lunedì 23 maggio 2016

NAKAMA - CAPITOLO N. 62

Capitolo n. 62 – nakama



Downey finì di sorseggiare il suo Martini, sulla terrazza centrale di villa Geffen, a Palm Springs, con alle spalle l’ex e giù in spiaggia Law, con i loro piccoli.

Di tutti e tre.

“Pepe mi ha detto che si è divertito un mondo a Londra, con le sorelline e la tribù di Jude” – esordì il legale, affiancandosi a lui, per affacciarsi entrambi alla balaustra bianca.

“In effetti, abbiamo dovuto affittare l’intera sala di un ristorante, per riunirci …” – replicò l’attore, senza guardarlo, fin troppo assorto, per la sua innata vivacità.

“Qualcosa non va, tesoro?” – chiese con dolcezza l’uomo, che Robert non aveva mai smesso di amare, in una parte di sé, che coltivava puntualmente, con le attenzioni dell’altro, divenute assai caste.

“In realtà sono un po’ preoccupato per te, Glam” – e lo fissò, con un sorriso sincero.

Geffen arricciò il naso, lisciandosi i capelli rasati ed in ordine, come la sua barba, pronto l’indomani a rilasciare l’intervista, di cui aveva accennato a Louis, ormai a Los Angeles, per trascorrere l’imminente serata insieme ad Arthur Keller.


“Sto alla grande Rob” – bissò più rigido, versando un secondo aperitivo.
Avrebbero cenato tutti lì, gustando i piatti di Pamela ed ubriacandosi delle facezie di Derado e Xavier, entrambi in pieno relax, sui lettini matrimoniali della caletta.


“La tua e-mail era un tantino sconclusionata” – insistette il moro, addentando un tramezzino.

“Sei dimagrito, come di consueto, quando vai in Inghilterra” – puntualizzò il più anziano, provando a sviare le domande del suo interlocutore, ancora così affascinante.

“Parlami di Louis”

“Non c’è molto da dire”

“Chi non ti conosce, direbbe che ti sei approfittato della situazione, Glam”

“E tu che mi conosci, cosa ne pensi, sentiamo!?” – replicò secco, ad un centimetro dal suo volto abbronzato.

“Con me non attacca Glam”
Downey provò anche a respirare, oltre che verbalizzare le sue perplessità affettuose.

Geffen sorrise, con quella tenerezza, che Robert gli ispirava da sempre.

“Louis con me è al sicuro, non fa cazzate, lo tengo d’occhio e non lo illudo, anzi, nessuno dei due lo fa, ok?” – spiegò più calmo.

“Io temo il peggio invece … Perché tu non sei onnipresente e poi si vede con quel tuo socio, giusto? Arthur, Eliot”

“No, è Arthur, Arthur Keller, diritto internazionale e commerciale”

“Bene, felice di conoscere il suo curriculum vitae: quante mogli ha?”

“Una, che fa per tre e quattro figli, così hai il quadro completo della situazione; va bene così, Robert?”




Boo si inarcò, anche se Keller stava attento a non gravargli addosso, non più del necessario.

Arthur si fermò, nel pieno dell’orgasmo, penetrandolo con il proprio sguardo, più che con il resto di sé.

Era la prima volta.

“Non … non guardarmi così” – balbettò Louis, coprendosi poi la vista, con l’avambraccio sinistro.

Voleva difendersi dai suoi sentimenti, non più imbrigliati, dalla stupida bugia sull’essere degli amanti clandestini.

Keller gli parlava sempre più spesso di sé, di ciò che voleva, ma che non osava chiedere alla vita.

Louis non ne aveva più una decente, da quando Harry lo aveva lasciato, per poi sposarsi addirittura con un’oca, che aveva abbandonato il college, per partecipare ai concorsi di “Miss. maglietta bagnata”, in quel di Santa Monica, da cui Britney proveniva.

“Scusami Boo” – e si ritrasse, come un’alta marea, risucchiata dalla notte.

