Capitolo n. 227 – zen
Louis aumentò il
passo, appena lo vide in fondo al corridoio, in una sorta di saletta circolare,
ricavata tra le due aule di giustizia, della sezione penale, insieme ad alcuni
colleghi.
Harry si accorse di
lui con la coda dell’occhio ed arrossì leggermente.
A mezza voce lo
salutò con un – “Boo ciao, non ti aspettavo”
“Lo so” – si illuminò
– “Volevo farti una sorpresa, così andiamo direttamente al”
“Sì, sì certo” – lo
interruppe, dando le spalle al gruppo, che si scambiò occhiate veloci,
proseguendo nella conversazione, in cui Harry fu immediatamente coinvolto di
nuovo.
“Quindi ti dicevo Harry
per il Country Club, la quota è annuale, ma comprende una serie di cene e ci
puoi portare la tua fidanzata ovvio” – spiegò quello dall’aspetto più modaiolo,
senza degnare di uno sguardo Louis, che si irrigidì, davanti al silenzio del
futuro marito.
“Non ho alcuna
fidanzata” – rise nervoso Styles, ritardando la presentazione di Louis.
“Oh sì certo” – disse
il più anziano dei tre – “Glam Geffen ti mette sotto con la prospettiva di
essere socio molto presto, come fai ad avere il tempo per una vita privata?” –
e rise, elargendogli pure una pacca complice.
“Ehi Stuart non fare
queste uscite, con i gusti nuovi del vecchio Geffen mi comprometti Harry” –
tornò alla carica il dandy.
Il più acerbo della
cricca, invece, se ne stava zitto, fissando però Louis, che ormai avrebbe
voluto sparire non senza avere mollato un calcio nelle palle ad Haz, che
sentiva il suo sguardo ferito proprio in mezzo alle scapole.
“Sento puzza di latte
od il mio naso mi inganna?” – una battuta, anche del suo bastone, sull’incavo
posteriore delle ginocchia di quello stronzo in giacca e cravatta Armani,
sembrò spezzare le loro risa stupide.
“Signor Geffen …”
“Ciao Burt, come sta
tuo padre?”
Glam era
elegantissimo e sicuro sulle gambe.
“Bene … bene, è un
piacere rivederla qui … pensavo”
“Tu pensi? Già non so
come hai fatto a laurearti, dopo avere letto il test di ammissione al mio
studio, ammissione ovviamente respinta”
Burt avvampò.
“A proposito, verso
miei gusti sessuali hai qualche problema, Burt caro?” – e gli diede un buffetto
– “No, perché neppure assecondando quelli, ti avrei assunto, sia chiaro”
“Ma come si perm”
“Sssshh io dico che
ti conviene tacere se vuoi scodinzolare ancora per queste stanze ed al Country
Club, che ti piace tanto” – e lo cinse per il collo, bisbigliandogli la sua
velata minaccia.
“Harry non presenti
Louis ai tuoi compari?” – Geffen si rivolse a lui, con aria seria, spintonando
di lato Burt, che si aggiustò nervoso gli abiti sgualciti.
“Non è necessario
Glam” – gli rispose dignitoso e fermo Boo – “Io qui non centro niente.” – e se
ne andò.
Harry rimase
immobile, poi lo rincorse, gli occhi lucidi.
Geffen scosse la
testa, poi proseguì la sua passeggiata verso la segreteria, dove avrebbe
ritirato dei documenti, senza aggiungere altro.
Downey sistemò le
cose delle bimbe nei rispettivi armadi, poi le mise a nanna, nonostante fosse
quasi ora di pranzo, a causa del jet lag.
Sentì la blindata
aprirsi, distinguendo nitidamente le voci di Colin e Jude.
Il consorte era stato
dimesso dalla clinica, con l’impegno di presentarsi settimanalmente
all’incontro per ex alcolisti.
L’americano si palesò
nel living, incsantevole nei suoi jeans e camicia neri, un paio di infradito e
senza anelli, cosa che Law notò al volo.
“Buongiorno” – li
salutò incerto.
Farrell sorrise,
mentre l’inglese impallidì.
“Rob ciao bentornato”
Colin andò ad abbracciarlo.
“Grazie per avere accompagnato
Jude a casa …” – disse mesto, senza mai interrompere il contatto visivo con
lui.
“Figurati … Come ti
senti Rob?”
“Ancora un po’ debole
e frastornato dal viaggio … e dal resto” – rispose educato.
“Bene, ora devo
andare, Claudine mi aspetta agli studi, per un doppiaggio …” – concluse
frettoloso l’irlandese.
“Ok Cole, ti telefono
più tardi” – lo congedò affabile Law, stringendolo sul petto.
“D’accordo … A
presto, date un bacio alle bimbe” – e sparì veloce.
Jude gettò il trolley
nello sgabuzzino, poi si diresse verso la cameretta delle piccole, senza più
guardare Robert.
Aprì la porta,
bloccandosi sulla soglia.
Camy e Diamond erano
profondamente addormentate e svegliarle sarebbe stato un delitto.
Il nodo alla gola,
che gli spezzò il fiato, lo fece precipitare in uno sconforto improvviso.
Senza mostrare il
proprio disagio a Downey, ormai ad un passo da lui, Law si precipitò in bagno,
chiudendosi a chiave.
Rob scivolò lungo
quella barriera, di schiena, crollando sul parquet, le mani gelide, lo stomaco
in subbuglio.
