mercoledì 25 maggio 2016

NAKAMA - CAPITOLO N. 63

Capitolo n. 63 – nakama



Il retro della loro officina, era diventato uno dei posti preferiti dove fare l’amore, per Norman e Paul.

Su di una branda, il segno dei loro corpi era rimasto impresso, come un guscio caldo, da colmare, con un rinnovato amplesso, ogni volta più intenso, di quelli precedenti.

Si guardavano negli occhi, anche adesso, perdendosi al contatto bagnato dei rispettivi corpi, sempre più armoniosi nell’appartenersi, senza più remore.

Reedus esplorava ogni suo desiderio, scavando in Paul come un abisso, dove custodire ciò che di meglio, quel legame aveva saputo donare a entrambi.

Una serenità sconosciuta, capace di azzerare quel senso di malessere costante nell’ex poliziotto, per una vita, che si era cucito addosso più per convenienza e semplicità, perché era ciò che amici e parenti si aspettavano da lui, seppure considerandolo un tipo anticonformista e persino asociale.

Per Rovia, invece, quei sentimenti rappresentavano la sua salvezza, da una notte, durata fin troppi anni.

“Amore …” – Norman sorrise, restandogli dentro ancora un attimo.

Paul lo baciò intenso – “… sono qui … mi vedi?”

“Certo piccolo … Sei una tale gioia” – gli respirò nella bocca e poi, scendendo con le dita a sfiorare il punto, in cui si univano, Reedus si eccitò nuovamente.

“Mioddio …”

“Non mi basti mai Paul” – gli ansimò nel collo, ricominciando a muoversi, audace e virile.

Rovia si appese a lui, adorante e ricettivo, così bello, da spezzare il cuore.




“Sembriamo la calata degli Unni” – Geffen rise, salutando la folla, riunitasi oltre i cancelli degli studi televisivi di L.A. News.

Probabilmente in molti si aspettavano al suo seguito anche i noti consorti dell’avvocato più celebre della città, da Jared a Robert, soprattutto, ma, tra decine di bodyguards, in una sorta di parata, stavano sfilando unicamente i figli di Glam, oltre alle madri naturali, le sue tre ex mogli e, a sorpresa, Louis, con Syria stretta al petto e racchiusa in un marsupio multicolore.

Lula e Pepe vennero richiamati da numerosi bimbi, così che Vas e Peter li scortarono a firmare clamorosamente autografi.

Le gemelle erano splendide come la madre, così tutti gli eredi di Geffen, con in testa Richard, insieme ai nipoti del suo “vecchio”, a completare quel clan incredibile e ben amalgamato dallo charme di un autentico imperatore del foro e del gossip internazionale.

“Cerchiamo di fare una cosa raffinata” – bisbigliò Glam alle pr, mentre lo stavano microfonando.

Il suo look era elegante, ma piuttosto informale.

“Diciamo che con lei, le cose sono spesso esagerate, Mr. Geffen” – la cronista di punta rise, sottoponendo le domande a Hopper, consulente un po’ stranito, in mezzo a quel delirio.

“O così o niente” – replicò lui sornione – “… lo scriva pure, Miss. Haymont”




Harry stava facendo zapping, svogliatamente, steso sul divano del loft, che aveva affittato per andarci a vivere con Britney.

Lei non c’era, impegnata con le amiche dall’estetista o parrucchiere, del resto Styles non era stato a sentirla più di tanto a colazione.

Il giovane ebbe un sussulto, appena vide il servizio dedicato a Geffen, con le riprese in esterni del suo arrivo alla Spring Tower.

Boo indossava abiti firmati, oltre a Ray-Ban costosissimi, regalo di quel Keller, che Styles conosceva bene, ma anche di Glam, probabilmente.

Le voci correvano, negli ambienti frequentati da entrambi, ma Haz sembrava non dare peso a nulla, quando tutto, al contrario, lo feriva a morte.

Il volto del suo ex era pallido e tirato, la sua magrezza preoccupante.

Il ricciolo perse un battito, però, nel vederlo avvolgere così amorevole, ma triste, quel fagottino rosa, che Louis sembrava amare, come se Syria fosse anche sua.

Sulle colline di Los Angeles, anche altri occhi stavano seguendo la scena, con molta attenzione: Jared ribollì, dando un calcio ad una sedia, all’interno della biblioteca, alla End House.

“Questo è intollerabile … cazzo!” – sibilò, a pugni stretti.

