Capitolo n. 81 life
Il sentore di lui
sembrava ancora spandersi per quelle stanze.
Come un incantesimo.
Il ricordo di Jared, il
suo profumo, le sue risate, che facevano infiammare il mondo intorno a lui, ad
Haiti od ovunque, tutto sembrò così vivido, a Geffen, appena varcò la soglia,
di quell’alloggio che si poteva definire, essere stata, la loro unica … casa.
L’avvocato si accomodò
sopra al divano e chiuse le palpebre, stancamente.
Il
rumore del gessetto, sopra la lavagnetta in cucina.
Sans
souci.
Senza
pensieri.
Perché
tornare lì, nuovamente?
Glam
se lo stava chiedendo, anche in quel momento, mentre Kevin, suo marito, aveva
scelto di dedicarsi alla propria carriera, per un anno, non di più.
Era
la sua occasione, Geffen non gliela avrebbe mai negata.
Così
che andare a Port au Prince, a curare personalmente la propria fondazione
umanitaria, apparve all’uomo, che teneva la vita per le briglie, senza mai
fermarsi, l’unico modo per sopportare quella lontananza e mettere chilometri
tra sé e Jared Leto.
La
terza metà del suo cuore.
Geffen
sorrise, rannicchiandosi di lato tra le lenzuola stropicciate, da quel mattino passato
a letto, a fare l’amore con lui.
Con
Jared.
“Jay
torna da me!” – gli urlò dalla camera – “… accidenti” – sussurrò nel cuscino,
affondandoci lo zigomo destro, bagnato di lacrime.
Leto
riapparve, con il vassoio della colazione e quelle labbra schiuse, un po’
stupite, anche per essere lì, per avere scelto Glam Geffen.
Lo
amava come un ragazzino, quando si prende una cotta per un professore.
Ne
era innamorato.
Colin
lo aveva deluso.
Colin
James Farrell era lontano, a tormentarsi e pentirsi nella loro casa, con tanti
figli, tanti ricordi da riordinare, per comprendere quanto fosse sbagliato
tutto questo.
Tutto
questo amore per Glam.
Geffen spalancò gli
occhi, appena si sentì vibrare il cellulare nei pantaloni, colore avorio.
Guardò il visore.
“No … Non è possibile”
– mormorò, ma poi sorrise.
“Ciao Jared …”
“Glam, ciao, tutto a
posto? Arrivati bene?”
Sembrava una di quelle
chiamate innocue, tra amici.
Impossibile.
Un terzo del suo cuore,
cominciò a contrarsi.
A rivivere.
Con le dita, Geffen,
sfiorò i bordi dei cuscini della seduta.
“Lo abbiamo fatto anche
qui” – replicò assorto.
“Abbiamo fatto cosa?” –
Leto rise, un po’ nervoso, incastrato tra gli armadietti di un corridoio, del
centro estetico, dove Constance si stava facendo la manicure.
“No, nulla” – cambiò
brusco il discorso – “Nessun intoppo, siamo arrivati benissimo, grazie”
“Che hai Glam? Sei
arrabbiato …”
“Assolutamente, ho solo
voglia di andarmene”
“Ma se siete appena
sbarcati” – rise divertito.
“Non mi riferivo …
Senti ho un po’ fretta, tu come stai?”
“Sono qui con mamma, a
Londra … Quando arrivi, con Robert?”
“Cambi voce, quando
parli di tua madre” – osservò dolce.
Jared perse un battito.
“Ti … ti mando un
indirizzo, Glam … Aspetterò un tuo sms, quando sarai qui in città, dicendomi
che ci verrai, ok?”
“Ok … Penso … Sabato,
Jay, però”
“No, nessun però, ho
bisogno di vederti, anche solo per cinque minuti” – bissò trafelato, poi prese
un respiro – “Qui sta già nevicando …”
“Sì, posso immaginarlo
…”
“Sento come … Come se
mi stessi guardando” – sorrise – “Ci vediamo presto, spero, ciao Glam” – e
chiuse veloce.