Avrebbe voluto urlare
e fuggire, ma non se ne sarebbe andato, senza chiarire con Jude, ciò che gli
pesava sul cuore, come un macigno.
“Io glielo avrei
detto, solo che è successo tutto così in fretta, poi è arrivato Glam e”
“PIANTALA HARRY!! NON
CAMBIERA’ MAI NULLA!”
Il grido di Louis saliva
dal profondo della sua perenne delusione, verso le incertezze di Harry.
“Tesoro vorrei avere
la possibilità di scusarmi e di farti capire che”
“Capire cosa??! I
tuoi dannati problemi di accettazione?? Quei bastardi avranno degli scheletri
nell’armadio di cui vergognarsi davvero, ma TU HAI ME!! E NON MI RITENGO TALE,
MA TU MI CI FAI SENTIRE COME NESSUNO PORCA PUTTANA HARRY!!”
Geffen apparve con un’espressione
un po’ torva.
“Louis hai ragione,
ma abbassa la voce, te lo chiedo per favore” – gli chiese gentile.
“Scu scusami Glam …
Non volevo, sono mortificato” – ed iniziò a piangere per la rabbia, tremando
contro la parete, rivestita da una preziosa boiserie.
Harry gli andò
vicino, provando a toccarlo, ma Louis si scansò.
“Ero passato perché andassimo
insieme al centro termale: era il regalo di Vincent, per prepararci al
matrimonio, per stare insieme prima di … Era una cosa carina ed intima, una
cosa tutta per noi … Ed io non so come LUI possa essere così comprensivo ed
amorevole, nonostante ciò che prova, mentre tu mi umili in questa maniera
Harry!!?” – esclamò esasperato.
Styles strinse i
pugni, altrettanto provato da quella situazione, che riteneva un assurdo e
malevolo equivoco.
“Tu non hai idea
delle cose che faccio io per te Boo … Non te ne importa … Certo, lo so che Lux
è straordinario e se ne fotte di ogni cosa terrena, TU vieni prima di tutto, è
così facile imporsi e fare l’uomo d’acciaio inossidabile, quando si è arrivati,
ricchi e persino un po’ finiti, non credi??!” – replicò amaro.
Glam sbuffò – “Ora
calmatevi, questo è uno spiacevole malinteso …”
“NO non lo è Glam, è
la mia fottuta vita e la mia fottutissima carriera, in un mondo dove dovrò
accettare compromessi e fare buon viso a cattivo gioco con la morte nel cuore!!
Certo che amo Louis e che lo voglio sposare, sono GAY VA BENE?? Eppure il mio
lavoro servirà al nostro benessere, a NOI come coppia, ai figli che ci
sceglieranno e che IO VOGLIO CON LOUIS!!” – poi prese fiato, paonazzo in viso –
“Ma sono questioni delicate … e mi costringono a fare l’equilibrista talvolta …
e mi sento una merda, va bene? VA BENE BOO??!” – e lo fissò, stravolto.
Rimasero statici.
Per pochi secondi.
Quindi si
abbracciarono, consolandosi a vicenda.
Geffen sorrise,
scompigliando i capelli ad entrambi – “Cuccioli …” – quindi se ne andò.
Robert bussò leggero.
“Jude pensi di
rimanere lì dentro sino alla prossima estate?” – domandò calmo.
Francamente non aveva
alcuna voglia di scherzare o di fare il buffone: gli riusciva benissimo, pensò
Downey e forse sarebbe stato meglio essere meno superficiali, in altre epoche
della loro, spesso travagliata, relazione.
Lo scatto nella
serratura, poteva essere interpretato come l’inizio di nuove ostilità, ma l’aspetto
di Law era a dire poco devastato.
“Perdonami Rob, non
mi sento affatto bene e devo coricarmi … Se vuoi parliamo in un altro momento, perché
io ora non ce la faccio … Non dopo quello che ho passato alla Foster” – e scivolò
verso la loro camera.
Era evidente il suo
malessere, così la sua sincerità.
Jude non voleva né essere
commiserato e tanto meno fare una commediola
patetica.
Era dimagrito di
almeno cinque chili; gli stessi che anche Robert aveva perso.
Disteso sul fianco,
verso le finestre, sembrava respirare a fatica.
“Posso telefonarti a
Palm Springs? Ho ancora il numero di Glam …” – chiese ad occhi chiusi.
Rinnegava in ogni
modo quel frangente, in presenza di un Downey interdetto; decise di sedersi sul
bordo, le mani giunte tra le gambe composte.
“Ciò che più mi ha
ferito, Jude e che mai mi sarei aspettato, dalla tua bocca, è stato sentirmi
definire spazzatura. Avevi il diritto
di sfogarti, di offendermi, per il mio adulterio, però non penso, neppure in
tale circostanza, di meritare un simile trattamento … Eppure è accaduto
sovente, sai, che altri mi infangassero con termini molto vicini a quello usato
da te, con un disprezzo totale … Nessuno di loro, però, è mai riuscito anche
solo a scalfirmi …”
Law si mise seduto,
impacciato, come se provasse a dominare un capogiro – “Per me … è stato
ingestibile accettare questo tradimento … è stato” – inspirò greve, premendosi
l’addome.
“Jude …”
Uno strano rantolo,
poi un colpo di tosse e del sangue sporcò le sue labbra, il mento, la casacca
della tuta.
“Jude!!”
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