Capitolo n. 139 - sunrise
“E’ accaduto troppo in fretta Owen … ci sono rimasto male …”
“Le tue scuse Shannon sono puerili … i tuoi silenzi talmente chiari, che solo un idiota innamorato come me, poteva ignorarli”
“Owen”
“No … guarda, evito di urlare, perché nostra figlia è di là, non posso svegliarla, non per farle ascoltare quanto sei meschino e volgare nel perpetrare una tua ossessione senza scampo.”
“Io non ti ho tradito con lui” – provò a difendersi il batterista.
“Sarebbe stato meglio!” – ringhiò Rice.
“Perché hai preparato i bagagli, cosa vuoi fare?”
“Me ne vado a Londra, con July ovviamente: i nonni vogliono vederla ed io ho bisogno di riflettere su di noi e su come rovini sempre tutto Shan!”
“Ehi come mai te ne stai qui Glam …?”
“Ciao Jared … ma è già ora di andare in chiesa?”
Leto si mise seduto sulla panchina, accanto a lui: c’era un sole splendido.
“Non è una chiesa … è diverso …”
“L’amico di tua mamma, però, è arrivato, giusto?”
“Sì, sì, lo stesso che ha celebrato anche il mio matrimonio con Colin” – spiegò flebile.
Geffen sorrise – “Non mi fa così male quella parola, sai?” – disse dolce.
“Tu ed io abbiamo provveduto da soli …”
“Infatti, a noi bastava, evidentemente Jay.”
Il cantante annuì, tremando – “Sono in pena per mio fratello”
“Lo so Jared.”
“Denny è meraviglioso, però Tomo con Shan erano in simbiosi … ricordo i loro primi momenti …”
“Nessuno li dimentica”
“Poi ti chiedi cosa non ha funzionato …” – ormai sembrava percorrere un discorso a senso unico.
“Spesso è soltanto paura”
“Paura Glam?”
“Di essere felici, di scoprire che con un’altra persona funziona meglio che con quella a cui si è legati ad ogni costo … C’est la vie!” – e rise mesto, prendendolo per mano ed alzandosi – “Andiamo Jay, voglio vedere Isotta nel suo abitino da damigella …”
“E’ stupenda …” – e nel dirlo, Jared si asciugò una lacrima dispettosa.
“Ora calmati tesoro … Io sto bene e tu hai avuto ciò che desideravi: è sempre stata la mia ambizione, vederti realizzato. E forse anche per Kevin è arrivato il momento di spiccare il volo, con Tim.” – disse sereno.
“Io non posso lasciarti andare Glam …”
“Non me ne sto andando, con niente e nessuno.” – replicò calmo, in piedi davanti a lui.
“Oggi sento … e vedo le cose in maniera triste … Le persone intorno sorridono, hanno ragione di farlo, ma io …”
“Tu hai qualche rimpianto, ma era necessario o forse … inevitabile Jay.”
Colin si era fatto crescere una barba, che incorniciava il suo volto affascinante, mentre i capelli erano stati accorciati.
Brizzolato e paterno, un mix incantevole alla vista di Jared, coronata dalla presenza dei due gemelli, infagottati a dovere per quell’evento informale.
Isotta saltellava sul tappeto, provando le movenze per lo spargimento di petali e fiocchi di neve sintetici.
Era una favola.
“Ciao Glam, dove hai seminato Scott?”
“Voleva comprare un regalo … Io sono qui per la principessa, posso fare qualche foto?”
“Ovvio che sì” – replicò istintivamente Jared.
Farrell sorrise, dandogli un bacio sulla nuca – “Ti lasciamo con lei, noi pensiamo a Thomas e Ryan.”
“Vi ringrazio … ehi Isy ciao …”
“Ciao!! Lo tai che io ciono la gella … la mamigella … uffi!!”
“Sei una gioia, angelo mio …” – e la sollevò, dandole una coccola.
Lei si strinse forte a Geffen – “Papà Glam … anche tu!” – e rise raggiante.
Nella stanza adiacente, Jared sembrò rabbuiarsi.
“Cole, io devo spiegarle”
“Non parliamone più amore, non è un problema, davvero Jay” – e lo baciò appassionato.
Tim scelse un maglione tra quelli di Kevin.
“Posso?”
“Sicuro, ti sta alla perfezione piccolo”
Il giovane si appese al suo collo – “Adoro quando mi chiami così Kevin”
“Allora lo farò ogni istante, se ciò ti rende felice Tim, come tu fai con me, senza mai risparmiarti … Ti amo”
Il giovane avvertì una scossa lungo la schiena – “Ti amo anch’io Kevin …”
Tomo aveva noleggiato una slitta, trainata da cavalli, molto d’effetto, decorata con fiori scarlatti e bianchi, oltre ad una serie di campanelle tintinnanti.
