martedì 19 maggio 2015

LIFE - CAPITOLO N. 122

Capitolo n. 122 – life



Downey si sentì ridicolo, nel rintanarsi all’interno della toilette, per telefonare a Jared, che lo stava tempestando di sms, da almeno dieci minuti.

“Dimmi solo cosa sta succedendo e ti lascerò in pace Robert, giuro!”

Leto lo stava supplicando ed era una situazione assurda, come il ridursi in quello stato, a causa di Geffen, pensò l’attore.

“Jay stammi a sentire, qui non succede un bel niente!”

“Stai mentendo e non capisco neppure il perché, miseria schifosa Rob!” – imprecò, rannicchiato su di una panchina, sulle colline di Malibu.

“Ma cosa dovrei dirti, anzi inventarmi?!” – sbottò il moro, soffocando per il caldo, in quell’ambiente piuttosto angusto.

“Unicamente la verità, su Glam e Kevin” – chiarì esausto.

Si stava come spegnendo, all’altro capo dell’oceano.

“Dove sei adesso?” – chiese Downey, preoccupato.

“A pochi passi dal mio loft, quello che uso come studio di registrazione” – disse ormai in lacrime.

“Sei per strada?”

“Sì …”
“Per favore entra in casa, sali e mandami un”

“No, no! Dimmelo ora e facciamola finita!!”

Robert prese un respiro – “Glam si è portato dietro Kevin, lo sta tenendo d’occhio, perché, da quanto ho capito, ha tentato il suicidio o voleva provarci insomma”

“Mark non gli ha fatto nulla, la sua reazione nasce da un equivoco, ma Glam si è messo di mezzo e non ne vuole sapere di farli almeno parlare al telefono e questa sua invadenza è fuori luogo!”

“E’ solo istinto di protezione, Kevin è il padre di Lula, dovresti saperlo come ragiona Glam” – replicò più calmo, cercando di riportarlo alla ragione.

“Lo so benissimo, infatti mi ha trattato di merda, se proprio vuoi saperlo” – bissò a mezza voce, mentre prendeva l’ascensore verso l’attico, di quel palazzo semi deserto.

“Glam è un uomo libero da vincoli, ha divorziato da me, non ha un” – Downey si interruppe.

“No, un amante ce l’ha e sono io, lo sai perfettamente, vero?” – e rise isterico, versandosi una tequila, appena giunto nel living.

“Questa è una situazione vostra ed è un guaio per te, ai danni di Colin, cosa credi che io ti possa fare i complimenti perché ci vai a letto, con il mio ex?”

“Risparmiami il sarcasmo, non sei un santo neppure tu e ti strusci a Glam appena riesci o meglio, appena lui te ne dà l’opportunità!”

“Tu ed io non riusciamo più a parlare decentemente, Jared, non se ne esce, tu sei così geloso e possessivo verso Glam, che ti rendi patetico ed insopportabile!”

La chiamata si chiuse bruscamente.

Downey, sudato e nervoso, spalancò la porta.

Geffen era lì, lo sguardo fisso su di lui.

Aveva sentito tutto.




I suoi capelli, profumati di sole, come il suo sorriso, che si rimescolò a quello di Richard, mentre si baciavano, annodati l’uno all’altro, all’ingresso della suite di Michael, lo stavano intossicando da alcuni, interminabili, bellissimi, minuti.

Il primogenito di Geffen non aveva saputo resistere.

Lo aveva amato troppo, lo doveva incontrare almeno una volta, prima che l’ex collega se ne tornasse a Sidney e non sarebbe stato semplice resistergli oppure rinunciare a lui.

Meglio arrendersi e correre i rischi del caso.

Una sfuriata da parte di Taylor, anche la possibilità di perderlo.

Forse anche perché Michael non avevo capito nulla di loro, si preoccupava esclusivamente di Sonia e non poteva credere che Ricky si fosse innamorato di nuovo così presto.

Che lo avesse dimenticato tanto in fretta.

In effetti non era vero, ma Michael ne era palesemente all’oscuro.

Quel poco che avevano addosso si disintegrò in pochi gesti reciproci e frenetici di appartenenza e desiderio.

Il letto era poco distante, ma doveva accadere lì, su quella moquette costosa, alta cinque centimetri almeno, da quanto era soffice ed accogliente.

L’attrito tra essa e la pelle della schiena di Micky era piacevole.

