lunedì 9 dicembre 2013

ZEN - CAPITOLO N. 227

Capitolo n. 227 – zen



Louis aumentò il passo, appena lo vide in fondo al corridoio, in una sorta di saletta circolare, ricavata tra le due aule di giustizia, della sezione penale, insieme ad alcuni colleghi.

Harry si accorse di lui con la coda dell’occhio ed arrossì leggermente.

A mezza voce lo salutò con un – “Boo ciao, non ti aspettavo”
“Lo so” – si illuminò – “Volevo farti una sorpresa, così andiamo direttamente al”

“Sì, sì certo” – lo interruppe, dando le spalle al gruppo, che si scambiò occhiate veloci, proseguendo nella conversazione, in cui Harry fu immediatamente coinvolto di nuovo.

“Quindi ti dicevo Harry per il Country Club, la quota è annuale, ma comprende una serie di cene e ci puoi portare la tua fidanzata ovvio” – spiegò quello dall’aspetto più modaiolo, senza degnare di uno sguardo Louis, che si irrigidì, davanti al silenzio del futuro marito.

“Non ho alcuna fidanzata” – rise nervoso Styles, ritardando la presentazione di Louis.

“Oh sì certo” – disse il più anziano dei tre – “Glam Geffen ti mette sotto con la prospettiva di essere socio molto presto, come fai ad avere il tempo per una vita privata?” – e rise, elargendogli pure una pacca complice.

“Ehi Stuart non fare queste uscite, con i gusti nuovi del vecchio Geffen mi comprometti Harry” – tornò alla carica il dandy.


Il più acerbo della cricca, invece, se ne stava zitto, fissando però Louis, che ormai avrebbe voluto sparire non senza avere mollato un calcio nelle palle ad Haz, che sentiva il suo sguardo ferito proprio in mezzo alle scapole.

“Sento puzza di latte od il mio naso mi inganna?” – una battuta, anche del suo bastone, sull’incavo posteriore delle ginocchia di quello stronzo in giacca e cravatta Armani, sembrò spezzare le loro risa stupide.

“Signor Geffen …”
“Ciao Burt, come sta tuo padre?”

Glam era elegantissimo e sicuro sulle gambe.

“Bene … bene, è un piacere rivederla qui … pensavo”
“Tu pensi? Già non so come hai fatto a laurearti, dopo avere letto il test di ammissione al mio studio, ammissione ovviamente respinta”

Burt avvampò.

“A proposito, verso miei gusti sessuali hai qualche problema, Burt caro?” – e gli diede un buffetto – “No, perché neppure assecondando quelli, ti avrei assunto, sia chiaro”

“Ma come si perm”
“Sssshh io dico che ti conviene tacere se vuoi scodinzolare ancora per queste stanze ed al Country Club, che ti piace tanto” – e lo cinse per il collo, bisbigliandogli la sua velata minaccia.

“Harry non presenti Louis ai tuoi compari?” – Geffen si rivolse a lui, con aria seria, spintonando di lato Burt, che si aggiustò nervoso gli abiti sgualciti.

“Non è necessario Glam” – gli rispose dignitoso e fermo Boo – “Io qui non centro niente.” – e se ne andò.

Harry rimase immobile, poi lo rincorse, gli occhi lucidi.

Geffen scosse la testa, poi proseguì la sua passeggiata verso la segreteria, dove avrebbe ritirato dei documenti, senza aggiungere altro.


Downey sistemò le cose delle bimbe nei rispettivi armadi, poi le mise a nanna, nonostante fosse quasi ora di pranzo, a causa del jet lag.

Sentì la blindata aprirsi, distinguendo nitidamente le voci di Colin e Jude.

Il consorte era stato dimesso dalla clinica, con l’impegno di presentarsi settimanalmente all’incontro per ex alcolisti.

L’americano si palesò nel living, incsantevole nei suoi jeans e camicia neri, un paio di infradito e senza anelli, cosa che Law notò al volo.

“Buongiorno” – li salutò incerto.

Farrell sorrise, mentre l’inglese impallidì.

“Rob ciao bentornato”
Colin andò ad abbracciarlo.

“Grazie per avere accompagnato Jude a casa …” – disse mesto, senza mai interrompere il contatto visivo con lui.

“Figurati … Come ti senti Rob?”
“Ancora un po’ debole e frastornato dal viaggio … e dal resto” – rispose educato.

“Bene, ora devo andare, Claudine mi aspetta agli studi, per un doppiaggio …” – concluse frettoloso l’irlandese.

“Ok Cole, ti telefono più tardi” – lo congedò affabile Law, stringendolo sul petto.

“D’accordo … A presto, date un bacio alle bimbe” – e sparì veloce.

Jude gettò il trolley nello sgabuzzino, poi si diresse verso la cameretta delle piccole, senza più guardare Robert.

Aprì la porta, bloccandosi sulla soglia.

Camy e Diamond erano profondamente addormentate e svegliarle sarebbe stato un delitto.

Il nodo alla gola, che gli spezzò il fiato, lo fece precipitare in uno sconforto improvviso.

Senza mostrare il proprio disagio a Downey, ormai ad un passo da lui, Law si precipitò in bagno, chiudendosi a chiave.

Rob scivolò lungo quella barriera, di schiena, crollando sul parquet, le mani gelide, lo stomaco in subbuglio.

