Capitolo n. 6 – nakama
“Una storia
interessante, quella di Stella, che ne pensi Robert?”
Geffen ruppe il
silenzio, sulla via del ritorno, dopo avere accompagnato la ragazza ad un
residence in periferia, dove viveva con la sorella da almeno tre anni, dopo
essersi trasferite da Houston.
“Potrebbe essere tua
nipote Glam”
“Ma Rob!?!”
“Ma Glam!! Oh insomma,
io ho già un film in testa, sai?”
“E quale sarebbe,
sentiamo”
“Tu le paghi l’intervento
costosissimo per riacquistare l’udito e quindi ricominciare a parlare
correttamente e lei ti sforna un bel bebè!”
“Ah è questo che pensi?”
“E penso anche alla
profezia di Lula, ecco!” – ed incrociò le braccia, mettendo una sorta di
broncio.
Risero.
Senza guardarsi, non ce
n’era bisogno.
“E se anche fosse …?
Una transazione perfetta, del resto lei vorrebbe tanto realizzare la sua
aspirazione e”
“E tu orchestrerai il
tutto, con i tuoi potenti mezzi, vero?”
“Di sicuro non me la
sposo, non mi ci fidanzo, l’hai detto tu che potrei essere suo nonno, a
proposito sei davvero gentile con me!” – ringhiò – “E ti ricordo che sono
sposato!”
“Già, per quanto
ancora? No, parliamone, tuo figlio ha combinato un bel casino! Uh quanto ti
somiglia”
Geffen accostò, tirando
giù il finestrino, per scrutare l’orizzonte, assorto, all’improvviso.
“Ehi Glam io non volevo
…”
“No tu hai ragione
Robert” – ed inspirò, scendendo – “Facciamo due passi, hai tempo?”
“Sì …” – replicò mesto,
seguendolo – “… Pepe è con Jude e le bimbe”
“Lo so, lui adora tuo …
Già, giusto, quando vi risposate?” – domandò dandogli una carezza sullo zigomo,
con dolcezza.
“Per Natale, era questa
l’idea, ma a Londra …” – svelò con una sorta di timidezza, che Glam adorava.
Lo strinse a sé, senza
motivo, perché non gliene serviva uno, con Downey.
“Che tu sia felice, ma
per sempre, Rob … Te lo auguro di cuore, a te ed a Jude”
Isotta lo stava
fissando con quei suoi zaffiri, identici a quelli del padre, che Colin amava
anche attraverso di lei.
Così Geffen, che nella
bambina di Jared, vedeva l’essenza del consorte e di Syria, un concentrato di
amore, al quale non avrebbe rinunciato mai.
“Tutto ok a Palm
Springs, principessa?” – le chiese l’irlandese, mentre entrambi giocavano con
le cannucce dei rispettivi frullati.
Erano da Barny e per
poco avevano mancato l’incontro con Glam, Robert e Stella.
“Sì, tutto ok papi
Colin … E zio Taylor?”
“Zio Taylor, già …” –
Farrell sorrise a metà – “… Lui ha … cambiato idea, su di noi” – affermò calmo.
“Non state più insieme?”
– domandò curiosa e dispiaciuta.
“Era più che altro un’amicizia
la nostra” – l’attore arrossì lieve – “… profonda certo”
“Non me l’avevi
raccontata così a Parigi” – Isotta rise.
“Là sono successe tante
cose amore … Comunque non ti ho mentito”
“No, no, lo so … Tu sei
un papà fantastico” – e si illuminò – “… L’hai detto a papi Jay?”
“Non ancora e vorrei
che non lo facessi neppure tu, non sono pronto per affrontare il discorso
insomma”
“Quale discorso?”
“Nulla di particolare
Isy, solo che” – e si morse le labbra.
“A me lo puoi dire,
sarò una tomba!” – e sorrise complice.
Era simpatica come
Lula, vivace quanto lui e vivergli accanto ne aveva condizionato un po’ i modi.
“Papà Jay ed io ci
vorremo sempre bene e saremo uniti nell’amore per voi tutti”
“Questo lo so … E poi?”
– lo incalzò, rispondendo ad un sms con il cellulare, dono di Geffen.
“Cosa stai facendo
piccola?”
“E’ papà, vuole sapere
se ci sarò a cena con loro oppure se mi fermo alla End House: che devo dirgli?”
