Capitolo n. 18 – nakama
Mads si fissava la
punta delle scarpe, saltando da queste ai documenti di imbarco, dove la
pioggia, imprigionata tra i suoi capelli, riprendeva la propria caduta, verso
quei fogli, mescolata alle lacrime dell’uomo, assorto in pensieri cupi.
Lui non poteva sapere
che Will, corso al Lax, con Rambo appresso, lo stava cercando da qualche
minuto.
E che altri, degli
sconosciuti, avevano notato il medico nel parcheggio sotterraneo, puntandolo
per rapinarlo e pagarsi la dose quotidiana di droga.
Anche Mikkelsen, per uno
scherzo del destino, doveva procurarsene altra, da fornire al collega, che
ancora lo ricattava per la faccenda del Britannia.
Nonostante il tenente
Hemsworth fosse fuori combattimento, qualcuno avrebbe portato avanti
l’inchiesta e, ben presto, la polizia sarebbe arrivata a quello stronzo, reo di
stupri e della morte per overdose di un ragazzino, che Mads non aveva mai
neppure sfiorato.
Il sapore del sangue,
gli arrivò dritto dal naso alla gola, dopo il primo colpo, a sorpresa, dal
tizio più robusto, nascosto dietro ad una colonna, appena oltrepassata da Will.
Pugni, calci, in
sequenza massiccia, non arginabile, che lo costrinsero a terra, agonizzante,
mentre in tre lo stavano ripulendo del portafogli, con pochi dollari, un paio
di carte di credito, sempre scariche, il tesserino dell’ospedale ed un orologio
d’oro, unico ricordo tangibile del padre.
“Cazzo, questo è un
dottore? Non ha un soldo, maledetto stronzo!” – ancora un colpo, quindi la
fuga, per il sopraggiungere di un’auto, che sarebbe transitata proprio lì
davanti.
Troppo pericoloso e
stupido trattenersi oltre.
La casualità degli
eventi, portò qualcuno di provvidenziale, sul luogo di una tragedia appena
sfiorata.
Glam Geffen scese dal
proprio suv, componendo il 911 al volo, prima di avvicinarsi al corpo tremante
di Graham, che stentò a riconoscerlo.
“Will non agitarti, i
soccorsi arriveranno tra poco, ok?”
Il giovane annuì, poi
balbettò qualcosa – “Ma … Mads … io volevo andare con lui … dov’è il mio cane,
sta bene, vero?”
“Sì, ma stai tranquillo
adesso … Dove diavolo l’ho messo!?” – sbottò il legale, cercando qualcosa nelle
tasche della giacca in pelle scamosciata nera.
Un acquisto di Robert,
un dono del Natale precedente.
Per molte ragioni, il
tempo avrebbe dovuto tornare indietro, concedendo una seconda possibilità, ad
ognuno di loro.
Anche a Mikkelsen, che,
per fortuna, diede un biglietto da visita a Glam, nel caso avesse cambiato idea
sul patrocinarlo in aula, durante il processo, che il luminare temeva molto
prossimo.
Un futuro senza Will
accanto, consumato in un disprezzo senza fine, verso quegli illustri
professionisti, pilastri della comunità, verso di lui, il peggiore di tutti.
Will che era svenuto un
paio di volte, invocando ancora il nome di Mads.
Invano.
Shannon aprì la
blindata con aria stranita.
“E tu che ci fai qui?”
Jared fece spallucce,
il volto triste – “Tomo è ancora a Boston, per quella mostra?”
“Sì, torna domani
pomeriggio … Credevo fossi tornato a casa, da qualche parte” – e lo fece
entrare, su quella battuta sarcastica.
“Colin avrebbe voluto …”
“Colin?!”
“Ci siamo visti in
reparto, quello dove hanno ricoverato Chris insomma”
“E lui come sta? Tom?” –
lo incalzò il batterista, volendo a tutti i costi cambiare discorso.
Shan ne aveva piene le
tasche del comportamento del fratello minore: lo adorava, ma ormai non riusciva
più a capirlo davvero.
“Distrutti … Cioè Tommy
…” – spiegò un po’ confuso – “Mi dai qualcosa da mangiare?”
“Ti preparo due uova al
tegame, non ho altro, se no ordiniamo”
“Le uova vanno bene …
Magari anche una pizza, dopo” – Jared sorrise smarrito.
“Vuoi fare
indigestione?” – Shannon rise – “… Comunque vada per la pizza, la ordino
subito, tu siediti, sei pallido come un morto ed intanto bevi questa” – e gli
porse una bibita vitaminica.
“Grazie … Sono un
rompiballe, vero?”
“E di Glam? Cosa mi
dici?”
In quel momento
suonarono.
