martedì 22 settembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 20

Capitolo n. 20 -  nakama



Durò pochi secondi, ma furono sufficienti a spaventare Jared, nonostante fosse abituato alle sorprese sovrannaturali di soldino.

Un Lula adulto, era a pochi passi da lui, seduto sugli scogli.

“Guardami …” – disse calmo, ma senza sorrisi.

Leto lo fissò, il respiro mozzato.

“Vedi Jared, vorrei che anche mio padre arrivasse a vedermi così, un giorno … Anche se è già accaduto, ad essere sinceri, in una delle sue allucinazioni, durante la malattia, che quasi lo uccise: il cancro non ce l’ha fatta, ma tu … Tu potresti, dove il male ha fallito, sai?” – e tornò bambino, in una folata di vento, carica di profumi.

Il cantante impallidì, senza riuscire a ribattere.

“So che lo ami … zio Jay? O dovrei chiamarti papi Jay, come fa Isy con il mio papà? Tu sei molte cose, per noi due” – e tornò a sorridere, ma a malapena – “… eppure non riesci ad apprezzarlo: hai avuto molte possibilità, non che papà Glam abbia un comportamento da incorniciare, come dice spesso zio Robert, però non potrai mai negare il fatto che lui ti ami oltre sé stesso … un dono raro, giusto?”

Leto annuì, sbloccandosi – “Ti chiedo perdono, Lula, per quanto ho fatto soffrire il tuo papà, non era mia intenzione, credimi”

“Perché dovrei crederti?” – ribatté più duro, anche nello sguardo tinta cioccolato.

“Perché è tutto ciò che mi resta, ottenere almeno la tua fiducia, su questo … E per il fatto che io non riesca a decidermi tra Glam e Colin, davvero non ci riesco”

“Zio Colin … Un’altra delle tue vittime: quante ne esistono?”

“Sono una persona così cattiva, Lula?” – chiese il leader dei Mars, in lacrime.

“Esistono tanti tipi di cattiveria, ma anche di immaturità … Sei come una farfalla, rinchiusa in un bozzolo vischioso, quello creato dalle tue menzogne, zio Jay, ma tutti riescono a vedere la tua bellezza, è un paradosso, come la tua indecisione, dopo anni, è un’assurdità … Oppure è solo un egoismo, arrivati a questo punto: sei un essere vanitoso, non una persona cattiva, a mio parere, se davvero vuoi saperlo”

“Vuoi che me ne vada?” – domandò rigido, inchiodato alle proprie responsabilità dalle parole del figlio di Geffen.

“Per quanto tu possa andartene fisicamente …” – Lula sospirò, scuotendo la testa riccioluta, mentre si rialzava per lasciarlo da solo – “… non ci riuscirai mai emotivamente … Sei conficcato nel cuore di papà Glam come un dardo avvelenato … Un veleno afrodisiaco, peraltro, portatore di sogni, di illusioni, di falsa euforia … Se fossi in te, io porrei fine a questo stadio e passerei, finalmente, al successivo”

Leto rimase zitto, come in attesa di un chiarimento, di una soluzione oppure di un invito più risoluto a farsi da parte: non arrivò nulla di tutto ciò.

Lula non gli avrebbe fatto anche questo favore; non quel giorno, almeno.




Il ritorno a casa fu piuttosto turbolento.

Chris non voleva saperne di spostarsi su di una sedia a rotelle, seppure elettronica e molto comoda, avrebbe preferito le stampelle, ma Tom gliele negò vigorosamente.

“Il mio cuore è andato, vero?”

“Pensi di fare così anche davanti a nostra figlia?” – gli domandò asciutto il consorte, mentre gli cucinava qualcosa di molto leggero.

Verdure al vapore, pesce scondito, una tortura anche per il palato.

Lo stomaco del tenente era ancora un campo di battaglia, appena i succhi gastrici venivano chiamati a rapporto, per digerire anche minime quantità di alimenti.

Un supplizio, per lui che divorava vagoni di cibo spazzatura, tra un turno e l’altro.

Già, il lavoro: il capo della polizia, lo aveva lusingato con l’arrivo di un encomio ed una medaglia, a breve, ma anche della sistemazione ad una scrivania, appena fosse tornato al distretto.

Truffe telematiche o illeciti amministrativi.
Due perfette stronzate, secondo Hemsworth, ma per Tom una bella opportunità.

Avevano litigato anche su questo.

“No, mi comporterò bene, mammina” – sibilò sarcastico, provando a condirsi quel miscuglio triste, di patate e carote, che gli stava fumando sotto al naso.

Lo affaticava anche una semplice azione, come quella.

“Tom, scusa … non ce la faccio” – e gli caddero le posate.

Hiddleston gli sorrise, provvedendo velocemente – “Un po’ di pazienza, ok?” – disse con una ritrovata dolcezza.

