sabato 2 giugno 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 123

Capitolo n. 123 - sunrise


“Scusami”
Kevin si era svegliato nel mezzo di quella notte, destando anche Tim, con quell’unica parola, improvvisa, a tagliare l’aria tra di loro.
“Per cosa?” – chiese piano il ragazzo, dando un bacio leggero al petto di Kevin, che lo teneva tra le braccia, in un modo così naturale, che i loro corpi sembravano essere stati disegnati ad arte, per risultare perfetti in quell’incastro di pelle e sudore.
“Tu lo sai Tim …” – e si mise seduto, slacciandosi malvolentieri da lui.
Il giovane lo imitò, ma spostandosi sul bordo, cercando una sigaretta nei jeans caduti frettolosamente sul parquet.
C’era sempre quell’urgenza infantile nell’impossessarsi di un tempo, che avevano scelto di condividere, per amarsi senza certezze: erano impauriti da termini come “marito/divorzio/figli” eppure sembrava funzionare tra loro, nonostante un inizio turbolento.
“Io so quello che Geffen vuole, sei stato tu a dirmelo Kevin: temo, invece, che quello con mille dubbi sia ancora tu, ma posso aspettare.” – spiegò accendendosi una Camel, dando un tiro nervoso, per poi spegnerla nel posacenere subito – “Faccio una doccia, posso?”
Kevin lo scrutò: Tim era in piedi, infreddolito, anche se il caminetto era acceso e scoppiettante.
Prese immediatamente una coperta, per avvolgerlo, baciandogli la nuca, le guance, la bocca, dalla quale salì un suono spezzato – “Kevin …”
Il bassista si bloccò, stringendolo forte – “Il mio terrore è che tu stia aspettando uno stronzo!” – sussurrò angosciato.
Tim sorrise, imponendogli il proprio sguardo celeste ghiaccio.
“Tu mi tratti bene e”
“Io non voglio e non devo solo trattarti bene … Io voglio rispettarti Tim … voglio … amarti e meritarmi quello che stai facendo … per come ci credi … in noi.”
“Non voglio strapparti promesse inutili Kevin … Ti rimarrò accanto, soprattutto quando sentirai di non farcela, quando crederai che il meglio per te o per Lula sarà tornare con Glam: vostro figlio è una priorità, su questo non si discute, ma sei tu quello che merita finalmente qualcosa dalla vita. Non badare a me” – sorrise mesto – “… saprò cavarmela, anche se …”- prese fiato –“… anche se”
Kevin lo interruppe con un bacio, intenso e profondo.
“Ti amo Tim …”
“Dio non correre così”
Un altro bacio e tornarono ad allungarsi, per volere di Kevin, ma senza alcuna resistenza da parte di Tim, che si sentiva portare via, anche da sé stesso.


Jared chiese a Shannon ed Owen di aggregarsi a lui, Catherine ed i bambini, per un pic nic sulla spiaggia di Malibu.

“Dov’è Colin?” – chiese Shan distrattamente al fratello, che stava spalmando di protezione i gemelli, divertiti dal solletico.
“Deve lavorare”
“Di domenica?”
“Non è la prima volta” – sembrò giustificarsi il cantante.
“E’ per l’udienza di domani? Quel mastino di Bishop gli ha detto che è meglio evitarti Jared? Sii sincero, almeno con me …” – e gli accarezzò il volto stanco.
“Probabile …”
Shannon inspirò, per nulla convinto – “Non dai molta soddisfazione ai tuoi interlocutori Jared … sei piuttosto ermetico.”
Risero, in modo incolore.
Quei pomeriggi, in passato, erano quadri di gioia e spensieratezza: la tela si era come sbiadita, inesorabilmente.


Hopper ripassò una serie di leggi e postille.
Jamie gattonava insieme a Julian, incurante della preoccupazione di Marc, almeno finché gli occhi dei due uomini non si incontrarono, vividi.
“Amore, qualcosa non va?” – domandò Jamie, alzandosi, prendendo tra le braccia il piccolo.
L’avvocato si massaggiò le tempie.
“Ci sono un miliardo di cavilli ai quali Bishop può appellarsi, per fare valere le ragioni di Farrell …”
“Sono perplesso … Colin ha tradito Jared, poi quasi gli impone questo divorzio e la ragione sarà dalla sua parte?”
“Jared ha … commesso molti errori e”
“Anche Colin, accidenti!” – protestò.
Marc inarcò un sopracciglio – “Perché te la prendi così, amore?”
“Perché mi immedesimo in Jared e se tu” – poi si interruppe, con un’espressione adorabile – “Piedini ciccioni ed io dipendiamo da te, ti amiamo infinitamente e sarebbe orribile se …”
Hopper si precipitò ad avvolgerli, cullandoli felice – “Siete il mio universo Jamie, solo con voi ho realizzato i miei sogni e non potrei mai compromettere un simile … capolavoro” – e distribuì un’ondata di baci su entrambi.


