lunedì 26 gennaio 2015

LIFE - CAPITOLO N. 85

Capitolo n. 85 – life



Downey entrò in biblioteca con circospezione.

Geffen gli aveva chiesto di raggiungerlo lì, un’ora prima di tornare in aeroporto e decollare per l’Inghilterra.

L’attore notò sulla scrivania un paio di plichi, avvolti in cartoncini azzurri.
Come le iridi del coniuge, seduto in poltrona, ma rivolto verso le vetrate, a scrutare la quiete del parco, intorno alla loro sontuosa residenza.


“Volevi parlarmi Glam?” – chiese esitante.

“Sì tesoro, dovresti apporre delle firme, sempre se lo desideri” – replicò a mezza voce, girandosi lento ed appoggiando i gomiti sul ripiano, rivestito in cuoio verde scuro.

“Di cosa si tratta?” – e si accomodò.

“Di questi incartamenti, che pensavo di mostrarti a Londra, ma è inutile rimandare, anzi, lo trovo persino ingiusto” – e lo fissò, statico, nel proprio malcelato dolore.

“Modulo di adozione …” – lesse con un filo di voce Downey, sul primo di essi, poi analizzò il secondo, con un tremito nelle dita – “… Procedura di … separazione legale e …” – lo guardò di scatto – “Glam che significa?!” – sbottò.

“Uno non prescinde dall’altro, se è questo che temi: potrai essere un ottimo genitore per Pepe, ma non più un buon consorte, per me e tu ne conosci le ragioni, vero Robert?” – nell’affermarlo non fu astioso: la sua compostezza, semmai, poteva suonare irritante, al cuore in tempesta, che Downey si sentì scalpitare nel petto.

“Siamo alle solite, tu decidi per il prossimo, ma, almeno con me, credevo fosse diverso!” – si difese, provando vergogna, perché ogni fibra di lui, si sentiva già tornata tra le braccia di Jude.

“Questo è un gioco pericoloso, per te, Robert: non rimetterci in dignità, pensando di alleviare la mia disperazione nell’averti perduto nuovamente, ok?”

“Io … Io non so cosa …”

“Non prendiamoci in giro … NO, tu, non farlo: io non lo permetterò, perché non voglio disprezzarti un giorno”

“Mi stai mettendo all’angolo e”

“No, sbagli di nuovo: ti sto aprendo il varco, attraverso il quale tornerai libero Robert” – e scosse il capo appesantito dall’emicrania – “… Ho lottato a sufficienza e non voglio sentirmi oltre modo patetico … Anzi, peggio, ridicolo, non me lo merito, tu non fai che ripeterlo, giusto?”

Downey siglò feroce le carte del divorzio, poi passò a quelle riguardanti Pepe e scoppiò a piangere: su entrambi i fogli, la firma di Glam era già stata fatta.

Nero su bianco.

“Spiegherò io a Peter cosa è accaduto tra noi, sei d’accordo Rob?” – il suo tono si incrinò, ma di dolcezza.

“So assumermi responsabilità come queste, del resto ci sono già passato con Camilla e Diamond, prima di sposarti o l’hai dimenticato Glam?!” – ruggì affranto.

“Io non mi dimenticherò, MAI, di te” – e si sollevò, ritirando i documenti, per poi riporli in cassaforte, dove si intravedeva la sua pistola, parecchi contanti e gli scrigni, dove un tempo l’avvocato custodiva le fedi nuziali, usate poi per unirsi a Downey, ma anche il ciondolo, che Jared gli donò, molto tempo prima, con l’emblema dei Mars.

Robert sapeva che Geffen l’aveva conservato, senza mai rimproverarlo per questo.

Ora l’artista si stava chiedendo quanto Leto avesse interferito nelle scelte del suo ormai prossimo ex marito.
Una domanda, alla quale avrebbe avuto presto risposta.
Forse.




Rossi si guardò la punta delle scarpe, scorgendo poi un’ombra avvicinarsi.

Era Kurt, con due bicchieri di carta, giganteschi e colorati, tenuti saldi tra le sue dita affusolate.

“Ho preso un caffè ed una tisana, cosa preferisci Dave?” – domandò gentile e premuroso, come al solito.

Soprattutto in quell’occasione speciale.

Erano in attesa dell’infermiera, che li avrebbe scortati al reparto donatori: insieme al compagno, il veterano FBI, aveva deciso di avere un figlio da utero in affitto, per dare un fratellino oppure una sorellina a Martin.

L’uomo nutriva ancora delle perplessità, ma il sorriso tenero ed amorevole di Kurt, riusciva a dissiparle quasi completamente.

