mercoledì 14 gennaio 2015

LIFE - CAPITOLO N. 81

Capitolo n. 81 life



Il sentore di lui sembrava ancora spandersi per quelle stanze.

Come un incantesimo.

Il ricordo di Jared, il suo profumo, le sue risate, che facevano infiammare il mondo intorno a lui, ad Haiti od ovunque, tutto sembrò così vivido, a Geffen, appena varcò la soglia, di quell’alloggio che si poteva definire, essere stata, la loro unica … casa.


L’avvocato si accomodò sopra al divano e chiuse le palpebre, stancamente.

Il rumore del gessetto, sopra la lavagnetta in cucina.
Sans souci.
Senza pensieri.

Perché tornare lì, nuovamente?
Glam se lo stava chiedendo, anche in quel momento, mentre Kevin, suo marito, aveva scelto di dedicarsi alla propria carriera, per un anno, non di più.
Era la sua occasione, Geffen non gliela avrebbe mai negata.
Così che andare a Port au Prince, a curare personalmente la propria fondazione umanitaria, apparve all’uomo, che teneva la vita per le briglie, senza mai fermarsi, l’unico modo per sopportare quella lontananza e mettere chilometri tra sé e Jared Leto.
La terza metà del suo cuore.

Geffen sorrise, rannicchiandosi di lato tra le lenzuola stropicciate, da quel mattino passato a letto, a fare l’amore con lui.
Con Jared.


“Jay torna da me!” – gli urlò dalla camera – “… accidenti” – sussurrò nel cuscino, affondandoci lo zigomo destro, bagnato di lacrime.

Leto riapparve, con il vassoio della colazione e quelle labbra schiuse, un po’ stupite, anche per essere lì, per avere scelto Glam Geffen.

Lo amava come un ragazzino, quando si prende una cotta per un professore.

Ne era innamorato.
Colin lo aveva deluso.

Colin James Farrell era lontano, a tormentarsi e pentirsi nella loro casa, con tanti figli, tanti ricordi da riordinare, per comprendere quanto fosse sbagliato tutto questo.

Tutto questo amore per Glam.


Geffen spalancò gli occhi, appena si sentì vibrare il cellulare nei pantaloni, colore avorio.

Guardò il visore.

“No … Non è possibile” – mormorò, ma poi sorrise.

“Ciao Jared …”

“Glam, ciao, tutto a posto? Arrivati bene?”

Sembrava una di quelle chiamate innocue, tra amici.

Impossibile.

Un terzo del suo cuore, cominciò a contrarsi.
A rivivere.

Con le dita, Geffen, sfiorò i bordi dei cuscini della seduta.

“Lo abbiamo fatto anche qui” – replicò assorto.

“Abbiamo fatto cosa?” – Leto rise, un po’ nervoso, incastrato tra gli armadietti di un corridoio, del centro estetico, dove Constance si stava facendo la manicure.

“No, nulla” – cambiò brusco il discorso – “Nessun intoppo, siamo arrivati benissimo, grazie”

“Che hai Glam? Sei arrabbiato …”

“Assolutamente, ho solo voglia di andarmene”

“Ma se siete appena sbarcati” – rise divertito.

“Non mi riferivo … Senti ho un po’ fretta, tu come stai?”

“Sono qui con mamma, a Londra … Quando arrivi, con Robert?”

“Cambi voce, quando parli di tua madre” – osservò dolce.

Jared perse un battito.

“Ti … ti mando un indirizzo, Glam … Aspetterò un tuo sms, quando sarai qui in città, dicendomi che ci verrai, ok?”

“Ok … Penso … Sabato, Jay, però”

“No, nessun però, ho bisogno di vederti, anche solo per cinque minuti” – bissò trafelato, poi prese un respiro – “Qui sta già nevicando …”

“Sì, posso immaginarlo …”

“Sento come … Come se mi stessi guardando” – sorrise – “Ci vediamo presto, spero, ciao Glam” – e chiuse veloce.

