martedì 14 luglio 2015

NAKAMA - CAPITOLO N. 6

Capitolo n. 6 – nakama



“Una storia interessante, quella di Stella, che ne pensi Robert?”

Geffen ruppe il silenzio, sulla via del ritorno, dopo avere accompagnato la ragazza ad un residence in periferia, dove viveva con la sorella da almeno tre anni, dopo essersi trasferite da Houston.

“Potrebbe essere tua nipote Glam”

“Ma Rob!?!”

“Ma Glam!! Oh insomma, io ho già un film in testa, sai?”

“E quale sarebbe, sentiamo”

“Tu le paghi l’intervento costosissimo per riacquistare l’udito e quindi ricominciare a parlare correttamente e lei ti sforna un bel bebè!”

“Ah è questo che pensi?”

“E penso anche alla profezia di Lula, ecco!” – ed incrociò le braccia, mettendo una sorta di broncio.

Risero.

Senza guardarsi, non ce n’era bisogno.

“E se anche fosse …? Una transazione perfetta, del resto lei vorrebbe tanto realizzare la sua aspirazione e”

“E tu orchestrerai il tutto, con i tuoi potenti mezzi, vero?”

“Di sicuro non me la sposo, non mi ci fidanzo, l’hai detto tu che potrei essere suo nonno, a proposito sei davvero gentile con me!” – ringhiò – “E ti ricordo che sono sposato!”

“Già, per quanto ancora? No, parliamone, tuo figlio ha combinato un bel casino! Uh quanto ti somiglia”

Geffen accostò, tirando giù il finestrino, per scrutare l’orizzonte, assorto, all’improvviso.

“Ehi Glam io non volevo …”

“No tu hai ragione Robert” – ed inspirò, scendendo – “Facciamo due passi, hai tempo?”

“Sì …” – replicò mesto, seguendolo – “… Pepe è con Jude e le bimbe”

“Lo so, lui adora tuo … Già, giusto, quando vi risposate?” – domandò dandogli una carezza sullo zigomo, con dolcezza.

“Per Natale, era questa l’idea, ma a Londra …” – svelò con una sorta di timidezza, che Glam adorava.

Lo strinse a sé, senza motivo, perché non gliene serviva uno, con Downey.

“Che tu sia felice, ma per sempre, Rob … Te lo auguro di cuore, a te ed a Jude”




Isotta lo stava fissando con quei suoi zaffiri, identici a quelli del padre, che Colin amava anche attraverso di lei.

Così Geffen, che nella bambina di Jared, vedeva l’essenza del consorte e di Syria, un concentrato di amore, al quale non avrebbe rinunciato mai.

“Tutto ok a Palm Springs, principessa?” – le chiese l’irlandese, mentre entrambi giocavano con le cannucce dei rispettivi frullati.

Erano da Barny e per poco avevano mancato l’incontro con Glam, Robert e Stella.

“Sì, tutto ok papi Colin … E zio Taylor?”

“Zio Taylor, già …” – Farrell sorrise a metà – “… Lui ha … cambiato idea, su di noi” – affermò calmo.

“Non state più insieme?” – domandò curiosa e dispiaciuta.

“Era più che altro un’amicizia la nostra” – l’attore arrossì lieve – “… profonda certo”

“Non me l’avevi raccontata così a Parigi” – Isotta rise.

“Là sono successe tante cose amore … Comunque non ti ho mentito”

“No, no, lo so … Tu sei un papà fantastico” – e si illuminò – “… L’hai detto a papi Jay?”

“Non ancora e vorrei che non lo facessi neppure tu, non sono pronto per affrontare il discorso insomma”

“Quale discorso?”

“Nulla di particolare Isy, solo che” – e si morse le labbra.

“A me lo puoi dire, sarò una tomba!” – e sorrise complice.

Era simpatica come Lula, vivace quanto lui e vivergli accanto ne aveva condizionato un po’ i modi.

“Papà Jay ed io ci vorremo sempre bene e saremo uniti nell’amore per voi tutti”

“Questo lo so … E poi?” – lo incalzò, rispondendo ad un sms con il cellulare, dono di Geffen.

“Cosa stai facendo piccola?”

“E’ papà, vuole sapere se ci sarò a cena con loro oppure se mi fermo alla End House: che devo dirgli?”




