mercoledì 17 giugno 2015

LIFE .- CAPITOLO N. 131

Capitolo n. 131 – life



“So che tu lo ami più di ogni altro al mondo”

Geffen si voltò di scatto, distogliendo lo sguardo da Jared, dietro al vetro della sua camera sterile.

“Constance …?!” – sussurrò, accogliendo poi la madre di Leto, in un abbraccio caloroso e commosso.

Lei si distaccò, fissandolo.

Erano da soli.
Completamente.
Alle due del mattino.


“Vieni, sediamoci, sei così pallida … Vuoi un caffè?” – chiese premuroso, accompagnandola su di una panca, poco distante da quella barriera, tra loro ed il cantante.

Anche da lì potevano vederlo.

“No, volevo leggerti una cosa … Una lettera, che Jay mi scrisse, poco prima del Natale in cui … Poco prima che tu morissi o almeno così credevamo tutti” – e frugò nella borsa, con una leggera frenesia.

“Shannon sai che sei qui?”

“Mi ha accompagnata lui, ora è tornato in hotel con Tomo, era distrutto”

“Sì, Shan e Colin sono rimasti qui più di un giorno, senza mai allontanarsi”

“Già, Colin …” – e rise, con amarezza nelle iridi lucide, di nuovo puntate su Geffen – “Se gli avesse permesso di accompagnarlo, se non”

“Calmati Constance e non dire queste cose” – la interruppe brusco, poi prese fiato – “Quello che è accaduto a Jared non è colpa di Colin”

“E di chi sarebbe? Tua? No, non credo!” – sibilò alterata.

Glam scosse il capo rasato – “Non serve a nulla … Il loro destino è intrecciato, nel bene e nel male”

“Ed il vostro? Perché il loro è stato di certo segnato da disgrazie, da dolore e poi questo! Tu non sai cosa ha dovuto subire Jared, sin dall’inizio” – singhiozzò.

“So ogni cosa, invece … Constance, tuo figlio si è innamorato di Colin in un periodo difficile ed ha combattuto, per fare valere il suo amore … il loro amore” – disse più piano.

“Sì è sempre sacrificato, invece e tu non puoi negarlo!”

“Su Colin in parte hai ragione, ma per il resto sei ingiusta”

“So riconoscere gli errori di Jay, le sue debolezze, ma non credere che io pensi questo in merito al vostro legame, anzi!”

“Constance …”

“Sai quante volte mi sono chiesta come sarebbe andata, se tu e lui vi foste sposati, se … Mio Dio” – e si prese il volto tra le mani affusolate, tremando.

Geffen la avvolse – “Non lo sapremo mai … Forse è una fortuna, tu mi sopravvaluti” – e sorrise.

“No … No, Glam, perché tu sei tutto ciò, di cui Jared aveva ed ha bisogno” – ed aprì quella busta, consumata dal tempo e stropicciata, come il suo contenuto.

§ Ciao mamma, ti scrivo oggi, dopo avere ricevuto un dono particolare, un anello, da parte di Glam … In verità non era un pensiero solo per me, ma anche per Kevin e Robert: per la prima volta, non ne sono stato geloso.
Tu sai quanto io sia possessivo e … ossessionato da lui, ma non in senso negativo, bensì nel modo migliore in cui, una persona può legarsi ad un’altra.
Così speciale.
Così unica.
Come Glam.

Se ne sta andando ed io non riesco ancora a crederci.
Prego ogni minuto, che succeda qualcosa, un miracolo, un colpo di scena, ma questo copione, a quanto pare, non è stato scritto da qualcuno, amante dei lieto fine.

Sono così stanco, come se stessi a galla a fatica e ricadessi giù, poi riemergessi e dopo di nuovo giù …

Abbiamo fatto l’amore, Glam ed io, un’ultima volta …
Lui è incredibile, non so dove abbia trovato la forza.
Forse in quell’essenza di uomo, di padre innato, dove attinge nei momenti di disperazione, quando ti salva, quando ritorna …

Ed è sempre tornato, da me, da questo coglione, che non ha saputo sceglierlo mai.
Forse nessuno di noi ci riesce, perché la paura di perderlo è così opprimente, forse non ci siamo mai fidati, proprio di Glam, nelle cui mani si può riporre la vita stessa, senza esitare, al sicuro …

Per sempre.

