martedì 21 luglio 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 9

Capitolo n. 9 – nakama



Il tenente Hemsworth lo vide uscire, con aria mesta, da quell’edificio così particolare, dove anche il suo Tom avrebbe voluto acquistare il nuovo alloggio, dove crescere Luna ed un nuovo bambino.

Al solo pensiero Chris sorrise, per poi tornare vigile su quanto stesse facendo il dottor Mikkelsen.

Sul volante del suv civetta, il fascicolo dell’eminente medico, rivelava parecchie informazioni su di lui, nell’ambito dell’operazione Britannia.

Questo il nome del club privato, dove diversi ragazzi erano stati stuprati e ridotti in condizioni di semi schiavitù, da una clientela altolocata e rispettabile.

Uno di loro morì per overdose di farmaci, un mix di tranquillanti ed anfetamine, utilizzate probabilmente per metterlo a tacere: questo quanto riportato nei verbali di interrogatorio di due ex componenti la “scuderia” di eccellenza, gestita e sfruttata da un certo Lee Majors.

“Che maiali …” – sibilò Hemsworth ed il suo collega, Bradley, sorrise.

“Sì, ma di rango, non vedi? Guarda quello come è vestito e che auto, una Bentley nuova fiammante: a proposito, lo sai che Mikkelsen, l’anno scorso, ha salvato uno dei nostri, con un intervento ad alto rischio? Carson si era beccato una pallottola nel cuore e lui l’ha rimesso in piedi, pensa”

“Non lo migliora alla mia vista, anche se gli sono grato per essere il primo della classe: come vedi serve a qualcosa, però, se è vero quanto raccontato da quei ragazzini, anche Mikkelsen merita la galera”

“Hai ragione … Ne gioverà l’infermeria di qualche carcere, anche se non sarà semplice inchiodarlo … Non dimenticarti che i nostri testimoni hanno almeno tre accuse pendenti per estorsione, proprio ai danni di alcuni amici del caro professore”

“Questo è quanto ci ha frenato o fregato, se preferisci, quindi bisogna scavare tra i suoi conoscenti, come questo … come si chiama, aspetta … ah sì, eccolo qui, Will Graham, è un suo collega, un ex studente ed aiuto, insomma si conoscono da parecchi anni e vive proprio lì: chissà come mai Mikkelsen è andato a trovarlo”

“Già … chissà.”




Geffen era la telefono, nel living deserto, elegantissimo, appena rientrato dal tribunale.

Fece un cenno ed un sorriso radioso a Jared, appena lo vide in veranda, mentre si slacciava la cravatta.

“Dio che caldo amore …”

“Ciao Glam … Pensavo di non trovarti” – lo salutò esitante, avvicinandosi a poco a poco.

“Udienza annullata, il giudice ha avuto un malore, nulla di che, ma ci hanno spediti tutti a casa, per fortuna” – e lo abbracciò, con tenerezza – “… come è andato il pranzo con Colin?”

“Bene … Un disastro, non abbiamo toccato cibo, anche lui non si sentiva in forma”

“Mi spiace e tu piccolo?” – gli chiese, allontanandosi un minimo, per versare da bere ad entrambi.

“Io cosa?” – bissò inquieto.

Geffen lo scrutò – “Jay, qualcosa non va?”

Leto annuì.

“Credo di non averti mai mentito Glam e non voglio cominciare ora” – e deglutì a vuoto.

“Ok … sediamoci, dai” – e gli porse la bibita.

“Grazie … Ma preferisco stare qui, in piedi”

“Come un condannato a morte?” – Geffen rise, con la stessa angoscia nello sguardo, che Jared aveva colto in quello di Farrell, a quel tavolo, poche ore prima.

“No, come un essere umano fatto di sbagli irreversibili Glam” – e si tamponò il sudore dalla fronte.

La tonica gelida, bevuta in svelta, stava facendo reazione.

“Ora calmati Jay e vieni qui … Vieni da me, non avere timore di nulla” – e gli porse le mani, paterno, come al solito.

Il monello cattivo aveva fatto una marachella, ma, per qualche miracolo, si ritrovava un genitore assai comprensivo.

Questa la cantilena, che Jared sentì suonare nella propria testa.

“Colin ed io ci siamo baciati, alla caletta”

Geffen fece tamburellare le nocche sul mento, osservandolo, nel suo rossore, nella sua innocenza paradossalmente colpevole.