C’era un riverbero brioso ad accompagnare quell’arrivo fuori dagli schemi: tenendosi a braccetto, lui e Denny, fecero il loro ingresso nella baita, allestita per la festa nuziale ed il successivo banchetto.
Era giunta, in grande segreto, anche l’intera famiglia del croato: tutti furono estremamente cordiali ed affettuosi con Denny, durante la colazione consumata in hotel con la coppia.
Shannon li intravide nella hall e risalì in ascensore, decidendo di restarsene in camera, ormai vuota di Owen e July, tornati in Los Angeles per poi volare in Inghilterra con il jet di Rice.
Canti di gioia, eseguiti da un coro gospel, annunciarono l’inizio della funzione, oltre al passaggio di una Isotta concentratissima e deliziosa.
Jared la prese in braccio quando la bimba terminò la sua passeggiata sul tappeto rosso, passandola a Colin, che la strinse forte sul petto.
“Sei stata bravissima, vero Jay?”
“Sì Cole …” – ed a propria volta, Leto sparse una serie di baci su quella testolina di ciocche dorate, non senza scambiarsi un’occhiata lucida con Geffen.
Scott faceva finta di guardare altrove, ma colse ogni sfumatura di quegli istanti particolari, pensando che non avrebbero mai conosciuto un epilogo definitivo.
Era preoccupato per Geffen: sapeva che l’amico era solito accumulare tensioni, amarezze, sconforto, per poi esplodere: quella sequenza di mortificazioni sembrava fatta apposta per vederlo crollare nuovamente in una crisi fisica ed emotiva, nonostante Glam si sforzasse di sorridere, rassegnandosi al destino.
Dean e Sammy erano piuttosto agitati, anche se in sostanza non dovevano fare nulla, ma i più immersi nel cerimoniale, restavano ovviamente i due futuri sposi.
Tomo intrecciò le dita a quelle di Denny, pronto a pronunciare una promessa mescolata ad un sorriso appagato.
“Non sono bravo con le parole tesoro, ma voglio esprimerti ciò che sento, senza l’ausilio di foglietti, che avrei comunque perso con la mia sbadataggine …”
I presenti risero piano.
“Ok … io … io rammento quando sei entrato nei miei giorni, come un amico scanzonato, che sembrava non prendere nulla sul serio, ma sbagliavo … Tu cercavi qualcosa o meglio qualcuno, quanto me, senza forse saperlo. E’ stato incredibile innamorarsi di te, Denny, anche se a guardarti credo possa essere semplicemente inevitabile … Io ti amo, ti amo così tanto e voglio sposarti … Io voglio ricambiare ogni tuo piccolo gesto, ogni dono, che nasce da te amore … Quindi prendi il mio anello, simbolo di questa nostra unione” – e trepidante, come mai si era mostrato, Tomo concluse il proprio rito.
Toccava a Denny.
“Sai Tomo, hai anticipato ogni mio frammento di memoria, legato alla nostra conoscenza, alla nascita di sentimenti importanti e vincolanti, per me che non ho mai rinnegato me stesso, lo sai, ma neppure ho mai creduto in un rapporto concreto tra due uomini, probabilmente per timore di non essere accettato o di non essere all’altezza o semplicemente perché non avevo ancora trovato il compagno ideale … Eri e sei tu, quella persona eccezionale, buona e generosa, che ha saputo convincermi, senza alcuno sforzo, senza pressioni, su quanto noi due, insieme, eravamo qualcosa di speciale … Ti amo Tomo Milicevic e voglio sposarti: ricevi il mio anello, simbolo di questa nostra unione” – con un sorriso, Denny completò lo scambio delle fedi.
“Gli uomini non sciolgano, ciò che Dio ha creato: la vostra unione. Potete baciarvi e chi vi ama, può applaudire” – decretò gioviale il pastore.
Mentre l’applauso sembrò mescolarsi al bacio di Tomo e Denny, in un turbinio di colori e luci, scaturito dai raggi che filtravano dalle vetrate a mosaico oltre ai coriandoli argento ed arancio, sparati dai bambini, uno spettatore silenzioso vedeva dilatarsi nel proprio pianto, quella scena carica di aspettative e contentezza assolute.
Shannon si era imposto di stare lontano da quel luogo, dove avrebbe creato unicamente imbarazzo: ovviamente la sua valutazione era sbagliata, visto che non solo il fratello, ma anche i restanti conoscenti, lo avevano cercato più volte con lo sguardo, sperando di avvistarlo, anche se in disparte.
Owen lo aveva abbandonato, nessuno lo sapeva.
Josh era tra Tomo e Denny, per una serie di istantanee allegre e vivaci; Shan perse un battito.
Si sentiva escluso e sconfitto.
Aveva sbagliato clamorosamente, dall’attimo in cui incontrò Rice: era l’unica e desolante certezza, che gli stava martellando in testa da ore.
Si dileguò, quasi come un fantasma, senza fare rumore.
ISOTTA
SHANNON LETO
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