Lux spalancò la
blindata, avvolto in un telo, dalla vita in giù e gocciolante, con un po’ di
schiuma tra i capelli.
“Mon petit”
“Ehi Vincent, ma … Ti
sei dimenticato?”
“Co cosa?”
“Il saggio di danza di
Petra”
“Oh miseria”
Louis rise – “A quanto
pare sì, ma siamo in anticipo”
“Siamo?”
“Lei ed Harry sono in
auto, oggi faccio io da autista!” – e guardò oltre la spalla sinistra del
francese, puntando l’attenzione sulla maestosa scalinata, che collegava il
piano terreno a quello superiore, dove c’erano le camere da letto.
Dapprima un’ombra,
sulla tappezzeria, come un guizzo, poi una figura snella, in boxer ed un asciugamano
tra i capelli, che impedì a Michael, intento a tamponarseli, di accorgersi del
visitatore a sorpresa.
“Vincent, se vuoi
usciamo a ce”
Il giornalista si
interruppe, a metà della frase e degli scalini, notando l’espressione vivace di
Tomlinson.
“Oh cavoli eri in
compagnia, scusa, scusa, scusa” – disse a tono basso e divertito il neo
Paleontologo.
Lux divenne viola.
“No, mon petit io …
Cioè sì …”
“L’indirizzo della
scuola di Petra ce l’hai, ce l’hai accompagnata spesso: raggiungici tra una
mezz’ora oppure … Oppure fai tu” – ed ammiccò, facendo un cenno di saluto a
Michael, che ricambiò, senza scomporsi più di tanto.
Vincent richiuse,
appoggiandosi al vetro serigrafato, dal quale filtrava una luce dorata ed
avvolgente.
Michael gli andò vicino
– “Ehi tutto bene?”
“Non proprio … Ma non
posso spiegarti adesso come sono incasinato, abbi pazienza, ok?”
“Ok … Pensavo fossi
libero e”
“Ma lo sono, accidenti!”
“E allora perché ti
incazzi così?! Che carattere che hai Vincent”
“Di merda, lo so!”
“No, affatto, chi ha
mai detto questo” – bissò più demoralizzato il ragazzo.
Lux gli arruffò le
chiome lunghe e profumate; avevano fatto una doccia insieme, dopo avere
consumato un sesso davvero piacevole ed un po’ animalesco.
Ne avevano bisogno
entrambi, per liberarsi da certi fantasmi.
Michael fece un passo
indietro – “Ci siamo divertiti, non metterti strane idee in testa, ok?”
Lux rise storto – “In
quanto a carattere, anche tu non scherzi! Ok, sono contento di averti
soddisfatto, ora puoi anche toglierti dai piedi, ok?”
“Perché hai quella
faccia, da quando siamo ripartiti, Boo?”
Styles aveva notato la
sua espressione maliziosa e moriva dalla curiosità.
“No, nulla, solo che
Vincent si sta dando da fare ed era ora”
“Dando da fare?”
“Sì e parla piano …” –
sussurrò – “… Era con Michael, l’ex di Richard, hai presente?”
“Il cronista di L.A.
News? Quello che”
“Sì, proprio lui, quel
caro pettegolo”
– e rise.
“Sarà stato lì per un’intervista,
del resto ci aveva già provato quando ero con Vincent a pranzo giorni fa e”
“No Haz, ti assicuro
che non stavano … parlando ehm … Prima che io arrivassi, ovvio” – un’altra
risata ed un ulteriore fitta allo stomaco di Styles, che si ammutolì.
Disse poco anche
durante l’esibizione di Petra, anche se si sforzò in mille sorrisi nelle foto
insieme a lei ed Louis, così preso dall’entusiasmo della loro cucciola, da non
badare molto all’atteggiamento accigliato del consorte.
“Louis dovrei passare
in studio, ma arrivo per la cena, promesso, ok?” – gli disse gentile, alla fine
della manifestazione.
Boo annuì, appendendosi
al suo collo – “Questo lavoro ti sta portando via da noi, non mi piace questa
cosa, dovremmo rivedere i nostri orari” – si lamentò a bassa voce Tomlinson,
sgranando i suoi fanali, così belli, sulle bugie del compagno.
“Ok, hai ragione lo
faremo … a dopo” – e fuggì via.
Law stava declamando le
gesta di cavalieri e donzelle, intrattenendo Pepe, Camy e Dadi, attenti alla
sua stravagante narrazione.