Chris strinse i braccioli metallici, mordendosi quasi la lingua dal nervoso – “Ti piace avere tutto questo potere, vero?” – sbottò.

Gli sbalzi d’umore erano più che previsti, nell’ambito delle prime fasi di riabilitazione.

Tom ci era abituato, ma con i pazienti ospedalieri.

Quel gigante dai capelli dorati e lo sguardo di un azzurro sbiadito e rancoroso, però, era l’uomo che amava.

Un uomo, che non si sentiva più tale.

Quasi inseguendolo, su quell’aggeggio a due ruote, dalla cucina al corridoio, sino alla loro camera, dove Tom si rifugiò, per non farsi vedere piangere, Chris gli vomitò addosso altro livore – “E non potremo più nemmeno scopare, come un tempo o sbaglio?!”

“Quanto sei volgare ed inopportuno!” – singhiozzò lacerato il terapista, appoggiandosi al davanzale, come alla ricerca di aria, davanti ad una finestra chiusa.




Mikkelsen accese le luci del laboratorio.

“Il mio secondo progetto, su cui concentrarsi a pieno, da adesso in poi … Eccolo, ora che il primo è andato in porto, grazie al tuo intuito ed alla tua abilità, Will”

Una teca, al centro dell’enorme stanza sterile, era l’unica cosa, che un attimo prima, illuminava l’ambiente, di una luce blu intensa.

Graham rimase alle sue spalle, incuriosito da quel cuore strano, che pulsava, come se fosse un gingillo, un po’ sinistro.

“Non capisco Mads … Di cosa si tratta esattamente?”

“Gli ho dato un nome, che credo appropriato” – e rise – “… Il mio primo cuore nucleare”

“Nucleare?”

“Cellule staminali, da cui rigenerare i tessuti per un organo nuovo di zecca, destinato ai trapiantati in maniera tradizionale: dopo di che un minuscolo, credimi, infinitesimale, motore interno, a propulsioned nucleare, appunto oppure atomica, se preferisci” – quasi sussurrò, ammirando la propria creazione.

“Un’energia inesauribile …”

“In teoria sì, Will … Non che un essere umano possa vivere per sempre, anzi”

“Sarebbe assurdo Mads” – e strabuzzò le sue pozzanghere liquide, concentrate su quel miracolo, perfettamente funzionante, all’apparenza.

“Non del tutto … Comunque quando parlo di cellule staminali, mi riferisco a quelle del paziente stesso: niente pericolo di rigetto, quindi”

“Straordinario … Quali hai usato per …”

“Le mie!” – e sorrise orgoglioso.

“Quindi hai un cuore di riserva Mads? Qui dentro?!”

“E’ tuo Will … Anche questo, sappilo” – e lo abbracciò, baciandolo profondo ed innamorato.

Si guardarono.

“Qualcuno sa di”

“No Will, unicamente tu … Sarà una rivoluzione, però dovrei avere un volontario”

“Sembra che tu abbia dei dubbi piuttosto seri”

Sciolsero il loro intreccio, tenendosi comunque per mano, per tornare ad osservare quella sorta, per certi versi, di macabra meraviglia.

“Non sono un novello dottor Frankenstein, però, parafrasando il film comico, cuore e reni sono solo dei giocattoli …”

“E tu sei riuscito a giocare abbastanza, per sfiorare il cielo, con una creazione innovativa e straordinaria, Mads” – e gli sorrise, confortante.

L’appoggio di Graham era fondamentale.

“L’inchiesta, il processo, tutto ciò a cui sto andando incontro, potrebbe fare naufragare questo progetto, sai? Io devo ancora metterlo a punto, con il tuo aiuto amore, perché si è già fermato diverse volte ed a tratti le pulsazioni sono divenute irregolari, senza motivo … Ecco i tracciati, se avrai voglia e tempo di analizzarli, qui c’è anche il file completo sulla mia ricerca” – e gli porse un cd.

“Dai per scontato che verrai messo sotto accusa e questo dipende da quel maiale, che ti ricatta, perché non hanno nulla su di te, nulla di concreto Mads, altrimenti saresti già in galera, accidenti!” – protestò il più giovane, tornando a stringersi a lui.

“Mi sono rivolto a Geffen, per un’assistenza legale … Adesso temo di dovere fare un salto in avanti, per qualcosa, che di legale ha ben poco Will …”

“Cosa intendi?” – e lo scrutò agitato.

“Voglio parlare a Meliti, sai chi è?”

“Il mafioso? Quel Meliti?”

“In realtà erano, anzi sono, due fratelli: quello buono, diciamo, è il patriarca della grande famiglia, di cui fanno parte Glam e gli altri … Non so se leggi mai certe cronache pseudo mondane …”

“Di rado” – Will rise, più rilassato.

