venerdì 5 giugno 2015

LIFE - CAPITOLO N. 127

Capitolo n. 127 – life



I suoi capelli erano ricresciuti in fretta; a Jared succedeva sempre così.

Idem la sua barba, che prima di uscire a mangiare il sushi con Mark, il cantante aveva curato un minimo, facendosi anche una doccia, nel loft del docente.

Camminavano fuori dal ristorante, dove alcuni ambulanti avevano allestito delle bancarelle di libri, cianfrusaglie e dischi.

Su questi si concentrò l’attenzione del leader dei Mars, assorto in una scelta, per la quale Ruffalo gli si affiancò, sfiorandogli il dorso della mano destra, con un brivido a pervadergli la spina dorsale.

Innamorarsi di Leto sarebbe stato così semplice, ma Jared non voleva questo e lo guardava con aria serena, fiduciosa, perché Mark non lo avrebbe fatto soffrire, ne era certo.

Unicamente come amico, comunque.

Appena a casa, il 33 giri fatto suonare su di un vecchio giradischi Pioner, una reliquia rivelò Ruffalo sorridendo, dandogli le spalle, il front man affrontò un discorso, che gli si rimescolava dentro da ore.

Era mezzanotte.

“Siamo stati bene questa sera Mark …”

“Assolutamente sì” – e tornò a guardarlo, con quella dolcezza che infondeva tranquillità.

“Volevo parlarti, soprattutto dopo la telefonata di Colin”

“Ti ascolto” – e si accomodò al suo fianco, sul divano.

“Mi chiedevo se … Se tu ed io potessimo diventare davvero qualcosa che manca alla mia vita … Una complicità limpida, senza compromessi, senza trascendere, perché io finisco puntualmente a letto con”

“Ehi, aspetta, non correre” – rise bonario, ma aveva il cuore a mille – “… Perché non inizi ad imparare ad amarti un po’ di più, Jared?”

Leto non se l’aspettava.

Sorrise.

“Non ci riesco, a quanto pare, per come sono ridotto”

“In te c’è così tanto amore, peccato non riuscire a distribuirlo in maniera equilibrata e qui non sta parlando il doc, eh!” – puntualizzò simpatico.

“Ok …”

“Colin è terribilmente innamorato, geloso come nessuno, penso lo sia anche Geffen, però non sono mai riusciti, temo, a farti sentire in armonia con te stesso, realizzato in ciò che loro costruivano per te”

“Hanno lavorato sodo, anche per distruggermi … Persino Glam, che mi adora e non mi ha fatto le cose che” – e si irrigidì a quei ricordi scomodi.

“Non devi parlarmene, se non vuoi”

“No è che … Ti darei un’immagine di Colin talmente negativa e lui non è così … Sono state le droghe, l’alcol, i farmaci antidepressivi … Lo avevo abbandonato e lui mi ha … Cioè …” – le sue iridi tremolarono, sature di lacrime, all’improvviso.

“Ti ha fatto del male?”

Jared annuì, rosso in volto.

“Vado a rinfrescarmi, ho un caldo, posso Mark?” – e scattò in piedi.

“Certo, questa è anche casa tua”

Ruffalo era sincero.

Il loro stava divenendo un sodalizio, che entrambi non avrebbero mai neppure immaginato fattibile.

“Ti ringrazio … Posso rimanere qui?”

“Nessun problema, ti preparo la camera degli ospiti”

“A me andava bene anche il sofà, è comodo” – sorrise impacciato.

“Come preferisci Jared, te lo ripeto, non farti problemi: sono felice se tu resti, poi domani avrete tutti le idee più chiare, intendo tu, Colin, probabilmente anche Glam” – rise, arrampicandosi, ora, un po’ sugli specchi del suo smarrimento.

“Su te e me, io le ho già …” – e lo abbracciò caloroso e fragile – “… spero di non deluderti Mark”

“Non accadrà … Ora vai a cambiarti, ok?”

“Ok … buonanotte, ci vediamo a colazione” – sorrise timido, poi sparì nel corridoio.

Ruffalo lasciò scorrere nell’aria le note jazz, senza interrompere quell’atmosfera così strana.

Così bella.




Taylor schiacciò l’ennesima sigaretta, nel posacenere dimenticato in terrazza.

Faceva caldo e stare vicino a Richard non era semplice: non dopo quanto, il primogenito di Geffen, gli aveva appena detto.

“Potresti tornare di là, Tay, tornare da me?” – chiese apparendo sulla soglia delle porte a vetri scorrevoli.

