martedì 26 giugno 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 137

Capitolo n. 137 - sunrise


La corbeille di rose albicocca troneggiava sul tavolo della sala.
Jude quando la vide, sentì nascere spontaneo un sorriso dal proprio cuore, pensando a Robert, che puntualmente non aveva dimenticato il loro anniversario, per poi ricredersi.
Quei fiori li mandava Colin.
Una busta era puntata sul cesto: Law la aprì, le mani incerte, la vista annebbiata dalla rabbia.
Era la prima emozione istigata al solo pensiero di Farrell.
§ Chi ti ha fatto del male, Jude, è un mostro.
E temo che tu veda in me lo stesso, purtroppo.
Hai ragione Jude, come posso darti torto?
A suo tempo mi hai perdonato, per quello che subì Jared, ma certe cose non si perdonano mai veramente.
E’ una terribile ingiustizia ciò che ti è capitato, ma io farei qualsiasi cosa per darti un minimo sollievo, anche chiedendoti scusa, al posto di quell’uomo, che di certo stai odiando.
Non odiare anche me … Non riesco a sopportarlo.
Ti voglio un bene immenso …
Tuo irish … tuo Colin §

Jude urlò, accasciandosi, come ferito a morte.
Ancora una volta.


“Posso permettermi tutti questi zuccheri dottore?”
Geffen rise, spalmando Nutella sull’ennesima fetta di pane.
“Dipende Glam … da ciò che consumi … I tuoi esami erano buoni.”
“Ok allora pattinerò fino a pranzo!”
“Vorrai dire che cadrai fino a pranzo ahahahah”
“Simpatico” – sibilò tagliente – “Oh ecco Jared …” – si illuminò.
“Buongiorno ragazzi … che profumo …”
“Torta alle nocciole” – disse Scott, facendogli posto.
“Ah grazie doc ho il mio tavolo … Ciao Glam” – e si sporse, dandogli un bacio sulla tempia, che l’avvocato ricambiò – “Ciao tesoro … dormito bene? Sei pallido …” – osservò preoccupato.
“In effetti poco … adesso divoro il buffet e mi riprendo …” – disse piano, ossigenandosi.
“Buon appetito” – aggiunse Scott sorridente.
Leto si allontanò, puntando le vaschette di marmellate e miele, non c’era ancora nessuno.
Colin era rimasto con i gemelli, finendo di cambiarli.
“Dicevi delle mie analisi …?”
“Dovremmo ripetere l’ultima terapia Glam è poco invasiva e” – ma un tonfo lo interruppe bruscamente, oltre al rumore di cocci.
“Jared!!” – esclamò il medico, precipitandosi a soccorrerlo.
Geffen fece altrettanto.


Farrell incrociò Shan nel corridoio.
“Dov’è mio fratello??!” – chiese concitato il batterista.
“In infermeria, Scott e Glam sono con lui, vieni!”
Scesero veloci sino all’ala riservata al pronto intervento valanghe e soccorsi in genere, per chi aveva incidenti durante le varie attività su ghiaccio e neve.
Jared era stato attaccato ad una salina, per idratarlo, dopo un’iniezione, che Scott aveva praticato, conoscendo alla perfezione la sua storia clinica.

Glam era in corridoio ed aspettava.
Quando l’amico lo interpellò, in pochi secondi fu al capezzale di Jared, ormai cosciente e sereno.
“Ciao …”
“Jay … cosa mi combini?” – si sforzò di scherzare, sfiorando i suoi capelli spettinati e la barba incolta.
“Mi sono un po’ trascurato … credo … poi i bimbi … danno molto da fare.” – rise, tossendo.
“Non stancarti, tra poco starai alla grande, vero Scotty?” – domandò ansioso.
“Ovvio, le mie cure sono miracolose … C’è Colin …”
“Amore cosa succede?” – disse l’attore, entrando trafelato.
Glam si spostò, lasciandogli il posto.
Farrell lo strinse al petto, spargendo baci e lacrime sugli zigomi di Jared, che provò a tranquillizzare sia lui che Shannon, in trepidazione.
Geffen uscì dalla stanza, scortato da Scott.

“E’ stato un collasso, lieve, un calo di pressione …” – puntualizzò, notando che Glam era sprofondato in altre riflessioni, per poi rivelarle.
“Jared è come un bambino, bisogna averne cura, ricordargli di mangiare, non pretendere ritmi assurdi, anche se fare il padre gli riesce alla perfezione, cazzo!” – sbottò, battendo i pugni sul davanzale.
Scott inspirò.
“Dì ciò che pensi veramente Glam.” – quasi si impose con quell’affermazione-
L’uomo lo scrutò, senza ribattere.
“Lui lo consuma, giusto? Gli sta sempre addosso!” – chiarì, fissando Geffen.
“So cosa vuole dire amare e desiderare Jared, ok? Ci siamo … come dici tu, consumati a vicenda, quando è stato il nostro momento, d’accordo Scott?!”
“Solo che tu gli rammentavi i pasti, ti adoperavi perché non si stressasse tra pannolini e poppate notturne, lo trattavi meglio di Colin, è esatto!?”
Geffen allargò le braccia – “Ma cosa stiamo facendo Scott?!!”
“Un bel niente!” – e se ne andò.


