Capitolo n. 122 – life
Downey si sentì
ridicolo, nel rintanarsi all’interno della toilette, per telefonare a Jared,
che lo stava tempestando di sms, da almeno dieci minuti.
“Dimmi solo cosa sta
succedendo e ti lascerò in pace Robert, giuro!”
Leto lo stava
supplicando ed era una situazione assurda, come il ridursi in quello stato, a
causa di Geffen, pensò l’attore.
“Jay stammi a sentire,
qui non succede un bel niente!”
“Stai mentendo e non
capisco neppure il perché, miseria schifosa Rob!” – imprecò, rannicchiato su di
una panchina, sulle colline di Malibu.
“Ma cosa dovrei dirti,
anzi inventarmi?!” – sbottò il moro, soffocando per il caldo, in quell’ambiente
piuttosto angusto.
“Unicamente la verità,
su Glam e Kevin” – chiarì esausto.
Si stava come
spegnendo, all’altro capo dell’oceano.
“Dove sei adesso?” –
chiese Downey, preoccupato.
“A pochi passi dal mio
loft, quello che uso come studio di registrazione” – disse ormai in lacrime.
“Sei per strada?”
“Sì …”
“Per favore entra in
casa, sali e mandami un”
“No, no! Dimmelo ora e
facciamola finita!!”
Robert prese un respiro
– “Glam si è portato dietro Kevin, lo sta tenendo d’occhio, perché, da quanto
ho capito, ha tentato il suicidio o voleva provarci insomma”
“Mark non gli ha fatto
nulla, la sua reazione nasce da un equivoco, ma Glam si è messo di mezzo e non
ne vuole sapere di farli almeno parlare al telefono e questa sua invadenza è
fuori luogo!”
“E’ solo istinto di
protezione, Kevin è il padre di Lula, dovresti saperlo come ragiona Glam” –
replicò più calmo, cercando di riportarlo alla ragione.
“Lo so benissimo,
infatti mi ha trattato di merda, se proprio vuoi saperlo” – bissò a mezza voce,
mentre prendeva l’ascensore verso l’attico, di quel palazzo semi deserto.
“Glam è un uomo libero
da vincoli, ha divorziato da me, non ha un” – Downey si interruppe.
“No, un amante ce l’ha
e sono io, lo sai perfettamente, vero?” – e rise isterico, versandosi una tequila,
appena giunto nel living.
“Questa è una
situazione vostra ed è un guaio per te, ai danni di Colin, cosa credi che io ti
possa fare i complimenti perché ci vai a letto, con il mio ex?”
“Risparmiami il
sarcasmo, non sei un santo neppure tu e ti strusci a Glam appena riesci o
meglio, appena lui te ne dà l’opportunità!”
“Tu ed io non riusciamo
più a parlare decentemente, Jared, non se ne esce, tu sei così geloso e
possessivo verso Glam, che ti rendi patetico ed insopportabile!”
La chiamata si chiuse
bruscamente.
Downey, sudato e
nervoso, spalancò la porta.
Geffen era lì, lo
sguardo fisso su di lui.
Aveva sentito tutto.
I suoi capelli,
profumati di sole, come il suo sorriso, che si rimescolò a quello di Richard,
mentre si baciavano, annodati l’uno all’altro, all’ingresso della suite di
Michael, lo stavano intossicando da alcuni, interminabili, bellissimi, minuti.
Il primogenito di
Geffen non aveva saputo resistere.
Lo aveva amato troppo,
lo doveva incontrare almeno una volta, prima che l’ex collega se ne tornasse a
Sidney e non sarebbe stato semplice resistergli oppure rinunciare a lui.
Meglio arrendersi e
correre i rischi del caso.
Una sfuriata da parte
di Taylor, anche la possibilità di perderlo.
Forse anche perché Michael
non avevo capito nulla di loro, si preoccupava esclusivamente di Sonia e non
poteva credere che Ricky si fosse innamorato di nuovo così presto.
Che lo avesse
dimenticato tanto in fretta.
In effetti non era
vero, ma Michael ne era palesemente all’oscuro.
Quel poco che avevano
addosso si disintegrò in pochi gesti reciproci e frenetici di appartenenza e
desiderio.
Il letto era poco
distante, ma doveva accadere lì, su quella moquette costosa, alta cinque
centimetri almeno, da quanto era soffice ed accogliente.
L’attrito tra essa e la
pelle della schiena di Micky era piacevole.
Richard lo chiamava
così, da quando si erano confessati il reciproco amore incondizionato.
