Capitolo n. 125 – life
Colin lo baciò ancora
ed ancora.
Caldo.
Profondo.
Nel buio.
Jared, aggrappato a
lui, passò da una sorta di dormiveglia, sfinito dai ripetuti amplessi, ad un
sonno tranquillo.
Al risveglio, però, la
prima cosa che vide, furono due trolley accanto allo stipite d’uscita, della
loro camera.
“Colin …?” – mormorò sorpreso.
“Sì, eccomi”
Farrell uscì dal bagno
adiacente, già pronto per uscire, da com’era vestito.
“Dove stiamo andando?” –
ed un sorriso di circostanza, celava la sua paura più vivida.
“Veramente sto partendo
per il nuovo film, te ne avevo parlato, giriamo in Francia, per un paio di
mesi, ma dopo le prime tre settimane, ne avrò una di pausa e rientrerò a Los
Angeles” – spiegò apparentemente calmo.
“Tre settimane … Ma …
Potrei venire anch’io e”
“Perdonami Jay, ma
vorrei stare un po’ da solo”
“Cole”
“Ti chiamerò ogni
giorno, promesso” – e si affrettò a controllare i documenti ed inviare un sms a
Claudine, già ai cancelli, con due bodyguard della produzione, che li avrebbero
scortati durante il viaggio.
Il cantante deglutì
amaro, quindi si alzò – “Ok … Ok, come vuoi tu” – asserì provando a mantenere
il controllo, quindi abbracciò il marito.
Tremando.
“Arrivederci Jay … Ti
telefono appena atterrato, quando sarò in hotel, ok? Qui ci sono i recapiti” –
e gli passò un biglietto da visita del resort, dove la troupe avrebbe
alloggiato.
Leto era pallido, poi
avvampò: la sua pressione, ormai, subiva sbalzi di continuo.
Avrebbe voluto urlare, ma
si dominò, sparendo poi nella cabina armadio, per cambiarsi ed impedire all’irlandese
di vederlo piangere.
Farrell se ne andò,
senza aggiungere altro.
Con la morte nel cuore.
Si diedero appuntamento
in un bar del molo dodici: Michael vi giunse con lieve anticipo, trepidante nel
rivedere Richard, piuttosto adombrato al proprio arrivo.
“Ehi ciao, avevi da
fare?” – chiese il ragazzo, ma Geffen jr scosse la testa, senza togliersi i
Ray-Ban scuri.
“No Micki, ma credevo
fossi già partito, non ti sei più fatto sentire”
“Il congresso mi ha
assorbito, te lo avevo detto, comunque ti ho cercato ed ora siamo qui, perché ho
delle novità, ecco”
“Cosa bevi? Dai sediamoci”
– e, nel dirlo, l’architetto si guardò attorno, un po’ guardingo.
“Tua moglie è nei
paraggi? Sembri sulle spine …”
“No, affatto” – e finalmente
lo fissò dritto negli occhi, con i suoi, così belli e luminosi.
“Ok … Senti, so che
avrei dovuto parlartene ben prima di ora, però ogni tanto ti davo buca, quando
eravamo a Sidney, perché mi ammazzavo di studio, per conseguire una seconda
laurea … In giornalismo!” – e sorrise entusiasta.
“Come mai me lo dici
adesso?” – Geffen jr rise imbarazzato.
“E’ questa la novità,
un … un nuovo lavoro, al settimanale L.A. News” – rivelò elettrizzato, mentre
la cameriera disponeva sul tavolino, caffè e brioches.
“Quell’immondezzaio di
gossip?” – sbottò acre.
“Ricky … Lo so, non
sarà una testata d’élite, ma neppure come la descrivi tu” – obiettò risentito.
“Mio padre li avrà
querelati un mare di volte, per tutta la … Lasciamo perdere”
“Il tuo celebre e
famigerato papà ha dato spunti di ogni genere, a paparazzi e cronisti, se
permetti, poi è un divo, uno che fa spettacolo anche in tribunale”
“No, questo non te lo
permetto: mio padre ha mille difetti, però nella sua professione è sempre stato
corretto ed integro”
“Corretto? Glam Geffen …?
Sarà” – e rise, provando a sdrammatizzare, ma Richard stava già rimuginando
oltre a quelle battute scomode.
“Quindi rimani …?”
“Dio che allegria
Ricky! Credevo che … che avresti fatto i salti di gioia, visto che abbiamo
ricominciato a frequentarci e”
“No, no, frena”
“Lo so, ti ho piantato
quando eravamo in Australia, ero incazzato per la gravidanza di Sonia, ma ci ho
riflettuto ed ho provato a costruirmi una carriera qui e non in altre città,
tanto meno a casa mia, visto che voglio riprovarci con te”
Geffen jr si massaggiò
le tempie.
“Qualcosa non va,
Ricky?”
“No … Senti io … Io ben
presto chiederò il divorzio”
“Cosa?!” – e la
felicità gli salì dal cuore alle iridi, che vibrarono di incredulità e
sorpresa.