Senza sentire il suo
sorriso ed un ultimo saluto, prima che Geffen uscisse da quel loft, senza più
girarsi indietro.
Brent sparecchiò in
silenzio, lo stesso mantenuto durante l’intera cena.
Brendan guardava di
sottecchi la tv, senza seguire minimante il telegiornale.
“Problemi sul lavoro?”
– esordì l’ex capitano.
“No amore, solite cose”
“Non si direbbe” –
ribatté frenetico, nel muoversi davanti ai lavelli, dove lasciò praticamente
cadere tutto.
“Cazzo!” – ringhiò,
aprendo poi i rubinetti.
“Tesoro ti sei fatto
male, ti sei tagliato, fai vedere!”
Laurie gli fu vicino in
pochi secondi, ma Brent non voleva essere toccato: lo percepiva strano.
Distante.
“Cosa ti è capitato, me
lo vuoi dire Brendan!?!” – sbottò, le iridi azzurre tremanti, come il suo busto
esile.
Laurie lo avvolse con
delicatezza – “Nulla, perché questa scenata?” – domandò in un soffio,
caldissimo, che Tomlinson jr, si sentì avvampare nel collo.
“Perché sei strano e”
Un bacio, forse,
sarebbe servito a calmare gli animi.
Quello di Brent era un
guazzabuglio di fantasie gelose, al limite della morbosità.
Appena si staccarono,
Laurie prese un lungo respiro – “Ho avuto Niall Horan, in seduta, oggi, a
sorpresa, una cortesia più che altro: l’ha definita così anche lui”
“In che senso?”
“Non è un mio paziente
e, in fondo, aveva solo la necessità di sfogarsi un po’ con un amico: forse non
ne ha e credo di saperne il motivo”
Brent si diresse alle
poltrone, dove entrambi si accomodarono, tenendosi comunque per le mani.
“Ti va di condividerlo
con me, Brendan?”
“Sì, posso farlo,
perché ripeto, non mi sento in dovere di garantirgli un segreto professionale,
anche se …” – e si morse le labbra – “… Non vorrei tu pensassi che sono una
lingua lunga” – e fece una smorfia buffa.
“Se pensi di
danneggiarlo, parlandomene, fanne a meno allora” – bissò turbato.
Laurie scosse il capo,
sorridendo – “In fondo discorriamo spesso dei nostri … conoscenti e dei loro
problemi di coppia, no?”
“Quindi Niall e … Come
si chiama? Mark, giusto? Hanno un problema?”
“Mark è il problema o
meglio, la ragione di questo isolamento di Niall, a mio parere: gli fa terra
bruciata intorno, non in mala fede sia chiaro, bensì in maniera inevitabile,
per le scelte maturate in questi ultimi mesi”
“Ad esempio?”
“Random direi che già
avere una relazione con un professore della tua stessa università non è il
massimo: gli insegnanti ti guardano storto, gli studenti pensano tu goda di
favoritismi e via così …” – inspirò greve.
“Nulla che il buon
senso e la correttezza non possano risolvere, vero? Ed una buona dose di
menefreghismo, ovvio” – Brent tornò a sorridere.
“Più facile a dirsi,
che a farsi, è un ambiente ostico, già senza crearsi ostacoli di propria
iniziativa” – e sbuffò, accendendosi poi una sigaretta.
“Ne dai una anche a me?”
“Certo piccolo … E poi
è iper protettivo, è venuto a scovarlo da me, con il gps del telefonino di
Niall insomma”
“Uno stalker!” – Brent
rise di gusto, inalando il fumo.
“No, un adulto
innamorato del suo ragazzino, come io lo sono di te e presto convoleranno a
nozze, a San Valentino, pensa”
“Romantico … Quando tu
mi hai chiesto di sposarti, sono impazzito di gioia, però avevo anche tanta
paura”
“Lo rammento Brent …” –
e gli si avvicinò, inginocchiandosi tra le sue gambe flessuose.