Era stata una sorta di
magia, un cadere di muri e paura, da parte di Geffen jr.
Eppure non era bastato.
Cosa, si era chiesto
mentalmente l’architetto, recandosi all’hotel, avrebbe fatto la differenza,
nella sua relazione con Kitsch?
Era lui, in prima
persona, a dovere cambiare, a decidere, a scegliere per sé stesso: il divorzio
era la prima fase da affrontare, a testa alta, perché lui non poteva più
distruggersi di bugie ed ipocrisia.
Richard voleva volare,
tra le gambe di Taylor o di Michael, come in quel preciso istante, non aveva
rilevanza.
Si sentì un bastardo,
alla stregua del padre, infedele per natura.
Per DNA.
Ingoiò il rospo e
continuò a spingere, a venire, a bruciare, divorare la bocca di Micky, la sua
giovinezza, la spavalderia e la fierezza di essere gay, perché lui sì, non lo
aveva mai nascosto.
La famiglia, semi
aristocratica, alla quale Michael apparteneva, si era indignata, ma solo in
parte.
Gli zii, titolari della
multinazionale, dove anche Ricky trovò un’occupazione solida, lo accolsero, gli
diedero un lavoro di prestigio, dopo gli studi e le cose migliorarono anche con
i genitori, a poco a poco.
Micky avrebbe voluto
presentare loro il fidanzato, prima o poi.
Anche se sposato e con
prole a carico, non gli importava, avrebbe lottato con le unghie ed i denti, per
convivere, un giorno, insieme a Geffen jr.
Le unghie, che adesso
artigliavano la nuca di Richard, mentre si baciavano roventi ed i denti, con i
quali Micky si illuminava di sorrisi e lacrime, venendo copioso e sincrono al
suo amore più grande.
Credendo
anche all’impossibile.
Kevin strinse sul petto
Lula, che gli aveva portato una cioccolata calda e dei biscotti.
“Ecco qui papà, super
merenda per due … Poi papi Glam arriva e mangia con noi, ok?”
Per soldino ogni cosa
era semplice.
Il bassista lo pensò,
provando a non rabbuiarsi, in sua presenza.
Così preziosa, così
incredibile.
“Tu che ne pensi,
amore, di papi Glam …?”
“A proposito di …?” – e
rise giocoso.
“Lui dice delle cose …”
“Già … Papi Glam ti ama
tanto, sai? Peccato faccia solo pasticci” – sospirò.
“Lui mi ama?”
“Almeno quanto lo ami
tu, papake” – asserì convinto ed esaustivo.
“Ho provato a
dimenticarlo … Mi aveva fatto così arrabbiare quando tu … Ecco”
“So come è andata” –
sorrise, facendosi dei bei baffi zuccherati.
“L’avevo perdonato,
sono stato così male”
“Mi dispiace, ma non
potevo dirtelo, dovresti avercela anche un po’ con me, sai?”
“Mai e poi mai Lula!” –
ed inspirò greve – “Tu sei l’amore della mia vita”
“Così tanto amore,
dovrebbe renderci davvero felici, invece non funziona, chissà perché, papake” –
e gli accarezzò le guance arrossate.
“Daddy ti ha riportato da
me …” – si commosse, fissandolo.
“Non volevi più
chiamarlo in questo modo eppure l’hai fatto … Il cuore vince sempre, vuole
imporsi, vuole emergere, anche sui torti peggiori, papà”
“Ed io non posso farci
nulla, è questo che intendi?” – chiese dolce.
Soldino annuì,
asciugandogli l’ennesima lacrima.
“Non parlerò, nemmeno
in presenza del mio avvocato!” – esordì Downey, addossandosi alla parete in
acciaio e tappezzeria insonorizzata.
Geffen sorrise a metà –
“Fortuna che tu hai ancora voglia di scherzare Robert” – disse in un soffio l’avvocato.
“Ti stai infilando in
un vicolo cieco, sai?” – asserì pacato l’artista.
“Lo so … Con Jared
finisce sempre così”
“Ed a Colin non pensi?
Non se lo merita …”
“Perdo ogni buon senso,
la mia dignità, quando si tratta di Jay e di me, però le cose cambieranno:
radicalmente”
“Ti riprendi Kevin a
bordo? Del tuo transatlantico da sogno, Glam?” – ribatté sarcastico, ma non
cattivo.