Downey appoggiò il suo regalo sul comodino di Jude.
“Amore sei di là?” – gridò allegro, muovendosi per l’alloggio francese.
Camilla stava dormendo sul divano, la tv rimasta accesa.
Law stava facendo una doccia bollente, strofinandosi la pelle come una furia.
Voleva lavare via il sudore di Colin, impresso nelle sue narici, cancellando i segni, ormai guariti e rimarginati, di quelle ferite, che vedeva ancora quando si rifletteva nello specchio ogni mattina.
“Tesoro sei qui …? Jude …”


Tim prese per mano Lula.
“Ehi ce la caviamo alla grande, vero campione?”
“Sì zio Tim!”
Un paio di piroette ed arrivarono al bordo della pista.
“I pattini stringono?”
“No zio … posso avere il mio bicchiere di latte al miele?”
“Certo cucciolo, vieni …”

Le tazze erano fumanti, così i biscotti appetitosi.
“Posso mangiarne uno zio?”
“Ovviamente, papà Kevin mi ha dato istruzioni precise” – e rise.
“Okkeiii! Lui quando viene?”
“Faceva una commissione Lula … sarà qui a momenti” – e si guardò attorno.
“Violet la vedo a pranzo, non aveva voglia di pattinare …” – disse deluso.
“Può capitare … Senti Lula, me la togli una curiosità?”
“Certo!”
“Ti sono davvero simpatico …?”
“Molto zio Tim!” – disse sincero.
“Non …” – deglutì – “Non preferiresti avere accanto i tuoi papà, come prima …?”
Lula sgranò i suoi fanali di pece, diventando serio.
“Papà Glam è il migliore super papà del mondo … Però … ti confido un segreto” – sussurrò.
“Ti ascolto …”
“Da quando papà Kevin ti conosce, lo vedo felice … Papà Glam, invece, ha fatto piangere tante volte papà Kevin, capisci?”
“Sì … tra adulti può succedere Lula, però hai ragione quando dici che papà Glam è eccezionale, non dimenticarlo mai.”
“Lo so, ma ha fatto degli sbagli e papà Kevin è stato male … Papà Glam è contento per voi, sì sì!” – ed annuì sorridendo.
“Ed anche tu … spero …”
“Ovvio! Tu sei buono con me ed io mi fido.” – e nel dirlo, Lula gli diede una delle sue mitiche carezze a piena mano sulla guancia sinistra, commuovendolo nel profondo.


Glam gli allungò una tazza di caffè.
“Doppio, come piace a te … Che succede Scotty …?”
“Mi lasceresti perdere almeno, per diciamo … un paio di ore?” – bofonchiò, le mani a coppa sotto il mento, il viso affascinante ed arrossato appoggiato sui palmi: se ne stava seduto su di un muretto, sotto ai portici del centro commerciale, adiacente l’hotel.
“Mi ricordi Lula, quando mette il broncio” – Geffen rise.
“Sì, oltre alla demenza senile, ora sono regredito alla mia era infantile.” – protestò.
“Ti mostro una cosa …” – e nel dirlo, Glam si accomodò accanto a lui, estraendo dal portafogli una vecchia foto.
“Cos’è?” – chiese il medico, sempre con voce buffa.
“Semplicemente tu Scott … eri bellissimo” – disse sereno.
“Ero? Grazie!”
Scoppiarono a ridere, abbracciandosi.
“Sono … sono diventato … isterico …” – mormorò.
“Forse sei solo un pochino confuso …”
“Da chi? Da te?” – domandò, fissando Glam, che aggrottò la fronte.
“Credo dal contesto in generale, forse dalla mia nuova vita Scotty …”
“In compenso devo rimproverarti Glam …”
“Per cosa?”
“Per Jared e non è una scenata di gelosia, anzi”
“Non smetterò mai di amarlo, fine del discorso.” – ribadì secco.
“Eh no, troppo comodo! Devo esporti il mio punto di vista e lo farò, cazzo!”
Geffen inspirò.
“Ok, sentiamo …”
“Perfetto. Me lo dici che futuro ti aspetti, insieme a lui?”
“Ma di che parli Scott?!”
“Ecco appunto, non sto parlando di un bel nulla, del vuoto pneumatico, visto che Jared vuole starsene con suo marito ed i loro figli, anche se continua a fare il languido con te, ad ogni occasione!”
“Ed io, per te, sono quindi un coglione, giusto?” – domandò acido.
“No Glam … No. Sei un uomo fantastico e terribilmente innamorato di qualcuno, che non capirà mai cosa si perde a non stare con te: questa è la verità.” – spiegò calmo.
“Non riesco a farne a meno, non riesco a smettere di amarlo Scott.”
“E perdi la tua vita così? Potresti essere ancora felice, accanto ad un’altra persona, magari persino una donna, forse la stessa Sveva. Avrete un figlio, non ci pensi mai?”
“Sveva ed io cresceremo il nostro bambino, ma non come coppia, non esiste. Lei è una donna straordinaria, ma il mio cuore appartiene a Jared.” – si alzò, mesto – “E non voglio più affrontare l’argomento, perdonami.”
“Tu non hai bisogno del mio perdono Glam, hai bisogno di svegliarti!”


