mercoledì 16 settembre 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 18

Capitolo n. 18 – nakama



Mads si fissava la punta delle scarpe, saltando da queste ai documenti di imbarco, dove la pioggia, imprigionata tra i suoi capelli, riprendeva la propria caduta, verso quei fogli, mescolata alle lacrime dell’uomo, assorto in pensieri cupi.

Lui non poteva sapere che Will, corso al Lax, con Rambo appresso, lo stava cercando da qualche minuto.
E che altri, degli sconosciuti, avevano notato il medico nel parcheggio sotterraneo, puntandolo per rapinarlo e pagarsi la dose quotidiana di droga.

Anche Mikkelsen, per uno scherzo del destino, doveva procurarsene altra, da fornire al collega, che ancora lo ricattava per la faccenda del Britannia.

Nonostante il tenente Hemsworth fosse fuori combattimento, qualcuno avrebbe portato avanti l’inchiesta e, ben presto, la polizia sarebbe arrivata a quello stronzo, reo di stupri e della morte per overdose di un ragazzino, che Mads non aveva mai neppure sfiorato.

Il sapore del sangue, gli arrivò dritto dal naso alla gola, dopo il primo colpo, a sorpresa, dal tizio più robusto, nascosto dietro ad una colonna, appena oltrepassata da Will.

Pugni, calci, in sequenza massiccia, non arginabile, che lo costrinsero a terra, agonizzante, mentre in tre lo stavano ripulendo del portafogli, con pochi dollari, un paio di carte di credito, sempre scariche, il tesserino dell’ospedale ed un orologio d’oro, unico ricordo tangibile del padre.

“Cazzo, questo è un dottore? Non ha un soldo, maledetto stronzo!” – ancora un colpo, quindi la fuga, per il sopraggiungere di un’auto, che sarebbe transitata proprio lì davanti.

Troppo pericoloso e stupido trattenersi oltre.

La casualità degli eventi, portò qualcuno di provvidenziale, sul luogo di una tragedia appena sfiorata.

Glam Geffen scese dal proprio suv, componendo il 911 al volo, prima di avvicinarsi al corpo tremante di Graham, che stentò a riconoscerlo.

“Will non agitarti, i soccorsi arriveranno tra poco, ok?”

Il giovane annuì, poi balbettò qualcosa – “Ma … Mads … io volevo andare con lui … dov’è il mio cane, sta bene, vero?”

“Sì, ma stai tranquillo adesso … Dove diavolo l’ho messo!?” – sbottò il legale, cercando qualcosa nelle tasche della giacca in pelle scamosciata nera.

Un acquisto di Robert, un dono del Natale precedente.

Per molte ragioni, il tempo avrebbe dovuto tornare indietro, concedendo una seconda possibilità, ad ognuno di loro.

Anche a Mikkelsen, che, per fortuna, diede un biglietto da visita a Glam, nel caso avesse cambiato idea sul patrocinarlo in aula, durante il processo, che il luminare temeva molto prossimo.

Un futuro senza Will accanto, consumato in un disprezzo senza fine, verso quegli illustri professionisti, pilastri della comunità, verso di lui, il peggiore di tutti.

Will che era svenuto un paio di volte, invocando ancora il nome di Mads.

Invano.




Shannon aprì la blindata con aria stranita.

“E tu che ci fai qui?”

Jared fece spallucce, il volto triste – “Tomo è ancora a Boston, per quella mostra?”

“Sì, torna domani pomeriggio … Credevo fossi tornato a casa, da qualche parte” – e lo fece entrare, su quella battuta sarcastica.

“Colin avrebbe voluto …”

“Colin?!”

“Ci siamo visti in reparto, quello dove hanno ricoverato Chris insomma”

“E lui come sta? Tom?” – lo incalzò il batterista, volendo a tutti i costi cambiare discorso.

Shan ne aveva piene le tasche del comportamento del fratello minore: lo adorava, ma ormai non riusciva più a capirlo davvero.

“Distrutti … Cioè Tommy …” – spiegò un po’ confuso – “Mi dai qualcosa da mangiare?”

“Ti preparo due uova al tegame, non ho altro, se no ordiniamo”

“Le uova vanno bene … Magari anche una pizza, dopo” – Jared sorrise smarrito.

“Vuoi fare indigestione?” – Shannon rise – “… Comunque vada per la pizza, la ordino subito, tu siediti, sei pallido come un morto ed intanto bevi questa” – e gli porse una bibita vitaminica.

“Grazie … Sono un rompiballe, vero?”

“E di Glam? Cosa mi dici?”