Richard lo chiamava così, da quando si erano confessati il reciproco amore incondizionato.

Era stata una sorta di magia, un cadere di muri e paura, da parte di Geffen jr.

Eppure non era bastato.

Cosa, si era chiesto mentalmente l’architetto, recandosi all’hotel, avrebbe fatto la differenza, nella sua relazione con Kitsch?

Era lui, in prima persona, a dovere cambiare, a decidere, a scegliere per sé stesso: il divorzio era la prima fase da affrontare, a testa alta, perché lui non poteva più distruggersi di bugie ed ipocrisia.

Richard voleva volare, tra le gambe di Taylor o di Michael, come in quel preciso istante, non aveva rilevanza.

Si sentì un bastardo, alla stregua del padre, infedele per natura.

Per DNA.

Ingoiò il rospo e continuò a spingere, a venire, a bruciare, divorare la bocca di Micky, la sua giovinezza, la spavalderia e la fierezza di essere gay, perché lui sì, non lo aveva mai nascosto.

La famiglia, semi aristocratica, alla quale Michael apparteneva, si era indignata, ma solo in parte.

Gli zii, titolari della multinazionale, dove anche Ricky trovò un’occupazione solida, lo accolsero, gli diedero un lavoro di prestigio, dopo gli studi e le cose migliorarono anche con i genitori, a poco a poco.

Micky avrebbe voluto presentare loro il fidanzato, prima o poi.

Anche se sposato e con prole a carico, non gli importava, avrebbe lottato con le unghie ed i denti, per convivere, un giorno, insieme a Geffen jr.

Le unghie, che adesso artigliavano la nuca di Richard, mentre si baciavano roventi ed i denti, con i quali Micky si illuminava di sorrisi e lacrime, venendo copioso e sincrono al suo amore più grande.

Credendo anche all’impossibile.




Kevin strinse sul petto Lula, che gli aveva portato una cioccolata calda e dei biscotti.

“Ecco qui papà, super merenda per due … Poi papi Glam arriva e mangia con noi, ok?”

Per soldino ogni cosa era semplice.

Il bassista lo pensò, provando a non rabbuiarsi, in sua presenza.

Così preziosa, così incredibile.

“Tu che ne pensi, amore, di papi Glam …?”

“A proposito di …?” – e rise giocoso.

“Lui dice delle cose …”

“Già … Papi Glam ti ama tanto, sai? Peccato faccia solo pasticci” – sospirò.

“Lui mi ama?”

“Almeno quanto lo ami tu, papake” – asserì convinto ed esaustivo.

“Ho provato a dimenticarlo … Mi aveva fatto così arrabbiare quando tu … Ecco”

“So come è andata” – sorrise, facendosi dei bei baffi zuccherati.

“L’avevo perdonato, sono stato così male”

“Mi dispiace, ma non potevo dirtelo, dovresti avercela anche un po’ con me, sai?”

“Mai e poi mai Lula!” – ed inspirò greve – “Tu sei l’amore della mia vita”

“Così tanto amore, dovrebbe renderci davvero felici, invece non funziona, chissà perché, papake” – e gli accarezzò le guance arrossate.

“Daddy ti ha riportato da me …” – si commosse, fissandolo.

“Non volevi più chiamarlo in questo modo eppure l’hai fatto … Il cuore vince sempre, vuole imporsi, vuole emergere, anche sui torti peggiori, papà”

“Ed io non posso farci nulla, è questo che intendi?” – chiese dolce.

Soldino annuì, asciugandogli l’ennesima lacrima.




“Non parlerò, nemmeno in presenza del mio avvocato!” – esordì Downey, addossandosi alla parete in acciaio e tappezzeria insonorizzata.

Geffen sorrise a metà – “Fortuna che tu hai ancora voglia di scherzare Robert” – disse in un soffio l’avvocato.

“Ti stai infilando in un vicolo cieco, sai?” – asserì pacato l’artista.

“Lo so … Con Jared finisce sempre così”

“Ed a Colin non pensi? Non se lo merita …”

“Perdo ogni buon senso, la mia dignità, quando si tratta di Jay e di me, però le cose cambieranno: radicalmente”

“Ti riprendi Kevin a bordo? Del tuo transatlantico da sogno, Glam?” – ribatté sarcastico, ma non cattivo.

