Capitolo n. 21 – nakama
Le loro dita si
intrecciarono, tra gli asciugamani umidi dopo l’ultimo bagno nell’oceano, che
faceva da sfondo a quella scena, fatta di colori vividi, incastonata tra gli
scogli, dove Vincent e Louis si appartarono.
Per farsi l’amore.
Come in un’aurea di
spasmodica tenerezza ed appartenenza, Lux gli si era sistemato tra le gambe,
con fare sicuro ed energico, mentre si baciavano, ad occhi aperti e bocche
rimescolate, di vaniglia e menta, il gelato consumato da Boo e le gomme, che il
francese masticava di continuo, per fumare il meno possibile.
Louis gemeva ad ogni
spinta e quel mugolare stava facendo impazzire l’uomo, come neppure ricordava
potesse accadergli.
Unicamente con
Tomlinson, arrivava a tanto: a perdere la cognizione del tempo, a fregarsene di
tutto e tutti, il mondo spariva, nel canale stretto ed esigente del suo petit,
mentre lo leccava e mordeva sul mento, celebrando il suo ovale perfetto,
incantandosi al suo sorriso, mentre Louis godeva e tremava.
“Ora calmati … piccolo
…”
“Non ci riesco …
Vincent … Vincent stringimi” – e gli si appendeva, piangendo nel collo
dell’affarista, in cui Boo proiettava mille figure rassicuranti per lui.
Vennero insieme due o
più volte, in un apice, che sembrava non volere finire mai.
Mai.
Brent diede un calcio
ad un puf pezzato, un acquisto kitsch di Brendan, in quel di Las Vegas, durante
il loro ultimo viaggio il Natale precedente, mentre parlava al consorte, di
quanto appreso dal fratello minore, pochi istanti prima, a mezzo di un prolisso
sms.
“No, ma è pura follia!
Non credi?!” – e si mise le mani sui fianchi, esigente ed alterato, con addosso
jeans e null’altro, mentre si rivolgeva all’analista, mezzo nudo sopra al
divano, con differenti aspettative per il loro pomeriggio libero.
“Le scelte di Louis non
ci riguardano e le sue confidenze dovrebbero essere gestite da te diversamente,
sai?” – replicò calmo, ma solo all’apparenza.
Quel discorso sulla
nuova convivenza a tre del cognato, era argomento spinoso, che molti, in famiglia,
stavano cercando di evitare, almeno fino alla prima occasione di incontro
generale, magari da nonno Antonio.
“E con chi dovrei
parlarne, eh Brendan?! Sai cosa ha fatto oggi? Anzi, cosa hanno fatto oggi?!
Lui e Vincent, intendo!” – sbraitò, accendendosi una Camel.
“Bene, arriviamo alla
fase piccante … Ma sono adulti e vaccinati! Sempre meglio essere sinceri ed
alla luce del sole, che piantarsi corna a vicenda, nel massimo del riserbo, non
trovi?!” – bissò più vivace Laurie, a braccia larghe, sopra lo schienale in
alcantara nero pece.
“SE lo venisse a sapere
nostro padre …”
“Ancora stai a
preoccuparti per tuo padre, Brent?” – chiese asciutto, fissandolo.
Il suo tono divenne di
colpo professionale e provocatorio, ai sensi del più giovane, che avvampò.
“Papà è cambiato e tu
lo sai … E ci siamo perdonati a vicenda, con Boo in prima fila … I nostri
genitori ci adorano … adesso” – e deglutì a vuoto, dopo quelle asserzioni
sommesse.
Brendan si alzò di
scatto, andando a stringerlo forte, pentendosi di essere stato così aspro.
L’ultima cosa che
voleva, era apparire a Brent in una veste superficiale, eludendo la
conversazione su Louis, ma, ancora peggio, di salire in cattedra, rivangando
vecchi e dolorosi frammenti del passato.
“Mi dispiace tesoro …
Non so cosa mi abbia preso, cucciolo, ma io non voglio vederti così in pena per
ciò che decidono altre coppie e litigare a causa loro, ecco” – provò a
giustificarsi il terapeuta, guardandolo intenso.
“Ma loro non sono una
coppia …” – mormorò, smarrito ed adorabile.
