Capitolo n. 61 – nakama
“E’ anche la nostra
epifania, Tommy?”
Il tono di Hemsworth
era calmo, come il suo sguardo, di un colore simile a quello dell’oceano,
davanti al quale lui e l’ex, stavano camminando.
Ex: una parola che
Chris odiava.
Le mani in tasca, il
respiro mozzato, l’altro non rispose; non subito almeno.
Si accomodarono su di
una panca, tra gli scogli: uno dei tanti punti attrezzati dagli arredatori di
Geffen, in quell’angolo di paradiso.
L’avvocato era in casa,
con i bambini, intenti a distrarre Luna, da un’evidente trepidazione: seppure
in tenera età, la bimba auspicava una riconciliazione tra i genitori adottivi.
Pamela era in visita,
con Xavier e Phil, sempre spassosi nel raccontare gli aneddoti di quelle
vacanze natalizie, ormai all’epilogo, durante le quali la coppia era stata in
Spagna con Drake, in visita ai parenti di Derado.
Hiddleston si massaggiò
la nuca, poi il volto tirato, mantenendo tra lui ed il tenente una certa
distanza, che faceva soffrire ulteriormente quest’ultimo.
“So che hai avuto dei
problemi di salute, Chris, posso capirne la natura e le conseguenze, però, in
questi giorni di festa, lontano da te, ho ricominciato a respirare, ad avere
fiducia in me stesso, capisci?”
Continuava a non
guardarlo, come se parlasse nel vento.
Hemsworth annuì,
amareggiato – “Ti sei abituato a vivere senza di me, giusto?”
“A questo non mi
abituerò mai” – Tom sorrise smarrito – “… faccio fatica a dormire, senza di te,
che mi tenevi tra le braccia, custodendo il mio corpo malato, che mi
accarezzavi e mi facevi ridere, anche quando ero devastato dalla malattia … E’
il passato ed è il periodo, che preferisco, nonostante la leucemia, sai?” – e lo
fissò, ingabbiandolo in quell’involucro di muscoli, perfettamente ripristinati
da allenamento e alimentazione mirata.
Lo sbirro si asciugò
una lacrima dispettosa, impotente davanti a tanta dignità.
Lui, che avrebbe potuto
afferrare un sogno e spezzarlo, tra quelle dita robuste: peccato lo avesse
fatto con Tom.
“Come va cica, là
fuori?”
Geffen lo chiese
avvicinandosi alle vetrate del secondo piano.
Pam scosse le chiome
fluenti, riponendo il binocolo da teatro in una pochette glitterata, dono di
Stella.
“Male, stanno piangendo”
– bisbigliò, aguzzando la vista.
“Forse invece è buon
segno …” – bissò perplesso il legale.
La donna lo scrutò – “Tu
cosa preferiresti accadesse?”
“Perché me lo chiedi?” –
domandò con un sorriso da mascalzone adorabile.
“A me sembra che sui
monti, tu e Tommy …” – ed ammiccò simpatica.
“No, no, per carità,
non è successo niente, anche se qualcuno non mi crederebbe mai, ok?”
“Ok … In compenso non
hai chiarito la tua posizione, maldido”
“Voglio il meglio per
Tom e Luna: non escludo possa essere ancora Chris” – disse con fermezza.
“La nina soffre, loro
dovrebbero trovarla una soluzione, almeno per lei”
“Certo, nel suo
interesse sono convinto che entrambi sarebbero disposti a tutto, ma Luna merita
un ambiente sereno, non credi?”
“Troppa passione!” –
sentenziò Pamela.
Hemsworth si ossigenò,
brandendo delicatamente le mani di Tom, che ebbe un lieve sussulto.
“Vorrei davvero mettere
la parola fine, all’ultimo capitolo di un libro, che dovremmo archiviare, non
distruggere, perché è stata la nostra vita, amore … E vorrei scriverne uno
nuovo, Tommy, con una trama nettamente diversa, da scoprire ogni giorno insieme
a te e ai nostri figli, perché io, a questo sogno di dare una sorellina o un
fratellino a Luna, non ho rinunciato, credimi”
“Vorrei farlo, ma alla
prima occasione, in cui dovessi attardarmi a prendere un caffè con un collega
oppure fare due chiacchiere con Glam, insomma distrarmi da te, anche se in
maniera innocente, cosa accadrebbe?”
Chris chiuse le
palpebre, come se si stesse arrendendo ad un’evidenza schiacciante.
“Tu davvero non hai più
fiducia in me …”
“Ti ho dato così tante
occasioni” – e si rialzò, slacciandosi brusco da lui.
Hemsworth lo tallonò,
mantenendo comunque lucidità e self control: si era iscritto persino a yoga,
per cambiare atteggiamento.
“Io non elemosinerò un’ultima
occasione” – gli disse, senza che l’altro si fermasse.
Ormai erano nelle
vicinanze della villa.
