Capitolo n. 85 – life
Downey entrò in
biblioteca con circospezione.
Geffen gli aveva
chiesto di raggiungerlo lì, un’ora prima di tornare in aeroporto e decollare
per l’Inghilterra.
L’attore notò sulla
scrivania un paio di plichi, avvolti in cartoncini azzurri.
Come le iridi del
coniuge, seduto in poltrona, ma rivolto verso le vetrate, a scrutare la quiete
del parco, intorno alla loro sontuosa residenza.
“Volevi parlarmi Glam?”
– chiese esitante.
“Sì tesoro, dovresti
apporre delle firme, sempre se lo desideri” – replicò a mezza voce, girandosi
lento ed appoggiando i gomiti sul ripiano, rivestito in cuoio verde scuro.
“Di cosa si tratta?” –
e si accomodò.
“Di questi
incartamenti, che pensavo di mostrarti a Londra, ma è inutile rimandare, anzi,
lo trovo persino ingiusto” – e lo fissò, statico, nel proprio malcelato dolore.
“Modulo di adozione …” –
lesse con un filo di voce Downey, sul primo di essi, poi analizzò il secondo,
con un tremito nelle dita – “… Procedura di … separazione legale e …” – lo guardò
di scatto – “Glam che significa?!” – sbottò.
“Uno non prescinde dall’altro,
se è questo che temi: potrai essere un ottimo genitore per Pepe, ma non più un
buon consorte, per me e tu ne conosci le ragioni, vero Robert?” – nell’affermarlo
non fu astioso: la sua compostezza, semmai, poteva suonare irritante, al cuore
in tempesta, che Downey si sentì scalpitare nel petto.
“Siamo alle solite, tu
decidi per il prossimo, ma, almeno con me, credevo fosse diverso!” – si difese,
provando vergogna, perché ogni fibra di lui, si sentiva già tornata tra le
braccia di Jude.
“Questo è un gioco
pericoloso, per te, Robert: non rimetterci in dignità, pensando di alleviare la
mia disperazione nell’averti perduto nuovamente, ok?”
“Io … Io non so cosa …”
“Non prendiamoci in
giro … NO, tu, non farlo: io non lo permetterò, perché non voglio disprezzarti
un giorno”
“Mi stai mettendo all’angolo
e”
“No, sbagli di nuovo:
ti sto aprendo il varco, attraverso il quale tornerai libero Robert” – e scosse
il capo appesantito dall’emicrania – “… Ho lottato a sufficienza e non voglio
sentirmi oltre modo patetico … Anzi, peggio, ridicolo, non me lo merito, tu non
fai che ripeterlo, giusto?”
Downey siglò feroce le
carte del divorzio, poi passò a quelle riguardanti Pepe e scoppiò a piangere:
su entrambi i fogli, la firma di Glam era già stata fatta.
Nero su bianco.
“Spiegherò io a Peter
cosa è accaduto tra noi, sei d’accordo Rob?” – il suo tono si incrinò, ma di
dolcezza.
“So assumermi
responsabilità come queste, del resto ci sono già passato con Camilla e
Diamond, prima di sposarti o l’hai dimenticato Glam?!” – ruggì affranto.
“Io non mi
dimenticherò, MAI, di te” – e si sollevò, ritirando i documenti, per poi
riporli in cassaforte, dove si intravedeva la sua pistola, parecchi contanti e
gli scrigni, dove un tempo l’avvocato custodiva le fedi nuziali, usate poi per
unirsi a Downey, ma anche il ciondolo, che Jared gli donò, molto tempo prima,
con l’emblema dei Mars.
Robert sapeva che
Geffen l’aveva conservato, senza mai rimproverarlo per questo.
Ora l’artista si stava
chiedendo quanto Leto avesse interferito nelle scelte del suo ormai prossimo ex
marito.
Una domanda, alla quale
avrebbe avuto presto risposta.
Forse.
Rossi si guardò la
punta delle scarpe, scorgendo poi un’ombra avvicinarsi.
Era Kurt, con due
bicchieri di carta, giganteschi e colorati, tenuti saldi tra le sue dita
affusolate.
“Ho preso un caffè ed
una tisana, cosa preferisci Dave?” – domandò gentile e premuroso, come al
solito.
Soprattutto in quell’occasione
speciale.
Erano in attesa dell’infermiera,
che li avrebbe scortati al reparto donatori: insieme al compagno, il veterano
FBI, aveva deciso di avere un figlio da utero in affitto, per dare un
fratellino oppure una sorellina a Martin.
L’uomo nutriva ancora
delle perplessità, ma il sorriso tenero ed amorevole di Kurt, riusciva a
dissiparle quasi completamente.