Il vento scompigliava i capelli di Jared.
L’alta marea stava salendo lentamente, ma lui e Glam ne erano a distanza di sicurezza, seduti tra alcuni scogli, all’interno di un’insenatura.
Jared sembrava essersi dimenticato di respirare, piazzato tra le gambe di Geffen, che inaspettato posò un bacio sul suo collo, dopo avere spostato le ciocche lisce, che Leto avrebbe tagliato prima di recarsi in tribunale.
“Marc dice …” – si morse il labbro inferiore.
“Cosa tesoro …?”
“Di essere in ordine … come se io fossi un hippy …” – sorrise.
“No, tu sei tu Jay.”
“E chi sono, Glam?” – chiese diretto, dopo essersi girato repentino.
Lui non si scompose, anche se quegli zaffiri lo stavano frantumando.
“Sei una brava persona Jared, un padre generoso, un … compagno altruista ed amorevole Jay.”
“Il marito ideale, dal quale uno non chiede di meglio che separarsi?”
Geffen sorrise, senza lasciare trasparire la propria afflizione, come se fosse semplice.
“Non è ancora successo Jared …”
“Ma domani”
“Domani proteggeremo i tuoi diritti Jared, come sposo, come papà, come persona, te lo assicuro.” – disse fermo, sfiorando con i pollici gli zigomi vibranti di Jared, che unì le loro fronti, dopo quella risposta.
“Oggi Colin si è comportato come un … non so neppure come definirlo …”
“Lui ti ama Jared”
“Allora niente ha più un senso Glam, è come se si contraddicesse di continuo, non pensi anche tu?” – e tornò a guardarlo, con quell’aria impaurita e semplice.
Geffen sentì il peso dei propri anni, della palese responsabilità di prendere una decisione al posto di Jared: lo faceva dal primo istante in cui aveva deciso di gettarsi in un baratro, a volte luminoso, a volte angosciante.
Gli accarezzò la faccia a piene mani, come se quei gesti potessero fare volare via la tristezza, che segnava quei tratti ancora così belli.
“Glam …”
“Sì, sono qui amore” – ed annegò nel proprio cuore un’esplosione di lacrime.
“Dove ho sbagliato?”
Geffen sorrise, strizzando poi le palpebre, scuotendo il capo, in modo falsamente sereno.
“Non so risponderti Jay … so soltanto, immodestamente, che tu non amerai mai Colin quanto ami me, ma … Ma, molto lucidamente, so che non mi amerai mai quanto ami lui ed è questo ciò che conta, sai?”
Jared si tirò di poco indietro, restando in ginocchio, come se da quell’angolazione potesse vedere meglio le sensazioni di Geffen.
“Mi hai sempre aiutato, mi hai sostenuto … tu non mi hai mai abbandonato Glam”
“Quindi dovresti amarmi di più tesoro? … Non funziona così … purtroppo” – replicò dolce.
“Mentre … mentre stringevo a me Ryan e Thomas, vedevo Colin nei loro occhi, nei loro sorrisi … sono orribile, adesso, nel parlarne proprio con te Glam …”
“No, sei sincero.” – disse serio.
“Io con te sono felice …”
Jared nel dirlo, appoggiò i palmi sul petto di Geffen, che con i propri, di contro, avvolse i suoi polsi.
L’anello e la triad erano al loro posto.
Il loro posto: Glam ci pensò e capì che Jared stava facendo altrettanto.
Si baciarono, perché parlare era diventato insopportabile.

Il bacino di Jared era talmente asciutto, che le dita di Glam si toccavano nel brandirlo con cadenzate pressioni umide e caldissime.
Lo aiutava a muoversi, mentre lui gli si muoveva dentro, in un ritmo che sembrava galleggiare e danzare, tra vento ed acqua salata, come i reciproci baci, ammutoliti da un pianto dettato da troppe contraddizioni.
Jared si inarcava, innalzandosi a lambire le stelle con il suo sguardo, che andava a capovolgersi per l’eccessivo piacere, mentre Glam, sotto di lui, con un colpo di reni si svuotava, toccando ciò che nel suo più grande amore restava come un nervo scoperto e pulsante, facendo impazzire i loro sensi all’estremo.

Il momento migliore restava il dopo: era così da sempre, da quella che a Jared appariva come un’eternità, al contrario di Glam, che poteva cogliere i segnali di un epilogo definitivo.
Andava bene ugualmente, se era così che doveva andare.
Già, se era così …


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