Capitolo n. 20 -
nakama
Durò pochi secondi, ma
furono sufficienti a spaventare Jared, nonostante fosse abituato alle sorprese
sovrannaturali di soldino.
Un Lula adulto, era a
pochi passi da lui, seduto sugli scogli.
“Guardami …” – disse
calmo, ma senza sorrisi.
Leto lo fissò, il
respiro mozzato.
“Vedi Jared, vorrei che
anche mio padre arrivasse a vedermi così, un giorno … Anche se è già accaduto,
ad essere sinceri, in una delle sue allucinazioni, durante la malattia, che
quasi lo uccise: il cancro non ce l’ha fatta, ma tu … Tu potresti, dove il male
ha fallito, sai?” – e tornò bambino, in una folata di vento, carica di profumi.
Il cantante impallidì,
senza riuscire a ribattere.
“So che lo ami … zio
Jay? O dovrei chiamarti papi Jay, come fa Isy con il mio papà? Tu sei molte
cose, per noi due” – e tornò a sorridere, ma a malapena – “… eppure non riesci
ad apprezzarlo: hai avuto molte possibilità, non che papà Glam abbia un
comportamento da incorniciare, come dice spesso zio Robert, però non potrai mai
negare il fatto che lui ti ami oltre sé stesso … un dono raro, giusto?”
Leto annuì,
sbloccandosi – “Ti chiedo perdono, Lula, per quanto ho fatto soffrire il tuo
papà, non era mia intenzione, credimi”
“Perché dovrei
crederti?” – ribatté più duro, anche nello sguardo tinta cioccolato.
“Perché è tutto ciò che
mi resta, ottenere almeno la tua fiducia, su questo … E per il fatto che io non
riesca a decidermi tra Glam e Colin, davvero non ci riesco”
“Zio Colin … Un’altra
delle tue vittime: quante ne esistono?”
“Sono una persona così
cattiva, Lula?” – chiese il leader dei Mars, in lacrime.
“Esistono tanti tipi di
cattiveria, ma anche di immaturità … Sei come una farfalla, rinchiusa in un
bozzolo vischioso, quello creato dalle tue menzogne, zio Jay, ma tutti riescono
a vedere la tua bellezza, è un paradosso, come la tua indecisione, dopo anni, è
un’assurdità … Oppure è solo un egoismo, arrivati a questo punto: sei un essere
vanitoso, non una persona cattiva, a mio parere, se davvero vuoi saperlo”
“Vuoi che me ne vada?”
– domandò rigido, inchiodato alle proprie responsabilità dalle parole del
figlio di Geffen.
“Per quanto tu possa
andartene fisicamente …” – Lula sospirò, scuotendo la testa riccioluta, mentre
si rialzava per lasciarlo da solo – “… non ci riuscirai mai emotivamente … Sei
conficcato nel cuore di papà Glam come un dardo avvelenato … Un veleno
afrodisiaco, peraltro, portatore di sogni, di illusioni, di falsa euforia … Se
fossi in te, io porrei fine a questo stadio e passerei, finalmente, al successivo”
Leto rimase zitto, come
in attesa di un chiarimento, di una soluzione oppure di un invito più risoluto
a farsi da parte: non arrivò nulla di tutto ciò.
Lula non gli avrebbe
fatto anche questo favore; non quel giorno, almeno.
Il ritorno a casa fu
piuttosto turbolento.
Chris non voleva
saperne di spostarsi su di una sedia a rotelle, seppure elettronica e molto
comoda, avrebbe preferito le stampelle, ma Tom gliele negò vigorosamente.
“Il mio cuore è andato,
vero?”
“Pensi di fare così
anche davanti a nostra figlia?” – gli domandò asciutto il consorte, mentre gli
cucinava qualcosa di molto leggero.
Verdure al vapore,
pesce scondito, una tortura anche per il palato.
Lo stomaco del tenente
era ancora un campo di battaglia, appena i succhi gastrici venivano chiamati a
rapporto, per digerire anche minime quantità di alimenti.
Un supplizio, per lui
che divorava vagoni di cibo spazzatura, tra un turno e l’altro.
Già, il lavoro: il capo
della polizia, lo aveva lusingato con l’arrivo di un encomio ed una medaglia, a
breve, ma anche della sistemazione ad una scrivania, appena fosse tornato al
distretto.
Truffe telematiche o
illeciti amministrativi.
Due perfette stronzate,
secondo Hemsworth, ma per Tom una bella opportunità.
Avevano litigato anche
su questo.
“No, mi comporterò
bene, mammina” – sibilò sarcastico, provando a condirsi quel miscuglio triste,
di patate e carote, che gli stava fumando sotto al naso.
Lo affaticava anche una
semplice azione, come quella.
“Tom, scusa … non ce la
faccio” – e gli caddero le posate.
Hiddleston gli sorrise,
provvedendo velocemente – “Un po’ di pazienza, ok?” – disse con una ritrovata
dolcezza.