L’infermiera ripose l’ago in un fagiolo d’acciaio, pieno di disinfettante, poi fece aderire un cerotto al braccio di Jared, che sorrise.
“Grazie signora …”
“Ecco fatto, provi a sedersi … senza fretta …”
“Sto bene”
“Misuriamo la pressione e poi la lascio libero” – rise compiaciuta, prendendo dal tavolino lo sfigmomanometro.
Geffen sopraggiunse, impacciato nell’entrare o meno in ambulatorio.
Jared gli fece un cenno.
“Ciao, come ti senti?”
“Meglio, tra poco esco, mi aspetti Glam?”
“Sì, certo … dov’è Colin?”
“Dai bambini, forse starà tornando, ma non ho voglia di aspettarlo, gli andremo incontro …”
“Come preferisci.”
“Ok, i valori sono tornati normali, può vestirsi Jared” – si intromise la donna, per poi uscire per rispondere ad una chiamata.
“Grazie … mi prendi i jeans e la maglia dall’armadietto Glam, per favore? … E l’intimo” – disse, notando di essere nudo sotto il camice sterile.
“Sì, arrivo …”
Geffen gli fece indossare i boxer ed un vogatore, con cura, come d’abitudine.
Erano gesti semplici, che entrambi adoravano.
“I miei calzini puzzolosi, come direbbe Lula, dovrebbero essere nel cassetto” – Jared rise, alzando la cerniera del pullover.
“Sì eccoli … che colori assurdi” – disse flebile Geffen.
“Ti … ti sento strano, cos’hai Glam?”
“Non pensare a me, ora devi rimetterti e mangiare, darti una regolata insomma.” – lo rimproverò pacatamente.
“Agli ordini …” – replicò il cantante, schiudendosi in un’espressione innocente, pulita, radiosa.
Geffen gli accarezzò lo zigomo destro, con il pollice della mano sinistra, che distribuì un tocco caldo e piacevole sino al mento di Jared, gli occhi vividi piantati in quelli dell’avvocato: un “ti amo” silenzioso, sembrava echeggiare nelle loro menti, reciprocamente, per poi finire a sciogliersi nei cuori, che stavano pulsando, irriducibili nel non negare emozioni incancellabili.
“Dobbiamo andare”
“Sì Glam … Grazie, per tutto.”


“Io la balia la procuro a lui, non può ridursi così!!”
Tomo stava raccogliendo lo sfogo di Shannon.
“Ehi, Jared si è ripreso, non devi fare così …” – disse il croato, stringendolo un attimo dopo.
“E’ uno schifo … questa è la verità!” – singhiozzò il batterista, affondando nel petto dell’ex.
Tomo gli massaggiava la nuca, il tono roco nel confortare Shannon, agitato anche per quel contatto meraviglioso, che sembrava avere ritrovato improvviso con il chitarrista.
Denny li vide.
Esitò nel percorrere o meno il corridoio, sino all’ingresso del pronto soccorso, dove Shannon si stava recando per controllare il fratello.
Infine si decise: era lui il compagno di Tomo e, pur capendo la situazione, non si sarebbe mai fatto calpestare da inopportuni ritorni di fiamma.
Avrebbe voluto chiarire con Shan, definitivamente, la situazione: non era certo quella l’occasione propizia.
“Ciao Denny …” – l’intreccio si sciolse, l’aria colpevole negli occhi di Tomo fu oltremodo irritante per la sensibilità del giovane.
“Come sta Jared?” – chiese diretto a Leto.
“Meglio … dovrebbe essere qui tra poco …” – ribatté lui con fare demoralizzato, confermando la simbiosi storica con il fratello.
“Sì, eccoli” – li interruppe Tomo, indicando Jared e Glam palesarsi.
Shannon corse ad abbracciare Jared.
Denny tornò sui propri passi.
Tomo lo rincorse – “Aspetta!” – lo afferrò per un braccio – “Denny …”
Le sue iridi lucide ed azzurrissime, trafissero il moro, senza ulteriori reiterazioni: Denny si divincolò, fuggendo via.



CHRIS PINE is Denny

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