lunedì 13 luglio 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 5

Capitolo n. 5 – nakama



Rossi adagiò con cura Lucilla sul fasciatoio, nella nursery improvvisata nell’alloggio adiacente lo studio Geffen.

Questi, divertito dall’impaccio del detective, lo stava osservando insieme a Kurt, mentre Martin e Lula portavano l’occorrente per il cambio, più solerti e decisi del padre biologico della piccola Lucy.

“Ok, ce la posso fare” – mormorò concentrato Dave, aprendo i lembi adesivi, sbagliando però il senso del pannolino.

Kurt intervenne amorevole, coadiuvandolo con attenzione e senza la minima invadenza.

“Grazie amore” – sussurrò l’ex agente del Bureau, con uno sguardo carico di devozione ed attaccamento al compagno più giovane ed esperto, in fatto di neonati.

“Ok mi sembra tutto a posto, adesso” – intervenne Glam, portandosi Lucy sul petto, sorridente ed allegra.

“Ha un’indole gioiosa” – sottolineò incantato il legale, coccolandola, mentre agitava un sonaglio multicolore.

La coppia si era recata in ufficio da Geffen, per sistemare le pratiche inerenti la nascita della bimba, avuta con l’ausilio dell’utero in affitto.

Ora Kurt aveva qualcosa di David, per sempre: così si era espresso il maturo consorte, confermando la sua impressione su quella scelta, alla quale era stato portato dall’altro, ma senza forzature.

Il loro idillio sembrò a Geffen ancora più solido.

Mentre Dave apponeva le firme del caso alla documentazione appena consegnata da Flora, Kurt si avvicinò a Glam, impegnato a preparare delle bibite fresche e seguire Martin, con Lula, che si prodigavano per non fare annoiare Lucilla.

“Come sta Jared?”

“Sta recuperando … Sia la forma fisica, che quella spirituale ed emotiva”

“Ci spiace di non essere intervenuti al vostro matrimonio, ma l’arrivo di Lucy ci ha monopolizzato le giornate …”

“E sarà così per molto tempo” – Glam rise rilassato – “… e ne sarete felici, te lo posso assicurare, ma tu lo sai già Kurt, con il vostro Martin”

“Sì, assolutamente … Mi piacerebbe fare un giro a Palm Springs, così anche Jay vedrà la nostra principessa, che ne pensi?”

“Farà piacere anche a lui … Il suo numero lo conosci, mettetevi d’accordo, magari per una cena in settimana; per te va bene David?”

“Certo, verso sera è più fresco e Lucy si stressa di meno”

“Ok, allora mi organizzo con Jay e vi aggiorno”

“Fatto! Possiamo andare a ritirare il passeggino ora, grazie per la consulenza Glam”

“Figurati Dave, quando avete bisogno, io sono qui …”

Geffen li congedò, preparandosi per andare in tribunale, ma la visita di Downey lo trattenne ancora un po’ nel suo regno, affacciato sul centro di Los Angeles, su di una vista mozzafiato.




Brent gli spostò il ciuffo dalla fronte, mentre Louis sorseggiava un frullato, gli occhi assorti e lucidi.

Erano seduti ad un tavolino di Barny, all’aperto.

“Temo sia un insieme di cose, Boo, anche questa afa atroce, Brendan è sempre un po’ nervoso” – accennò timido il maggiore dei Tomlinson, ma l’altro scosse la testa, scrutando l’oceano.

“No, vedi, io Haz lo conosco bene, ormai, so quando è il momento di stargli alla larga, perché troppo preso dal lavoro, dai casini, però qui è diverso … E’ arrabbiato, non insofferente, ecco”

“Arrabbiato con te?”

“Forse”

“E per cosa?”

“Magari si sente in competizione, sto facendo un’ipotesi ok? Lui si è sempre sentito sotto esame e forse, ora che anch’io sono laureato, vede qualche discrepanza nelle rispettive affermazioni … Faccio il papà a tempo pieno con Petra, mi occupo del ristorante, che ha un successo notevole ed i soldi arrivano più da me che da lui”

“E’ assurdo, perdonami Lou, che Harry misuri il vostro legame con questi parametri o che ne soffra, per il denaro poi … Mi sembra gretto e lui non è così”

“Harry è un po’ irrisolto, quanto lo sono io, ammettiamolo … Gli manca una figura paterna ed io quasi ci speravo che legasse un po’ con Vincent, anche se non è il candidato migliore”

“A dire il vero, durante il tuo party, a me sono sembrati in conflitto, c’era un po’ di tensione”

“Ma no” – Louis rise – “… c’è una tregua in corso da un bel pezzo, dopo che Haz lo ha preso a pugni ad Aspen, sembra passato un secolo”

“Sì, può darsi …” – replicò perplesso Brent – “… in ogni caso, tu cosa intendi fare?”