“Perché invece, TU non torni da TUA moglie? Cosa ci fai ancora qui?”

Una domanda contro un’altra domanda.

Secca, aspra, buia, come l’oscurità, che lambiva le loro sagome tese e statiche in un seccante imbarazzo.

Avergli detto di lui e Michael, era stato un pessimo esercizio di sincerità, da parte dell’architetto, che si decise ad azzerare la distanza.

“Non toccarmi” – lo frenò brusco Kitsch – “… Non farlo, per favore”

“Io vorrei solo spiegarti come sono andate le cose ed il motivo per cui mi sono fermato da te!” – sbottò inquieto.

Taylor lo scrutò, gelido – “Lo sapevo che lo avresti cercato, per scopare, ricordando i vecchi tempi, anche se non penso sia stato nulla del genere: Michael è una creatura preziosa, vero? Uno  serio, giusto?!”

“Lui è stato importante, non te l’ho mai nascosto e poi sì, non ho resistito, volevo incontrarlo, dirgli addio”

“Ma se ti aveva lasciato, cazzo!!”

“Lo so Taylor … Lo so quello che Michael mi ha fatto, non certo per colpa sua, anzi, ne aveva pieno diritto: ho deluso ogni sua aspettativa”

“Lo fai con tutti, a quanto pare” – ribatté acre.

“Non è per lui che ho chiesto il divorzio a Sonia, oggi pomeriggio” – rivelò di botto e fu proprio un’esplosione, ciò che divampò al centro del petto di Kitsch.

Rimase zitto, le falangi artigliate alla panca, il profilo perfetto e vibrante.

“Voglio stare con te Taylor” – e gli accarezzò la schiena nuda.

Indossavano entrambi unicamente delle braghe da spiaggia, alla pescatora, in cotone bianco latte.

“Hai cominciato bene il nostro fidanzamento allora, chissà cosa accadrà il giorno del matrimonio” – provò a scherzare.

Seriamente.

“A dire il vero vorrei cominciare la nostra unione, infilandoti questo all’anulare, cosa ne pensi?” – e gli porse una fede in oro giallo, con incastonato uno zaffiro, di taglio quadrato, molto luminoso.

“E’ del colore dei tuoi occhi Tay … Penserai che io sia un romantico rompicoglioni, ma sono old style, ecco” – ed arrossì, inginocchiandosi ai suoi piedi.

Kitsch avrebbe voluto ridere, di gioia.
E piangere, per l’identica ragione.

“Sono così incazzato con te Ricky” – ed inghiottì un singulto, tappandosi la bocca con il palmo destro.

Detestava farsi vedere in quella maniera, senza difese.

Si lasciò mettere quell’anello, si lasciò stringere, cullare, si lasciò baciare e fecero l’amore contro il muro della veranda, senza neppure rientrare nel loft.

L’energia di Richard sarebbe bastata anche per lui, nel sollevarlo per le cosce magre, risalendogli dentro così forte, che Taylor pensò di svenire, almeno un paio di volte.

Era talmente avvinghiato a Geffen jr, da sembrare fuso a lui, in una miscela esplosiva, fatta di sesso e di appartenenza, ormai indiscutibile.

Neppure dal fantasma di Michael.




Downey rispose a quella chiamata con tono caldo e gentile.

“Sì pronto …?”

“Ciao Robert, sono Mark … Mark Ruffalo”

“Sì, ho letto il nome, buongiorno, ma che ore sono lì da te?”

“Le due del mattino … Ti disturbo?”

“No, stavo preparando la colazione per Jude, ha fatto la prima terapia e sta procedendo bene”

“Sono contento … Salutamelo, ok?”

“Lo farò e … Sì, insomma Mark, a me dispiace per come sono andate le cose con Kevin”

“Ho fatto il possibile per fargli capire quanto tenessi a lui, ma forse avrei dovuto essere più pirotecnico, alla Glam insomma” – scherzò senza astio.

“Al momento non ha molto successo neppure lui, ad essere onesti” – Rob rise.

“Ci riuscirà, vedrai … Ma, a tale proposito, io ti cercavo per dirti di Jared … E’ qui da me”

“Da te?”

“Siamo diventati amici, forse come i naufraghi dello stesso naufragio e …” – fece una pausa per riprendere fiato – “… e sono molto in pena per lui”

“So quanto Jared sappia farsi volere bene, anch’io gliene voglio, nonostante i nostri rapporti si siano logorati di recente”

“Sempre per Geffen?”