“Berrò la tisana,
grazie”
“Ok, abbiamo ancora
cinque minuti, poi l’arpia sbucherà da quel corridoio” – rise.
“E’ sempre la stessa?”
“Direi di sì, l’ho
intravista alla reception a raccogliere le cartelle dei prelievi odierni …
Figurati se non mi lancerà qualche battutina” – scherzò il più giovane.
Dopo un quarto d’ora,
senza particolari convenevoli con Miss. Loasting, la coppia venne fatta
accomodare in un salottino.
“Ehi, le cose sono
cambiate qui, in compenso … Molto intimo, l’altra volta eravamo chiusi in uno
sgabuzzino, sai Dave?”
“Tu e … Jared?”
Kurt avvampò, annuendo
sincero, come lo era stato dal principio con Rossi, che lo avvolse amorevole – “E
Martin è stato il dono di quel giorno, vero?” – gli chiese pacato ed adorabile.
Si baciarono.
Intensi.
“Posso accarezzarti
David …?”
“Non chiedo di meglio …
Siamo tu ed io a volere concepire questo bimbo, non userò di sicuro quei dvd
sullo scaffale per … inspirarmi” – ormai si era rilassato o semplicemente
abituato all’idea.
La madre surrogato
sarebbe stata quella di Martin: la legge non lo impediva e lei era diventata
una splendida trentacinquenne, in piena forma, con due lauree all’attivo ed un’indipendenza
economica invidiabile, anche per quella sua particolare attività.
Dave e Kurt lo avevano
spiegato a Martin e lui ne fu estremamente felice.
Tutto sembrò perfetto,
durante quella vigilia di Natale imminente.
Almeno per loro.
Niall sgranò i suoi
cieli limpidi su Geffen, che gli aveva appena spalancato la blindata, dopo
essere stato avvisato da Vas all’ingresso.
“Ciao Glam! Sto
seguendo una raccolta fondi per l’orfanotrofio di Miss. Gramble e tu sei
papabile per diventarne il migliore contribuente, non trovi?”
La sua risata era
contagiosa, anche per il legale, con il morale sotto ai piedi.
“Sì, ci mancherebbe,
dai vieni, eravamo in partenza, ci hai beccati per un soffio”
“Wow che bello questo
posto …” – osservò incantato il ragazzino, seguendolo nello studio al piano
terreno.
Glam riguadagnò la
postazione, dalla quale aveva da poco affrontato Robert, armeggiando con una
custodia in pelle.
“Un assegno andrà bene?”
– chiese un po’ scosso, provando a dominarsi.
Horan lo scrutò – “Sì,
posso accettare solo quelli … Tutto ok Glam? Sei pallido”
“Ho avuto un pessimo
pomeriggio …” – e si ossigenò, versandosi dell’acqua.
Le mani gli stavano
tremando.
“Aspetta, faccio io …”
“Ti ringrazio Niall …
Abbi pazienza, metti tu la cifra, è già siglato”
“Ma non … Ok, dimmela
tu” – sorrise.
“Il record attuale
quale sarebbe?”
“Cinquemila …”
“Allora facciamo dieci,
forse qualcuno si sentirà di superarmi ed avrete raccolto un bel gruzzolo, no?”
“Certo, come vuoi tu
Glam … Andate dove?”
“Accompagno Robert da” –
e si bloccò – “Facciamo visita ai suoi figli in Gran Bretagna, ecco”
“Anche Mark vorrebbe
andarci, magari per il viaggio di nozze, al quattordici di febbraio” – rivelò.
“Fantastico … Cosa
vorresti, come regalo?”
“Un bambino” – replicò schietto
– “Bello, simpatico ed affettuoso come Pepe, ma sto diventando un disco rotto,
Louis lo dice sempre!” – e rise affabile.
“Qualcosa di più
semplice, alla mia … portata?” – Geffen sorrise, analizzando le sue
espressioni, la sua spontaneità, che gli ricordavano quelle di Tom.
“Forse faremo una
lista, ma tu ci hai già dato tanto, a me poi … A proposito spero che la nostra
cerimonia non finisca come la vostra, tua e di Rob!”
“Io vi auguro che il vostro
matrimonio non finisca come il nostro” – e gli
tremarono le iridi.
Horan arrossì
imbarazzato.
Aveva capito il volo,
ciò che Geffen intendeva.
“Dio, ma quando Glam …?”
– quasi sussurrò.
“Oggi … direi oggi …
No, ma anche prima …” – e si strofinò la faccia stanca.
Peter irruppe in quell’istante.
“Zio Niall!!”
“Ciao cucciolo, come
sei elegante, fatti vedere!” – e lo sollevò, solare, mescolando la propria
risata a quella di Pepe.
Erano belli insieme.
“I vestiti me li ha
presi papi Rob!”