“Ho girato intorno a questa soluzione per un tempo senza fine, Rob, convincendomi che il suo posto era accanto a Tim, ma, come vedi, anche lui l’ha abbandonato, per Niall, per giunta, che stava con Mark, l’ennesimo errore di Kevin, paradossalmente!”

“Ruffalo era un ripiego ed ora potrebbe toccare a te o meglio, a Kevin, per la seconda volta, perché tu cadi puntualmente in piedi, cazzo!”

“Cosa c’è di sbagliato nel volere ricominciare con il padre di mio figlio?” – poi deglutì assorto – “… certo, di logica, mi piacerebbe farlo anche con te”

“E con tutte le tue donne no??! Ma hai bevuto Glam oppure stai dando i numeri, è l’età? La senilità precoce?!” – rise più amaro – “Già che ci sei compra un harem e riuniscici tutti, come delle marionette, magari esponici pure!” – e gli brandì le braccia, energico – “Ma Dio santo, quando la smetterai di prenderci e lasciarci, di usarci, anche se in buona fede?!” – domandò diretto e spietato.

“L’ho mai fatto? Con te, intendo”

“No … Non so più ciò che dico, Glam, però Kevin ha ragione a non fidarsi”

“Ho bisogno dei tuoi consigli Robert”

“Tu lo ami? Lo ami più di quanto ami Jared?”

“Io posso scegliere, posso decidere se migliorare o meno, non credi?”

“Certo, puoi optare se tradirlo o meno, ma intanto, nel tuo cervello e nel tuo cuore rimarrà Jared conficcato come una spina, negalo se ci riesci!”

“Alla mia età devo impormi un rigore, una direzione Rob”

“Vuoi redimerti? Vuoi che sia Kevin la personificazione della tua rinascita? Renderai tangibile un cambiamento astratto, temo, anche se lo sposassi o”

“E’ mia intenzione farlo”

Downey si allontanò di poco, dandogli le spalle – “Chi sono io per impedirtelo? Tanto non ascolterai nessuno, inutile chiedermi un appoggio, un’opinione, è fiato sprecato Glam, mi duole ammetterlo … E’ tempo perso” – e se ne andò.




“Lui mi somiglia, in un certo senso …”
Taylor aspirò il fumo, della sigaretta, che stava condividendo con Colin, in una pausa delle riprese, ormai quasi giunte al termine.

“Fisicamente?”

“Sì … I capelli, la corporatura … Il sorriso … Insomma, più o meno” – e scrollò la testa, depresso nell’espressione concentrata nel vuoto.

“Richard si è impegnato con te? Seriamente, intendo”

Kitsch rise con un nodo in gola – “Seriamente? Con moglie e figli? Tu mi avevi avvisato del resto …”

“Quando ci si insinua in legami già consolidati, non è mai semplice”

“Non voglio criticare la sua unione con Sonia, non ne so neppure a sufficienza, lei è uno sconosciuta, in pratica, per me ed entrambi soffriremo a causa di Ricky, è innegabile”

“E Michael come ne uscirà? E’ qui per caso oppure no?”

“Lui dice di essere qui per un convegno, forse è una balla”

“E Ricky lo contatterà?”

Taylor lo scrutò – “Per come ha reagito alla sua apparizione a sorpresa, posso solo immaginarmi cosa stia combinando, mentre sono qui”

“Potresti controllarlo …”

“Tu con Jared lo fai? E’ questione di fiducia e poi non voglio cadere in paranoia, Colin” – obiettò lucido.

“Non posso contraddirti, ma servirebbe a darci un taglio subito oppure a continuare”

“La nostra storia fa davvero così schifo?” – rise aspro.

“In che senso, scusa …?”

“Nel senso che più sviscero questa relazione, più la identifico in un colabrodo, per di più rotto, tra le bugie propinate a sua moglie ed anche a me, suppongo”

“Tu meriti stabilità, dopo Jude soprattutto”

“E dopo noi no, Colin? … Perdonami, stavo scherzando”

“No, hai detto il vero, come potrei negarlo?”

Kitsch si alzò dal muretto, schiacciando il mozzicone sotto il tacco dei suoi stivaletti in pelle scura e consumata, come il suo umore – “E’ stata solo una scopata Colin …” – tagliò in imbarazzo – “… probabilmente come quella che Ricky si sta facendo con il suo caro Michael” – e si dileguò, senza aggiungere altro.










 COLIN AND TAYLOR


Nessun commento:

Posta un commento