Chris strinse i
braccioli metallici, mordendosi quasi la lingua dal nervoso – “Ti piace avere
tutto questo potere, vero?” – sbottò.
Gli sbalzi d’umore
erano più che previsti, nell’ambito delle prime fasi di riabilitazione.
Tom ci era abituato, ma
con i pazienti ospedalieri.
Quel gigante dai
capelli dorati e lo sguardo di un azzurro sbiadito e rancoroso, però, era l’uomo
che amava.
Un uomo, che non si
sentiva più tale.
Quasi inseguendolo, su
quell’aggeggio a due ruote, dalla cucina al corridoio, sino alla loro camera,
dove Tom si rifugiò, per non farsi vedere piangere, Chris gli vomitò addosso
altro livore – “E non potremo più nemmeno scopare, come un tempo o sbaglio?!”
“Quanto sei volgare ed
inopportuno!” – singhiozzò lacerato il terapista, appoggiandosi al davanzale,
come alla ricerca di aria, davanti ad una finestra chiusa.
Mikkelsen accese le
luci del laboratorio.
“Il mio secondo
progetto, su cui concentrarsi a pieno, da adesso in poi … Eccolo, ora che il
primo è andato in porto, grazie al tuo intuito ed alla tua abilità, Will”
Una teca, al centro
dell’enorme stanza sterile, era l’unica cosa, che un attimo prima, illuminava
l’ambiente, di una luce blu intensa.
Graham rimase alle sue
spalle, incuriosito da quel cuore strano, che pulsava, come se fosse un gingillo,
un po’ sinistro.
“Non capisco Mads … Di
cosa si tratta esattamente?”
“Gli ho dato un nome,
che credo appropriato” – e rise – “… Il mio primo cuore nucleare”
“Nucleare?”
“Cellule staminali, da
cui rigenerare i tessuti per un organo nuovo di zecca, destinato ai trapiantati
in maniera tradizionale: dopo di che un minuscolo, credimi, infinitesimale,
motore interno, a propulsioned nucleare, appunto oppure atomica, se preferisci”
– quasi sussurrò, ammirando la propria creazione.
“Un’energia
inesauribile …”
“In teoria sì, Will …
Non che un essere umano possa vivere per sempre, anzi”
“Sarebbe assurdo Mads”
– e strabuzzò le sue pozzanghere liquide, concentrate su quel miracolo,
perfettamente funzionante, all’apparenza.
“Non del tutto …
Comunque quando parlo di cellule staminali, mi riferisco a quelle del paziente
stesso: niente pericolo di rigetto, quindi”
“Straordinario … Quali
hai usato per …”
“Le mie!” – e sorrise
orgoglioso.
“Quindi hai un cuore di
riserva Mads? Qui dentro?!”
“E’ tuo Will … Anche
questo, sappilo” – e lo abbracciò, baciandolo profondo ed innamorato.
Si guardarono.
“Qualcuno sa di”
“No Will, unicamente tu
… Sarà una rivoluzione, però dovrei avere un volontario”
“Sembra che tu abbia
dei dubbi piuttosto seri”
Sciolsero il loro
intreccio, tenendosi comunque per mano, per tornare ad osservare quella sorta,
per certi versi, di macabra meraviglia.
“Non sono un novello
dottor Frankenstein, però, parafrasando il film comico, cuore e reni sono solo dei giocattoli …”
“E tu sei riuscito a
giocare abbastanza, per sfiorare il cielo, con una creazione innovativa e
straordinaria, Mads” – e gli sorrise, confortante.
L’appoggio di Graham
era fondamentale.
“L’inchiesta, il
processo, tutto ciò a cui sto andando incontro, potrebbe fare naufragare questo
progetto, sai? Io devo ancora metterlo a punto, con il tuo aiuto amore, perché
si è già fermato diverse volte ed a tratti le pulsazioni sono divenute
irregolari, senza motivo … Ecco i tracciati, se avrai voglia e tempo di
analizzarli, qui c’è anche il file completo sulla mia ricerca” – e gli porse un
cd.
“Dai per scontato che
verrai messo sotto accusa e questo dipende da quel maiale, che ti ricatta,
perché non hanno nulla su di te, nulla di concreto Mads, altrimenti saresti già
in galera, accidenti!” – protestò il più giovane, tornando a stringersi a lui.
“Mi sono rivolto a
Geffen, per un’assistenza legale … Adesso temo di dovere fare un salto in
avanti, per qualcosa, che di legale ha ben poco Will …”
“Cosa intendi?” – e lo
scrutò agitato.
“Voglio parlare a
Meliti, sai chi è?”
“Il mafioso? Quel
Meliti?”
“In realtà erano, anzi sono,
due fratelli: quello buono, diciamo, è il patriarca della grande famiglia, di
cui fanno parte Glam e gli altri … Non so se leggi mai certe cronache pseudo
mondane …”
“Di rado” – Will rise,
più rilassato.