Senza sentire il suo sorriso ed un ultimo saluto, prima che Geffen uscisse da quel loft, senza più girarsi indietro.




Brent sparecchiò in silenzio, lo stesso mantenuto durante l’intera cena.

Brendan guardava di sottecchi la tv, senza seguire minimante il telegiornale.

“Problemi sul lavoro?” – esordì l’ex capitano.

“No amore, solite cose”

“Non si direbbe” – ribatté frenetico, nel muoversi davanti ai lavelli, dove lasciò praticamente cadere tutto.

“Cazzo!” – ringhiò, aprendo poi i rubinetti.

“Tesoro ti sei fatto male, ti sei tagliato, fai vedere!”

Laurie gli fu vicino in pochi secondi, ma Brent non voleva essere toccato: lo percepiva strano.
Distante.


“Cosa ti è capitato, me lo vuoi dire Brendan!?!” – sbottò, le iridi azzurre tremanti, come il suo busto esile.

Laurie lo avvolse con delicatezza – “Nulla, perché questa scenata?” – domandò in un soffio, caldissimo, che Tomlinson jr, si sentì avvampare nel collo.

“Perché sei strano e”

Un bacio, forse, sarebbe servito a calmare gli animi.
Quello di Brent era un guazzabuglio di fantasie gelose, al limite della morbosità.

Appena si staccarono, Laurie prese un lungo respiro – “Ho avuto Niall Horan, in seduta, oggi, a sorpresa, una cortesia più che altro: l’ha definita così anche lui”

“In che senso?”

“Non è un mio paziente e, in fondo, aveva solo la necessità di sfogarsi un po’ con un amico: forse non ne ha e credo di saperne il motivo”

Brent si diresse alle poltrone, dove entrambi si accomodarono, tenendosi comunque per le mani.

“Ti va di condividerlo con me, Brendan?”

“Sì, posso farlo, perché ripeto, non mi sento in dovere di garantirgli un segreto professionale, anche se …” – e si morse le labbra – “… Non vorrei tu pensassi che sono una lingua lunga” – e fece una smorfia buffa.

“Se pensi di danneggiarlo, parlandomene, fanne a meno allora” – bissò turbato.

Laurie scosse il capo, sorridendo – “In fondo discorriamo spesso dei nostri … conoscenti e dei loro problemi di coppia, no?”

“Quindi Niall e … Come si chiama? Mark, giusto? Hanno un problema?”

“Mark è il problema o meglio, la ragione di questo isolamento di Niall, a mio parere: gli fa terra bruciata intorno, non in mala fede sia chiaro, bensì in maniera inevitabile, per le scelte maturate in questi ultimi mesi”

“Ad esempio?”

“Random direi che già avere una relazione con un professore della tua stessa università non è il massimo: gli insegnanti ti guardano storto, gli studenti pensano tu goda di favoritismi e via così …” – inspirò greve.

“Nulla che il buon senso e la correttezza non possano risolvere, vero? Ed una buona dose di menefreghismo, ovvio” – Brent tornò a sorridere.

“Più facile a dirsi, che a farsi, è un ambiente ostico, già senza crearsi ostacoli di propria iniziativa” – e sbuffò, accendendosi poi una sigaretta.

“Ne dai una anche a me?”

“Certo piccolo … E poi è iper protettivo, è venuto a scovarlo da me, con il gps del telefonino di Niall insomma”

“Uno stalker!” – Brent rise di gusto, inalando il fumo.

“No, un adulto innamorato del suo ragazzino, come io lo sono di te e presto convoleranno a nozze, a San Valentino, pensa”

“Romantico … Quando tu mi hai chiesto di sposarti, sono impazzito di gioia, però avevo anche tanta paura”

“Lo rammento Brent …” – e gli si avvicinò, inginocchiandosi tra le sue gambe flessuose.

