Capitolo n. 58 – nakama
Le mani grandi di
Colin, sembrarono potere artigliare completamente, il bacino stretto e glabro
di Tim, mentre questi gli ondeggiava sopra e sobbalzava, ad ogni spinta di
reni, dell’irlandese, steso tra cuscini e arredi, riposti in un bungalow, poco
distante dalla piscina, dalla quale erano riemersi dopo cinque minuti di baci
infuocati, in un groviglio, fuori controllo, per entrambi.
Il sudore del ragazzo,
gocciolava e scendeva sinuoso, tra i solchi di una muscolatura appena in evidenza,
ma ben calibrata, per quel corpo esile e dorato.
Il suo capo, reclinato
all’indietro, era altrettanto madido, la sua bocca, spalancatasi per
l’imminente orgasmo, sinergico e speculare, una delle immagini, che sarebbero
rimaste impresse nella mente infuocata di Farrell, al quale sembrò di vivere un
sogno, un’allucinazione.
Era ciò che sentiva
anche Tim.
Senza alcun senso di
colpa.
Senza rimorsi.
Jared ciondolò tra i
tavoli, alla ricerca del neo marito, scontrandosi con Kevin, che appariva oltre
modo instabile sulle gambe, impegnato nel medesimo intento.
Senza successo.
“Ehi, ma dove sono
andati tutti, cazzo?!” – quasi biascicò il biondo, franando su di un divano
angolare.
Leto ridacchiò,
buttando giù l’ultimo sorso di tequila rimasta, in un bicchiere troppo grande
per quella bevanda.
“Miseria che sete … E
che ne so, forse sono già in spiaggia per il rito o … o la festa, no? Ma … ma
chi se ne frega” – bofonchiò sul finale, inginocchiandosi tra le cosce
dell’altro, che lo fissava stranito.
“Jay, ma cosa ci prende
… io … io non ho nemmeno bevuto una cola”
“E come hai fatto, con
quei dolci stopposi …” – e rise, facendogli il segno di stare zitto – “… forse
quella Miriam è nei paraggi e si potrebbe offendere …”
“Ah giusto, sì, c’era
il liquore, ma ne ho preso giusto uno, per non offenderla” – e sembrò più
lucido.
Per poco.
Si sporse in avanti,
afferrando Leto per le spalle – “Ce li facciamo gli auguri Jay? Un po’ in
anticipo direi …” – e la sua risata si deformò, in un miagolio imbarazzante;
non per il leader dei Mars, comunque.
Jared lo baciò con
foga, raccogliendo il suo invito.
“Vo voglio sentirti
sulla pelle Kevin … ricordi com’era bello?” – mormorò, occhi negli occhi,
labbra contro labbra.
Ancora.
E ancora, mentre lo
spogliava, irruente ed appassionato.
Kevin non si oppose per
nulla alla sua invasione, accogliendolo come se Leto fosse un conquistatore, al
quale era inutile fare resistenza.
Incuranti di ogni
pericolo, di essere scoperti, proiettati in una spirale di colori abbacinanti,
le loro carezze divennero sempre più audaci ed il congiungersi, animalesco e
brutale, una conseguenza inevitabile.
Jared lo stava scopando
e baciando, come un forsennato.
Kevin non desiderava di
meglio.
I passi di Lula
lasciavano orme ancora minuscole, rispetto a quelle del padre, che lo teneva
per mano, mentre stavano per arrivare al luogo convenuto con Miriam.
“Ecco è qui soldino …”
“Ok … Tu hai paura,
papà?”
“Sì amore” – e si
accovacciò, per sfiorargli le gote rotonde e fresche, nonostante la temperatura
esterna fosse ancora elevata al tramonto.
“Il fatto è che … Che
non riesco a capire cosa mi succede, ecco”
“Sei … sei posseduto
Lula, da qualcuno che vorrebbe vivere, attraverso di te” – spiegò l’uomo, con
un nodo alla gola, che lo stava annientando.
“Se almeno fosse buono,
glielo permetterei” – soldino arrise al suo sguardo amorevole, appoggiando le
mani sulle spalle larghe di Glam, in ansia totale.
Appena intravide la
sagoma della donna palesarsi tra alcune fiaccole gigantesche, piantate nella
sabbia, a cerchio, ebbe un sussulto – “Eccola … E’ lei, te la ricordi cucciolo?”
Soldino annuì,
scrutandola, sempre meno lontana da loro – “E’ la signora dell’ospedale … Ho
parlato con lei, è simpatica … Vero?” – e tornò a fissare Geffen.
“Lei ci aiuterà, me lo
ha promesso” – e si rialzò, tenendo a sé il figlio, che si allacciò al suo
busto massiccio.
“Buonasera …” – li
salutò Miriam, affabile, ma concentrata su Lula.
“Siamo in anticipo?” –
domandò l’avvocato, scorgendo altre persone avvicinarsi.
“Loro sono i miei
amici, sono amici di Lula soprattutto … Ora accenderemo i falò, è quasi buio …
E diremo le nostre preghiere, ma il bimbo dovrà andare al centro della corona
sacra … La corona di fuoco, vieni” – e gli tese la mano destra, ingioiellata di
teschi e farfalle.
“Ok …” – disse piano
soldino, distaccandosi malvolentieri da Glam, che non riusciva ad individuare
Vas e Peter, pronti ad intervenire, in caso di problemi.