“Avevi promesso di portarmi a fare shopping, ricordi Glam?”

Downey rise solare, sventolandogli una lista della spesa sotto al naso.

“Ma che cavolo … Ma quando?!”

“Uhhh dev’essere successo, ne sono sicuro!”

“Se lo dici tu” – Geffen allargò le braccia, prendendo le chiavi dell’Hummer – “… mezzi pesanti, altro che Ferrari, la mia principessa non ha un bagagliaio abbastanza grande” – ora anche lui se la rideva, controllando gli appuntamenti sul tablet.

“A proposito di principesse, ho incrociato Dave, Kurt e prole al seguito: a Lucilla mancano i baffi del papà e sarebbero uguali …” – affermò giulivo.

“Ma che dici Rob??! Ahahahah ma cammina!”

Flora li bloccò.

“Ehi boss, Rossi ha dimenticato il fascicolo da portare alla clinica e devono riceverlo entro oggi: chi mando dei nostri?”

“Nessuno, ci passerò io, sono di strada … tra una boutique ed un emporio … Cosa c’è scritto qui, Robert?” – domandò, analizzando il foglio compilato fittamente.

“Formaggio francese … A Judsie piace tanto”

“A Judsie … Sì, ok, posso farcela … Andiamo!” – e, con una sonora pacca sul sedere perfetto di Downey, i due si avviarono agli ascensori.




Richard e Taylor si stavano baciando, incuranti di chi passava, allacciati sotto ai portici del palazzo dello studio legale.

I vestiti sgualciti, come i loro volti, ma di gioia.

Quando si accorsero dell’arrivo di Geffen, ebbero un sussulto, ma anche un sorriso, verso il suo stupore.


“Ciao papà”

“Ricky ciao …” – lo salutò in un sussurro l’uomo.

“Ciao zio Robert”

“Buongiorno ragazzi … anche voi qui?”

L’imbarazzo era quasi comico, ma il figlio di Glam non esitò a togliere ogni dubbio al genitore.

“Sono andato a riprendermi Tay … E lui mi ha voluto, così come sono” – spiegò con gli occhi lucidi, senza mai abbandonare la presa dell’altro, come se fossero un’unica identità innamorata.

“Lo vedo … Mi fa piacere rivederti felice Richard, davvero”

“Era ciò che volevo sentirti dire, papà … E poi l’offerta per quel loft a Malibu, è ancora valida? Scusa se ti sembrerò frettoloso, ma Taylor ed io abbiamo bisogno di un po’ di privacy”

“Certo … Le chiavi le ha Flora, salite pure a prenderle”

Kitsch rimase zitto, anche quando oltrepassò Geffen, tenendo per mano Ricky, sotto lo sguardo preoccupato di Downey.

“Glam …”

“Non ora Rob … Vieni, andiamocene da qui, ok?” – bissò rigido, azionando il telecomando del blindato.

Entrambi salirono senza proferire oltre, non subito almeno.




Vincent gettò i pesi sulla moquette della palestra ricavata in mansarda.

Un ambiente nuovo, dove trascorreva diverse ore, scaricando tensione e cattivi pensieri.

Quando vide il viso angelico di Michael sullo schermo del video citofono, ebbe una strana sensazione.

Anche di rifiuto, dopo tutti i guai combinati da quel bellissimo australiano.

“Salve Mr. Lux, posso disturbarla per una breve intervista?” – chiese, le mani in tasca, la spalla destra appoggiata ad un’arcata in mattoni e cascate di bouganville, il tono triste.

“Da chi ha avuto il mio indirizzo?” – ribatté brusco il francese.

“Ho le mie fonti … Non la disturberò che per dieci minuti, massimo quindici, che ne pensa?”

“Penso che lei è uno sfacciato” – e sbuffò, azionando l’apertura a distanza – “Salga, terzo piano”


Michael si guardò intorno, avvertendo dei rumori ben precisi.

Lux aprì un’anta scorrevole, che separava un salottino da una stanza da bagno ultra moderna, indossando unicamente un accappatoio bianco.

