Capitolo n. 5 – nakama
Rossi adagiò con cura
Lucilla sul fasciatoio, nella nursery improvvisata nell’alloggio adiacente lo
studio Geffen.
Questi, divertito
dall’impaccio del detective, lo stava osservando insieme a Kurt, mentre Martin
e Lula portavano l’occorrente per il cambio, più solerti e decisi del padre
biologico della piccola Lucy.
“Ok, ce la posso fare”
– mormorò concentrato Dave, aprendo i lembi adesivi, sbagliando però il senso
del pannolino.
Kurt intervenne
amorevole, coadiuvandolo con attenzione e senza la minima invadenza.
“Grazie amore” –
sussurrò l’ex agente del Bureau, con uno sguardo carico di devozione ed
attaccamento al compagno più giovane ed esperto, in fatto di neonati.
“Ok mi sembra tutto a
posto, adesso” – intervenne Glam, portandosi Lucy sul petto, sorridente ed
allegra.
“Ha un’indole gioiosa”
– sottolineò incantato il legale, coccolandola, mentre agitava un sonaglio
multicolore.
La coppia si era recata
in ufficio da Geffen, per sistemare le pratiche inerenti la nascita della
bimba, avuta con l’ausilio dell’utero in affitto.
Ora Kurt aveva qualcosa
di David, per sempre: così si era espresso il maturo consorte, confermando la
sua impressione su quella scelta, alla quale era stato portato dall’altro, ma
senza forzature.
Il loro idillio sembrò
a Geffen ancora più solido.
Mentre Dave apponeva le
firme del caso alla documentazione appena consegnata da Flora, Kurt si avvicinò
a Glam, impegnato a preparare delle bibite fresche e seguire Martin, con Lula,
che si prodigavano per non fare annoiare Lucilla.
“Come sta Jared?”
“Sta recuperando … Sia
la forma fisica, che quella spirituale ed emotiva”
“Ci spiace di non
essere intervenuti al vostro matrimonio, ma l’arrivo di Lucy ci ha
monopolizzato le giornate …”
“E sarà così per molto
tempo” – Glam rise rilassato – “… e ne sarete felici, te lo posso assicurare,
ma tu lo sai già Kurt, con il vostro Martin”
“Sì, assolutamente … Mi
piacerebbe fare un giro a Palm Springs, così anche Jay vedrà la nostra
principessa, che ne pensi?”
“Farà piacere anche a
lui … Il suo numero lo conosci, mettetevi d’accordo, magari per una cena in
settimana; per te va bene David?”
“Certo, verso sera è
più fresco e Lucy si stressa di meno”
“Ok, allora mi
organizzo con Jay e vi aggiorno”
“Fatto! Possiamo andare
a ritirare il passeggino ora, grazie per la consulenza Glam”
“Figurati Dave, quando
avete bisogno, io sono qui …”
Geffen li congedò,
preparandosi per andare in tribunale, ma la visita di Downey lo trattenne
ancora un po’ nel suo regno, affacciato sul centro di Los Angeles, su di una
vista mozzafiato.
Brent gli spostò il
ciuffo dalla fronte, mentre Louis sorseggiava un frullato, gli occhi assorti e
lucidi.
Erano seduti ad un
tavolino di Barny, all’aperto.
“Temo sia un insieme di
cose, Boo, anche questa afa atroce, Brendan è sempre un po’ nervoso” – accennò
timido il maggiore dei Tomlinson, ma l’altro scosse la testa, scrutando
l’oceano.
“No, vedi, io Haz lo
conosco bene, ormai, so quando è il momento di stargli alla larga, perché
troppo preso dal lavoro, dai casini, però qui è diverso … E’ arrabbiato, non
insofferente, ecco”
“Arrabbiato con te?”
“Forse”
“E per cosa?”
“Magari si sente in
competizione, sto facendo un’ipotesi ok? Lui si è sempre sentito sotto esame e
forse, ora che anch’io sono laureato, vede qualche discrepanza nelle rispettive
affermazioni … Faccio il papà a tempo pieno con Petra, mi occupo del
ristorante, che ha un successo notevole ed i soldi arrivano più da me che da
lui”
“E’ assurdo, perdonami
Lou, che Harry misuri il vostro legame con questi parametri o che ne soffra,
per il denaro poi … Mi sembra gretto e lui non è così”
“Harry è un po’
irrisolto, quanto lo sono io, ammettiamolo … Gli manca una figura paterna ed io
quasi ci speravo che legasse un po’ con Vincent, anche se non è il candidato
migliore”
“A dire il vero,
durante il tuo party, a me sono sembrati in conflitto, c’era un po’ di tensione”
“Ma no” – Louis rise – “…
c’è una tregua in corso da un bel pezzo, dopo che Haz lo ha preso a pugni ad
Aspen, sembra passato un secolo”
“Sì, può darsi …” –
replicò perplesso Brent – “… in ogni caso, tu cosa intendi fare?”