“E per chi se no?” – l’attore sospirò, piazzandosi su di un davanzale.

“Ho persino discusso al cellulare con Colin, è una situazione spinosa”

“Scommetto che si è arrabbiato, marcio di gelosia … Te lo ritroverai alla porta”

“No, no … Colin è in Francia per un film, non tornerà prima di tre settimane e non ha voluto Jared con sé, espressamente, capisci? Vuole stare da solo … Sembrava lo avesse perdonato, per Glam, però ha scelto di allontanarsi”

“Oh miseria … Come posso aiutarti?”

“Tu sei un’ottima persona, Robert e so che hai compreso lati di Geffen, che nessuno, neppure Jared, è in grado di … gestire”

“Dovrei convincerlo a risolvere la faccenda in sospeso con Jay? O di dargli un contentino? So che Glam si è comportato male con lui, però le responsabilità vanno divise equamente” – affermò severo.

“Io non pretendo nulla …”

“Se vuoi un consiglio, Mark, visto che in questa gabbia di matti, TU sì, che sei un’ottima persona, stai alla larga da certi casini: è un fuoco, anzi, un incendio, quello tra loro, Colin incluso, che potrebbe incenerirti. Credimi.”




La sedia era scomoda, almeno quanto l’ufficio del boss di L.A. News, il trionfo della pacchianeria.

Il tizio, con un riporto osceno, sulla stempiatura ormai irrisolvibile, stava scorrendo i dati di vendita, sul proprio tablet, mostrandoli a Michael, che non riusciva a metabolizzare la rabbia, dopo l’incontro avuto con Richard sulla scogliera.

“Bene ragazzo, ora capisci come mai noi dobbiamo sempre fare centro? Le spese di gestione di questa baracca sono pesanti, l’affitto di uffici come questi, costa un occhio della testa!” – e rise sguaiato, versandogli da bere.

Gin tonic alle nove di mattina.

“La ringrazio per il drink, Mr. Rodah, ma questo giro lo salto … Per il resto, ho da proporle già un paio di scoop”

“Sei appena arrivato in città ed hai del materiale fresco fresco per me? Incredibile … Ma senza foto, non posso pubblicare nulla, sappilo!”

“Le ho qui, non sono uno sprovveduto, so come funziona … Poi i commenti li fermerò personalmente …” – ed indicò il proprio palmare di ultima generazione.

“D’accordo … Di chi si tratta?”

“Diciamo il clan di Geffen, ha presente?”

Rodah ebbe un guizzo nello sguardo vispo di curiosità, dopo di che estrasse un folder da un cassetto della scrivania.

“Questo è il file inerente a Glam Geffen: ho provato a stanarlo tante di quelle volte, nei suoi traffici, nei suoi contatti al limite della legalità, che ormai ho perso il conto”

“Noi non siamo poliziotti …”

“Ovvio che no, Michael, però aleggia un alone di mistero su quell’uomo, da mettere i brividi”

“Posso immaginarlo … In ogni caso credevo di dovere fare puro gossip in questa redazione”

“Sì, però uno scoop su qualcosa di più sostanzioso, darebbe lustro al nostro settimanale, non trovi? Ed anche alla tua futura carriera, te lo assicuro”

“Per adesso dovrà accontentarsi di indiscrezioni leggere … E poi ho beccato in giro, la notte scorsa, un’altra sua vecchia conoscenza: Jared Leto”

“Leto? Un po’ in calo, come notorietà e poi mi sembra tranquillo da mesi, accanto al suo consorte ubriacone e molesto”

“Non è acqua passata, per Farrell?”

“Ci è ricaduto, certo sono passati alcuni anni, ma all’epoca, il pandemonio che accadde ad Haiti, ci fece vendere migliaia di copie” – e rise sgradevole.

“Quindi potrebbe ripetersi, nei suoi vizietti pericolosi?”

“Tutto è possibile con Farrell … Non che Leto sia da meno, comunque, fammi vedere, l’hai pizzicato con Geffen? Tutti sanno quanto si amano …”

“No, no, è una faccia nuova, non del mondo dello spettacolo: in compenso è un rampollo dei Ruffalo”

“I petrolieri texani?! Ehi, vacci piano, io non voglio querele!”

“Lui non ne fa parte, della famiglia insomma: a quanto so, ha una cattedra all’università, Psichiatria pensi …”

“Per quello svitato di Leto è perfetto allora! Su, scarichiamo queste perle, così prima che sia sera, mandiamo sul sito un anticipo, fissiamo la prevendita e vediamo come va a finire …”









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