Luna corse loro
incontro, scombussolando la determinazione del terapista.
Chris si inginocchiò,
estraendo un cofanetto rosso dalla tasca del giubbotto di jeans.
“Tesoro daresti questa
a papi Tom?” – e le passò lo scrigno, che la bambina non esitò ad aprire.
“Wow, hai chiesto a
papi Tom di sposarti!” – esultò.
Hiddleston divenne
paonazzo.
“Veramente volevo farlo
insieme a te, principessa” – e le porse un secondo astuccio – “… voglio
sposarvi, perché siete voi la mia famiglia e non voglio nessun altro nella mia
vita” – e si risollevò, chiedendo a Tom di allacciarle la catenina, che Luna
aveva prontamente scoperto, all’interno di quell’involucro di velluto e seta.
“Sposami …” – e lo
baciò, avvolgendolo, mentre la loro cucciola si allacciava salda alle loro
gambe.
Tom si distaccò di
poco, il cuore in fiamme, un pianto assurdo a soffocargli ogni razionalità
iniziale.
O
buon senso.
Luna gli sembrò così
felice e carica di speranze.
Il peso del suo
rammarico, se avesse rifiutato, lo avrebbe perseguitato per sempre.
Hiddleston ne era
tristemente certo.
“Sì …” – e non riuscì
ad andare oltre questa semplice parola.
Che Chris, ora, amava
più di ogni altra al mondo.
Sei mesi dopo … Palm
Springs
Geffen non fece rumore,
per non disturbarne il sonno profondo, ma inquieto.
Andò in terrazza, in
boxer.
Su di una panca,
ritrovò gli indumenti, che Louis gli aveva tolto la sera prima.
Una camicia ed un paio
di bermuda bianchi.
Li indossò, percependo
ancora nitido, il sentore di cocco, che il giovane aveva lasciato impresso
sulla stoffa, con quel suo shampoo, gradevole e persistente.
Il baby control,
piazzato strategicamente su di un tavolino basso, tra i lettini prendisole,
iniziò a gracchiare.
Pochi secondi e la voce
di Tomlinson, si rimescolò a quella di Syria.
Glam rise piano,
accendendosi un sigaro, per poi scrutare soddisfatto l’orizzonte.
Stella aveva avuto un
parto naturale senza complicazioni, due settimane prima e in quel week end
sarebbe stata ospite in un resort di lusso a Malibu, con Sveva e Pamela: una
breve vacanza premio, da parte di Geffen, per il suo harem di madri, come l’avrebbe
apostrofato Robert.
Già, Robert … A Geffen
venne voglia di chiamarlo, ma si trattenne.
L’avrebbe fatto più tardi.
Con Jude, l’americano
era rientrato da Londra, giusto in tempo per assistere al matrimonio tra Chris
e Tom, il mercoledì successivo.
Una data strana, dovuta
alle esigenze di servizio di Hemsworth, promosso di recente ad un prestigioso
incarico interno, alla polizia di Los Angeles.
Hiddleston, in
compenso, si era preso quel lungo periodo, dalla sua richiesta alla caletta
sottostante, per vedere come si sarebbe comportato il futuro coniuge.
Una prova, superata
brillantemente dal vichingo più noto del distretto, dove un tempo anche Reedus
era altrettanto famoso, per i suoi arresti rocamboleschi.
Dimessosi, aveva
intrapreso una nuova attività, coadiuvato da Paul, dalle sue capacità e dal suo
capitale, come sovente gli rammentava acida Sara, durante le visite concordate
a Sandra e Beatrice.
In società, avevano
aperto un’officina di ricambi specializzati in Harley Davidson, un’autentica
passione per Norman.
Il compagno, con un’efficienza
certosina, curava le richieste online e pubblicava inserzioni ovunque, forte
anche delle sue conoscenze linguistiche.
Dell’immensa eredità,
lascito del giudice Nelson e di Tilda Rovia, Paul aveva reclamato unicamente il
denaro contante.
Il resto venne messo
all’asta e devoluto in beneficenza, tranne un’auto sportiva d’epoca e alcuni
gioielli, entrambi della madre.
Un ricordo, a cui il
ragazzo non seppe rinunciare.
“Eccoci qui …”
Louis spuntò dall’interno,
tenendo a sé Syria, sgambettante e radiosa – “ci siamo cambiati e siamo pronti
alle coccole del tuo super papà, vero tesoro?” – mormorò incantato Boo.
“Ti ringrazio”
“Ehi butta quella roba,
super uomo” – lo rimproverò secco, così da fare finire il prezioso Havana in un
posacene, in un nano secondo.
Geffen si allungò,
accoccolando l’ultimogenita sul suo addome smagrito e palestrato.
Si era fatto crescere
anche barba e capelli, ma non in modo trasandato.
Era abbronzato e
affascinante più che mai.
“Sai che mi hanno
proposto un’intervista?” – esordì il legale, mentre Louis armeggiava svogliato
con succhi di frutta e croissant appena sfornati.