“Avevi promesso di
portarmi a fare shopping, ricordi Glam?”
Downey rise solare,
sventolandogli una lista della spesa sotto al naso.
“Ma che cavolo … Ma
quando?!”
“Uhhh dev’essere
successo, ne sono sicuro!”
“Se lo dici tu” –
Geffen allargò le braccia, prendendo le chiavi dell’Hummer – “… mezzi pesanti,
altro che Ferrari, la mia principessa non ha un bagagliaio abbastanza grande” –
ora anche lui se la rideva, controllando gli appuntamenti sul tablet.
“A proposito di
principesse, ho incrociato Dave, Kurt e prole al seguito: a Lucilla mancano i
baffi del papà e sarebbero uguali …” – affermò giulivo.
“Ma che dici Rob??! Ahahahah
ma cammina!”
Flora li bloccò.
“Ehi boss, Rossi ha
dimenticato il fascicolo da portare alla clinica e devono riceverlo entro oggi:
chi mando dei nostri?”
“Nessuno, ci passerò
io, sono di strada … tra una boutique ed un emporio … Cosa c’è scritto qui,
Robert?” – domandò, analizzando il foglio compilato fittamente.
“Formaggio francese … A
Judsie piace tanto”
“A Judsie … Sì, ok,
posso farcela … Andiamo!” – e, con una sonora pacca sul sedere perfetto di
Downey, i due si avviarono agli ascensori.
Richard e Taylor si
stavano baciando, incuranti di chi passava, allacciati sotto ai portici del
palazzo dello studio legale.
I vestiti sgualciti,
come i loro volti, ma di gioia.
Quando si accorsero dell’arrivo
di Geffen, ebbero un sussulto, ma anche un sorriso, verso il suo stupore.
“Ciao papà”
“Ricky ciao …” – lo salutò
in un sussurro l’uomo.
“Ciao zio Robert”
“Buongiorno ragazzi …
anche voi qui?”
L’imbarazzo era quasi
comico, ma il figlio di Glam non esitò a togliere ogni dubbio al genitore.
“Sono andato a
riprendermi Tay … E lui mi ha voluto, così come sono” – spiegò con gli occhi
lucidi, senza mai abbandonare la presa dell’altro, come se fossero un’unica
identità innamorata.
“Lo vedo … Mi fa
piacere rivederti felice Richard, davvero”
“Era ciò che volevo
sentirti dire, papà … E poi l’offerta per quel loft a Malibu, è ancora valida?
Scusa se ti sembrerò frettoloso, ma Taylor ed io abbiamo bisogno di un po’ di
privacy”
“Certo … Le chiavi le
ha Flora, salite pure a prenderle”
Kitsch rimase zitto,
anche quando oltrepassò Geffen, tenendo per mano Ricky, sotto lo sguardo
preoccupato di Downey.
“Glam …”
“Non ora Rob … Vieni,
andiamocene da qui, ok?” – bissò rigido, azionando il telecomando del blindato.
Entrambi salirono senza
proferire oltre, non subito almeno.
Vincent gettò i pesi
sulla moquette della palestra ricavata in mansarda.
Un ambiente nuovo, dove
trascorreva diverse ore, scaricando tensione e cattivi pensieri.
Quando vide il viso
angelico di Michael sullo schermo del video citofono, ebbe una strana
sensazione.
Anche di rifiuto, dopo
tutti i guai combinati da quel bellissimo australiano.
“Salve Mr. Lux, posso
disturbarla per una breve intervista?” – chiese, le mani in tasca, la spalla
destra appoggiata ad un’arcata in mattoni e cascate di bouganville, il tono
triste.
“Da chi ha avuto il mio
indirizzo?” – ribatté brusco il francese.
“Ho le mie fonti … Non
la disturberò che per dieci minuti, massimo quindici, che ne pensa?”
“Penso che lei è uno
sfacciato” – e sbuffò, azionando l’apertura a distanza – “Salga, terzo piano”
Michael si guardò
intorno, avvertendo dei rumori ben precisi.
Lux aprì un’anta
scorrevole, che separava un salottino da una stanza da bagno ultra moderna,
indossando unicamente un accappatoio bianco.