E questo sempre, oggi, mi viene tolto oppure succederà domani o poco dopo …

E così le sue mani grandi, che ti strappano da una solitudine crudele, che colmano i vuoti, con carezze calde e dolcissime …

Ed il suo respiro, mentre dorme …
Io mi ci perdevo, sino al mattino, ad Haiti, perché dormire sarebbe stato come sprecare del tempo prezioso, che nessuno ci avrebbe ridonato più …

Mai più, come adesso.

Mai più.

Mai più Glam, se lui se ne andrà …

L’ultima promessa, che non è riuscito a farmi, di non lasciarmi …

Lui che non mi ha mai mentito.
Mai.

Lo amo così tanto.
Jay Jay §


La sua lettura di chiuse con un lieve affanno e poi i suoi occhi, di nuovo concentrati su Geffen, che aveva perso un battito e scrutato Jared, mentre Constance condivideva con lui quella missiva, così toccante.

“Ti ringrazio …” – disse lieve l’avvocato, alzandosi, dopo averle baciato i dorsi delle sue mani, dove le lacrime dell’uomo scivolarono, come gocce di pioggia.

Si alzò, un po’ a fatica, frastornato – “Ho bisogno d’aria, ti dispiace se ti lascio sola per qualche minuto?” – domandò con garbo.

“Vai pure, ti aspetto qui, ok? Resto io con Jay …” – e gli sorrise, come se si fosse tolta un peso.




Tim lo baciò sulla tempia sinistra, fermandosi un attimo, affinché Niall si abituasse a lui.

Prima di ricominciare.

Di riprendere un ritmo più fluido, in crisi di ossigeno entrambi, tra le sue gambe, sollevate a cingergli il busto esile, quanto quello di Horan, che lo stava guardando, estatico, mentre si baciavano e leccavano dispettosi, emozionati.

Tim ebbe un fremito, poi i suoi fianchi si rianimarono, istintivi, ribelli, bollenti, come le sue falangi, tra le ciocche di Niall, che si inarcò, sentendosi in trappola, meravigliosamente in trappola, con lui dentro, esigente, virile.

Giovane.

Ed era nella loro giovinezza, che poteva mettere radici qualsiasi progetto.

La brochure di un orfanotrofio in Nepal, sul comodino, la foto di un bambino di cinque anni, orfano di una madre ventenne, morta di parto, nubile e senza più famiglia, perduta nel terremoto del 2015.

Ne avevano parlato, Niall e Tim, dopo cena, mettendo a dormire Layla.

Un fratellino.

Un sogno.

L’incontro con la delegazione ed i piccoli, era stata fissata a Parigi, nel fine settimana.

Tim aveva inviato i documenti attraverso Hopper, unico a conoscere le loro intenzioni.

Unico, oltre a Meliti, che si sarebbe aggregato, sul proprio jet, per quel viaggio, verso la città dove Jared non riusciva ancora a destarsi da un sonno profondo.

Senza sogni.




Di nuovo quel muretto e quel panorama incantevole, se solo Geffen non si fosse trovato sul tetto di un ospedale, in pena per l’unica persona, che rimaneva il suo più grande rimpianto.

Da anni.

Il cigolio della porta in acciaio non lo distolse affatto, così i passi di Colin.

“Grazie per avermi difeso, prima: sei l’unico a saperlo fare, anche dopo essere stato insultato e picchiato, da uno come me”

Glam si voltò lento, scrutandolo.

Farrell era a pezzi, dentro e fuori.

La barba incolta, gli abiti stropicciati, di chi aveva dormito vestito, sempre pronto a scattare e precipitarsi al capezzale di Jared, in caso di novità.

Belle o brutte.

“Uno come te? Non darai mica retta alle parole di Constance, in un simile momento?” – obiettò asciutto, senza muoversi.

L’irlandese gli si mise seduto accanto.