“Accidenti, è un porto
di mare stasera” – brontolò Leto senior, tornando nell’ingresso.
“Glam … Ciao …”
“Ciao Shan, scusa se ti
disturbo, stavo cercando Jared” – lo salutò calmo, restando immobile sulla
soglia.
“In effetti è qui … La
vuoi una pizza?”
“Una che?” – Geffen sorrise.
“Vegetariana, quattro
stagioni?”
“Come la prendete voi
va bene … Posso entrare?”
“Certo, scusa, Jay è
nel living, prego” - e rimase dietro di
lui, mentre Glam avanzava educato, in quegli ambienti dai colori vivaci, sui
muri ed un po’ ovunque si guardasse.
Il leader dei Mars
scattò in piedi, appena lo vide.
“Ciao Jay … Ero in
partenza, ma poi è successo un imprevisto”
“Partenza? Per dove?”
“La Svizzera …”
“E l’imprevisto? E’
successo qualcosa ai bambini?”
“No, affatto, stanno
tutti bene”
Tranne
loro due.
“In compenso c’è stato
un incidente, al Lax, ci è andato di mezzo Will Graham”
“Will? Quello che ha
operato Chris?”
“Proprio lui, lo hanno
picchiato dei balordi, per portargli via pochi spiccioli peraltro, penso si
siano anche incazzati” – e si accomodò – “… Non ho potuto fare niente, se non
chiamare un’ambulanza e la polizia”
Anche Jared si rimise
seduto.
“Mi dispiace per Will,
come sta?”
“E’ in buone mani ora … Come penso lo sia tu,
qui, a casa di Shan, ma non sono qui per questo, sai?” – ed il suo tono si fece
più dolce.
“Non sapevo dove andare
… Non volevo rimanere da solo, anche se Colin mi ha pregato di tornare alla End
House … Cioè non mi ha pregato” – e nell’esprimersi, il cantante si agitò un
minimo.
“Non importa come te lo
ha chiesto, l’importante è che l’abbia fatto, per coerenza, Jay, la stessa che
a me è mancata, soffocata dalla rabbia, nonostante le mie promesse”
Jared deglutì un paio
di volte, le iridi bagnate di lacrime improvvise.
L’impatto emotivo, che
Geffen aveva su di lui, non sarebbe mutato mai.
E poi Jared glielo
doveva, ma non si può stare con qualcuno per gratitudine, entrambi lo sapevano
alla perfezione.
“Ne avevi più che un
motivo e quando dico più di uno, mi riferisco a ciò che ti ho fatto, Glam” –
ammise senza remore.
“Le attenzioni che
cerchi negli altri, sono sintomo di carenze forse insanabili, a questo punto
Jay … Forse devi semplicemente abituarti a conviverci e trovare un’anima
gemella, che sia disposta a farlo, accanto a te, senza giudicarti mai”
“Il che è impossibile!”
– bissò schietto, ma sorridendo emozionato.
“Non mi sembra lo sia
stato … Sia con me, che con Colin, ovvio”
“Parlavi di coerenza …”
“Infatti: io non sono
andato sino in fondo, non ci ho creduto davvero, per l’ennesima, fottuta volta”
“Non rimproverarti
Glam: te lo ripeto, anche se non conosci i dettagli, hai fatto la cosa giusta,
credimi” – e stritolò i braccioli della poltrona, mentre ripensava a Mark ed
alle ore trascorse con lui.
“Sono così terribili?”
Le lacrime iniziarono a
zampillare da quegli zaffiri luminosi ed attraenti, anche se Jared non si
scompose nel tono.
Si faceva semplicemente
schifo.
“Non farti così male
Glam, non serve a nessuno, tu non lo meriti … Fidati”
“Io vorrei tornare a
fidarmi di te, da questa notte stessa Jared” – e si alzò, solido nelle proprie
intenzioni.
Diretto ed
incontrovertibile.
Glam Geffen era fatto
così: gli prese i polsi, con delicatezza, portando le labbra asciutte di Jay, a
mescolarsi con le sue, profumate di menta, di baci amorevoli, mentre le sue
ali, lo riprendevano a sé, quel bambino mai cresciuto, rifiutato, usato e
risorto milioni di volte.
Per ognuna di esse,
Glam sarebbe morto.
Anche
di gioia, come in quell’attimo.
Will avvertì una lieve
pressione sugli zigomi, poi ai lati della bocca.
Un sapore salato e
caldo.
Schiuse a fatica le
palpebre e lo vide.
“Mads …”
“Non stancarti piccolo …”
Mikkelsen stava
piangendo, mentre lo sfiorava, lo baciava appena, per non turbarlo, per non
provocargli alcun fastidio, su quelle ferite, che presto si sarebbero
rimarginate.