“Ho girato intorno a
questa soluzione per un tempo senza fine, Rob, convincendomi che il suo posto
era accanto a Tim, ma, come vedi, anche lui l’ha abbandonato, per Niall, per
giunta, che stava con Mark, l’ennesimo errore di Kevin, paradossalmente!”
“Ruffalo era un ripiego
ed ora potrebbe toccare a te o meglio, a Kevin, per la seconda volta, perché tu
cadi puntualmente in piedi, cazzo!”
“Cosa c’è di sbagliato
nel volere ricominciare con il padre di mio figlio?” – poi deglutì assorto – “…
certo, di logica, mi piacerebbe farlo anche con te”
“E con tutte le tue
donne no??! Ma hai bevuto Glam oppure stai dando i numeri, è l’età? La senilità
precoce?!” – rise più amaro – “Già che ci sei compra un harem e riuniscici
tutti, come delle marionette, magari esponici pure!” – e gli brandì le braccia,
energico – “Ma Dio santo, quando la smetterai di prenderci e lasciarci, di
usarci, anche se in buona fede?!” – domandò diretto e spietato.
“L’ho mai fatto? Con
te, intendo”
“No … Non so più ciò
che dico, Glam, però Kevin ha ragione a non fidarsi”
“Ho bisogno dei tuoi
consigli Robert”
“Tu lo ami? Lo ami più
di quanto ami Jared?”
“Io posso scegliere,
posso decidere se migliorare o meno, non credi?”
“Certo, puoi optare se
tradirlo o meno, ma intanto, nel tuo cervello e nel tuo cuore rimarrà Jared
conficcato come una spina, negalo se ci riesci!”
“Alla mia età devo
impormi un rigore, una direzione Rob”
“Vuoi redimerti? Vuoi
che sia Kevin la personificazione della tua rinascita? Renderai tangibile un
cambiamento astratto, temo, anche se lo sposassi o”
“E’ mia intenzione
farlo”
Downey si allontanò di
poco, dandogli le spalle – “Chi sono io per impedirtelo? Tanto non ascolterai
nessuno, inutile chiedermi un appoggio, un’opinione, è fiato sprecato Glam, mi
duole ammetterlo … E’ tempo perso” – e se ne andò.
“Lui mi somiglia, in un
certo senso …”
Taylor aspirò il fumo,
della sigaretta, che stava condividendo con Colin, in una pausa delle riprese,
ormai quasi giunte al termine.
“Fisicamente?”
“Sì … I capelli, la
corporatura … Il sorriso … Insomma, più o meno” – e scrollò la testa, depresso
nell’espressione concentrata nel vuoto.
“Richard si è impegnato
con te? Seriamente, intendo”
Kitsch rise con un nodo
in gola – “Seriamente? Con moglie e figli? Tu mi avevi avvisato del resto …”
“Quando ci si insinua
in legami già consolidati, non è mai semplice”
“Non voglio criticare
la sua unione con Sonia, non ne so neppure a sufficienza, lei è uno
sconosciuta, in pratica, per me ed entrambi soffriremo a causa di Ricky, è
innegabile”
“E Michael come ne
uscirà? E’ qui per caso oppure no?”
“Lui dice di essere qui
per un convegno, forse è una balla”
“E Ricky lo contatterà?”
Taylor lo scrutò – “Per
come ha reagito alla sua apparizione a sorpresa, posso solo immaginarmi cosa
stia combinando, mentre sono qui”
“Potresti controllarlo …”
“Tu con Jared lo fai? E’
questione di fiducia e poi non voglio cadere in paranoia, Colin” – obiettò lucido.
“Non posso
contraddirti, ma servirebbe a darci un taglio subito oppure a continuare”
“La nostra storia fa
davvero così schifo?” – rise aspro.
“In che senso, scusa …?”
“Nel senso che più
sviscero questa relazione, più la identifico in un colabrodo, per di più rotto,
tra le bugie propinate a sua moglie ed anche a me, suppongo”
“Tu meriti stabilità,
dopo Jude soprattutto”
“E dopo noi no, Colin? …
Perdonami, stavo scherzando”
“No, hai detto il vero,
come potrei negarlo?”
Kitsch si alzò dal
muretto, schiacciando il mozzicone sotto il tacco dei suoi stivaletti in pelle
scura e consumata, come il suo umore – “E’ stata solo una scopata Colin …” –
tagliò in imbarazzo – “… probabilmente come quella che Ricky si sta facendo con
il suo caro Michael” – e si dileguò, senza aggiungere altro.
COLIN AND TAYLOR
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