Lux spalancò la blindata, avvolto in un telo, dalla vita in giù e gocciolante, con un po’ di schiuma tra i capelli.

“Mon petit”

“Ehi Vincent, ma … Ti sei dimenticato?”

“Co cosa?”

“Il saggio di danza di Petra”

“Oh miseria”

Louis rise – “A quanto pare sì, ma siamo in anticipo”

“Siamo?”

“Lei ed Harry sono in auto, oggi faccio io da autista!” – e guardò oltre la spalla sinistra del francese, puntando l’attenzione sulla maestosa scalinata, che collegava il piano terreno a quello superiore, dove c’erano le camere da letto.

Dapprima un’ombra, sulla tappezzeria, come un guizzo, poi una figura snella, in boxer ed un asciugamano tra i capelli, che impedì a Michael, intento a tamponarseli, di accorgersi del visitatore a sorpresa.

“Vincent, se vuoi usciamo a ce”

Il giornalista si interruppe, a metà della frase e degli scalini, notando l’espressione vivace di Tomlinson.

“Oh cavoli eri in compagnia, scusa, scusa, scusa” – disse a tono basso e divertito il neo Paleontologo.

Lux divenne viola.

“No, mon petit io … Cioè sì …”

“L’indirizzo della scuola di Petra ce l’hai, ce l’hai accompagnata spesso: raggiungici tra una mezz’ora oppure … Oppure fai tu” – ed ammiccò, facendo un cenno di saluto a Michael, che ricambiò, senza scomporsi più di tanto.

Vincent richiuse, appoggiandosi al vetro serigrafato, dal quale filtrava una luce dorata ed avvolgente.

Michael gli andò vicino – “Ehi tutto bene?”


“Non proprio … Ma non posso spiegarti adesso come sono incasinato, abbi pazienza, ok?”

“Ok … Pensavo fossi libero e”

“Ma lo sono, accidenti!”

“E allora perché ti incazzi così?! Che carattere che hai Vincent”

“Di merda, lo so!”

“No, affatto, chi ha mai detto questo” – bissò più demoralizzato il ragazzo.

Lux gli arruffò le chiome lunghe e profumate; avevano fatto una doccia insieme, dopo avere consumato un sesso davvero piacevole ed un po’ animalesco.

Ne avevano bisogno entrambi, per liberarsi da certi fantasmi.

Michael fece un passo indietro – “Ci siamo divertiti, non metterti strane idee in testa, ok?”

Lux rise storto – “In quanto a carattere, anche tu non scherzi! Ok, sono contento di averti soddisfatto, ora puoi anche toglierti dai piedi, ok?”




“Perché hai quella faccia, da quando siamo ripartiti, Boo?”

Styles aveva notato la sua espressione maliziosa e moriva dalla curiosità.

“No, nulla, solo che Vincent si sta dando da fare ed era ora”

“Dando da fare?”

“Sì e parla piano …” – sussurrò – “… Era con Michael, l’ex di Richard, hai presente?”

“Il cronista di L.A. News? Quello che”

“Sì, proprio lui, quel caro  pettegolo” – e rise.

“Sarà stato lì per un’intervista, del resto ci aveva già provato quando ero con Vincent a pranzo giorni fa e”

“No Haz, ti assicuro che non stavano … parlando ehm … Prima che io arrivassi, ovvio” – un’altra risata ed un ulteriore fitta allo stomaco di Styles, che si ammutolì.

Disse poco anche durante l’esibizione di Petra, anche se si sforzò in mille sorrisi nelle foto insieme a lei ed Louis, così preso dall’entusiasmo della loro cucciola, da non badare molto all’atteggiamento accigliato del consorte.


“Louis dovrei passare in studio, ma arrivo per la cena, promesso, ok?” – gli disse gentile, alla fine della manifestazione.

Boo annuì, appendendosi al suo collo – “Questo lavoro ti sta portando via da noi, non mi piace questa cosa, dovremmo rivedere i nostri orari” – si lamentò a bassa voce Tomlinson, sgranando i suoi fanali, così belli, sulle bugie del compagno.

“Ok, hai ragione lo faremo … a dopo” – e fuggì via.




Law stava declamando le gesta di cavalieri e donzelle, intrattenendo Pepe, Camy e Dadi, attenti alla sua stravagante narrazione.