Il
rito ebbe inizio.
Marlon sapeva di buono,
mentre gli si affiancava, in una brezza, che scompigliava i suoi capelli e la
camicia bianca, larga, comoda, forse di Lux, mezza aperta sul suo fisico
statuario.
Louis si era fermato ad
una balaustra, in un angolo, a picco sull’oceano.
“Perché fai così?” –
gli chiese il modello, senza alcun astio.
“Tu non mi conosci, non
sai nulla di me, Vincent ed Harry, nonostante qualcuno ti abbia raccontato
delle storie”
“Quel qualcuno è
appunto Vincent, è il mio uomo” – obiettò con un sorriso incantevole.
“Lui ci aveva detto di
avere una donna, la signora del bar, pensa, quindi, come vedi, non è molto
orgoglioso della vostra storia” – lo sbeffeggiò acido, senza guardarlo.
Era palese un’altra
verità.
Marlon non si scompose
– “Si protegge ciò che si ama e, sapendo quale sarebbe stata la tua reazione,
perché credi ti abbia mentito così?”
“Lui proteggeva me, se
davvero vuoi metterla su questo piano!” – bissò alterato, fronteggiandolo.
“No Louis … Forse
unicamente sé stesso, dai tuoi capricci, dalla tua dissennatezza … Chi potrebbe
reggere un ménage, come quello che tu avevi imposto, sia a lui, che al tuo
consorte? Una follia”
“Era amore … Un amore
che tu non potrai mai capire” – replicò mesto, sfinito.
All’improvviso.
Marlon gli diede una
carezza, tra le ciocche ribelli – “Siete una coppia splendida, tu ed Harry,
avete anche una bambina … Quanto pretendi ancora dalla vita, eh Louis? Sebbene
ti abbia tolto molto, a me sembra che ti abbia ripagato abbastanza” – concluse
più severo.
“Vincent ti … ti ha
detto di mio padre …?!” – chiese sommesso e incredulo.
L’altro fece un cenno,
arrossendo; poi se ne andò per la propria strada.
I suoni dei tamburi, si
interruppero di colpo, appena Lula si mise al centro, di quella postazione,
delimitata, a cerchio, da sassi bianchi, tutti uguali.
Geffen continuava a
sorvegliare i movimenti di chi, a detta di Miriam, avrebbe invocato le forze
del bene, per liberare soldino da ciò, da colui, che si era insinuato tra le
pieghe della sua mente e della sua anima, azzerando, peraltro, i suoi poteri.
In uno scintillio
azzurro e viola, si elevò quindi come una barriera, che emanò un calore, da lì
a poco insopportabile.
Glam retrocesse,
coprendosi con l’avambraccio sinistro il volto abbronzato, ma nulla al mondo lo
avrebbe fatto allontanare da lì.
Miriam, con un battito
di mani, sembrò dare inizio a quel convivio, con una frase incomprensibile al
legale, ma, appena si girò in suo favore, le pupille di lei si capovolsero ed
un ghigno spaventoso, le deformò le fattezze gradevoli, sino ad un attimo
prima.
“Dio mio …” – disse in
un soffio Geffen, provando a riorganizzare i pensieri, per potere agire, in
qualche maniera e sottrarre Lula a quei pericolosi, ora era chiaro,
millantatori.
“Grazie per avercelo
portato, sono anni che il nostro signore e padrone cerca di trovare una giusta
dimora in un essere umano, ma nessuno era adatto a tale scopo!” – esclamò la
santona, in preda ad un’estasi inquietante.
Soldino restò immobile,
ma anche i suoi occhi erano divenuti vitrei e spettrali.
“Lula!” – urlò Glam,
provando a farsi strada verso di lui, ma quella barriera bluastra glielo
impedì.
Miriam sembrò
proseguire, in quell’esaltata spiegazione degli eventi.
“Il tuo Lula verrà con
noi, perché l’unico problema è la sua età: dobbiamo crescerlo, nutrirlo, farne
un adulto sano e forte, così che il nostro signore e padrone possa regnare su
ogni cosa, portando le tenebre ovunque egli calpesterà il suolo di questa
terra!” – e tutti invocarono un nome, saltando e agitandosi, come in preda ad
un delirio collettivo.
La musica assordante
riprese ad infestare l’aria, come l’odore acre degli incensi, che Miriam gettò
intorno a soldino, che, di colpo, indicò un punto, tra gli alberi poco
distanti.
L’invasata aguzzò la
vista su quell’angolo, così Glam, spaventato come mai prima di quel frangente.
“Chi … Chi sei tu?”
Miriam avanzò lenta.
Ora tutto taceva.
Dai cespugli spuntò una
bimba, con le mani giunte a coppa, dalla quale un riverbero si spandeva, in un
luccichio ipnotizzante.
“Petra …?!” – Geffen
era sbigottito.
Miriam oltrepassò
l’uomo, biascicando qualcosa, poi il suo tono divenne comprensibile – “Ti bebe glas
… La bambina di ghiaccio, come è possibile …? NO!!!”
Petra avanzò,
risultando da subito immune ai tentativi dei presenti di fermarla.
Con un sorriso vivace, la
figlia di Louis e Harry, gettò il suo bagliore verso Lula e tutto si spense,
poi si riaccese, in un lampo biancastro.
Accecante.
Petra
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