“L’ho deciso da un po’
di tempo e non … Non per merito tuo, Micky” – confessò onesto.
“E’ per … Per avere una
vita senza più bugie, è questo che intendi? Ti sei accettato?”
“No, anzi sì, ma solo
in parte … Per il resto ho una nuova storia”
“Un’altra donna?”
“No … NO, accidenti, è
un nostro coetaneo e …” – poi prese un respiro – “… l’hai conosciuto, si tratta
di Taylor”
“Kitsch, l’attore?!”
Geffen jr annuì,
mordendosi le labbra.
Michael si sollevò,
andando ad artigliare la vicina balaustra, che dava sull’oceano.
Richard lo seguì,
mortificato e confuso.
Jude intrecciò le loro
dita, rimanendo disteso sul lettino dell’ambulatorio, dove con Robert stava
aspettando l’esito delle analisi, in attesa di sottoporsi alla seduta di
terapia ai muscoli dorsali.
“Sai Rob stamattina
pensavo all’uomo che, alzando il proprio sguardo, ha visto per primo un cielo
stellato … alla sua emozione, capisci?”
“Amore … Sì, dev’essere
stato un momento incredibile”
“E’ ciò che ho provato
io, appena ti vidi, giuro …” – e chiuse le palpebre, appesantite da un blando
sedativo, somministratogli per alleviare le fitte, in lieve peggioramento dalla
sera precedente.
“Jude … Tesoro” –
Downey lo baciò sulle labbra, appena schiuse, poi sugli zigomi, infine appoggiò
la guancia sinistra sulla fronte del consorte, commuovendosi senza freni.
Senza mai lasciargli le
mani, fresche e profumate di dopobarba.
Il primario li
interruppe, con un colpo di tosse – “Noi siamo pronti, se vuole accomodarsi
nella saletta, Mr. Downey, la chiameremo appena terminato, d’accordo?”
“Sì, sì, certo, vado
subito … Jude, so che mi ascolti, non avere paura, ok? Io sono di là, con Glam
e Kevin”
Ancora un bacio.
L’ultimo, prima di
vederlo sparire oltre le ante scorrevoli della zona sterile, dove diversi inservienti
stavano preparando un’attrezzatura, che in pochi avevano già sperimentato.
L’americano si sentì la
gola asciutta, ma l’immediato intervento di Geffen, con una bibita, lo
distrasse da un sicuro mancamento.
“Vieni Robert, stavamo
guardando un film, con Kevin, tanto per fare passare il tempo: ci siamo
unicamente noi”
“Sì, me ne sono accorto
… Questa cura ha un costo assurdo … Lo trovo ingiusto per chi non se la può
permettere”
“Hai ragione … Potremmo
fare una donazione ed interessarci di coloro, che non possono usufruirne” –
Glam provò a farlo concentrare su quel discorso, ovviamente più che serio.
“Infatti … Sì, certo,
lo faremo e Jude ne dimostrerà l’efficacia, con la sua guarigione”
“Appunto, è così che
devi reagire Rob, pensare positivo” – e lo abbracciò, spiato poco lontano da
Kevin, che se ne tornò immediato verso le poltroncine in plexiglass, appena i
due puntarono nella sua direzione, per raggiungerlo.
Jared lo seguì a
distanza, infilandosi in tutti gli anfratti possibili, per non perdere di vista
i movimenti di Colin.
Sapeva l’orario del
volo ed arrivò al Lax con un taxi, per non correre il rischio di essere
riconosciuto da Claudine o dal celebre fratello.
L’uomo che amava.
Ed ogni volta, che
Farrell prendeva certe decisioni, quei sentimenti si rafforzavano in lui, come
una dipendenza, come se gli mancasse l’aria.
Eppure doveva lasciarlo
andare, del resto non poteva rimproverargli nulla, nemmeno un eventuale
tradimento con qualche vecchio o sconosciuto collega.
Il lavoro, per Colin,
rimaneva una cosa seria ed era dalla notte dei tempi, che non aveva più avuto
alcuna tresca del genere.
Taylor a parte.
E fu proprio l’interprete
della serie di telefilm, che li vedeva protagonisti, appena ultimata, che si
palesò, con l’agente ed il pr di fiducia.
Kitsch, però, fece il
check-in per Chicago, probabilmente per un ruolo appena ottenuto oppure un’audizione
importante: al leader dei Mars, questo non antagonista, apparve piuttosto
allegro ed impaziente di decollare.
Come del resto si
dimostrava Colin, in ogni gesto e sguardo al cartellone delle partenze.
Jared abbassò gli
zaffiri verso il pavimento lucido e pulito, poi li rialzò, annebbiati verso
quello scenario, dove esclusivamente Farrell gli sembrò nitido, mentre il resto
degli astanti, gli ricordò degli spettri in movimento.
Fu come un’allucinazione,
della durata di un attimo.
Perché non c’era più
nessuno.
Colin era andato via
per davvero.
Senza
di lui.
MICHAEL
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