Avrebbe voluto urlare e fuggire, ma non se ne sarebbe andato, senza chiarire con Jude, ciò che gli pesava sul cuore, come un macigno.



“Io glielo avrei detto, solo che è successo tutto così in fretta, poi è arrivato Glam e”

“PIANTALA HARRY!! NON CAMBIERA’ MAI NULLA!”

Il grido di Louis saliva dal profondo della sua perenne delusione, verso le incertezze di Harry.

“Tesoro vorrei avere la possibilità di scusarmi e di farti capire che”

“Capire cosa??! I tuoi dannati problemi di accettazione?? Quei bastardi avranno degli scheletri nell’armadio di cui vergognarsi davvero, ma TU HAI ME!! E NON MI RITENGO TALE, MA TU MI CI FAI SENTIRE COME NESSUNO PORCA PUTTANA HARRY!!”

Geffen apparve con un’espressione un po’ torva.

“Louis hai ragione, ma abbassa la voce, te lo chiedo per favore” – gli chiese gentile.

“Scu scusami Glam … Non volevo, sono mortificato” – ed iniziò a piangere per la rabbia, tremando contro la parete, rivestita da una preziosa boiserie.

Harry gli andò vicino, provando a toccarlo, ma Louis si scansò.

“Ero passato perché andassimo insieme al centro termale: era il regalo di Vincent, per prepararci al matrimonio, per stare insieme prima di … Era una cosa carina ed intima, una cosa tutta per noi … Ed io non so come LUI possa essere così comprensivo ed amorevole, nonostante ciò che prova, mentre tu mi umili in questa maniera Harry!!?” – esclamò esasperato.

Styles strinse i pugni, altrettanto provato da quella situazione, che riteneva un assurdo e malevolo equivoco.

“Tu non hai idea delle cose che faccio io per te Boo … Non te ne importa … Certo, lo so che Lux è straordinario e se ne fotte di ogni cosa terrena, TU vieni prima di tutto, è così facile imporsi e fare l’uomo d’acciaio inossidabile, quando si è arrivati, ricchi e persino un po’ finiti, non credi??!” – replicò amaro.

Glam sbuffò – “Ora calmatevi, questo è uno spiacevole malinteso …”

“NO non lo è Glam, è la mia fottuta vita e la mia fottutissima carriera, in un mondo dove dovrò accettare compromessi e fare buon viso a cattivo gioco con la morte nel cuore!! Certo che amo Louis e che lo voglio sposare, sono GAY VA BENE?? Eppure il mio lavoro servirà al nostro benessere, a NOI come coppia, ai figli che ci sceglieranno e che IO VOGLIO CON LOUIS!!” – poi prese fiato, paonazzo in viso – “Ma sono questioni delicate … e mi costringono a fare l’equilibrista talvolta … e mi sento una merda, va bene? VA BENE BOO??!” – e lo fissò, stravolto.


Rimasero statici.
Per pochi secondi.

Quindi si abbracciarono, consolandosi a vicenda.

Geffen sorrise, scompigliando i capelli ad entrambi – “Cuccioli …” – quindi se ne andò.



Robert bussò leggero.
“Jude pensi di rimanere lì dentro sino alla prossima estate?” – domandò calmo.

Francamente non aveva alcuna voglia di scherzare o di fare il buffone: gli riusciva benissimo, pensò Downey e forse sarebbe stato meglio essere meno superficiali, in altre epoche della loro, spesso travagliata, relazione.

Lo scatto nella serratura, poteva essere interpretato come l’inizio di nuove ostilità, ma l’aspetto di Law era a dire poco devastato.

“Perdonami Rob, non mi sento affatto bene e devo coricarmi … Se vuoi parliamo in un altro momento, perché io ora non ce la faccio … Non dopo quello che ho passato alla Foster” – e scivolò verso la loro camera.

Era evidente il suo malessere, così la sua sincerità.
Jude non voleva né essere commiserato e tanto meno fare una commediola patetica.

Era dimagrito di almeno cinque chili; gli stessi che anche Robert aveva perso.

Disteso sul fianco, verso le finestre, sembrava respirare a fatica.

“Posso telefonarti a Palm Springs? Ho ancora il numero di Glam …” – chiese ad occhi chiusi.

Rinnegava in ogni modo quel frangente, in presenza di un Downey interdetto; decise di sedersi sul bordo, le mani giunte tra le gambe composte.

“Ciò che più mi ha ferito, Jude e che mai mi sarei aspettato, dalla tua bocca, è stato sentirmi definire spazzatura. Avevi il diritto di sfogarti, di offendermi, per il mio adulterio, però non penso, neppure in tale circostanza, di meritare un simile trattamento … Eppure è accaduto sovente, sai, che altri mi infangassero con termini molto vicini a quello usato da te, con un disprezzo totale … Nessuno di loro, però, è mai riuscito anche solo a scalfirmi …”

Law si mise seduto, impacciato, come se provasse a dominare un capogiro – “Per me … è stato ingestibile accettare questo tradimento … è stato” – inspirò greve, premendosi l’addome.

“Jude …”

Uno strano rantolo, poi un colpo di tosse e del sangue sporcò le sue labbra, il mento, la casacca della tuta.

“Jude!!”









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