“Ho …” – e deglutì a vuoto – “… ho sempre paura di perderti, tu sei così affascinante, travolgente, fuori di zucca” – ed incollò le rispettive fronti.

“Ed io cosa dovrei dire di te?” – rise leggero – “… Forse non li noti certi avventori del Dark Blue, come ti osservano”

“Ma no … A proposito di avventori, oggi ne ho avuto uno speciale, anzi, ci sono inciampato dentro sulla spiaggia, durante la mia pausa”

Per sommi capi, Brent raccontò di Robert al consorte, che lo ascoltò con attenzione, notando anche una certa emozione nel tono del suo acerbo interlocutore.

Percepì un pungente senso di rivalità, improvviso, verso Downey.

Quindi si dominò, riflettendo sul proprio non completamente consono approccio alla narrazione di Niall, che gli aveva innescato delle particolari fantasie o meglio, solleticato la sua immaginazione, di ogni passaggio di quella cronaca quasi a luci rosse, almeno in principio.

“Sei pronto a rubarmi il mestiere, eh giovanotto?” – e gli si allungò sopra, facendolo prima scivolare sul morbido tappeto.

“Forse … Chi può dirlo? E poi in giacca, cravatta ed occhialini, rendo bene? O no, Brendan?” – e gli succhiò il mento e poi la bocca.

Si persero in un abisso di lussuria, dopo pochi istanti, liberandosi dei vestiti, come se bruciassero loro addosso.

Laurie lo preparò un minimo, ma Brent lo voleva troppo e penetrarlo così brutalmente, lo eccitò allo spasimo, azzerando i sensi di colpa e le inutili esitazioni.

Fu animalesco, liberatorio, sapersi ancora così saldi, nel proprio amore, nato con difficoltà, superate ad una ad una, caparbiamente da entrambi.

Laurie non avrebbe mai permesso a nessuno di frapporsi tra loro.
Nessuno mai.




“Sai Eamon, quando mi ritrovo a parlare con Glam, di Jared, mi sento a disagio”

Colin si stava come confessando, accucciolato sotto l’ala sinistra di Eamon, più massiccio di lui ed estremamente morbido, come lo aveva canzonato il fratello minore, prima di sistemarsi sopra al sofà della suite di Farrell.


“Ti piace ancora?”

“No, ma che dici?” – l’attore ebbe un sussulto.

“Quello che le tue vibrazioni mi trasmettono!”

“Le mie cosa? Oh Eamon, non avrai ripreso a frequentare quei corsi strampalati su lettura della mente o simili?!” – e rise sonoro.

“Macché, non fare il somaro! Ho fatto un’ipotesi, visto che tu e Geffen”

“Ok, ok, chiudiamolo qui il discorso, perché non vorrei compromettermi!” – scherzò, ma non del tutto.




“Fatto!”
Taylor ammirò il proprio trolley, chiusosi perfettamente, una volta tanto.

Gli piaceva portarsi molti cambi, per ogni occasione e, in questo frangente, la sua selezione era stata accurata, per non sfigurare con i figli di Law e la sua ex moglie.

Ed il suo ex marito.

“Jude sono pronto!”

L’inglese gli sorrise, raggiungendolo nel corridoio, con il proprio bagaglio.

“Bene, andiamo, hai i biglietti, passaporto?” – domandò gentile, dandogli poi una carezza sul viso luminoso.

“Sì, sì certo, sono un po’ agitato, non certo per il volo, ma per”

“Lo so Taylor, forse sto pretendendo un po’ troppo”

“No, scherzi? Per me è un onore, cioè è un’esperienza impagabile, conoscere i tuoi ragazzi”

“Respira adesso, se no soffocherai” – rise, abbracciandolo.

Kitsch si stava affidando a lui, completamente, senza immaginare le intenzioni di Law, in bilico tra il presente ed un futuro, che non voleva dividere insieme al nuovo compagno.

Purtroppo.



 BRENDAN AND BRENT


TAYLOR


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