martedì 29 settembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 21

Capitolo n. 21 – nakama



Le loro dita si intrecciarono, tra gli asciugamani umidi dopo l’ultimo bagno nell’oceano, che faceva da sfondo a quella scena, fatta di colori vividi, incastonata tra gli scogli, dove Vincent e Louis si appartarono.

Per farsi l’amore.

Come in un’aurea di spasmodica tenerezza ed appartenenza, Lux gli si era sistemato tra le gambe, con fare sicuro ed energico, mentre si baciavano, ad occhi aperti e bocche rimescolate, di vaniglia e menta, il gelato consumato da Boo e le gomme, che il francese masticava di continuo, per fumare il meno possibile.

Louis gemeva ad ogni spinta e quel mugolare stava facendo impazzire l’uomo, come neppure ricordava potesse accadergli.

Unicamente con Tomlinson, arrivava a tanto: a perdere la cognizione del tempo, a fregarsene di tutto e tutti, il mondo spariva, nel canale stretto ed esigente del suo petit, mentre lo leccava e mordeva sul mento, celebrando il suo ovale perfetto, incantandosi al suo sorriso, mentre Louis godeva e tremava.

“Ora calmati … piccolo …”

“Non ci riesco … Vincent … Vincent stringimi” – e gli si appendeva, piangendo nel collo dell’affarista, in cui Boo proiettava mille figure rassicuranti per lui.

Vennero insieme due o più volte, in un apice, che sembrava non volere finire mai.

Mai.




Brent diede un calcio ad un puf pezzato, un acquisto kitsch di Brendan, in quel di Las Vegas, durante il loro ultimo viaggio il Natale precedente, mentre parlava al consorte, di quanto appreso dal fratello minore, pochi istanti prima, a mezzo di un prolisso sms.

“No, ma è pura follia! Non credi?!” – e si mise le mani sui fianchi, esigente ed alterato, con addosso jeans e null’altro, mentre si rivolgeva all’analista, mezzo nudo sopra al divano, con differenti aspettative per il loro pomeriggio libero.

“Le scelte di Louis non ci riguardano e le sue confidenze dovrebbero essere gestite da te diversamente, sai?” – replicò calmo, ma solo all’apparenza.

Quel discorso sulla nuova convivenza a tre del cognato, era argomento spinoso, che molti, in famiglia, stavano cercando di evitare, almeno fino alla prima occasione di incontro generale, magari da nonno Antonio.

“E con chi dovrei parlarne, eh Brendan?! Sai cosa ha fatto oggi? Anzi, cosa hanno fatto oggi?! Lui e Vincent, intendo!” – sbraitò, accendendosi una Camel.

“Bene, arriviamo alla fase piccante … Ma sono adulti e vaccinati! Sempre meglio essere sinceri ed alla luce del sole, che piantarsi corna a vicenda, nel massimo del riserbo, non trovi?!” – bissò più vivace Laurie, a braccia larghe, sopra lo schienale in alcantara nero pece.

“SE lo venisse a sapere nostro padre …”

“Ancora stai a preoccuparti per tuo padre, Brent?” – chiese asciutto, fissandolo.

Il suo tono divenne di colpo professionale e provocatorio, ai sensi del più giovane, che avvampò.

“Papà è cambiato e tu lo sai … E ci siamo perdonati a vicenda, con Boo in prima fila … I nostri genitori ci adorano … adesso” – e deglutì a vuoto, dopo quelle asserzioni sommesse.

Brendan si alzò di scatto, andando a stringerlo forte, pentendosi di essere stato così aspro.

L’ultima cosa che voleva, era apparire a Brent in una veste superficiale, eludendo la conversazione su Louis, ma, ancora peggio, di salire in cattedra, rivangando vecchi e dolorosi frammenti del passato.

“Mi dispiace tesoro … Non so cosa mi abbia preso, cucciolo, ma io non voglio vederti così in pena per ciò che decidono altre coppie e litigare a causa loro, ecco” – provò a giustificarsi il terapeuta, guardandolo intenso.

“Ma loro non sono una coppia …” – mormorò, smarrito ed adorabile.