Nessuno degli ex di Geffen era stato invitato all’evento, quindi vedere Louis, doveva per forza volere dire qualche cosa, pensò il leader dei Mars, contorcendosi in una rabbia smodata, ma che doveva tenere a freno, soprattutto davanti a Colin, che sarebbe tornato da lì a poco.




Sara non scese neppure dall’auto, raccomandandosi per chissà che cosa, con Sandra e Beatrice, che esultarono alla vista del padre.

Paul li stava spiando, il cuore a mille, perché ogni volta c’era qualche problema con la madre delle bimbe di Norman.

Baby corse incontro a Rovia, appena lo vide sbucare timido sulla soglia; Bea rimase allacciata a Reedus, che trascinava un trolley rosa, con attaccato uno zainetto.
Le cucciole si sarebbero fermate da loro a Malibu, sino al mattino seguente.

“Ehi non mi saluti Beatrice?” – chiese impacciato Paul, con Baby appiccicata addosso come un francobollo: per loro era stato amore a prima vista.

Per la primogenita un po’ meno.

“Ciao” – e nel masticarlo, con la gomma ai frutti di bosco, Bea guardò altrove.

Reedus sbuffò lieve – “Su andiamo, vi porto a pranzo fuori e poi abbiamo il resto della giornata libera, ok?”

Gli affari andavano bene e quel pomeriggio di chiusura settimanale, la coppia, se lo era preso, oltre ad ogni week end, anche per consentire a Norman di fare il genitore al meglio.

Le critiche di Sara, del resto, non gli venivano risparmiate, ad ogni rientro di Bea e Baby, costantemente per inezie, anche senza senso.

“Andiamo al Luna Park?” – chiese raggiante Sandra.

Rovia annuì, dando poi a entrambe un dono – “Spero vi piacciano”

Bea sorrise appena, nonostante fosse entusiasta per il nuovo cellulare, mentre la sorellina faceva salti di gioia, per un tablet, pieno zeppo di giochi.

“Le vizi … Non dovresti, sai?” – gli disse piano Reedus, cinturandolo alle spalle, mentre Rovia metteva l’incasso in una cassetta di sicurezza.

“Stai buono, sai che Bea poi fa la spia a tua moglie”

“Ex moglie!” – Norman rise, dandogli poi una pacca sul sedere minuto, ma sodo e allettante.

“Ok … A proposito di regali, ne ho preso uno anche per Tom e Chris” – rivelò a mezza voce.

Forse non era stata una buona idea, da come lo stava scrutando il compagno – “Non avevamo deciso di non andarci?”

“Infatti non ci andremo, però se vuoi dico al fattorino di passare domani mattina e”

“No, lascia stare, magari un saluto veloce, ok? Tanto saranno tutti a villa Meliti, lo possiamo anche lasciare all’ingresso” – propose assorto Norman, mentre chiudeva le serrande elettroniche.

Rovia non aggiunse altro, sistemando le bambine sul sedile posteriore di un suv nuovo di zecca.

Adorava spendere soldi e, solo con gli interessi sul capitale accantonato, lui e Reedus potevano vivere di rendita.

Forse un giorno avrebbero mollato tutto, andandosene in giro per il mondo: una prospettiva intrigante, ma solo dopo i cinquant’anni, aveva detto Paul, durante una serata in spiaggia, al chiaro di luna, nudi, dopo un bagno di mezzanotte, stesi su di un enorme asciugamano, ad ammirare le stelle e fantasticare, come adolescenti.




Gloria Haymont stava controllando a stento la propria curiosità: l’occasione era ghiotta, per avere almeno uno scoop da Geffen, disinvolto nel rispondere ad ogni quesito, anche quelli un po’ scomodi.

“Se lei dovesse fare una classifica, tra i suoi uomini, chi occuperebbe il primo posto?”

“No, guardi, non la farei mai, perché ognuno di loro ha stabilito un primato già standomi accanto, quindi taglierebbero il traguardo a pari merito o quasi”

“Quasi?” – lo pungolò vivace.

“Kevin, il mio primo consorte, lui ha sopportato davvero questo coglione” – disse sincero, adombrandosi, di rammarico – “… lui, vede, ha subito i miei malumori, i colpi di testa, ma ha resistito, con devozione impagabile, Kevin non mi ha abbandonato e per quanto io possa averlo assistito, in certi periodi della nostra vita, in comune o meno, resterò eternamente in debito, nei suoi riguardi” – concluse con dolcezza, cercando lo sguardo di soldino.

“E poi Kevin è l’altro papà di Lula, giusto?”