Downey si unì a loro in
silenzio, salutando appena Horan, che notò il suo colorito spento, ma non il
suo sguardo, nascosto sotto alle lenti scure dei Ray-Ban.
“Glam noi siamo pronti,
ti aspettiamo in auto con Vas?” – domandò lieve e colpevole.
“Sì, vi raggiungo tra
un minuto … Pepe saluta Niall, avanti”
“Ciao zio, ci vediamo
presto, io vado in vacanza con i miei papà!”
“Divertitevi peste” – e
lo baciò tra i capelli corvini, spiando Glam, che avrebbe voluto sprofondare.
Le nuove tecnologie
esponevano i personaggi famosi, ad un cannibalismo mediatico, spesso
asfissiante.
Nonostante l’area
privata del Lax, riservata ai jet come quello di Geffen, numerose immagini
furono divulgate on line, sui siti di gossip più odiosi ed anche beceri.
Law fece scorrere sul
tablet gli scatti di un “Downey piuttosto
emaciato, per non dire con un’aria da funerale, almeno quanto quella del suo
amato e recente sposo, Glam Geffen, il che vorrà dire aria di crisi, gente?!” –
recitava una delle didascalie meno impietose.
Lo scambio di sms, tra
l’inglese e l’americano, che ne seguì, fu serrato, oltre che fuori luogo.
§
Che succede amore? §
§
Jude sei l’ultima persona, con cui ho voglia di conversare ora, lasciami in
pace! §
§
Te lo richiedo, cosa è successo, cazzo Rob!?! §
§
SECONDO TE??! §
§
Avete litigato, credo … §
§
No, non direi: abbiamo firmato per il divorzio e per l’adozione di Pepe, anzi,
io l’ho fatto, perché Glam aveva già provveduto §
§
Dio mio Robert, sarai sconvolto … §
§
Sono amareggiato ed a confidarmi con te, ora, direi che la mia stronzaggine è
giunta a livelli di guardia, quindi chiudiamola qui, ok?! §
§
Scusami, io non volevo disturbarti, ero preoccupato per te, dopo avere visto certi
servizi in rete, sulla vostra partenza … Scusami, davvero Robert §
§
Jude … §
§
Non vedo l’ora di riabbracciarti, lo sto facendo anche in questo momento, anche
se so di non bastarti, per quanto stai male … Ti voglio bene, a presto. Tuo JL §
Downey spense il
cellulare, ormai erano oltre le nubi.
Quelle su Los Angeles,
infuocate da un tramonto mozzafiato, mentre quelle in arrivo, verso l’Europa,
si addensavano minacciose e buie, sul futuro di molti.
Mark lo cinse da
dietro, mentre Niall stava tagliando l’insalata.
“Ho quasi fatto …” –
mormorò il giovane, tamponandosi con il gomito la guancia sinistra umida.
“Tesoro, ma stai
piangendo … ehi” – Ruffalo lo voltò a sé, con delicatezza e stupore – “Qualcosa
non va?” – e gli sorrise protettivo.
“Ho … Ho avuto dei
dubbi, oggi …”
“Dubbi Niall? … Su di
noi …?” – chiese già con il cuore in gola.
Horan fece segno di no,
con il capo biondo e spettinato.
“Sull’adozione … Visto
come è andata per Rob e Glam, con Pepe”
“In che senso?”
“Si sono divisi ed
avevano appena accolto, anche legalmente il piccolo, nella loro famiglia …” –
ed iniziò a piangere.
Ruffalo lo strinse
forte a sé: il rammarico, che aveva letto negli occhi del suo acerbo fidanzato,
era come un macigno, che lui doveva immediatamente mandare in frantumi.
Mai, come in quell’attimo,
Mark si sentì in grado di farlo, consapevole di un qualcosa, che lo stava
pervadendo, in modo meraviglioso.
Il docente gli raccolse
le gote, con i palmi caldi e speziati di dopo barba, un aroma, che tracciava il
confine tra la gioventù di Niall e la sua maturità.
“Ascoltami bene, ok? TU
sei l’unico ad avere diritto di diventare padre, tra tutti coloro i quali ho
conosciuto e che, lo ammetto, si sono rivelati a volte superficiali o incauti o
sognatori, in buona fede certo, ma NESSUNO è come sei tu Niall” – dichiarò
convinto.
“Mark io”
“Spero che mi onorerai
di realizzare questo progetto con te, nei tempi e modi giusti, perché sei in
gamba e sei così straordinario, che i tuoi figli, i NOSTRI figli, vedranno in
te una luce, che non li farà sentire mai smarriti. MAI!”
Un bacio sancì quella
sensazione unica e totalizzante, che li rimescolò simbiotici, ancora una volta.
La migliore.
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