mercoledì 2 settembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 15

Capitolo n. 15 – nakama



Al Chateau Marmont c’era sempre una camera pagata, a nome di Terry Richardson, il celebre fotografo di New York, che Jared usava, nella massima privacy, dal garage sotterraneo, agli ascensori senza telecamere, sino alla 316, affacciata sulla piscina dell’albergo delle celebrità di Hollywood e dintorni.

Frequentarlo, significava essere arrivati.
Anche in un luogo, dove si erano consumati fatti di cronaca poco edificanti, festini ed accordi, su film da Oscar.


Lui e Farrell avevano fatto l’amore per l’intero pomeriggio.

Ora, dopo una lunga doccia, che non aveva lavato comunque via, i segni profondi di quel doppio tradimento, Leto osservava l’ex dormire profondamente, come un bambino.

Innocente.

Colin, che gli aveva sussurrato, anzi ansimato, nel collo e nelle orecchie, che non gli importava niente di quanto percepiva dentro di lui, del passaggio di Geffen, dato per scontato – “… è tuo marito … è giusto che … ma tu sei mio, capisci Jay? Mio e basta! …” –
Già, più che giusto, che Jared ci facesse l’amore, appena sveglio, peccato fosse di Mark Ruffalo quel seme e quel che restava di un rapporto consumato di prima mattina, sentendo, ormai, di avere toccato il fondo.

Anche questa volta.




“Ceniamo insieme?”

La domanda di Mikkelsen arrivò sotto al portone di casa di Will, che sorrise, guardando avanti, oltre il parabrezza limpido.

“Non ti è bastata la nizzarda?” – e lo guardò, un po’ provocatorio, ma simpatico.

“Dio no … Sono affamato, tu no?”

“Forse” – Graham rise, dando poi una carezza a Rambo, steso sul sedile posteriore.

“Il tuo segugio apprezzerà le costolette del Terida, hanno anche un’ottima birra scura” – propose con un vago impaccio il medico, tamburellando sul volante.

“Ok … Ma niente birra per Rambo”

“Chiedilo a lui!” – Mads rise, riavviandosi sul boulevard, molto soddisfatto per l’evolversi della serata.




La scena era strana.

Jared la osservò per non più di trenta secondi, prima di entrare in casa.

Aveva guidato spedito sino a Palm Springs, ingoiando integratori e bibite energetiche, che gli stavano letteralmente ribollendo dentro lo stomaco chiuso.

Harry e Louis, abbarbicati a Vincent, tutti e tre crollati sopra ad un mega lettino prendisole, con Petra accucciolata sul petto del francese.

“Bella famigliola …” – mormorò il leader dei Mars, scrollando poi il capo biondastro, dal taglio medio corto, di cui ormai si era stufato.

Come di sé, del resto.

Geffen si era assopito a propria volta, il suo volto era pallido, il viso ispido ed un po’ storto, sopra ad un cuscino del divano, nel mezzo del living deserto.

Jared si precipitò da lui, scuotendolo appena.

“Glam!”

L’avvocato si destò con un sorriso, nel rivederselo lì, a sorpresa.

“Tesoro … Non dovevi essere a Los Angeles?”

“Ma stai bene?” – chiese in ansia, sfiorandogli gli zigomi, ora più rosei e rassicuranti, come il suo buon umore ritrovato.

“Certo … Ho avuto una giornata un po’ così, per via di Louis e … soci” – e sbadigliò sollevandosi, per mettersi seduto, a contemplare il compagno, rimasto scomodo sul bordo.

L’uomo lo cingeva, affettuoso e caldo, mentre l’artista si sentiva morire dalla vergogna.

Si era cambiato ed il dettaglio non sfuggì a Glam.

“I bimbi ti hanno macchiato con qualche minestra vegana?” – domandò lui ridendo, scompigliando quelle chiome, che sapevano di buono.

Jared si alzò, dandogli le spalle: era così stanco di mentire e quella bugia, gli era appena stata servita su di un piatto d’argento.

“No, ma avevo caldo … abbiamo nuotato”

“Sì, capisco … Colin sta bene?”

“Non con me”

Con quella risposta, Jared aveva fatto un passo indietro, al discorso con il quale esordì appena entrato nel loft di Ruffalo.

Ingannare il proprio consorte, con ben due uomini diversi, era davvero un bel record.

“So che non è semplice, amore, raggiungere un equilibrio e”

“Come quello tra Robert e te, lo so, a proposito c’era anche lui, con Jude” – e si voltò di scatto, nel dirlo.

“Già, toccava a loro portare i gemelli al campeggio, con Yari e Misaki … Robert mi ha scritto un sms prolisso e divertente, sul viaggio, hanno forato una gomma, Rob è andato nel panico, Jude lo canzonava” – le sue parole divenivano sempre più distanti e sbiadite.

Così la vista di Jared, che si ritrovò accasciato sul parquet, senza neppure sapere come c’era arrivato, così, di colpo, senza che Geffen riuscisse a prenderlo in tempo, evitandogli quella rovinosa, ma innocua caduta.