Laurie lo baciò, profondo ed assoluto: sarebbe stato ipocrita negare a sé stesso quanto gli sconvolgesse i sensi, il solo pensare a come quei tre potessero scambiarsi attenzioni scabrose e bollenti, nelle lunghe notti, trascorse alla villa di Lux.

C’era qualcosa di torbido, nell’animo di Brendan, che mai aveva voluto analizzare a fondo, ma l’inquietudine di cadere in qualche futura trappola, sedotto da uno dei componenti il nucleo di sciroccati, al quale anche lui e Brent appartenevano, era un rischio che Laurie non voleva assolutamente correre.

Ne avrebbe parlato a Hugh.
Al più presto.



https://www.youtube.com/watch?v=4nbeG3YOjJg


Jared chiuse la zip del borsone, con un respiro spezzato: ormai si sentiva senza fissa dimora, facendo e disfacendo valigie di continuo.

Geffen apparve alle sue spalle.
Come un fantasma.

“Te ne vai di nuovo, Jay?” – chiese fermo, nella voce e nella staticità della sua figura massiccia ed ingombrante, a quel punto.

Mai quanto si sentiva Leto, in quel preciso attimo, ad un passo dalla fine della loro unione.

“Ho parlato con tuo figlio, Glam” – esordì il cantante, senza voltarsi, lo sguardo fisso sul misero bagaglio.

“Quale dei tanti?” – l’avvocato sorrise mesto, appoggiandosi allo stipite, ad ali incrociate, sul busto spazioso.

“Il migliore, forse … Quello che tu ami di più” – e si girò.

“Cosa ti ha detto Lula?” – continuò, senza scomporsi, come se nella resa, la propria dignità dovesse essere preservata ad ogni costo.

Per non crollare.
Per non morirne.
Di nuovo.

“Ha … Ha semplicemente descritto ciò che sono … Penso di averlo sempre saputo, ma sentirselo dire fa un certo effetto, sai?” – ed abbozzò un sorriso di circostanza, stanco di doversi scusare di continuo, peraltro.

“Ti ha offeso?”

“Ha detto la verità, potrei anche esserlo, offeso, ma offenderei maggiormente l’integrità di soldino … Lo amo più della mia stessa vita …” – ed il suo tono si incrinò.

“Robert mi ha detto la stessa cosa, riguardo a Pepe ed entrambi, tu e lui, lo stavate dicendo a me o stavate parlando di me: eppure non lo accetterete mai, che sono stato la scelta migliore, per entrambi ed è svilente, se penso a quanto Jude e Colin vi hanno riservato, però ha una sua logica, vero Jared?”  - bissò diretto e lucido.

Ancora immobile.

Leto scosse il capo, tornato castano, stranamente in ordine, in quella circostanza.

“Ti ostini a correre da lui, ogni volta che tu ed io abbiamo dei problemi, vedo” – e rise, costernato, le iridi tremule di pioggia.

“E tu da me, ogni dannata volta che Colin ti delude o maltratta: la ruota di scorta, insomma, sulla quale sia tu, che Robert avete fatto affidamento da un pezzo, ma non sono incazzato con lui, sei TU mio marito, Jay, adesso!” – ruggì.

“Ho chiesto ad Hopper di preparare le carte del divorzio, Glam: tutto questo, per me, è ingestibile e tu non puoi subire oltre”

“Non è questo ciò che voglio, accidenti!” – e gli si avvicinò, afferrandolo per le braccia.

Jared chiuse le palpebre, liberando due lacrime.

“Mi stai facendo male, Glam … E so che non ne hai alcuna intenzione” – e lo guardò.

Disperato.

Geffen sciolse la propria morsa, su di lui, lasciando che gli passasse accanto, come uno sconosciuto.

Su di una scrivania, sotto al davanzale, spiccava il celeste di una serie di buste, sistemate a ventaglio.

Erano intestate a lui, ai figli di Leto ed infine a Farrell.

Il leader dei Mars le aveva scritte di getto, con una penna a sfera dall’inchiostro blu cobalto.

Come i suoi zaffiri, liquidi ed appannati da un pianto lacerante, mentre si dirigeva al Lax, su di un taxi, prenotato da ore.