In quel momento suonarono.

“Accidenti, è un porto di mare stasera” – brontolò Leto senior, tornando nell’ingresso.

“Glam … Ciao …”

“Ciao Shan, scusa se ti disturbo, stavo cercando Jared” – lo salutò calmo, restando immobile sulla soglia.

“In effetti è qui … La vuoi una pizza?”

“Una che?” – Geffen sorrise.

“Vegetariana, quattro stagioni?”

“Come la prendete voi va bene … Posso entrare?”

“Certo, scusa, Jay è nel living, prego” -  e rimase dietro di lui, mentre Glam avanzava educato, in quegli ambienti dai colori vivaci, sui muri ed un po’ ovunque si guardasse.

Il leader dei Mars scattò in piedi, appena lo vide.

“Ciao Jay … Ero in partenza, ma poi è successo un imprevisto”

“Partenza? Per dove?”

“La Svizzera …”
“E l’imprevisto? E’ successo qualcosa ai bambini?”

“No, affatto, stanno tutti bene”

Tranne loro due.

“In compenso c’è stato un incidente, al Lax, ci è andato di mezzo Will Graham”

“Will? Quello che ha operato Chris?”

“Proprio lui, lo hanno picchiato dei balordi, per portargli via pochi spiccioli peraltro, penso si siano anche incazzati” – e si accomodò – “… Non ho potuto fare niente, se non chiamare un’ambulanza e la polizia”

Anche Jared si rimise seduto.

“Mi dispiace per Will, come sta?”

 “E’ in buone mani ora … Come penso lo sia tu, qui, a casa di Shan, ma non sono qui per questo, sai?” – ed il suo tono si fece più dolce.

“Non sapevo dove andare … Non volevo rimanere da solo, anche se Colin mi ha pregato di tornare alla End House … Cioè non mi ha pregato” – e nell’esprimersi, il cantante si agitò un minimo.

“Non importa come te lo ha chiesto, l’importante è che l’abbia fatto, per coerenza, Jay, la stessa che a me è mancata, soffocata dalla rabbia, nonostante le mie promesse”

Jared deglutì un paio di volte, le iridi bagnate di lacrime improvvise.

L’impatto emotivo, che Geffen aveva su di lui, non sarebbe mutato mai.

E poi Jared glielo doveva, ma non si può stare con qualcuno per gratitudine, entrambi lo sapevano alla perfezione.

“Ne avevi più che un motivo e quando dico più di uno, mi riferisco a ciò che ti ho fatto, Glam” – ammise senza remore.

“Le attenzioni che cerchi negli altri, sono sintomo di carenze forse insanabili, a questo punto Jay … Forse devi semplicemente abituarti a conviverci e trovare un’anima gemella, che sia disposta a farlo, accanto a te, senza giudicarti mai”

“Il che è impossibile!” – bissò schietto, ma sorridendo emozionato.

“Non mi sembra lo sia stato … Sia con me, che con Colin, ovvio”

“Parlavi di coerenza …”

“Infatti: io non sono andato sino in fondo, non ci ho creduto davvero, per l’ennesima, fottuta volta”

“Non rimproverarti Glam: te lo ripeto, anche se non conosci i dettagli, hai fatto la cosa giusta, credimi” – e stritolò i braccioli della poltrona, mentre ripensava a Mark ed alle ore trascorse con lui.

“Sono così terribili?”

Le lacrime iniziarono a zampillare da quegli zaffiri luminosi ed attraenti, anche se Jared non si scompose nel tono.

Si faceva semplicemente schifo.

“Non farti così male Glam, non serve a nessuno, tu non lo meriti … Fidati”

“Io vorrei tornare a fidarmi di te, da questa notte stessa Jared” – e si alzò, solido nelle proprie intenzioni.

Diretto ed incontrovertibile.

Glam Geffen era fatto così: gli prese i polsi, con delicatezza, portando le labbra asciutte di Jay, a mescolarsi con le sue, profumate di menta, di baci amorevoli, mentre le sue ali, lo riprendevano a sé, quel bambino mai cresciuto, rifiutato, usato e risorto milioni di volte.

Per ognuna di esse, Glam sarebbe morto.

Anche di gioia, come in quell’attimo.




Will avvertì una lieve pressione sugli zigomi, poi ai lati della bocca.
Un sapore salato e caldo.

Schiuse a fatica le palpebre e lo vide.

“Mads …”

“Non stancarti piccolo …”

Mikkelsen stava piangendo, mentre lo sfiorava, lo baciava appena, per non turbarlo, per non provocargli alcun fastidio, su quelle ferite, che presto si sarebbero rimarginate.