Fuori le stelle, sembrarono ad Arthur un’ottima alternativa, agli opali spenti di Tomlinson, rifugiatosi, come un ladro, sotto alla doccia.

La suite aveva anche una piscina, sull’ampia terrazza panoramica, dove l’avvocato girovagava frustrato, in accappatoio bianco; dopo qualche esitazione si immerse, nudo e accaldato, con il desiderio di andarsene al più presto.

Peccato si fosse inventato la scusa di un breve viaggio di lavoro a Boston, nonostante il fine settimana.
La consorte, impegnata in eventi benefici e pranzi di gala, non aveva preteso ulteriori dettagli: in fondo erano ormai degli estranei, legati da un intreccio di interessi economici, davvero impressionante.


Louis lo raggiunse, fatto di fumo.

“Quest’erba è magnifica” – e si mise seduto sul bordo, infilando i piedi nell’acqua, per poi schizzarla verso l’altro.

“A saperlo che ti riduceva in questo stato, non te l’avrei presa, sai?” – replicò severo Keller, risalendo dalla parte opposta.

Il ragazzo gli corse incontro con un telo, dove Arthur si avvolse lento.

“Grazie …” – disse piano, impacciato e fuori posto.
I suoi picchi d’orgoglio, duravano il tempo delle canne, del suo folletto servente.

Un re decaduto, abbindolato dai malumori di un giullare, che, con un tuffo repentino, gli era nuovamente sfuggito.




Derado apponeva correzioni ad una nuova sceneggiatura, mentre Jude provava le battute, sotto l’occhio divertito dei presenti.

Dal giardino le risa di Lula colorarono l’aria, così come quelle di Tim e Kevin, con in braccio Layla e Thomas, pronti a vedere lo spettacolo di fuochi pirotecnici.

Geffen andò loro incontro, felice di vederli – “Ce l’avete fatta”

“Ciao daddy, eccoci qui, ma c’era un traffico, tutti in vacanza, vero soldino?”

“Verissimo!”

“Ciao amore” – Glam lo strinse, portandolo poi ad accomodarsi a tavola.

“Ci sta ancora un po’ di gelato, dopo la pizza di Barny?”

“Certo papà”

“Cosa vuoi in regalo, per la tua promozione, monello?” – domandò Geffen, scompigliandogli i riccioli folti e scuri.

“Che tu non sia più solo” – e lo scrutò, intenso.

Glam si commosse – “Ma io ho te, ho voi, non mi sento” – e la sua affermazione si spense, in quelle pozze, che erano le iridi di Lula, al quale non si poteva mentire.

Si abbracciarono solidi, in un connubio, che andava oltre ogni legame convenzionale e terreno.

Entrambi, avevano percorso sentieri ignoti e incredibili, salvandosi reciprocamente, senza mai risparmiarsi.

“Tu hai dato un senso ad ogni giorno della mia vita, sai cucciolo?”

Soldino annuì, dandogli poi una delle sue carezze, ampie e generose.

Kevin era rimasto a breve distanza, quasi nascosto.

Tim, distratto dai capricci di Layla, non si era reso conto dell’emozione del consorte, al contrario di Robert, vigile su ogni componente di quel club di “prime mogli”, come li definiva scherzosamente Jude, durante le loro serate pettegole sul divano, davanti ad un vecchio film, che nessuno seguiva.

La realtà, era molto più intrigante.




Louis gli si avvicinò, dopo una bella nuotata, che aveva, provvidenzialmente, ridato lucidità all’ex di Styles.

“Perdonami Arthur” – mormorò triste, accovacciandosi tra le sue gambe, già rivestitesi di un costoso tessuto, un misto di seta e lino, elegante e raffinato, quanto sapeva essere Keller, quando entrava in aula.

Lì si trasformava: sagace, brillante, risolutivo.

Era ciò che colpì Geffen, al loro primo incontro, mentre Glam si trovava tra il pubblico, durante un’udienza complicata e prestigiosa.

La loro collaborazione cominciò da quel giorno e dopo solo un mese, Geffen gli propose di entrare a fare parte dei suoi associati.

