martedì 5 giugno 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 125

Capitolo n. 125 - sunrise


§ Di febbraio sono andato via.
Lascio la mia casa, le persone che amo e vado via.
So che non serve a niente fuggire,
conosco i limiti delle mie azioni
eppure non riesco a fare diversamente.
L’aria mi manca, ancora una volta.
Ho avuto tutto, ma adesso non stringo niente.
Soprattutto, l’uomo che vorrei al mio fianco.
Dentro di me convivono la gioia e la morte, come in ogni essere umano, ma nessuna delle due prevale, così che a me non resta che sparire.
Per sempre §

Jared buttò giù poche strofe della sua nuova canzone.
L’aereo stava atterrando, una voce gracchiava di allacciarsi la cintura di sicurezza: lui strinse un po’ di più la sacca da viaggio, dove aveva appena riposto il block notes e la penna a sfera, prendendo fiato, cercando un coraggio, che sembrava abbandonarlo ad ogni sguardo fuori dal finestrino.
Le nuvole avevano mutato il loro colore e la consistenza durante la traversata sull’oceano, verso un continente che adorava, ma che, ora, senza Colin, lo spaventava a morte.


Lula prese un cerotto, lo liberò dall’involucro, passandolo poi a Geffen, che sorrise.
“Fa male papà?”
“No, tesoro … questo no.” – ed indicò lo sfregio, lasciato dall’anello di Farrell sul suo zigomo.
“Dov’è zio Jared?” – chiese triste.
“Ehi … cos’è questo musino? Lo zio … Jared è … aveva una cosa da fare, prima o poi tornerà.” – spiegò, fissando il vuoto, oltre il suo bimbo.
“Prima o poi, papà …?”
“Credo di sì, cucciolo. Ora dormiamo, vuoi …?”


Shannon lo stava puntando, come una belva rabbiosa.
Colin era inerme, sulla poltrona della biblioteca, senza risposte.
“Sono passato dal loft di Malibu e non manca nulla, a parte il suo solito bagaglio, le cianfrusaglie che Jared si porta appresso, ma tu non puoi NON sapere dov’è andato, cazzo!!”
“Ti giuro Shan … io non lo so …”
“Vado da Antonio!”
“Non farlo … non serve … Jared ha bisogno di questo.” – disse mesto.
In quell’istante arrivò un sms sia a Shannon che a Colin, ma anche ai figli grandi della coppia ed allo stesso Geffen.
§ Sto bene, vi manderò un messaggio ogni giorno, da questo momento. Non state in pensiero … Perdonatemi. Vi amo. Jared §


“Jared?! … Tu cosa diavolo ci fai qui?”
“Ciao Scott …”
Il cantante dei Mars stringeva nella mano sinistra la brochure del centro di accoglienza, in Congo.
“Ciao … Non funzionano più i bonifici on line e sei venuto di persona?” – chiese il medico sorridendo, andando ad abbracciarlo.
“Sì funzionano … è il resto della mia vita che non funziona più …”
Scott con la consueta gentilezza lo fece accomodare nel suo ambulatorio scarno di apparecchiature, ma pulito.
“Ok, raccontami tutto … se vuoi Jared.”
“Voglio … vorrei solo dare un minimo aiuto qui … se non sono di troppo.” – disse fissandolo, le iridi sbriciolate dall’incertezza.
Era disorientato, quasi tremava, anche per la spossatezza dovuta al jet lag ed al clima, per fortuna non torrido in quella stagione invernale.
“Ti va di mangiare qualcosa? Ho preparato un riso alle verdure e cereali, che penso ti piacerà.”
“Grazie Scott … molto volentieri.” – e sorrise, tirando su dal naso, in quel modo che faceva intenerire anche un macigno.

