizzando l’estasi del momento.
Anche Laurie sorrise,
spostandogli le ciocche madide dalla fronte, dove sparse baci generosi.
“Amore è stato …
incredibile …” – annuì lo psicologo riprendendo fiato.
“Come sempre …” –
ancora un bacio – “Ma vestiamoci, non posso ricevere i fattorini in questo modo”
“Non lo vorrei
nemmeno morto!” – esclamò Brendan, infilandogli un maglione, sopra i pantaloni
eleganti, mentre Brent gli allacciava i jeans aderenti, lasciandolo scalzo ed a
petto nudo.
Si riabbracciarono.
“Buscherai un
raffreddore Brendan …” – gli sussurrò nella bocca, leccandone i contorni.
“Correrò il rischio” –
replicò suadente, ma un colpo di tosse improvviso, attirò la sua attenzione.
Era Sam, il corriere
della Guinness.
“Ehi come butta lì
amico?” – chiese Laurie, agitando la mano sinistra in segno di benvenuto,
mentre con il resto teneva avvinghiato a sé Brent, ormai paonazzo.
“Bene dottore … E lì
da lei?” – ribatté bonario l’omone, senza fare una piega.
“Ottimamente, vero
piccolo?” – e fissò Brent, che avrebbe voluto farlo fuori seduta stante.
“Cosa ascolti Sam?” –
ed indicò l’i-pod.
“Y.M.C.A”
“Village People??! I
miei preferiti!” – ed alzando entrambe le braccia, con entusiasmo, volò da lui,
rubandogli le cuffiette ed iniziando a ballare come un ossesso.
Sam, pacifico, si
avvicinò a Brent, esterrefatto.
“Ehi, tu pensi faccia
bene a sposarlo quello lì …?” – domandò l’ex capitano, con aria perplessa.
“Direi di sì, è in
gamba … Certo, quando sarà vecchio, dovrai avere tanta pazienza” – e sospirò,
dandogli una pacca sulla spalla.
“Ok, sistemiamo le
casse!” – Brent rise e fece strada a Sam, che lo seguì con la massima
naturalezza, mentre Laurie danzava al ritmo di quella hit storica ed
irresistibile.
Senza pensieri.
EMMETT J SCANLAN E KIERON RICHARDON (sopra) ED EMMETT CON IL SUO ALBERO DI NATALE :)
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