“Mi hanno ridotto uno straccio” – Will accennò un sorriso, soffocato poi da un colpo di tosse e dalla commozione.

Mads gli spostò le ciocche dalla fronte, dove posò un ulteriore bacio – “Non devi parlare per forza, sai …? Guarirai presto, verrete da me, tu ed i tuoi randagi, mi prenderò cura di voi, se me lo permetterai amore” – disse piano, con la paura di ricevere un rifiuto, ma Graham lo smentì, abbracciandolo forte.

“Mi dispiace Mads … Volevo convincerti a rimanere, per questo ero venuto a cercarti all’aeroporto, sai?” – e tornò a fissarlo, in lacrime anche lui ormai.

Mikkelsen gliele asciugò, con tenerezza – “Puoi perdonarmi? … Solo così potrò andare avanti Will” – e gli mancò l’aria per come l’altro lo stava scrutando.

“Ti ho sempre giudicato … E non ne avevo il diritto”

“Sei in errore tesoro, tu lo avevi … Lo avevi” – e lo baciò, rimandando quella che percepiva come una sentenza, la più importante, ben oltre quella della giustizia del tribunale di Los Angeles.

Will si rifugiò quindi nel suo collo, respirando bollente – “Io ti perdono Mads … Ti perdono.”




Ruffalo notò il lampeggiare di alcuni flash, all’entrata del locale.
Di sicuro c’era qualche celebrità, che aveva deciso, come lui, di mangiare giapponese, nonostante l’ora tarda.

I test universitari, che l’insegnante aveva dovuto correggere bel oltre l’orario di lavoro, erano stati un’ottima distrazione da un accumulo di riflessioni amare, su come stava girando la sua esistenza, ormai da un pezzo.

I fans di Colin Farrell, stavano assediando l’attore ed il mistero fu svelato.

Mark si rannicchiò meglio, contro il tavolino, sperando di non essere notato dall’irlandese, ma fu inutile, seppure gli stesse dando anche le spalle.

“Ehi, anche tu qui Mark … Posso sedermi?”

“Certo, devo ancora ordinare” – disse imbarazzato il prof, cosa che non sfuggì al suo celebre interlocutore.

“Come stai? Novità?”

“No, affatto … Hai notizie di Chris?”

“Vengo da lì, l’intervento è andato bene”

“E’ un sollievo saperlo … Immagino che la famiglia si sia riunita intorno al suo capezzale”

Farrell sorrise a metà, guardandolo di sbieco, mentre scorreva il menu.

“Cosa vuoi sapere, esattamente, Mark?”

Ruffalo avvampò.

“Ma niente Colin, io”

“Jared è corso subito, lui vuole molto bene a Tom, anche se non ci è mai finito a letto” – e quella puntualizzazione aveva il sapore di una stilettata, inferta ad arte.

Mark si ossigenò, teso.

“Tu credi che io sia un imbecille, Colin?” – domandò asciutto, lasciando la mancia, in un contenitore multicolore, dovuta in caso di mancata consumazione.

“Ma dove vai?”

“Me ne torno al mio loft, per fortuna hanno inventato il takeaway!” – ribattè brusco, ma Farrell lo trattenne per un braccio, con una certa veemenza.

“Ti scopi mio marito ed io dovrei fare finta che non sia successo un cazzo Mark?!” – gli ringhiò ad un centimetro dal viso.

“Tuo cosa? Ma dai i numeri Colin?!” – bissò a tono basso l’ex infermiere, per non farsi notare ulteriormente, da chi li circondava.

“Lui ed io ci apparteniamo e, come vedi, ci diciamo tutto!”

Ruffalo riprese posto – “E’ consolante …” – e ridacchiò stranito da quelle rivelazioni.

“Gli ho chiesto di tornare da me e lui ha rifiutato, chiarendomi le sue ultime imprese”

“Parli al plurale …”

“Sto parlando di me, infatti”

“A me non riguarda, ok? Jared è libero di  scopare  con chi meglio crede! In compenso l’unico ad essere tradito è Geffen e non certo tu, nonostante le stronzate che dici Colin”

“Tu davvero non ti rendi conto … E neppure Glam: questa è una guerra ed è appena ricominciata; tu non sei incluso Mark, quindi stai alla larga da Jay” – e fu lui, questa volta, a sollevarsi, pronto ad andarsene.

Ruffalo lo guardò, con sarcasmo – “Quando la finirete, tu e quell’arrogante, a decidere cosa è giusto o meno, per Jared?”

La replica non arrivò.







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