“Ho …” – e deglutì a
vuoto – “… ho sempre paura di perderti, tu sei così affascinante, travolgente,
fuori di zucca” – ed incollò le rispettive fronti.
“Ed io cosa dovrei dire
di te?” – rise leggero – “… Forse non li noti certi avventori del Dark Blue,
come ti osservano”
“Ma no … A proposito di
avventori, oggi ne ho avuto uno speciale, anzi, ci sono inciampato dentro sulla
spiaggia, durante la mia pausa”
Per sommi capi, Brent
raccontò di Robert al consorte, che lo ascoltò con attenzione, notando anche
una certa emozione nel tono del suo acerbo interlocutore.
Percepì un pungente
senso di rivalità, improvviso, verso Downey.
Quindi si dominò,
riflettendo sul proprio non completamente consono approccio alla narrazione di
Niall, che gli aveva innescato delle particolari fantasie o meglio, solleticato
la sua immaginazione, di ogni passaggio di quella cronaca quasi a luci rosse,
almeno in principio.
“Sei pronto a rubarmi
il mestiere, eh giovanotto?” – e gli si allungò sopra, facendolo prima
scivolare sul morbido tappeto.
“Forse … Chi può dirlo?
E poi in giacca, cravatta ed occhialini, rendo bene? O no, Brendan?” – e gli
succhiò il mento e poi la bocca.
Si persero in un abisso
di lussuria, dopo pochi istanti, liberandosi dei vestiti, come se bruciassero
loro addosso.
Laurie lo preparò un
minimo, ma Brent lo voleva troppo e penetrarlo così brutalmente, lo eccitò allo
spasimo, azzerando i sensi di colpa e le inutili esitazioni.
Fu animalesco,
liberatorio, sapersi ancora così saldi, nel proprio amore, nato con difficoltà,
superate ad una ad una, caparbiamente da entrambi.
Laurie non avrebbe mai
permesso a nessuno di frapporsi tra loro.
Nessuno mai.
“Sai Eamon, quando mi
ritrovo a parlare con Glam, di Jared, mi sento a disagio”
Colin si stava come
confessando, accucciolato sotto l’ala sinistra di Eamon, più massiccio di lui
ed estremamente morbido, come lo aveva canzonato il fratello minore, prima di
sistemarsi sopra al sofà della suite di Farrell.
“Ti piace ancora?”
“No, ma che dici?” –
l’attore ebbe un sussulto.
“Quello che le tue
vibrazioni mi trasmettono!”
“Le mie cosa? Oh Eamon,
non avrai ripreso a frequentare quei corsi strampalati su lettura della mente o
simili?!” – e rise sonoro.
“Macché, non fare il
somaro! Ho fatto un’ipotesi, visto che tu e Geffen”
“Ok, ok, chiudiamolo
qui il discorso, perché non vorrei compromettermi!” – scherzò, ma non del
tutto.
“Fatto!”
Taylor ammirò il
proprio trolley, chiusosi perfettamente, una volta tanto.
Gli piaceva portarsi
molti cambi, per ogni occasione e, in questo frangente, la sua selezione era
stata accurata, per non sfigurare con i figli di Law e la sua ex moglie.
Ed il suo ex marito.
“Jude sono pronto!”
L’inglese gli sorrise,
raggiungendolo nel corridoio, con il proprio bagaglio.
“Bene, andiamo, hai i
biglietti, passaporto?” – domandò gentile, dandogli poi una carezza sul viso
luminoso.
“Sì, sì certo, sono un
po’ agitato, non certo per il volo, ma per”
“Lo so Taylor, forse
sto pretendendo un po’ troppo”
“No, scherzi? Per me è
un onore, cioè è un’esperienza impagabile, conoscere i tuoi ragazzi”
“Respira adesso, se no
soffocherai” – rise, abbracciandolo.
Kitsch si stava
affidando a lui, completamente, senza immaginare le intenzioni di Law, in
bilico tra il presente ed un futuro, che non voleva dividere insieme al nuovo
compagno.
Purtroppo.
TAYLOR
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