Glam e Robert li
spiarono per qualche istante, poi Peter si accorse di loro.
“Papà!” – e con una
corsetta li raggiunse in un secondo.
Geffen lo fece volare,
ridendo, sotto lo sguardo intenerito di Downey, che andò subito da Jude, pronto
ad accoglierlo amorevole.
“Lo sai che papi Jude
racconta storie incredibili!?”
Law si grattò la nuca –
“Papi Jude, che amore che sei Pepe …” – mormorò appena, un po’ in imbarazzo.
“Hai pieno titolo per considerarti
il suo terzo papà, giusto Robert?”
“Giusto Glam!”
“Ok, ok, volete farmi
arrossire” – si schernì l’inglese, oltre modo buffo, senza mai lasciare il suo
eterno appoggio, dai capelli corvini, con qualche spruzzo brizzolato.
“Allora ragazze siete
pronte? Tutti sull’oceano per una mega pizza da me, perché i vostri vecchietti
devono trascorrere una serata romantica” – li canzonò un po’ l’avvocato.
Camilla e Diamond
esultarono, andandosi subito a cambiare.
Pepe le seguì a ruota,
per aiutarle a riempire gli zaini di cambi ed il necessario per la spiaggia.
Law propose di bere un
aperitivo, con pieno consenso generale.
Fuori soffiava una
brezza fresca, anche se l’autunno era ancora lontano.
Si incrociarono all’ultimo
semaforo, prima della residenza di Lux.
Harry lo notò, alla
guida di una fuoriserie nuova di zecca, frutto senza dubbio dei suoi recenti
scoop mondani, mentre Michael era impegnato ad accendersi una sigaretta, con le
dita tremanti.
Un dettaglio che poteva
essere piuttosto esaustivo, sulla natura o meglio, sull’esito, del suo incontro
con Vincent.
Vincent che aveva
bisogno d’aria, di stare in mezzo alla gente, di mangiare qualcosa in spiaggia,
durante una di quelle feste, dove in tanti non si conoscono affatto, ma
stringono fatue amicizie, delle quali, all’alba, non si ha più memoria.
Avrebbe voluto parlare,
anzi, gridare, per la rabbia, senza sapere che la stessa onda d’urto stava per
investirlo nel bel mezzo dell’ingresso, dove Styles lo bloccò, spintonandolo
con veemenza sul pavimento in travertino romano.
Volarono pugni,
schiaffi, calci, in una colluttazione, dove il più anziano sembrò avere la
peggio, per l’effetto sorpresa, a favore di Harry, livido ed accecato da una
gelosia morbosa, quanto inattesa.
“Ne vuoi ancora eh
Vincent?! Ne vuoi??!” – ruggì, tenendolo per il bavero della camicia.
Lux gli assestò un
colpo ben calibrato, per sbilanciarlo e capovolgere le posizioni.
“Ma cosa diavolo
pretendi da me, posso saperlo??!”
In fondo, Vincent, lo
sapeva: Styles desiderava la parte di Louis, che gli apparteneva.
Che faceva parte di
lui.
Da sempre.
E per sempre.
I vestiti finirono a
brandelli e sparsi su quella lastra lucida ed esclusiva.
Lux fu brutale, ma quel
prendersi per il collo, divenne un abbracciarsi, vivido di dolore e disperazione.
Baciava la bocca di
Harry, le sue lacrime, miste alle proprie, copiose, febbrili, come il
penetrarlo, senza alcuna premura e precauzione.
Gli fece così male, che
il ragazzo gli urlò nella gola, stringendolo, però, ancora di più.
Vincent spingeva e
godeva di quel lacerante amplesso, provando confusione e rammarico.
Finì tutto molto in
fretta ed anche l’uscire dal suo acerbo amante, fu come un ritirarsi,
costernato e sconfitto.
Si rannicchiò contro ad
una colonna, l’addome fremente, come le gambe di Haz, rimasto steso a pancia in
su, con gli arti come aperti per un volo, schiusi verso un cielo, oltre quel
soffitto altissimo, che non avrebbe più guardato nello stesso modo.
“Mi faccio schifo … ed
anche tu … mi fai orrore Harry”
Stava parlando a sé stesso,
specchiandosi nello squallore di entrambi.
“Non voglio più vederti”
“Vincent …” – gemette Styles,
provando a sollevarsi.
“VATTENE!!”
HARRY
MICHAEL
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