Almeno fisicamente.




Colin perse un battito, durante la telefonata di Geffen.

“E’ stato un semplice malore, dovuto all’afa di questi giorni … Ehi ma ci sei?”

“Sì Glam sono qui è che … Che Jared stava bene e”

“Lo so, ma ha mangiato?”

“Poco, come la solito”

“Ci eravamo ripromessi di tenerlo d’occhio, Colin, non dobbiamo abbassare la guardia e poi tu dovresti venire qui, la tua presenza lo tranquillizzerà”

“Ma … ma cosa stai dicendo Glam …?”

Farrell stava piangendo, dopo essere scivolato lungo le pareti di quell’area riservata ai fumatori, all’interno del ristorante del Marmont, dove si era trattenuto per un aperitivo analcolico, senza rinunciare alle Camel.

Aveva ricominciato.

Come ad andare a letto con Jared.

“Sto facendo un ragionamento logico, non penserai che mi perda in scene di gelosia o peggio, vero Colin? Ma perché reagisci in questa maniera, ho ritenuto doveroso avvisarti, sei il padre dei bimbi di Jay, perché ora piangi?”

Il tono di Geffen si fece duro: conosceva a memoria le loro reazioni simbiotiche, nei periodi di tensioni, così i relativi ritorni di fiamma.

L’ex bad boy di Dublino si riprese, alzandosi ed impostando un tono addirittura sarcastico – “Francamente non ricordavo di avere deposto le armi, con te”

“Non posso certo impedirti di amarlo, ma non ti lascerò spazi Colin, non al di fuori di quelli che riterrò più opportuni”

“Eccolo lo stratega, in fondo anche questa chiamata ti renderà più solido ed ammirevole ai suoi occhi, ti meriteresti un applauso Glam, davvero” – e rise alienato.

La voglia di bere gli arrivò addosso improvvisa, ma non poteva cadere in quel modo, non questo giro.

Maledizione.




Sushi, riso, verdure, Will li stava divorando, seduto con Mads ad un tavolo appartato del Dark Blue.

Di tanto in tanto Brendan Laurie li sbirciava, appollaiato su di uno sgabello, con i gomiti appoggiati al bancone del bar, dove Brent serviva cocktail senza sosta.

“Quello è Mikkelsen, il barone del bisturi o robe simili” – l’analista rise complice, dando poi un buffetto all’acerbo consorte – “… è in terapia da Hugh, un caso clinico da manuale, penso che mio fratello ci scriverà un libro, sai?”

“Cavoli Brendan e che ne è del segreto professionale?” – obiettò l’ex capitano.

“Tra noi, ma dai …” – sbuffò – “… e poi qui scatterebbe anche il gossip, peccato non ci sia nei paraggi quel Michael” – e sogghignò, sorseggiando tequila gelida.

“Gossip?” – sussurrò Brent, più interessato.

“L’altro è Will … Come si chiama? Ah, sì. Graham, un suo collega, un ex studente e pupillo di Mikkelsen, noto frequentatore di bordelli di alto lusso”

“No, ma stai scherzando, vero?”

“D’accordo, diciamola tutta, perché qui non si tratta di un semplice vizio da milionario annoiato, bensì di una bella turba psichica, un disagio assai profondo, quindi guai a te se gli darai mai confidenza, ok Brent?”

“Confidenza?! Ma cosa sono queste novità?!”

“Quello si porta dietro un fardello di guai, che tu neppure immagini” – sibilò un po’ comico.

Brent si sentì lusingato ed irritato, ma infine si sporse, rassicurandolo – “Non lo farò mai e poi quel Mads non ha occhi che per il suo amico speciale, direi” – e rise cristallino.

“In effetti … Si scioglie, come neve al sole, hai ragione”

“Vuoi dei tacos?”

“No, preferisco del chili” – e gli fece una linguaccia dispettosa – “… e poi un poco di te, sono in astinenza” – gli sussurrò, attirandolo a sé, per il bavero della maglietta, con una deliziosa ed innocua irruenza.

Brent lo baciò, staccandosi poi di poco – “Ti amo mostro”

“Anch’io cucciolo”

Ora erano Mads e Will ad osservarli.

Con un sorriso.




Geffen andò ad aprirgli con in braccio Pepe.

Colin diede una coccola al bimbo, che rise spiegandogli cosa avesse combinato papi Robert al campeggio.

“Lo so peste, zio Jude mi ha fatto una cronaca dettagliata” – provò a scherzare, ma era teso quanto una corda di violino.

“Jared è di sopra” – si intromise con garbo l’avvocato, lasciando scendere il figlio, che raggiunse Lula in veranda.

“Adesso che siamo soli, Glam, vorrei che parlassimo un po’ di Jared e dei suoi problemi”

“Quali problemi?”