Una settimana dopo …

Glam chiuse la video chiamata con i suoi studenti.
Uno di loro gli aveva chiesto se stava bene, vista la sua aria assorta ed avvilita.
Era così evidente il suo malessere, anche a persone tanto distanti dalla California, che confidò qualche dettaglio sul suo privato, nonostante la sua proverbiale riservatezza.
Geffen non aveva voglia di prepararsi la cena e tanto meno telefonare al take away: non voleva vedere nessuno, ma Lula stava arrivando con Vassily e quindi si mise ai fornelli.
Spaghetti e sugo di pomodoro, preparato da Carmela, ne aveva una ventina di vasetti nel frigo, per fortuna.
Soldino di cacio arrivò, passando come una scheggia nel living.
“Papà!!”
“Ciao amore mio … bene arrivato. Buonasera Vassily”
“’Sera mr Geffen” – replicò il gigante sorridendo.
“Ti fermi a mangiare con noi?”
“Torno alla Joy’s house, con Peter usciamo al cinema … se non le dispiace.”
“Figurati, salutamelo e digli di venire a trovarci, insieme a te.”
“Lo farò. Ciao Lula, a domani.”
“Ciao!! Papà lo sai che papi Kevin è andato a Las Vegas con Tim?”
“Sì … sì, mi ha avvisato. Ci vediamo lunedì con papi comunque.” – e provò un nodo allo stomaco: ci sarebbe stata la prima udienza per il loro divorzio.
Immaginò Ellen, che si faceva quattro risate nel vederlo malconcio.
La mandò al diavolo mentalmente e poi si concentrò sulla cottura della pasta.
“Hai fatto i compiti?”
“Sì sì!!” – esclamò Lula ridendo.
“Capito … non li hai ancora finiti …”
“Giusto!! Ahahahha”
La sua allegria era un toccasana per Geffen, sarebbe impazzito senza Lula.
Suonarono.
“Vado io …” – e spense i fornelli, portando Lula nel salone – “Aspetta qui, prendi il libro intanto …”
“Okkei!!”
Geffen si diresse alla blindata, convinto fosse Vassily, ma sbagliava.
“Colin …?”
“Ciao Glam … ti dispiace se entro?”
“Isy, Amy!!” – la voce di Lula li investì felice.
Farrell aveva sul petto sia lei che Amèlie.
“Ci sarebbero anche i gemelli in auto … mi aiuti Glam?”
“Sì certo … Se arrivavi cinque minuti prima, trovavi anche Vassily …”
“Ci siamo incrociati effettivamente … ciao Lula.”
“Ciao zio Colin! Mi dai Isy?”
“Ok … Stai attento, non svegliarla …” – disse sorridendo, mentre Amèlie ormai aveva spalancato i suoi fanali di pece.
“Stavo barcamenando un pasto …”
“Ho delle provviste sul suv Glam, le ha preparate miss Wong.”
“Miss Wong salvatrice della patria” – e rise, provando un misto di confusione e sollievo nell’avere lì con loro sia Colin che i suoi figli.
Si innescò ben presto un allegro caos.
Finirono sui tappeti a consumare le prelibatezze di miss Wong, bevendo delle bibite e del tè caldo, mentre le bambine con Lula allietavano la serata con racconti assurdi e fantasie colorate.

Glam e Colin si accomodarono poi sul divanetto in pelle trapuntata bianca, dove spesso Jared andava a stendersi, scrutando le increspature dell’acqua in piscina, i riflessi del tramonto, la pace di quel luogo.
Sorvegliavano i piccoli a distanza, rigidi all’improvviso nei reciproci gesti.
“Jay usa solo questo per farci sapere di lui …” – disse improvviso Farrell, mostrando il b-berry.
“Sì … anche con me …”
“Lo supponevo” – Colin sorrise, inspirando poi, prima di proseguire il suo discorso.
“Glam ascolta … io voglio andare da lui … Puoi aiutarmi?”
“In che modo? Non so dov’è, te lo assicuro.”
“Sono … disperato …”
“Colin senti” - ma il cellulare di Geffen iniziò a vibrare.
Una chiamata.
“Scott …? Ehi pronto ciao Scotty” – rispose immediato, come a rifuggire l’interazione con Farrell.
“Ciao Glam … ho poco tempo, vai al pc e guarda la posta, ok?”
“Sì … ok, ma che succede?”
“Vai e poi fammi sapere, ti abbraccio, ciao.”
“Ciao …” – e riattaccò perplesso.
“Era Scott … deve avermi mandato una e-mail.”
“E’ importante?”
“Pare di sì.”


Il viso di Scott era abbronzato e segnato dal sole.
Gli occhi chiari risaltavano, era affascinante, anche se stropicciato, negli abiti ed arruffato nei capelli, raccolti alla meglio.
§ Ciao Glam … Sto compiendo un atto di pirateria, ma tu e Colin, che so avviserai subito, temo siate in pena da giorni. §
Era una clip, allegata a poche righe, dove Scott pregava Geffen di visionare immediatamente il file video.
§ Jared è qui con noi, sta facendo un ottimo lavoro e credo stia metabolizzando la situazione maturata nei mesi scorsi a Los Angeles … Eccolo qui, un mio assistente l’ha ripreso … §
Jared in mezzo agli orfani, a cui insegnava a cantare.
Li vestiva, lavava, cambiava, c’erano parecchi neonati, parlava con le madri, distribuiva cibo ed imboccava dei cuccioli dagli occhi enormi, esaltati dalla magrezza eccessiva.
Li stava descrivendo in quel modo, all’operatore improvvisato, di nome Lucas.
§ Lui è Samir … e lei Cloe … sono denutriti, ma presto la loro condizione cambierà … Ora fatti un giro Lucas, devo riassettare la mensa! §
La sua risata … Colin stava per svenire, solo il pianto lo manteneva lucido.
Il primo piano tornò su Scott.
§ La nostra permanenza in Congo si concluderà tra due settimane, poi rientriamo … Non posso lasciarlo qui, c’è sempre una guerriglia, anche se distante dal nostro villaggio.
Tanto vi dovevo, so che quanto lo amate, mostrate il nostro cortometraggio anche ai suoi figli, dite loro che papà Jared è in gamba e … ed abbiate cura di lui, quando riprenderà la via di casa. Vi abbraccio ciao … §

Glam era sbigottito, ma rassicurato.
Colin in crisi di ossigeno, ma con una rinnovata determinazione.
“Io non posso aspettare due settimane. Vado da lui Glam … Correrò il rischio.”




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