Si era appena fatto una
doccia.
“Posso darti del tu? Le
formalità le trovo orticanti” – esordì l’affarista, versando due coppe di
champagne ghiacciato.
“Grazie per il drink …
spero non sia avvelenato” – il giovane rise nervoso, accettando il bicchiere in
raffinato cristallo.
“Non è nelle mie
abitudini … Mentre le tue sono ormai note, in ogni anfratto di Los Angeles” –
lo canzonò, andandosi ad accomodare su di un divanetto e facendo un cenno, perché
anche lui lo imitasse, su di una poltrona speculare alla sua postazione.
“Già, mi ci nascondo e
spio le vite agiate dei vip, le immortalo in istantanee scomode, per
guadagnarmi da vivere … Le faccio schifo, per questo, Monsieur Lux?”
“Non si era detto di
darci del tu?” – Vincent rise, divertito dalla situazione.
“Come vuoi, ma non hai
risposto”
“Cosa ti è capitato di
preciso, Michael? E poi che sono questi melodrammi, lo sanno anche le pietre,
che provieni da una famiglia molto agiata”
“Ah, la tua fama di
poliziotto, eccola qui”
“No, semplici scambi di
opinioni tra … parenti”
“Siete un clan, lo so
bene, vi coprite, vi difendete a vicenda” – e si umettò le labbra, fissandolo.
Vincent si rialzò,
prendendo un secondo calice.
“Ne vuoi anche tu?”
“No … Oggi ho visto
Richard, ecco cosa mi è accaduto … Era di nuovo con Taylor”
Lux ridacchiò – “Hanno
fatto pace? Uragano in vista, allora”
“Per Jared e Colin, suppongo”
“Dimentichi big Geffen,
mio scribacchino del cavolo”
“Ti sto così tanto sul
cazzo, Vincent?”
La ragazza dagli occhi
verdi ed il profilo da bambina, stava piangendo, rannicchiata su di un muretto,
appena fuori il centro di fecondazione assistita, più noto della città.
Geffen le si avvicinò,
per porgerle un fazzoletto, mentre Robert li osservava entrambi, appoggiato
alla fiancata dell’auto.
“Ehi, allagherai il
parco” – provò a scherzare Glam, con la mente altrove.
“Non può sentirla: mia
sorella è sordo muta”
Una seconda biondina si
palesò: erano identiche o quasi.
Iridi differenti.
“Come scusi?”
“Stella capisce il
labbiale, deve guardarla, per risponderle, ammesso che lei comprenda il
linguaggio dei gesti, signor …?”
“Geffen, Glam Geffen,
piacere …” – e le porse la mano, anche se la sua interlocutrice aveva un non so
che di sottilmente ostile, nei suoi riguardi.
“L’avvocato dei divi? E
quello è … oh mio Dio” – in effetti Downey le ispirò una reazione molto più
coinvolta.
“Sì è lui …” – Glam
sorrise.
Stella lo stava spiando.
“Io sono Cassidy,
comunque”
“Ok … E se andassimo a
prenderci un gelato?” – propose lui, di ritorno dalla sua commissione in
segreteria, dove aveva notato le brochure, che anche Cassidy teneva nella
borsetta trasparente e modaiola.
“Ma lei dà sempre tanta
confidenza agli sconosciuti, così? Noi no, francamente”
Robert si era
avvicinato, nel frattempo.
“Ehi Glam, tutto bene …?”
“Sì tesoro, mi stavo
solo interessando al malessere di questa signorina, ma la sorella non gradisce,
a quanto pare …” – spiegò serio ed un minimo risentito.
Stella scattò in piedi,
esprimendosi come le era consono.
“Sta dicendo che lei è
molto gentile e che … che mangerebbe volentieri un gelato alle creme, ma che
diavolo Ste, devo andare a fare nuove analisi!”
Lo scambio di battute
proseguì tra loro, piuttosto vivacemente.
“Ma non sono io l’egoista,
che colpa ne ho se non ti hanno ammessa là dentro, il tuo handicap non
rassicurerebbe dei futuri genitori!”
“Ehi, ma è questo il
problema? Calmatevi, ok?” – si intromise Robert, deciso a sedare quel
particolare diverbio.
Stella arrossì e guardò
Glam.
“La proposta per il
gelato è sempre valida” – lui lo disse con un sorriso pulito e lei avvampò
ancora di più, intenerendolo.
Cassidy li mandò
letteralmente a quel paese, piantandoli in asso, senza più voltarsi indietro.
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