Ogni volta.

“Sai quale è il colmo, Jay?” – disse pacato.

“No Glam …”

L’uomo sorrise: era bello sentirgli ripetere all’infinito quell’acronimo, con il quale era stato battezzato da quel bastardo del padre.

La voce di Jared era musica.

“Io capisco Colin, nei suoi impeti, nei suoi desideri: è stato lui a volerlo, giusto?”

“Sì … Sì, ma io ho”

“Tu stai solo confermando quanto amore ci sia ancora tra di voi: non mi sono mai illuso che si fosse spento” – affermò senza scomporsi.

“Gli ho detto del bambino … Mi sono sentito in colpa, credo … Cazzo mi sto giustificando e sono solo uno stronzo!”

Geffen si ossigenò, rialzandosi, per andargli vicino e segnare i suoi zigomi perfetti, ammirando la sua bellezza, intatta, seduttiva.

“Sembri un cucciolo spaventato, con questi capelli, questo faccino Jay …” – e poi inspirò, passandosi i palmi sul capo rasato ed in ordine.

Sapeva di buono, sapeva di lui, con quei bicipiti fasciati nella camicia celeste cielo, come i suoi turchesi, vivaci sul volto abbronzato e con poche rughe.

Il petto ampio, dove lasciarsi cullare, dove Jared si addormentava, perché adorava farlo, così com’era scritto nella lettera conservata da Constance e letta a Glam, in quel di Parigi.

“Quando Colin mi ha parlato di te, di noi, del fatto che si faceva da parte, perché tu potessi essere finalmente realizzato, accanto a me, dandolo per scontato, spinto persino dall’ostilità di Shan e di vostra madre, dopo il tuo incidente, amore, ecco io gli avevo quasi creduto …” – rise, ma senza sarcasmi.

“Glam …”

“Non credo di avere mai combattuto per te, sino in fondo Jared, forse perché non ti avevo mai sposato per davvero, ma è accaduto, ora siamo una coppia ufficialmente, che presto avrà anche un figlio e non voglio perdere la nostra felicità per strada, non posso permettermelo, capisci? Io questa volta ci andrò  sino in fondo!”

Leto si appese al suo collo tremante.

Geffen lo baciò, con quell’irruenza focosa, che mai aveva fatto male a Jared.

Lo prese in braccio, come una sposa e lo portò al piano superiore.

“Qui staremo tranquilli e lascerò a te ogni decisione, per questo pomeriggio insieme fuori programma Jay, ok?” – e lo posò gentile sul letto, azionando le tapparelle elettriche ed un tendaggio a vela sul soffitto, che divenne d’avorio e d’azzurro, all’improvviso.

Nella penombra fresca, grazie ai condizionatori, nonostante l’apertura superiore lasciasse filtrare il calore del sole di agosto, l’avvocato più noto di Los Angeles cominciò a spogliarsi e Jared volle aiutarlo.

Glam fece poi lo stesso con lui, rimanendo ai bordi, ai margini di quell’alcova spaziosa e profumata.

Leto vi si inginocchiò nel mezzo, attirando a sé, lui questa volta, il proprio compagno.

Nudi ed emozionati, iniziarono a baciarsi, contemplandosi, nel reciproco splendore.

Jared si mise seduto, poi si stese, accogliendo Glam tra le proprie gambe.

Prepararlo fu semplice, sfruttando persino le prime gocce della loro eccitazione incontenibile.

Geffen fu così dolce ed attento, che il cantante si commosse, singhiozzando piano nel suo collo taurino, ad ogni spinta dell’altro, che si ingrossava in lui maggiormente, nel percepire quei singulti intermittenti.

Jared era Jared.

Fare sesso con lui o l’amore puro, non faceva differenza.

L’estasi era simile, la simbiosi totale.

Massaggiargli l’erezione ritrovata, senza più inibizioni, fu il completamento di quell’arte amatoria, che Glam conosceva magistralmente, sino all’orgasmo reciproco ed all’unisono.

Una pioggia di vibrazioni, divenne tempesta e poi fuoco, infine pioggia, di lacrime per entrambi, di assoluta gioia, di appartenenza ristabilita.

Non avevano mai smesso di baciarsi.




Will lo guardò dal basso verso l’alto, per il semplice fatto che non aveva mai visto un tipo del genere, con un distintivo in mano, della polizia di Los Angeles.