“Berrò la tisana, grazie”

“Ok, abbiamo ancora cinque minuti, poi l’arpia sbucherà da quel corridoio” – rise.

“E’ sempre la stessa?”

“Direi di sì, l’ho intravista alla reception a raccogliere le cartelle dei prelievi odierni … Figurati se non mi lancerà qualche battutina” – scherzò il più giovane.

Dopo un quarto d’ora, senza particolari convenevoli con Miss. Loasting, la coppia venne fatta accomodare in un salottino.

“Ehi, le cose sono cambiate qui, in compenso … Molto intimo, l’altra volta eravamo chiusi in uno sgabuzzino, sai Dave?”

“Tu e … Jared?”

Kurt avvampò, annuendo sincero, come lo era stato dal principio con Rossi, che lo avvolse amorevole – “E Martin è stato il dono di quel giorno, vero?” – gli chiese pacato ed adorabile.

Si baciarono.
Intensi.

“Posso accarezzarti David …?”

“Non chiedo di meglio … Siamo tu ed io a volere concepire questo bimbo, non userò di sicuro quei dvd sullo scaffale per … inspirarmi” – ormai si era rilassato o semplicemente abituato all’idea.

La madre surrogato sarebbe stata quella di Martin: la legge non lo impediva e lei era diventata una splendida trentacinquenne, in piena forma, con due lauree all’attivo ed un’indipendenza economica invidiabile, anche per quella sua particolare attività.

Dave e Kurt lo avevano spiegato a Martin e lui ne fu estremamente felice.

Tutto sembrò perfetto, durante quella vigilia di Natale imminente.
Almeno per loro.




Niall sgranò i suoi cieli limpidi su Geffen, che gli aveva appena spalancato la blindata, dopo essere stato avvisato da Vas all’ingresso.

“Ciao Glam! Sto seguendo una raccolta fondi per l’orfanotrofio di Miss. Gramble e tu sei papabile per diventarne il migliore contribuente, non trovi?”

La sua risata era contagiosa, anche per il legale, con il morale sotto ai piedi.

“Sì, ci mancherebbe, dai vieni, eravamo in partenza, ci hai beccati per un soffio”

“Wow che bello questo posto …” – osservò incantato il ragazzino, seguendolo nello studio al piano terreno.

Glam riguadagnò la postazione, dalla quale aveva da poco affrontato Robert, armeggiando con una custodia in pelle.

“Un assegno andrà bene?” – chiese un po’ scosso, provando a dominarsi.

Horan lo scrutò – “Sì, posso accettare solo quelli … Tutto ok Glam? Sei pallido”

“Ho avuto un pessimo pomeriggio …” – e si ossigenò, versandosi dell’acqua.

Le mani gli stavano tremando.

“Aspetta, faccio io …”

“Ti ringrazio Niall … Abbi pazienza, metti tu la cifra, è già siglato”

“Ma non … Ok, dimmela tu” – sorrise.

“Il record attuale quale sarebbe?”

“Cinquemila …”

“Allora facciamo dieci, forse qualcuno si sentirà di superarmi ed avrete raccolto un bel gruzzolo, no?”

“Certo, come vuoi tu Glam … Andate dove?”

“Accompagno Robert da” – e si bloccò – “Facciamo visita ai suoi figli in Gran Bretagna, ecco”

“Anche Mark vorrebbe andarci, magari per il viaggio di nozze, al quattordici di febbraio” – rivelò.

“Fantastico … Cosa vorresti, come regalo?”

“Un bambino” – replicò schietto – “Bello, simpatico ed affettuoso come Pepe, ma sto diventando un disco rotto, Louis lo dice sempre!” – e rise affabile.

“Qualcosa di più semplice, alla mia … portata?” – Geffen sorrise, analizzando le sue espressioni, la sua spontaneità, che gli ricordavano quelle di Tom.

“Forse faremo una lista, ma tu ci hai già dato tanto, a me poi … A proposito spero che la nostra cerimonia non finisca come la vostra, tua e di Rob!”

“Io vi auguro che il vostro matrimonio non  finisca  come il nostro” – e gli tremarono le iridi.

Horan arrossì imbarazzato.

Aveva capito il volo, ciò che Geffen intendeva.

“Dio, ma quando Glam …?” – quasi sussurrò.

“Oggi … direi oggi … No, ma anche prima …” – e si strofinò la faccia stanca.

Peter irruppe in quell’istante.

“Zio Niall!!”

“Ciao cucciolo, come sei elegante, fatti vedere!” – e lo sollevò, solare, mescolando la propria risata a quella di Pepe.

Erano belli insieme.

“I vestiti me li ha presi papi Rob!”

