venerdì 29 maggio 2015

LIFE - CAPITOLO N. 125

Capitolo n. 125 – life



Colin lo baciò ancora ed ancora.
Caldo.
Profondo.
Nel buio.

Jared, aggrappato a lui, passò da una sorta di dormiveglia, sfinito dai ripetuti amplessi, ad un sonno tranquillo.

Al risveglio, però, la prima cosa che vide, furono due trolley accanto allo stipite d’uscita, della loro camera.


“Colin …?” – mormorò sorpreso.

“Sì, eccomi”

Farrell uscì dal bagno adiacente, già pronto per uscire, da com’era vestito.

“Dove stiamo andando?” – ed un sorriso di circostanza, celava la sua paura più vivida.

“Veramente sto partendo per il nuovo film, te ne avevo parlato, giriamo in Francia, per un paio di mesi, ma dopo le prime tre settimane, ne avrò una di pausa e rientrerò a Los Angeles” – spiegò apparentemente calmo.

“Tre settimane … Ma … Potrei venire anch’io e”

“Perdonami Jay, ma vorrei stare un po’ da solo”
“Cole”

“Ti chiamerò ogni giorno, promesso” – e si affrettò a controllare i documenti ed inviare un sms a Claudine, già ai cancelli, con due bodyguard della produzione, che li avrebbero scortati durante il viaggio.

Il cantante deglutì amaro, quindi si alzò – “Ok … Ok, come vuoi tu” – asserì provando a mantenere il controllo, quindi abbracciò il marito.

Tremando.

“Arrivederci Jay … Ti telefono appena atterrato, quando sarò in hotel, ok? Qui ci sono i recapiti” – e gli passò un biglietto da visita del resort, dove la troupe avrebbe alloggiato.

Leto era pallido, poi avvampò: la sua pressione, ormai, subiva sbalzi di continuo.

Avrebbe voluto urlare, ma si dominò, sparendo poi nella cabina armadio, per cambiarsi ed impedire all’irlandese di vederlo piangere.

Farrell se ne andò, senza aggiungere altro.

Con la morte nel cuore.




Si diedero appuntamento in un bar del molo dodici: Michael vi giunse con lieve anticipo, trepidante nel rivedere Richard, piuttosto adombrato al proprio arrivo.

“Ehi ciao, avevi da fare?” – chiese il ragazzo, ma Geffen jr scosse la testa, senza togliersi i Ray-Ban scuri.

“No Micki, ma credevo fossi già partito, non ti sei più fatto sentire”

“Il congresso mi ha assorbito, te lo avevo detto, comunque ti ho cercato ed ora siamo qui, perché ho delle novità, ecco”

“Cosa bevi? Dai sediamoci” – e, nel dirlo, l’architetto si guardò attorno, un po’ guardingo.

“Tua moglie è nei paraggi? Sembri sulle spine …”

“No, affatto” – e finalmente lo fissò dritto negli occhi, con i suoi, così belli e luminosi.

“Ok … Senti, so che avrei dovuto parlartene ben prima di ora, però ogni tanto ti davo buca, quando eravamo a Sidney, perché mi ammazzavo di studio, per conseguire una seconda laurea … In giornalismo!” – e sorrise entusiasta.

“Come mai me lo dici adesso?” – Geffen jr rise imbarazzato.

“E’ questa la novità, un … un nuovo lavoro, al settimanale L.A. News” – rivelò elettrizzato, mentre la cameriera disponeva sul tavolino, caffè e brioches.

“Quell’immondezzaio di gossip?” – sbottò acre.

“Ricky … Lo so, non sarà una testata d’élite, ma neppure come la descrivi tu” – obiettò risentito.

“Mio padre li avrà querelati un mare di volte, per tutta la … Lasciamo perdere”

“Il tuo celebre e famigerato papà ha dato spunti di ogni genere, a paparazzi e cronisti, se permetti, poi è un divo, uno che fa spettacolo anche in tribunale”

“No, questo non te lo permetto: mio padre ha mille difetti, però nella sua professione è sempre stato corretto ed integro”

“Corretto? Glam Geffen …? Sarà” – e rise, provando a sdrammatizzare, ma Richard stava già rimuginando oltre a quelle battute scomode.

“Quindi rimani …?”

“Dio che allegria Ricky! Credevo che … che avresti fatto i salti di gioia, visto che abbiamo ricominciato a frequentarci e”

“No, no, frena”

“Lo so, ti ho piantato quando eravamo in Australia, ero incazzato per la gravidanza di Sonia, ma ci ho riflettuto ed ho provato a costruirmi una carriera qui e non in altre città, tanto meno a casa mia, visto che voglio riprovarci con te”

Geffen jr si massaggiò le tempie.

“Qualcosa non va, Ricky?”

“No … Senti io … Io ben presto chiederò il divorzio”

“Cosa?!” – e la felicità gli salì dal cuore alle iridi, che vibrarono di incredulità e sorpresa.