“Il signor Graham?”

“Sì, sono io …”

“Hemsworth e Foley, siamo del distretto quarantasei, volevamo farle qualche domanda sul professor Mikkelsen: possiamo accomodarci? Le ruberemo giusto cinque minuti” – il suo tono era formale ed educato, anche se con quei muscoli in evidenza sotto la polo verde bosco e la statura, Chris incuteva sempre un certo timore nel prossimo.

“Mads …? E’ successo qualcosa?”

“Glielo spiegheremo se”

“Sì, sì, certo scusatemi, prego, spero non abbiate problemi con cani e gatti”

“No affatto, anzi ci piacciono, vero Bradley?”

“Vero!” – Foley sorrise, guardandosi intorno come un segugio di razza.

“Bene … Bevete un … acqua minerale? Non ho altro”

“No la ringrazio, comunque grazie … Tornando a Mikkelsen, abbiamo notato che era in visita qui da lei”

“Sì, lavoriamo nello stesso ospedale”

“Anche lei è un chirurgo?”

“Sì, ma non del suo livello: Mads è irraggiungibile, mi creda” – e sorrise tirato, appoggiandosi al davanzale, dove aveva sostato anche Mikkelsen poco prima.

“Le credo Mr. Graham, in compenso mi auguro che lei non sia anche ad altri livelli, raggiunti dal suo illustre collega” – e gli mostrò delle foto.

Inequivocabili.

Mads era in compagnia di alcuni giovani, tra cui Kirill, in primo piano.

Will perse un battito.

“Il primo, qui, era … Eravamo fidanzati, se così si può dire, molti anni fa, prima che Kirill venisse inghiottito da questo giro di merdosi” – rivelò aspro ed assorto, mentre mostrava la sua immagine con l’ex, deceduto per Aids di tipo due.

“Apprezzo la sua sincerità … Lei era quindi a conoscenza dei vizi di Mikkelsen e soci?”

“I soci, come li ha appena chiamati, io non li conosco, non direttamente, mai entrato in quel giro, c’era un po’ di tutto, avvocati, artisti, medici, appunto”

“Ok … E delle abitudini di”

“Mads è sempre stato riservato in merito: lo scoprii molto dopo, quando me lo scrisse Kirill, ma non feci nulla perché smettesse … Ci eravamo lasciati male, lui voleva fare soldi facili e sfruttare il suo corpo al meglio … E di quanto combinava Mikkelsen a me non importava granché”

“Purtroppo non interessava a nessuno della sorte di quegli adolescenti: in gran parte erano minorenni”

“Non Kirill comunque …” – replicò sommesso.

“Lei ha conservato quelle lettere? Potrebbero essere fondamentali per incastrare Mikkelsen, non voglio nasconderle nulla Mr. Graham”

“Incastrarlo? Con quale accusa?”

“La situazione è molto grave, mi creda” – si intromise Foley.

Will provò un crampo allo stomaco.

“Io … Io devo consultare prima il mio legale di fiducia, non voglio essere avventato, c’è in gioco la vita di una persona straordinaria, almeno nella professione, ha salvato più vite lui di tutte le equipe chirurgiche della città”

“D’accordo” – Chris inspirò greve – “… questi sono i nostri numeri: non ci pensi troppo a questa faccenda, quando sarà tutto finito si sarà tolto un peso e se il suo amico è innocente, noi saremo i primi ad esultare, ok?”

“Ok … arrivederci”


Appena in strada Bradley sorrise – “Secondo te quei due scopano?”

“Me lo domandi perché sono un esperto in materia?”

Risero allegri, risalendo in auto.

“Come sta Tom? E’ da un po’ che non lo porti alle nostre grigliate”

“Veramente non ci vengo neppure io!”

“Già … E’ un tipo fantastico e la vostra bambina è meravigliosa … Sai che Alice aspetta?”

“Wow terzo erede, Bradley!”

“Giusto … Voi quando vi decidete ad allargare la famiglia Chris?”

“Presto … L’ho promesso a Tommy ed anch’io non vedo l’ora; torniamo alla base, voglio prendere un appuntamento con l’imperatore del bisturi: vediamo come reagirà alla nostra visita, ok?”

“Agli ordini capo!” – e ripartirono sgommando, sorvegliati da Will, fermo alla finestra da diversi minuti.

Il cuore in gola.









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