“So che hai visto Glam … Ci sono novità?”

Law lo chiese senza distrarsi dal copione, che stava leggendo, rannicchiato in poltrona, mentre Robert preparava uno spuntino leggero, per loro e le bimbe.

“Con Jared le cose vanno male …”

“Non volevano un bambino, da quella ragazza? Come si chiama?”

“Si chiama Stella … Sì, ma sembra tutto naufragato, come il loro matrimonio; in compenso lei sta bene, ha recuperato l’udito ed ha iniziato a parlare, piuttosto correttamente” - affermò l’attore, sedendosi di fronte a Law.

“E’ una buona notizia, Robert” – Jude sorrise, concentrandosi su di lui, amorevole.

“In mezzo a tutto quel casino, sì, certo” – bissò rigido.

“Ogni volta che vi incontrate, ne esci sconvolto o quanto meno turbato, Rob” – gli fece notare l’inglese, con pacatezza.

L’ultima cosa che voleva, era litigare con lui.

“Glam mi ha … mi ha confermato il suo … il suo amore” – rivelò cristallino, come solo Downey sapeva essere.

“E’ palese, tesoro mio, quanto è chiaro il giorno e buia la notte” – Jude sorrise, come se vivesse di riflesso, di quella lusinga, rivolta da Geffen al compagno.

Del resto lui sapeva bene di avere accanto un essere speciale ed unico.

“Hai ragione, io ne esco costantemente turbato, dai miei incontri con Glam”

“Motivo di più per andarcene, mettendo della opportuna distanza, tra noi, lui ed il resto della … cricca” – Jude rise solare, ma convincente.

Robert annuì, non senza percepire le pulsazioni accelerare, ma per poco.
Molto poco.




Mikkelsen volle presenziare a quella visita di controllo, la prima per Hemsworth, tornato in reparto, dove il primario, stava analizzando personalmente il tracciato dell’elettrocardiogramma, mentre Mads si occupava dell’eco.

Graham lo stava aspettando in corridoio.

Tom scrutava le espressioni di Chris, teso e debole, su quel lettino, dove stava scomodo, per svariate ragioni.

“Non cambierà mai niente, vero?” – chiese improvviso il tenente, guardando in direzione di Mads.

“Esistono nuove cure, ma occorre tempo e lei non mi sembra disposto ad avere pazienza” – replicò lui calmo.

Pazienza … Comincio a detestare questa parola, sa, dottore?” – e puntò Hiddleston, composto su di una seggiola, in un angolo.

“E’ la base di un’ottima guarigione, anche se lei non mi crede, adesso” – Mikkelsen sorrise, cercando approvazione verbale nel collega, che non si pronunciava in alcun modo.

“Il suo socio, non sembra d’accordo … Non prendetemi in giro, non ne avete il diritto!” – obiettò Chris, più duro.

Tom si alzò, come se avesse avvertito una scossa elettrica.

“Non agitarti amore”

Mikkelsen lo guardò, preoccupato – “Tom, forse dovresti raggiungere Will, magari prendere un caffè insieme a lui”

“No, voglio rimanere, ok?” – reagì brusco, scusandosi un secondo dopo.

Afflitto.

Era appena l’inizio, Tom lo pensò, forse contemporaneamente al padre di sua figlia, di futili speranze, di una lenta agonia.

Per entrambi.

Mikkelsen si congedò, educatamente.

Will si alzò, arridendo alla sua vista – “Hai fatto presto …”

“Lo abbiamo trovato” – disse a mezza voce il chirurgo, prendendolo sotto l’ala, incurante di chi li stava circondando, lungo quel breve cammino, verso gli ascensori.

Tutti avevano notato quanto fosse mutato il loro interagire e di come Mads fosse sereno, in ogni gesto, con chiunque.

“Il … volontario, Mads?!” – chiese Graham a tono basso e complice.

“Non potrà dirci di no” – confermò il più anziano, mentre le ante si chiudevano sulle loro espressioni, velate da un rinnovato entusiasmo collaborativo – “Chris Hemsworth non ha alternative: diversamente impazzirà in quello stato, credimi.”











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