“L’ho deciso da un po’ di tempo e non … Non per merito tuo, Micky” – confessò onesto.

“E’ per … Per avere una vita senza più bugie, è questo che intendi? Ti sei accettato?”

“No, anzi sì, ma solo in parte … Per il resto ho una nuova storia”

“Un’altra donna?”

“No … NO, accidenti, è un nostro coetaneo e …” – poi prese un respiro – “… l’hai conosciuto, si tratta di Taylor”

“Kitsch, l’attore?!”

Geffen jr annuì, mordendosi le labbra.

Michael si sollevò, andando ad artigliare la vicina balaustra, che dava sull’oceano.

Richard lo seguì, mortificato e confuso.




Jude intrecciò le loro dita, rimanendo disteso sul lettino dell’ambulatorio, dove con Robert stava aspettando l’esito delle analisi, in attesa di sottoporsi alla seduta di terapia ai muscoli dorsali.

“Sai Rob stamattina pensavo all’uomo che, alzando il proprio sguardo, ha visto per primo un cielo stellato … alla sua emozione, capisci?”

“Amore … Sì, dev’essere stato un momento incredibile”

“E’ ciò che ho provato io, appena ti vidi, giuro …” – e chiuse le palpebre, appesantite da un blando sedativo, somministratogli per alleviare le fitte, in lieve peggioramento dalla sera precedente.

“Jude … Tesoro” – Downey lo baciò sulle labbra, appena schiuse, poi sugli zigomi, infine appoggiò la guancia sinistra sulla fronte del consorte, commuovendosi senza freni.

Senza mai lasciargli le mani, fresche e profumate di dopobarba.

Il primario li interruppe, con un colpo di tosse – “Noi siamo pronti, se vuole accomodarsi nella saletta, Mr. Downey, la chiameremo appena terminato, d’accordo?”

“Sì, sì, certo, vado subito … Jude, so che mi ascolti, non avere paura, ok? Io sono di là, con Glam e Kevin”

Ancora un bacio.
L’ultimo, prima di vederlo sparire oltre le ante scorrevoli della zona sterile, dove diversi inservienti stavano preparando un’attrezzatura, che in pochi avevano già sperimentato.

L’americano si sentì la gola asciutta, ma l’immediato intervento di Geffen, con una bibita, lo distrasse da un sicuro mancamento.

“Vieni Robert, stavamo guardando un film, con Kevin, tanto per fare passare il tempo: ci siamo unicamente noi”

“Sì, me ne sono accorto … Questa cura ha un costo assurdo … Lo trovo ingiusto per chi non se la può permettere”

“Hai ragione … Potremmo fare una donazione ed interessarci di coloro, che non possono usufruirne” – Glam provò a farlo concentrare su quel discorso, ovviamente più che serio.

“Infatti … Sì, certo, lo faremo e Jude ne dimostrerà l’efficacia, con la sua guarigione”

“Appunto, è così che devi reagire Rob, pensare positivo” – e lo abbracciò, spiato poco lontano da Kevin, che se ne tornò immediato verso le poltroncine in plexiglass, appena i due puntarono nella sua direzione, per raggiungerlo.




Jared lo seguì a distanza, infilandosi in tutti gli anfratti possibili, per non perdere di vista i movimenti di Colin.

Sapeva l’orario del volo ed arrivò al Lax con un taxi, per non correre il rischio di essere riconosciuto da Claudine o dal celebre fratello.

L’uomo che amava.

Ed ogni volta, che Farrell prendeva certe decisioni, quei sentimenti si rafforzavano in lui, come una dipendenza, come se gli mancasse l’aria.

Eppure doveva lasciarlo andare, del resto non poteva rimproverargli nulla, nemmeno un eventuale tradimento con qualche vecchio o sconosciuto collega.

Il lavoro, per Colin, rimaneva una cosa seria ed era dalla notte dei tempi, che non aveva più avuto alcuna tresca del genere.

Taylor a parte.

E fu proprio l’interprete della serie di telefilm, che li vedeva protagonisti, appena ultimata, che si palesò, con l’agente ed il pr di fiducia.

Kitsch, però, fece il check-in per Chicago, probabilmente per un ruolo appena ottenuto oppure un’audizione importante: al leader dei Mars, questo  non antagonista, apparve piuttosto allegro ed impaziente di decollare.

Come del resto si dimostrava Colin, in ogni gesto e sguardo al cartellone delle partenze.

Jared abbassò gli zaffiri verso il pavimento lucido e pulito, poi li rialzò, annebbiati verso quello scenario, dove esclusivamente Farrell gli sembrò nitido, mentre il resto degli astanti, gli ricordò degli spettri in movimento.

Fu come un’allucinazione, della durata di un attimo.

Perché non c’era più nessuno.

Colin era andato via per davvero.

Senza di lui.




 JARED




 MICHAEL



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