“Io abbastanza spesso,
direi … qui mi annoiavo a morte, prima che tu arrivassi, da quando ho scelto di
cambiare, ecco …”
“Apprezzo la tua
sincerità, Mads”
“Ed io il tuo candore
piccolo …” – e lo avvolse meglio, tremando un po’.
“Ti amo Mads …”
“Anch’io tesoro,
anch’io” – e tornò a baciarlo, sentendosi al sicuro.
Downey arrossì,
abbassando lo sguardo sulla tazza di tè fumante.
La saletta, che Geffen
aveva riservato in un nuovo locale del centro, aveva degli arredi in perfetto
stile inglese.
“Che c’è Rob?” –
domandò l’avvocato, con la consueta tenerezza nei toni e nei modi, anche di
prendergli la mano, tra posate, alzatine di biscotti e teiere.
“Devo dirti una cosa
Glam … Non credo ti piacerà” – e deglutì a vuoto, tornando a guardarlo.
Geffen rise senza
allegria.
“E’ un periodo in cui
tutto mi va storto … Con i miei ex, con mio … marito” – ed inspirò, come se
avesse appena detto una stronzata, riferendosi a Jared.
“I tuoi ex … Non mi hai
più parlato di Kevin”
“E’ partito per un
tour, in Messico, con quella band di debosciati … Lo chiamo ogni giorno, per
sentirmi mandare al diavolo: da quando Tim l’ha lasciato per Niall, il suo
mondo è esploso di nuovo e Lula ne soffre, anche se comprende … spero”
“Soldino ti ha sempre
protetto”
“Ma non da te, non ce
n’era bisogno Robert …”
“Il fatto è che Jude
vuole risposarsi … con me” – e tossì.
“Su questo, almeno,
dubbi non ne avevo, sai?”
Risero timidi, senza slacciarsi.
“E … e vuole
trasferirsi quasi definitivamente a Londra, ecco … L’ho detto”
“Ok … Ed in quel quasi,
troverai il tempo di vedermi? E per Pepe, cosa vorresti fare?” – domandò commosso,
ma senza alcun astio.
“Ho qui anche Lillybeth,
a Los Angeles, poi c’è Indio, con sua moglie ed ho un nipotino, farò la spola,
cercando di stare il più possibile anche insieme al nostro Pepe … Tu sai quanto
lo amo, vero Glam?” – e lo uccise, con quegli occhi così belli.
“Tu ed io, Robert … ci
amiamo ancora … e te lo dico perché” – gli mancò il respiro, ma poi si fece
forza – “… perché io mi aggrappo a questa cosa bellissima, nonostante tutto,
nonostante Jared … Non ho portato a casa il risultato, non questo giro, non con
voi due, con Kevin, con nessuno: è deprimente … Fuori da un’aula sono un perfetto
fallito”
“Ma non è vero Glam!” –
protestò l’artista, alzandosi per andare ad abbracciarlo.
Geffen si sollevò, come
quelle vele ai pennoni più alti, ma non c’era vento a sufficienza, per portarlo
al largo e salvarlo.
Dalla malinconia.
Dall’abbandono.
Per l’ennesima volta.
Louis appoggiò il
vassoio sul bordo del letto di Vincent, che amava poltrire sino a tardi.
“Ehi buongiorno mon
petit”
“Ciao Vincent … Sei
davvero un orso” – e rise, andando poi ad abbracciarlo, mentre il francese si
appoggiava contro lo schienale imbottito in pelle avorio, nudo ed abbronzato,
oltre che semi nascosto dalle lenzuola di seta, tinta verde menta.
“Grazie per la
colazione … Credevo fossi al locale”
“E’ il mio giorno di
riposo, questa settimana tocca ad Harry portare la bimba a scuola e quindi … Perché
non facciamo qualcosa, tu ed io?” – propose con innocenza.
Quel loro convivere
stava prendendo forma, in un equilibrio di serenità inattesa.
Eppure la tensione
erotica, che intercorreva in quel particolare trittico, era palpabile, in
diversi momenti della giornata, scandita da ritmi ed un minimo di regole, come
quelle inerenti a Petra.
In quel caso nessuno
doveva sgarrare.
“Non chiedo di meglio
Boo … Cos’hai in mente?”
“Fa ancora caldo,
magari andiamo a farci un giro sulla scogliera e poi un pic nic in spiaggia,
una nuotata … Conosco un paio di posti” – propose solare.
“Sì, anch’io … Credo
gli stessi” – e rise, affettuoso nello scompigliargli i capelli.
Louis gli si avvicinò,
posando un bacio sulla guancia destra dell’affarista, molto vicino alla sua
bocca.
Quindi si accucciolò
sul suo petto e Lux lo avvolse smarrito.
Felice.
“Grazie Vincent …” –
mormorò piano il giovane.
Era uno splendore.
“Ti voglio così bene
mon petit …”
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