“Non lo vedo affatto felice”

Geffen sorrise – “E sarei io lo stratega, Colin? Dove vuoi arrivare? Forse non mi ritieni più all’altezza di rimanergli accanto, come scelta migliore possibile? Hai usato queste parole a Parigi o sbaglio?” – sottolineò polemico.

“Ho detto ciò che andava detto e tu hai fatto ciò che andava fatto, per il bene di Jay!” – obiettò ostile.

“No, fermati un secondo, qui non si tratta di avere manovrato le circostanze, a favore di un risultato, per pura logica, qui la razionalità non centra un tubo, io amo Jared e lui ama me!”

“E’ stato … buon senso, non raziocinio, è stato per dargli un punto di riferimento, un approdo solido, dove fermarsi, guarire … ricominciare” – replicò più calmo.

“I familiari di Jared mi stimano, Colin, per come mi sono comportato sempre con lui, da Shannon a Constance, ma non solo e tu lo sai: certo, ci sono stati periodi in cui ho provato a porre una distanza tra noi, però non è servito, perché quello che ci lega è indissolubile”

“Posso dire la stessa cosa di noi, di Jared e di ME! E di cosa pensa Shan o la mia ex suocera, non me ne frega un cazzo a questo punto!” – ringhiò deciso.

“Cole …”

La figura scarna di Leto apparve a cima scale.
Era il fantasma di sé stesso.

“Jay tesoro!” – e nel dirlo, Farrell guadagnò quei pochi scalini, che lo separavano dal suo angelo senza più anima.

“Mi dispiace per avere gridato, sono stato inopportuno e”

“Ne hai tutte le ragioni, ma più di te, le ha mio marito” – disse flebile, guardando Geffen, che gli si avvicinò, senza urgenza.

Il cantante andò ad abbracciarlo o meglio ad aggrapparsi a lui.

Glam lo avvolse nelle proprie ali – “Tu sai il bene che ti voglio, Jared … Ti dimostrerò che le cose non le lascio a metà, questa volta, ok?” – e gli sorrise benevolo, ma al tempo stesso angosciato.

Lui sapeva.




Will gli fece posto tra le proprie gambe, nel tepore delle lenzuola del suo letto.

Al piano inferiore, sotto al soppalco del suo loft, i randagi, che Graham aveva salvato, stavano riposando, dopo un lauto pasto.

Quello piegato tra le sue cosce, invece, si stava chiedendo quale fosse stato il miracolo, che aveva mutato le cose, tra loro due.

Eppure non era semplice ed a Mikkelsen le situazioni semplici non piacevano affatto.
Credeva di non meritarle, in fondo.

Will balbettò qualcosa, al primo contatto, stringendolo di più a sé e Mads si sentì morire, in una confusione totale, quando invece avrebbe voluto condurre quello che non era un gioco, bensì un cammino, sconosciuto all’altro.

“Io … io non ho mai … Mads … mioddio” – gemette, trattenendo le lacrime, vergognandosi per la sua prima volta, in totale passività.

Eppure non riusciva a vedersi diversamente, con Mikkelsen, così imponente e virile, dapprima in cattedra, quando guardava Graham e colleghi, come se fossero delle entità da plasmare o scartare, poi in corsia, dove una nuvola di camici bianchi, seguiva l’eminente chirurgo ovunque, pendendo dalle sue labbra.

Ora era Mads a suggere baci, da quelle di Will, ansante, smarrito, anche se nessuno lo avrebbe più trattato in quel modo, come la cosa più preziosa al mondo.

Gli baciò le tempie, esperto e più presente, ora che il respiro dell’altro si era come sincronizzato al suo – “Devi abituarti, non ho fretta anche se” – e deglutì, sfiorandogli gli zigomi con le proprie gote lisce e profumate di buono – “… anche se non so quanto io possa … resistere … amore” – quindi un singulto più vivido, una spinta e poi un’altra, più fluide nella loro intermittenza carnale.

Will venne subito, toccato in un punto così sensibile da fargli mordere l’incavo destro della spalla di Mads, ormai fuori controllo, in un orgasmo sinergico a quello che stava procurando anche al membro del suo giovane amante.

Era passione pura.
Era l’oblio, dove perdersi, per rifuggire i fantasmi del passato, le delusioni, le aspettative mancate.

Forse, adesso, tutto sarebbe diventato possibile.

Forse.






 MADS MIKKELSEN AND HUGH DANCY (WILL GRAHAM) INSIEME A BERLINO, PER UNA PREMIERE PRIVATA: UN'OCCASIONE PER STARE INSIEME E CONSOLIDARE LA LORO BELLISSIMA AMICIZIA ANCHE FUORI DAL SET DEL MITICO HANNIBAL. NELLA REALTA' PER CHI SEGUE LA SERIE, DANCY E' UN TIPO VIVACE, PIMPANTE, DINAMICO, MENTRE MADS E' DI UNA DOLCEZZA DISARMANTE, UN PAPA', AFFETTUOSO E PRESENTE. IL TUTTO EMERGE NELLE CLIP BLOOPERS DEL TELEFILM, TUTTE DA RIDERE ;-)







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