Downey si unì a loro in silenzio, salutando appena Horan, che notò il suo colorito spento, ma non il suo sguardo, nascosto sotto alle lenti scure dei Ray-Ban.

“Glam noi siamo pronti, ti aspettiamo in auto con Vas?” – domandò lieve e colpevole.

“Sì, vi raggiungo tra un minuto … Pepe saluta Niall, avanti”

“Ciao zio, ci vediamo presto, io vado in vacanza con i miei papà!”

“Divertitevi peste” – e lo baciò tra i capelli corvini, spiando Glam, che avrebbe voluto sprofondare.




Le nuove tecnologie esponevano i personaggi famosi, ad un cannibalismo mediatico, spesso asfissiante.

Nonostante l’area privata del Lax, riservata ai jet come quello di Geffen, numerose immagini furono divulgate on line, sui siti di gossip più odiosi ed anche beceri.

Law fece scorrere sul tablet gli scatti di un “Downey piuttosto emaciato, per non dire con un’aria da funerale, almeno quanto quella del suo amato e recente sposo, Glam Geffen, il che vorrà dire aria di crisi, gente?!” – recitava una delle didascalie meno impietose.

Lo scambio di sms, tra l’inglese e l’americano, che ne seguì, fu serrato, oltre che fuori luogo.

§ Che succede amore? §

§ Jude sei l’ultima persona, con cui ho voglia di conversare ora, lasciami in pace! §

§ Te lo richiedo, cosa è successo, cazzo Rob!?! §

§ SECONDO TE??! §

§ Avete litigato, credo … §

§ No, non direi: abbiamo firmato per il divorzio e per l’adozione di Pepe, anzi, io l’ho fatto, perché Glam aveva già provveduto §

§ Dio mio Robert, sarai sconvolto … §

§ Sono amareggiato ed a confidarmi con te, ora, direi che la mia stronzaggine è giunta a livelli di guardia, quindi chiudiamola qui, ok?! §

§ Scusami, io non volevo disturbarti, ero preoccupato per te, dopo avere visto certi servizi in rete, sulla vostra partenza … Scusami, davvero Robert §

§ Jude … §

§ Non vedo l’ora di riabbracciarti, lo sto facendo anche in questo momento, anche se so di non bastarti, per quanto stai male … Ti voglio bene, a presto. Tuo JL §

Downey spense il cellulare, ormai erano oltre le nubi.

Quelle su Los Angeles, infuocate da un tramonto mozzafiato, mentre quelle in arrivo, verso l’Europa, si addensavano minacciose e buie, sul futuro di molti.




Mark lo cinse da dietro, mentre Niall stava tagliando l’insalata.

“Ho quasi fatto …” – mormorò il giovane, tamponandosi con il gomito la guancia sinistra umida.

“Tesoro, ma stai piangendo … ehi” – Ruffalo lo voltò a sé, con delicatezza e stupore – “Qualcosa non va?” – e gli sorrise protettivo.

“Ho … Ho avuto dei dubbi, oggi …”

“Dubbi Niall? … Su di noi …?” – chiese già con il cuore in gola.

Horan fece segno di no, con il capo biondo e spettinato.

“Sull’adozione … Visto come è andata per Rob e Glam, con Pepe”

“In che senso?”

“Si sono divisi ed avevano appena accolto, anche legalmente il piccolo, nella loro famiglia …” – ed iniziò a piangere.

Ruffalo lo strinse forte a sé: il rammarico, che aveva letto negli occhi del suo acerbo fidanzato, era come un macigno, che lui doveva immediatamente mandare in frantumi.

Mai, come in quell’attimo, Mark si sentì in grado di farlo, consapevole di un qualcosa, che lo stava pervadendo, in modo meraviglioso.

Il docente gli raccolse le gote, con i palmi caldi e speziati di dopo barba, un aroma, che tracciava il confine tra la gioventù di Niall e la sua maturità.

“Ascoltami bene, ok? TU sei l’unico ad avere diritto di diventare padre, tra tutti coloro i quali ho conosciuto e che, lo ammetto, si sono rivelati a volte superficiali o incauti o sognatori, in buona fede certo, ma NESSUNO è come sei tu Niall” – dichiarò convinto.

“Mark io”

“Spero che mi onorerai di realizzare questo progetto con te, nei tempi e modi giusti, perché sei in gamba e sei così straordinario, che i tuoi figli, i NOSTRI figli, vedranno in te una luce, che non li farà sentire mai smarriti. MAI!”

Un bacio sancì quella sensazione unica e totalizzante, che li rimescolò simbiotici, ancora una volta.

La migliore.







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