“Hai già mangiato?” –
chiese distratto.
“Pronto Boo, mi senti?”
In fondo a Louis non
piaceva essere chiamato così da qualcuno, che non fosse Harry.
Peccato che Styles,
come nel più classico del chiodo scaccia chiodo, per San Valentino si era fatto
beccare in un noto ristorante, con a braccetto una ragazza tanto appariscente,
quanto opportunista: peccato che il ricciolo non volesse capirlo.
Da quel momento, fu
come se un’apocalisse, fosse piombata nell’esistenza di Tomlinson.
A maggio, i neo
fidanzati erano convolati a “giuste nozze”, scioccando tutti i conoscenti.
Louis aveva preso dei
barbiturici e, per un miracolo, Geffen era passato a trovarlo, per sapere come
si sentisse, dopo avere appreso la notizia dalla pagina Instagram di Harry, che
aveva persino girato un breve video, nella cappella pacchiana di Las Vegas,
dove aveva impalmato quella tale Britney qualche cosa.
Gli eventi, in quel
maggio afoso, si erano come accavallati: dapprima Louis si era barricato a
villa Meliti, facendo giurare Glam e non solo, a non rivelare di quel suo
tentato suicidio.
Tutti, costernati, lo
assecondarono, non senza chiedere a Brandon, il cognato, di assisterlo per
quanto gli fosse possibile o nella misura in cui Louis glielo avrebbe permesso.
Fu in parte inutile.
Boo si rifugiò ben
presto nel letto di Geffen e non solo, senza difficoltà.
Erano liberi di farlo,
neppure segretamente.
Giunti ai primi di
luglio, adesso, non restava che affrontare quell’estate rovente, che avrebbe
riservato ulteriori sorprese.
Louis ne era più che
convinto.
“Hai da fare oggi?” –
chiese improvviso, masticando faticosamente un biscotto ai mirtilli.
Glam lo guardò
preoccupato – “Perché non resti con me?”
“Mi vedo con Arthur”
“Allora come mai mi
chiedi”
“Volevo un passaggio
Glam, tutto qui” – lo tagliò nervoso.
Arthur Keller era uno
dei soci di Geffen.
Un uomo non più bello,
come in gioventù, ma ancora piacente, anche se appesantito dalla sua bulimia
mal celata, mai accettatosi, succube di una moglie virago e dei quattro eredi,
che lei gli aveva sfornato quasi vent’anni prima, in rapida sequenza, come a
consolidarne l’immagine di virilità e onnipotenza.
Boo, a sentirgli
raccontare quelle storie, ormai trite, ad ogni incontro, non sapeva chi dei due
fosse più patetico.
O peggio, ridicolo.
Se egli stesso, a
vendersi come una puttana, consacrando l’idea che Styles aveva sempre avuto di
lui o quell’omone sull’orlo dei sessant’anni, brizzolato e gonfio di
antidepressivi, che piangeva ogni volta che gli veniva dentro.
Eppure lo squallore
patinato, tra hotel di lusso e regali costosi, aveva alzato un velo protettivo
e rassicurante, intorno ai suoi giorni sempre più insensati.
Quando tutto andava
storto e persino Petra lo richiamava all’ordine, perduto da un pezzo, Louis
peggiorava le cose, attaccandosi alla bottiglia.
“E Jared quando arriva?”
L’ennesimo quesito, al
quale non fu Geffen a rispondere.
“Jared è appena
arrivato, eccomi qui”
Leto sembrò materializzarsi,
in cima alle scale a chiocciola, che salivano dal cortile antistante la
proprietà, dove il leader dei Mars aveva lasciato il proprio suv.
“Ciao Jay” – Glam lo
accolse con un sorriso e Syria quasi addormentata in grembo.
Leto la prese con
delicatezza – “Ehi … spero di non svegliarla” – disse piano e complice.
Jared l’aveva adottata,
come progettato con l’ex: un impegno, per il quale Colin aveva dato la sua
benedizione.
Tomlinson si sentì
ingombrante – “Ci vediamo giovedì, ciao Glam” – e svanì.
“Avete un appuntamento
fisso?” – chiese aspro, prendendo la borsa bebè, colma di ricambi e giochi.
“Jared smettila, per
favore” – sbuffò Geffen, riaccomodandosi.
“Hai ragione, non sono
fatti miei, ma almeno un po’ di decenza, davanti a nostra figlia, è chiedere
troppo?!” – sibilò infastidito.
Glam gli si riavvicinò,
posando un bacio sulla tempia sinistra del front man.
“Chissà cosa ci hai
fatto con questa bocca stanotte” – disse quasi impercettibile.
“Cose molto
interessanti” – bissò Geffen, con noncuranza, non senza ridere divertito.
E
forse lo fece solo per non piangere.
The new big Geffen
Little Syria Geffen Leto
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Mr. Russell Crowe is Arthur Keller
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