Laurie lo baciò,
profondo ed assoluto: sarebbe stato ipocrita negare a sé stesso quanto gli
sconvolgesse i sensi, il solo pensare a come quei tre potessero scambiarsi
attenzioni scabrose e bollenti, nelle lunghe notti, trascorse alla villa di Lux.
C’era qualcosa di
torbido, nell’animo di Brendan, che mai aveva voluto analizzare a fondo, ma
l’inquietudine di cadere in qualche futura trappola, sedotto da uno dei
componenti il nucleo di sciroccati, al quale anche lui e Brent appartenevano,
era un rischio che Laurie non voleva assolutamente correre.
Ne avrebbe parlato a
Hugh.
Al
più presto.
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Jared chiuse la zip del
borsone, con un respiro spezzato: ormai si sentiva senza fissa dimora, facendo
e disfacendo valigie di continuo.
Geffen apparve alle sue
spalle.
Come un fantasma.
“Te ne vai di nuovo,
Jay?” – chiese fermo, nella voce e nella staticità della sua figura massiccia
ed ingombrante, a quel punto.
Mai quanto si sentiva
Leto, in quel preciso attimo, ad un passo dalla fine della loro unione.
“Ho parlato con tuo
figlio, Glam” – esordì il cantante, senza voltarsi, lo sguardo fisso sul misero
bagaglio.
“Quale dei tanti?” – l’avvocato
sorrise mesto, appoggiandosi allo stipite, ad ali incrociate, sul busto
spazioso.
“Il migliore, forse …
Quello che tu ami di più” – e si girò.
“Cosa ti ha detto Lula?”
– continuò, senza scomporsi, come se nella resa, la propria dignità dovesse
essere preservata ad ogni costo.
Per non crollare.
Per non morirne.
Di
nuovo.
“Ha … Ha semplicemente
descritto ciò che sono … Penso di averlo sempre saputo, ma sentirselo dire fa
un certo effetto, sai?” – ed abbozzò un sorriso di circostanza, stanco di
doversi scusare di continuo, peraltro.
“Ti ha offeso?”
“Ha detto la verità,
potrei anche esserlo, offeso, ma offenderei maggiormente l’integrità di soldino
… Lo amo più della mia stessa vita …” – ed il suo tono si incrinò.
“Robert mi ha detto la
stessa cosa, riguardo a Pepe ed entrambi, tu e lui, lo stavate dicendo a me o
stavate parlando di me: eppure non lo accetterete mai, che sono stato la scelta
migliore, per entrambi ed è svilente, se penso a quanto Jude e Colin vi hanno
riservato, però ha una sua logica, vero Jared?” - bissò diretto e lucido.
Ancora immobile.
Leto scosse il capo,
tornato castano, stranamente in ordine, in quella circostanza.
“Ti ostini a correre da
lui, ogni volta che tu ed io abbiamo dei problemi, vedo” – e rise, costernato,
le iridi tremule di pioggia.
“E tu da me, ogni dannata
volta che Colin ti delude o maltratta: la ruota di scorta, insomma, sulla quale
sia tu, che Robert avete fatto affidamento da un pezzo, ma non sono incazzato
con lui, sei TU mio marito, Jay, adesso!” – ruggì.
“Ho chiesto ad Hopper
di preparare le carte del divorzio, Glam: tutto questo, per me, è ingestibile e
tu non puoi subire oltre”
“Non è questo ciò che
voglio, accidenti!” – e gli si avvicinò, afferrandolo per le braccia.
Jared chiuse le
palpebre, liberando due lacrime.
“Mi stai facendo male,
Glam … E so che non ne hai alcuna intenzione” – e lo guardò.
Disperato.
Geffen sciolse la
propria morsa, su di lui, lasciando che gli passasse accanto, come uno
sconosciuto.
Su di una scrivania,
sotto al davanzale, spiccava il celeste di una serie di buste, sistemate a
ventaglio.
Erano intestate a lui,
ai figli di Leto ed infine a Farrell.
Il leader dei Mars le
aveva scritte di getto, con una penna a sfera dall’inchiostro blu cobalto.
Come i suoi zaffiri,
liquidi ed appannati da un pianto lacerante, mentre si dirigeva al Lax, su di
un taxi, prenotato da ore.