“Io abbastanza spesso, direi … qui mi annoiavo a morte, prima che tu arrivassi, da quando ho scelto di cambiare, ecco …”

“Apprezzo la tua sincerità, Mads”

“Ed io il tuo candore piccolo …” – e lo avvolse meglio, tremando un po’.

“Ti amo Mads …”

“Anch’io tesoro, anch’io” – e tornò a baciarlo, sentendosi al sicuro.





Downey arrossì, abbassando lo sguardo sulla tazza di tè fumante.

La saletta, che Geffen aveva riservato in un nuovo locale del centro, aveva degli arredi in perfetto stile inglese.

“Che c’è Rob?” – domandò l’avvocato, con la consueta tenerezza nei toni e nei modi, anche di prendergli la mano, tra posate, alzatine di biscotti e teiere.

“Devo dirti una cosa Glam … Non credo ti piacerà” – e deglutì a vuoto, tornando a guardarlo.

Geffen rise senza allegria.

“E’ un periodo in cui tutto mi va storto … Con i miei ex, con mio … marito” – ed inspirò, come se avesse appena detto una stronzata, riferendosi a Jared.

“I tuoi ex … Non mi hai più parlato di Kevin”

“E’ partito per un tour, in Messico, con quella band di debosciati … Lo chiamo ogni giorno, per sentirmi mandare al diavolo: da quando Tim l’ha lasciato per Niall, il suo mondo è esploso di nuovo e Lula ne soffre, anche se comprende … spero”

“Soldino ti ha sempre protetto”

“Ma non da te, non ce n’era bisogno Robert …”

“Il fatto è che Jude vuole risposarsi … con me” – e tossì.

“Su questo, almeno, dubbi non ne avevo, sai?”

Risero timidi, senza slacciarsi.

“E … e vuole trasferirsi quasi definitivamente a Londra, ecco … L’ho detto”

“Ok … Ed in quel quasi, troverai il tempo di vedermi? E per Pepe, cosa vorresti fare?” – domandò commosso, ma senza alcun astio.

“Ho qui anche Lillybeth, a Los Angeles, poi c’è Indio, con sua moglie ed ho un nipotino, farò la spola, cercando di stare il più possibile anche insieme al nostro Pepe … Tu sai quanto lo amo, vero Glam?” – e lo uccise, con quegli occhi così belli.

“Tu ed io, Robert … ci amiamo ancora … e te lo dico perché” – gli mancò il respiro, ma poi si fece forza – “… perché io mi aggrappo a questa cosa bellissima, nonostante tutto, nonostante Jared … Non ho portato a casa il risultato, non questo giro, non con voi due, con Kevin, con nessuno: è deprimente … Fuori da un’aula sono un perfetto fallito”

“Ma non è vero Glam!” – protestò l’artista, alzandosi per andare ad abbracciarlo.

Geffen si sollevò, come quelle vele ai pennoni più alti, ma non c’era vento a sufficienza, per portarlo al largo e salvarlo.

Dalla malinconia.

Dall’abbandono.
Per l’ennesima volta.




Louis appoggiò il vassoio sul bordo del letto di Vincent, che amava poltrire sino a tardi.

“Ehi buongiorno mon petit”

“Ciao Vincent … Sei davvero un orso” – e rise, andando poi ad abbracciarlo, mentre il francese si appoggiava contro lo schienale imbottito in pelle avorio, nudo ed abbronzato, oltre che semi nascosto dalle lenzuola di seta, tinta verde menta.

“Grazie per la colazione … Credevo fossi al locale”

“E’ il mio giorno di riposo, questa settimana tocca ad Harry portare la bimba a scuola e quindi … Perché non facciamo qualcosa, tu ed io?” – propose con innocenza.

Quel loro convivere stava prendendo forma, in un equilibrio di serenità inattesa.

Eppure la tensione erotica, che intercorreva in quel particolare trittico, era palpabile, in diversi momenti della giornata, scandita da ritmi ed un minimo di regole, come quelle inerenti a Petra.

In quel caso nessuno doveva sgarrare.

“Non chiedo di meglio Boo … Cos’hai in mente?”

“Fa ancora caldo, magari andiamo a farci un giro sulla scogliera e poi un pic nic in spiaggia, una nuotata … Conosco un paio di posti” – propose solare.

“Sì, anch’io … Credo gli stessi” – e rise, affettuoso nello scompigliargli i capelli.

Louis gli si avvicinò, posando un bacio sulla guancia destra dell’affarista, molto vicino alla sua bocca.

Quindi si accucciolò sul suo petto e Lux lo avvolse smarrito.
Felice.

“Grazie Vincent …” – mormorò piano il giovane.

Era uno splendore.

“Ti voglio così bene mon petit …”










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