“Non sono mai stato l’idolo di mia suocera … E neppure lei, lo era per Jay, almeno quando lo conobbi … Quando ci innamorammo: troppi demoni, troppe cose in sospeso, con lei … Ma non voglio certo criticarla alle spalle, per Constance nulla è stato semplice”

“Credo che abbia pagato le proprie scelte, come tutti: una vita quasi nomade, delle relazioni inconcludenti, ma non siamo noi a doverla o poterla giudicare, io poi” – e sorrise, prendendo un lungo respiro.

“Tu sei … incredibile e non doveva capitare questa disgrazia, perché io lo capissi … E non riuscirò mai ad essere alla tua altezza, perché i miei errori superano di gran lunga i tuoi, Glam”

“Noi dobbiamo pensare a Jared, adesso e non a piangerci addosso o flagellarci, Colin: tu lo ami, gli sei stato vicino, almeno quanto me e non facciamone una gara, a chi ha dato di più o di meno, è inutile”

“Io gli ho dato anche il peggio di me … Tu no”

“E sia … Io sono stanco, Colin … Stanco di girare a vuoto: avrei voluto riavere Kevin nella mia vita, come se fosse stato possibile riavvolgere il nastro, ma sono stato un idiota, un illuso, perché ciò che è avvenuto, ha cambiato le persone, le situazioni ed ho persino perduto la sua stima, il suo affetto, l’equilibrio faticosamente raggiunto”

“Kevin ti amerà per sempre e tu lo sai … Come Jay e se solo Dio ce lo volesse ridonare, come prima, giuro che mi toglierei di mezzo, lasciandolo libero di amarti, come dice Constance”

“Smettila Colin! Se Jared lo avesse voluto davvero, lui ed io saremmo insieme da un pezzo! Invece è per te che ha lottato, per te che ci ha creduto, sino in fondo: sino alla fine.”




Tim rispose al telefono ridendo su di una battuta di Niall, senza guardare il nome sul visore.

“Ehi ciao … sono io”

“Kevin …”

Il tono del bassista era esitante, quasi timido.

“Ti disturbo? Come stai Tim? Volevo sapere della bambina …”

“Layla sta una favola e volevo parlarti, hai ricevuto la mia e-mail?”

“No … Non lo so, qui il segnale è debole, ora sto usando il satellitare di Scott”

“Di Scott? … Jimmy mi ha detto che sono entrambi in Africa, per il volontariato annuale”

“Ed io li ho raggiunti Tim”

Ci fu un secondo di silenzio.

“Tu stai bene, Kevin?”

“Ho visto albe migliori” – ed arrise ai primi raggi del sole – “… Però mi sento utile”

“Lo immagino e chi ti sta intorno è fortunato” – affermò sincero.

Niall si strinse a lui, come a sostenerlo, vedendolo teso ed in ansia.

“Ho bisogno di questa pausa, Tim … Però tu volevi dirmi qualcosa?”

“Sì, certo … E’ per Layla, per nostra figlia … Vorremmo darle un fratellino, con Niall, ecco …”

“Ok … E’ … è una cosa stupenda” – e gli si chiuse la gola, gli occhi in fiamme.

“Vorremmo accogliere un bimbo nepalese …”

“Vi auguro il meglio e lei ne sarà felice” – replicò commosso, provando a chiudere la chiamata.

“Kevin ascolta … Avrei preferito che ci fossimo incontrati, ma i tempi sono un po’ esigui”

“Stai tranquillo Tim e salutami anche Niall, fagli i miei auguri, so che lui ama la nostra cucciola e farà altrettanto con … come si chiama?”

“E’ stato ribattezzato Thomas, ha cinque anni”

“Bel nome … Thomas e Layla … Si vorranno un gran bene”

“Anch’io ti voglio bene Kevin”

I fanali di Niall lo stavano come accarezzando, amorevoli, come il bacio, che il ragazzino gli stampò sulla guancia sinistra, a confortarlo, a cullarlo.

“A presto Tim … Ti … ti abbraccio forte, ciao.”

Siccome di vento, furono costruiti gli anelli, di questa catena, nessuno di noi ne subirà il vincolo, di una tale materia, ma neppure riuscirà a scioglierlo.
Mai.









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