“So che hai visto Glam …
Ci sono novità?”
Law lo chiese senza
distrarsi dal copione, che stava leggendo, rannicchiato in poltrona, mentre
Robert preparava uno spuntino leggero, per loro e le bimbe.
“Con Jared le cose
vanno male …”
“Non volevano un
bambino, da quella ragazza? Come si chiama?”
“Si chiama Stella … Sì,
ma sembra tutto naufragato, come il loro matrimonio; in compenso lei sta bene,
ha recuperato l’udito ed ha iniziato a parlare, piuttosto correttamente” -
affermò l’attore, sedendosi di fronte a Law.
“E’ una buona notizia,
Robert” – Jude sorrise, concentrandosi su di lui, amorevole.
“In mezzo a tutto quel
casino, sì, certo” – bissò rigido.
“Ogni volta che vi
incontrate, ne esci sconvolto o quanto meno turbato, Rob” – gli fece notare l’inglese,
con pacatezza.
L’ultima cosa che
voleva, era litigare con lui.
“Glam mi ha … mi ha
confermato il suo … il suo amore” – rivelò cristallino, come solo Downey sapeva
essere.
“E’ palese, tesoro mio,
quanto è chiaro il giorno e buia la notte” – Jude sorrise, come se vivesse di
riflesso, di quella lusinga, rivolta da Geffen al compagno.
Del resto lui sapeva
bene di avere accanto un essere speciale ed unico.
“Hai ragione, io ne
esco costantemente turbato, dai miei incontri con Glam”
“Motivo di più per
andarcene, mettendo della opportuna distanza, tra noi, lui ed il resto della …
cricca” – Jude rise solare, ma convincente.
Robert annuì, non senza
percepire le pulsazioni accelerare, ma per poco.
Molto
poco.
Mikkelsen volle
presenziare a quella visita di controllo, la prima per Hemsworth, tornato in
reparto, dove il primario, stava analizzando personalmente il tracciato dell’elettrocardiogramma,
mentre Mads si occupava dell’eco.
Graham lo stava
aspettando in corridoio.
Tom scrutava le
espressioni di Chris, teso e debole, su quel lettino, dove stava scomodo, per
svariate ragioni.
“Non cambierà mai
niente, vero?” – chiese improvviso il tenente, guardando in direzione di Mads.
“Esistono nuove cure,
ma occorre tempo e lei non mi sembra disposto ad avere pazienza” – replicò lui
calmo.
“Pazienza … Comincio a detestare questa parola, sa, dottore?” – e puntò
Hiddleston, composto su di una seggiola, in un angolo.
“E’ la base di un’ottima
guarigione, anche se lei non mi crede, adesso” – Mikkelsen sorrise, cercando
approvazione verbale nel collega, che non si pronunciava in alcun modo.
“Il suo socio, non
sembra d’accordo … Non prendetemi in giro, non ne avete il diritto!” – obiettò Chris,
più duro.
Tom si alzò, come se
avesse avvertito una scossa elettrica.
“Non agitarti amore”
Mikkelsen lo guardò,
preoccupato – “Tom, forse dovresti raggiungere Will, magari prendere un caffè
insieme a lui”
“No, voglio rimanere,
ok?” – reagì brusco, scusandosi un secondo dopo.
Afflitto.
Era appena l’inizio,
Tom lo pensò, forse contemporaneamente al padre di sua figlia, di futili
speranze, di una lenta agonia.
Per entrambi.
Mikkelsen si congedò,
educatamente.
Will si alzò, arridendo
alla sua vista – “Hai fatto presto …”
“Lo abbiamo trovato” –
disse a mezza voce il chirurgo, prendendolo sotto l’ala, incurante di chi li
stava circondando, lungo quel breve cammino, verso gli ascensori.
Tutti avevano notato
quanto fosse mutato il loro interagire e di come Mads fosse sereno, in ogni
gesto, con chiunque.
“Il … volontario,
Mads?!” – chiese Graham a tono basso e complice.
“Non potrà dirci di no”
– confermò il più anziano, mentre le ante si chiudevano sulle loro espressioni,
velate da un rinnovato entusiasmo collaborativo – “Chris Hemsworth non ha
alternative: diversamente impazzirà in quello stato, credimi.”
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