“Mi hanno ridotto uno
straccio” – Will accennò un sorriso, soffocato poi da un colpo di tosse e dalla
commozione.
Mads gli spostò le
ciocche dalla fronte, dove posò un ulteriore bacio – “Non devi parlare per
forza, sai …? Guarirai presto, verrete da me, tu ed i tuoi randagi, mi prenderò
cura di voi, se me lo permetterai amore” – disse piano, con la paura di
ricevere un rifiuto, ma Graham lo smentì, abbracciandolo forte.
“Mi dispiace Mads …
Volevo convincerti a rimanere, per questo ero venuto a cercarti all’aeroporto,
sai?” – e tornò a fissarlo, in lacrime anche lui ormai.
Mikkelsen gliele
asciugò, con tenerezza – “Puoi perdonarmi? … Solo così potrò andare avanti Will”
– e gli mancò l’aria per come l’altro lo stava scrutando.
“Ti ho sempre giudicato
… E non ne avevo il diritto”
“Sei in errore tesoro,
tu lo avevi … Lo avevi” – e lo baciò, rimandando quella che percepiva come una
sentenza, la più importante, ben oltre quella della giustizia del tribunale di
Los Angeles.
Will si rifugiò quindi
nel suo collo, respirando bollente – “Io ti perdono Mads … Ti perdono.”
Ruffalo notò il
lampeggiare di alcuni flash, all’entrata del locale.
Di sicuro c’era qualche
celebrità, che aveva deciso, come lui, di mangiare giapponese, nonostante l’ora
tarda.
I test universitari,
che l’insegnante aveva dovuto correggere bel oltre l’orario di lavoro, erano
stati un’ottima distrazione da un accumulo di riflessioni amare, su come stava
girando la sua esistenza, ormai da un pezzo.
I fans di Colin
Farrell, stavano assediando l’attore ed il mistero fu svelato.
Mark si rannicchiò
meglio, contro il tavolino, sperando di non essere notato dall’irlandese, ma fu
inutile, seppure gli stesse dando anche le spalle.
“Ehi, anche tu qui Mark
… Posso sedermi?”
“Certo, devo ancora
ordinare” – disse imbarazzato il prof, cosa che non sfuggì al suo celebre
interlocutore.
“Come stai? Novità?”
“No, affatto … Hai
notizie di Chris?”
“Vengo da lì, l’intervento
è andato bene”
“E’ un sollievo saperlo
… Immagino che la famiglia si sia riunita intorno al suo capezzale”
Farrell sorrise a metà,
guardandolo di sbieco, mentre scorreva il menu.
“Cosa vuoi sapere,
esattamente, Mark?”
Ruffalo avvampò.
“Ma niente Colin, io”
“Jared è corso subito,
lui vuole molto bene a Tom, anche se non ci è mai finito a letto” – e quella
puntualizzazione aveva il sapore di una stilettata, inferta ad arte.
Mark si ossigenò, teso.
“Tu credi che io sia un
imbecille, Colin?” – domandò asciutto, lasciando la mancia, in un contenitore
multicolore, dovuta in caso di mancata consumazione.
“Ma dove vai?”
“Me ne torno al mio
loft, per fortuna hanno inventato il takeaway!” – ribattè brusco, ma Farrell lo
trattenne per un braccio, con una certa veemenza.
“Ti scopi mio marito ed
io dovrei fare finta che non sia successo un cazzo Mark?!” – gli ringhiò ad un
centimetro dal viso.
“Tuo cosa? Ma dai i
numeri Colin?!” – bissò a tono basso l’ex infermiere, per non farsi notare
ulteriormente, da chi li circondava.
“Lui ed io ci
apparteniamo e, come vedi, ci diciamo tutto!”
Ruffalo riprese posto –
“E’ consolante …” – e ridacchiò stranito da quelle rivelazioni.
“Gli ho chiesto di
tornare da me e lui ha rifiutato, chiarendomi le sue ultime imprese”
“Parli al plurale …”
“Sto parlando di me,
infatti”
“A me non riguarda, ok?
Jared è libero di scopare con chi meglio
crede! In compenso l’unico ad essere tradito è Geffen e non certo tu,
nonostante le stronzate che dici Colin”
“Tu davvero non ti
rendi conto … E neppure Glam: questa è una guerra ed è appena ricominciata; tu
non sei incluso Mark, quindi stai alla larga da Jay” – e fu lui, questa volta,
a sollevarsi, pronto ad andarsene.
Ruffalo lo guardò, con
sarcasmo – “Quando la finirete, tu e quell’arrogante, a decidere cosa è giusto
o meno, per Jared?”
La
replica non arrivò.
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