Condividevano una stima ed un rispetto concreti e, da qualche settimana, tra di loro, esisteva anche Boo.


“Chissà quale fuoco, ha lasciato questa cenere nei tuoi occhi, Louis” – disse pacato, sfiorandogli gli zigomi, con i pollici ormai liberi dal bicchiere di scotch, che si era appena scolato in perfetta solitudine.

Tomlinson sorrise mesto, abbassando gli specchi, della sua anima inquieta e turbata, dalle sue riflessioni ad alta voce.

“Dai guardami” – Keller gli sorrise con tenerezza.

Aveva due figli, quasi coetanei di Louis, forse si conoscevano di vista, chissà.

“E’ stato un vero inferno, il mio e non un semplice fuoco” – e prese un lungo respiro, strizzando le palpebre.

“Prima mio padre e mio fratello” – proseguì smarrito – “… nostra madre ci abbandonò a causa sua”

“Credevo che con i tuoi andasse tutto bene”

“Adesso sì, certo, lavoro persino con Brent, anche se” – e sorrise ironico – “… anche se, prima o poi, mi butterà fuori dal Dark Blue, se non la smetterò di fare stronzate e servirmi a sbafo al nostro bar”

“E tuo padre?”

“Anche papà ha un locale, in Florida … Potrei andare a scroccare da lui, che ne dici? Salute!” – si era appena versato una vodka, della quale non percepì neppure il sapore.

“Alla tua …” – sospirò Arthur, rialzandosi.

“Comunque è buffo …”

“Cosa è buffo, Louis?”

“Il … il fatto” – ridacchiò confuso, crollando in poltrona – “… il fatto che io passi da un principe del foro all’altro … Harry, Glam, tu … Certo nel mezzo ci sono stati anche un professore, persino un affarista senza scrupoli ed ex poliziotto”

Keller si infilò la giacca, ormai Boo parlava alla sua schiena ampia.

“Non mi interessano le tue conquiste” – replicò brusco e arrabbiato.

“Ovvio, a chi interessa la vita di una puttana, eh!?!” – ruggì, scagliando il bicchiere vuoto, contro la tappezzeria damascata.

Keller tornò sui suoi passi, come un vecchio leone, con ancora abbastanza energia per sopraffarlo.

Afferrò Louis per le braccia esili, tirandolo su, come se fosse fatto di carta, per poi sbatterlo sopra al letto disfatto.

Ci fu un attimo di silenzio assoluto, tanto che il crepitare dei loro cuori, sembrò invadere l’ambiente circostante, cristallizzandoli in un’empatia pura.

Erano così disperati, che potevano unicamente odiarsi.

O amarsi.

“Non farmi male Arthur”

“Come potrei?” – e lo baciò, avvolgendolo, come una coperta calda, dove addormentarsi, senza avere più paura.




Diversi siti online, avevano annunciato da tempo l’intervista che L.A. News avrebbe fatto a Glam Geffen, intitolandola “L’ultimo sigillo”.
Il riferimento era a Syria, ovviamente, l’erede appena nata, da utero in affitto, pratica sempre più in auge negli Stati Uniti, per coppie di ogni orientamento sessuale.

Certo, le polemiche non mancarono e anche Geffen venne preso di mira, nei commenti, che Jared stava leggendo con una certa avidità, mordendosi il labbro inferiore, mentre se ne stava nella nursery, con la bimba, in attesa di Colin, che li avrebbe portati tutti in un bel ristorante, quella sera.

Le immagini de “la sposa bambina”, riferite a Stella e a un toy-boy, dove Louis Tomlinson veniva indicato come nuova fiamma e capriccio di Glam, stavano irritando oltre modo il leader dei Mars.

Leto si ripromise di affrontare il discorso quanto prima, ma, sino al matrimonio di Tom e Chris, lui e Geffen non si sarebbero rivisti.
Forse l’evento, era l’occasione meno opportuna per discutere del rispettivo privato, ma al telefono sarebbe stato anche peggio.

Forse.











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