“Sì Gloria, giusto …” – sorrise emozionato – “… Lula è la mia anima, come ogni figlio che ho concepito, ma non a tutti ho riservato uguale attenzione … Mi hanno perdonato, ho avuto fortuna e ho avuto soldino, con Kevin: entrambi mi hanno insegnato ad amare, mi hanno salvato ecco …”

“Per molti, comunque, il suo amore più grande e travagliato, rimane Jared Leto” – puntualizzò lei, ma con un certo timore.

“Jared … Io sono sempre tornato da lui e se mi sta ascoltando, Jared capirà le mie parole”

“Vorremmo farlo anche noi, Mr. Geffen” – sorrise affabile.

Glam scosse il capo rasato e in ordine – “Amare Jared è stato come pretendere di stringere tra le mani un sogno: le sembra possibile? No, non lo è affatto, sa? Eppure tu rimani a guardarlo, in quanto tale, provi a comprenderne la materia, la consistenza e ti rendi conto di essere un folle eppure non demordi, continui a crederci … Questo è l’effetto che ti fa Jared, anche se non lo volesse: sì, certo, lui è stato speciale, è stato l’assoluto, in senso negativo e positivo, ma con l’adozione di Syria, noi siamo ripartiti, non certo come amanti, però esiste anche lei, per noi, ora ed è una cosa bellissima”

“E di Robert, cosa vuole dirci?”

“Rob è la persona migliore io conosca, anche i suoi difetti sono meravigliosi” – e si illuminò – “… So cosa si dice sul mio conto, su quanto io sia scandaloso e scioccante, imprevedibile e stronzo, ma, credetemi, io amo ognuno di loro, li amo come in un moto perpetuo, non riesco a smettere” – rise, tradendo un minimo di tensione.

“Lei è l’uomo che risolve i problemi, come in quel film di Tarantino, ricorda?”

“Semplicemente agisco, pensando in fretta, anche se può essere pericoloso, per me stesso almeno”

“Lei è guarito da un cancro all’apparenza incurabile: come ci è riuscito?”

“Unicamente grazie al sacrificio di chi mi amava”

“Eppure esistono molti misteri intorno a quei mesi, Mr. Geffen”

“Questo servirà per la mia biografia, mi farà vendere più copie, che ne pensa?” – svicolò capace e accattivante.

Gloria non insistette, deviando su amenità più mondane.

Il tutto si concluse con una foto di gruppo, con Geffen al centro, accomodatosi su di un trono un po’ kitsch, con in braccio Syria.

L’ultimo sigillo.




Il caso li fece incrociare, tra le giostre e il carretto dello zucchero filato.

Bea, Sandra e Luna iniziarono subito a giocare, con i peluche vinti da Reedus e Hemsworth al tiro a segno, mentre Tom se ne stava zitto, su di una panchina, un po’ distante da Paul, che non sapeva cosa fare, per spezzare quell’imbarazzo tra loro.

“I maschi Alpha si sono ritrovati grazie ai loro giocattoli” – provò a scherzare Rovia, fissando Norman imbracciare un fucile, per una nuova sequenza di spari.

Hiddleston sorrise storto – “Odio le armi”

“Sì, anch’io, una volta uno spacciatore mi ha preso ad un ginocchio, mentre scappavo con della roba non pagata” – bissò a raffica, senza riflettere.

Tom lo guardò con scalpore.

Poi scoppiarono a ridere.

Tornati seri, andarono a prendersi un gelato lì vicino, senza mai perdere di vista gli altri cinque.

“Norman te l’ha detto, vero?”

Paul fece un cenno di assenso, non senza avvampare.

“Io so che Chris non era in sé, Tommy … Posso chiamarti così? Norman lo fa spesso”

“Certo”

“Abbiamo scelto una cavolata, ma è utile in cucina, per le nozze” – Rovia cambiò rotta velocemente, ma Hiddleston non voleva evitare il discorso.

“Un abuso non si può dimenticare, ma si può capire e … e perdonare … O almeno ci si prova, per un sacco di valide ragioni, Paul” – affermò composto e limpido.

“Luna ad esempio …”

“Sì, infatti”

“E’ per lei, che ti sposi con lui?” – domandò senza toni polemici o provocatori.

“Amo Chris profondamente … E so che potremo avere un futuro fantastico”

“Ne sono sicuro Tom” – Rovia sorrise, in uno splendore delicato e frangibile.

Come i loro cuori.

E i loro destini.



















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