Si era appena fatto una doccia.

“Posso darti del tu? Le formalità le trovo orticanti” – esordì l’affarista, versando due coppe di champagne ghiacciato.

“Grazie per il drink … spero non sia avvelenato” – il giovane rise nervoso, accettando il bicchiere in raffinato cristallo.

“Non è nelle mie abitudini … Mentre le tue sono ormai note, in ogni anfratto di Los Angeles” – lo canzonò, andandosi ad accomodare su di un divanetto e facendo un cenno, perché anche lui lo imitasse, su di una poltrona speculare alla sua postazione.

“Già, mi ci nascondo e spio le vite agiate dei vip, le immortalo in istantanee scomode, per guadagnarmi da vivere … Le faccio schifo, per questo, Monsieur Lux?”

“Non si era detto di darci del tu?” – Vincent rise, divertito dalla situazione.

“Come vuoi, ma non hai risposto”

“Cosa ti è capitato di preciso, Michael? E poi che sono questi melodrammi, lo sanno anche le pietre, che provieni da una famiglia molto agiata”

“Ah, la tua fama di poliziotto, eccola qui”

“No, semplici scambi di opinioni tra … parenti”

“Siete un clan, lo so bene, vi coprite, vi difendete a vicenda” – e si umettò le labbra, fissandolo.

Vincent si rialzò, prendendo un secondo calice.

“Ne vuoi anche tu?”

“No … Oggi ho visto Richard, ecco cosa mi è accaduto … Era di nuovo con Taylor”

Lux ridacchiò – “Hanno fatto pace? Uragano in vista, allora”

“Per Jared e Colin, suppongo”

“Dimentichi big Geffen, mio scribacchino del cavolo”

“Ti sto così tanto sul cazzo, Vincent?”




La ragazza dagli occhi verdi ed il profilo da bambina, stava piangendo, rannicchiata su di un muretto, appena fuori il centro di fecondazione assistita, più noto della città.

Geffen le si avvicinò, per porgerle un fazzoletto, mentre Robert li osservava entrambi, appoggiato alla fiancata dell’auto.

“Ehi, allagherai il parco” – provò a scherzare Glam, con la mente altrove.

“Non può sentirla: mia sorella è sordo muta”

Una seconda biondina si palesò: erano identiche o quasi.

Iridi differenti.

“Come scusi?”

“Stella capisce il labbiale, deve guardarla, per risponderle, ammesso che lei comprenda il linguaggio dei gesti, signor …?”

“Geffen, Glam Geffen, piacere …” – e le porse la mano, anche se la sua interlocutrice aveva un non so che di sottilmente ostile, nei suoi riguardi.

“L’avvocato dei divi? E quello è … oh mio Dio” – in effetti Downey le ispirò una reazione molto più coinvolta.

“Sì è lui …” – Glam sorrise.

Stella lo stava spiando.

“Io sono Cassidy, comunque”

“Ok … E se andassimo a prenderci un gelato?” – propose lui, di ritorno dalla sua commissione in segreteria, dove aveva notato le brochure, che anche Cassidy teneva nella borsetta trasparente e modaiola.

“Ma lei dà sempre tanta confidenza agli sconosciuti, così? Noi no, francamente”

Robert si era avvicinato, nel frattempo.

“Ehi Glam, tutto bene …?”

“Sì tesoro, mi stavo solo interessando al malessere di questa signorina, ma la sorella non gradisce, a quanto pare …” – spiegò serio ed un minimo risentito.

Stella scattò in piedi, esprimendosi come le era consono.

“Sta dicendo che lei è molto gentile e che … che mangerebbe volentieri un gelato alle creme, ma che diavolo Ste, devo andare a fare nuove analisi!”

Lo scambio di battute proseguì tra loro, piuttosto vivacemente.

“Ma non sono io l’egoista, che colpa ne ho se non ti hanno ammessa là dentro, il tuo handicap non rassicurerebbe dei futuri genitori!”

“Ehi, ma è questo il problema? Calmatevi, ok?” – si intromise Robert, deciso a sedare quel particolare diverbio.

Stella arrossì e guardò Glam.

“La proposta per il gelato è sempre valida” – lui lo disse con un sorriso pulito e lei avvampò ancora di più, intenerendolo.

Cassidy li mandò letteralmente a quel paese, piantandoli in asso, senza più voltarsi indietro.









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