Glam e Robert li spiarono per qualche istante, poi Peter si accorse di loro.

“Papà!” – e con una corsetta li raggiunse in un secondo.

Geffen lo fece volare, ridendo, sotto lo sguardo intenerito di Downey, che andò subito da Jude, pronto ad accoglierlo amorevole.

“Lo sai che papi Jude racconta storie incredibili!?”

Law si grattò la nuca – “Papi Jude, che amore che sei Pepe …” – mormorò appena, un po’ in imbarazzo.

“Hai pieno titolo per considerarti il suo terzo papà, giusto Robert?”

“Giusto Glam!”

“Ok, ok, volete farmi arrossire” – si schernì l’inglese, oltre modo buffo, senza mai lasciare il suo eterno appoggio, dai capelli corvini, con qualche spruzzo brizzolato.

“Allora ragazze siete pronte? Tutti sull’oceano per una mega pizza da me, perché i vostri vecchietti devono trascorrere una serata romantica” – li canzonò un po’ l’avvocato.

Camilla e Diamond esultarono, andandosi subito a cambiare.

Pepe le seguì a ruota, per aiutarle a riempire gli zaini di cambi ed il necessario per la spiaggia.

Law propose di bere un aperitivo, con pieno consenso generale.

Fuori soffiava una brezza fresca, anche se l’autunno era ancora lontano.





Si incrociarono all’ultimo semaforo, prima della residenza di Lux.

Harry lo notò, alla guida di una fuoriserie nuova di zecca, frutto senza dubbio dei suoi recenti scoop mondani, mentre Michael era impegnato ad accendersi una sigaretta, con le dita tremanti.

Un dettaglio che poteva essere piuttosto esaustivo, sulla natura o meglio, sull’esito, del suo incontro con Vincent.

Vincent che aveva bisogno d’aria, di stare in mezzo alla gente, di mangiare qualcosa in spiaggia, durante una di quelle feste, dove in tanti non si conoscono affatto, ma stringono fatue amicizie, delle quali, all’alba, non si ha più memoria.

Avrebbe voluto parlare, anzi, gridare, per la rabbia, senza sapere che la stessa onda d’urto stava per investirlo nel bel mezzo dell’ingresso, dove Styles lo bloccò, spintonandolo con veemenza sul pavimento in travertino romano.

Volarono pugni, schiaffi, calci, in una colluttazione, dove il più anziano sembrò avere la peggio, per l’effetto sorpresa, a favore di Harry, livido ed accecato da una gelosia morbosa, quanto inattesa.

“Ne vuoi ancora eh Vincent?! Ne vuoi??!” – ruggì, tenendolo per il bavero della camicia.

Lux gli assestò un colpo ben calibrato, per sbilanciarlo e capovolgere le posizioni.

“Ma cosa diavolo pretendi da me, posso saperlo??!”

In fondo, Vincent, lo sapeva: Styles desiderava la parte di Louis, che gli apparteneva.

Che faceva parte di lui.

Da sempre.

E per sempre.

I vestiti finirono a brandelli e sparsi su quella lastra lucida ed esclusiva.

Lux fu brutale, ma quel prendersi per il collo, divenne un abbracciarsi, vivido di dolore e disperazione.

Baciava la bocca di Harry, le sue lacrime, miste alle proprie, copiose, febbrili, come il penetrarlo, senza alcuna premura e precauzione.

Gli fece così male, che il ragazzo gli urlò nella gola, stringendolo, però, ancora di più.

Vincent spingeva e godeva di quel lacerante amplesso, provando confusione e rammarico.

Finì tutto molto in fretta ed anche l’uscire dal suo acerbo amante, fu come un ritirarsi, costernato e sconfitto.


Si rannicchiò contro ad una colonna, l’addome fremente, come le gambe di Haz, rimasto steso a pancia in su, con gli arti come aperti per un volo, schiusi verso un cielo, oltre quel soffitto altissimo, che non avrebbe più guardato nello stesso modo.

“Mi faccio schifo … ed anche tu … mi fai orrore Harry”

Stava parlando a sé stesso, specchiandosi nello squallore di entrambi.

“Non voglio più vederti”

“Vincent …” – gemette Styles, provando a sollevarsi.

“VATTENE!!”



 ISOTTA


 HARRY



 MICHAEL



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