lunedì 16 maggio 2016

NAKAMA - CAPITOLO N. 61

Capitolo n. 61 – nakama



“E’ anche la nostra epifania, Tommy?”

Il tono di Hemsworth era calmo, come il suo sguardo, di un colore simile a quello dell’oceano, davanti al quale lui e l’ex, stavano camminando.

Ex: una parola che Chris odiava.

Le mani in tasca, il respiro mozzato, l’altro non rispose; non subito almeno.

Si accomodarono su di una panca, tra gli scogli: uno dei tanti punti attrezzati dagli arredatori di Geffen, in quell’angolo di paradiso.

L’avvocato era in casa, con i bambini, intenti a distrarre Luna, da un’evidente trepidazione: seppure in tenera età, la bimba auspicava una riconciliazione tra i genitori adottivi.

Pamela era in visita, con Xavier e Phil, sempre spassosi nel raccontare gli aneddoti di quelle vacanze natalizie, ormai all’epilogo, durante le quali la coppia era stata in Spagna con Drake, in visita ai parenti di Derado.


Hiddleston si massaggiò la nuca, poi il volto tirato, mantenendo tra lui ed il tenente una certa distanza, che faceva soffrire ulteriormente quest’ultimo.

“So che hai avuto dei problemi di salute, Chris, posso capirne la natura e le conseguenze, però, in questi giorni di festa, lontano da te, ho ricominciato a respirare, ad avere fiducia in me stesso, capisci?”

Continuava a non guardarlo, come se parlasse nel vento.

Hemsworth annuì, amareggiato – “Ti sei abituato a vivere senza di me, giusto?”

“A questo non mi abituerò mai” – Tom sorrise smarrito – “… faccio fatica a dormire, senza di te, che mi tenevi tra le braccia, custodendo il mio corpo malato, che mi accarezzavi e mi facevi ridere, anche quando ero devastato dalla malattia … E’ il passato ed è il periodo, che preferisco, nonostante la leucemia, sai?” – e lo fissò, ingabbiandolo in quell’involucro di muscoli, perfettamente ripristinati da allenamento e alimentazione mirata.

Lo sbirro si asciugò una lacrima dispettosa, impotente davanti a tanta dignità.

Lui, che avrebbe potuto afferrare un sogno e spezzarlo, tra quelle dita robuste: peccato lo avesse fatto con Tom.




“Come va cica, là fuori?”

Geffen lo chiese avvicinandosi alle vetrate del secondo piano.

Pam scosse le chiome fluenti, riponendo il binocolo da teatro in una pochette glitterata, dono di Stella.

“Male, stanno piangendo” – bisbigliò, aguzzando la vista.

“Forse invece è buon segno …” – bissò perplesso il legale.

La donna lo scrutò – “Tu cosa preferiresti accadesse?”

“Perché me lo chiedi?” – domandò con un sorriso da mascalzone adorabile.

“A me sembra che sui monti, tu e Tommy …” – ed ammiccò simpatica.

“No, no, per carità, non è successo niente, anche se qualcuno non mi crederebbe mai, ok?”

“Ok … In compenso non hai chiarito la tua posizione, maldido”

“Voglio il meglio per Tom e Luna: non escludo possa essere ancora Chris” – disse con fermezza.

“La nina soffre, loro dovrebbero trovarla una soluzione, almeno per lei”

“Certo, nel suo interesse sono convinto che entrambi sarebbero disposti a tutto, ma Luna merita un ambiente sereno, non credi?”

“Troppa passione!” – sentenziò Pamela.




Hemsworth si ossigenò, brandendo delicatamente le mani di Tom, che ebbe un lieve sussulto.

“Vorrei davvero mettere la parola fine, all’ultimo capitolo di un libro, che dovremmo archiviare, non distruggere, perché è stata la nostra vita, amore … E vorrei scriverne uno nuovo, Tommy, con una trama nettamente diversa, da scoprire ogni giorno insieme a te e ai nostri figli, perché io, a questo sogno di dare una sorellina o un fratellino a Luna, non ho rinunciato, credimi”

“Vorrei farlo, ma alla prima occasione, in cui dovessi attardarmi a prendere un caffè con un collega oppure fare due chiacchiere con Glam, insomma distrarmi da te, anche se in maniera innocente, cosa accadrebbe?”

Chris chiuse le palpebre, come se si stesse arrendendo ad un’evidenza schiacciante.

“Tu davvero non hai più fiducia in me …”

“Ti ho dato così tante occasioni” – e si rialzò, slacciandosi brusco da lui.

Hemsworth lo tallonò, mantenendo comunque lucidità e self control: si era iscritto persino a yoga, per cambiare atteggiamento.

“Io non elemosinerò un’ultima occasione” – gli disse, senza che l’altro si fermasse.

Ormai erano nelle vicinanze della villa.

Luna corse loro incontro, scombussolando la determinazione del terapista.

Chris si inginocchiò, estraendo un cofanetto rosso dalla tasca del giubbotto di jeans.

“Tesoro daresti questa a papi Tom?” – e le passò lo scrigno, che la bambina non esitò ad aprire.

“Wow, hai chiesto a papi Tom di sposarti!” – esultò.

Hiddleston divenne paonazzo.

“Veramente volevo farlo insieme a te, principessa” – e le porse un secondo astuccio – “… voglio sposarvi, perché siete voi la mia famiglia e non voglio nessun altro nella mia vita” – e si risollevò, chiedendo a Tom di allacciarle la catenina, che Luna aveva prontamente scoperto, all’interno di quell’involucro di velluto e seta.

“Sposami …” – e lo baciò, avvolgendolo, mentre la loro cucciola si allacciava salda alle loro gambe.

Tom si distaccò di poco, il cuore in fiamme, un pianto assurdo a soffocargli ogni razionalità iniziale.

O buon senso.

Luna gli sembrò così felice e carica di speranze.
Il peso del suo rammarico, se avesse rifiutato, lo avrebbe perseguitato per sempre.
Hiddleston ne era tristemente certo.

“Sì …” – e non riuscì ad andare oltre questa semplice parola.
Che Chris, ora, amava più di ogni altra al mondo.




Sei mesi dopo … Palm Springs


Geffen non fece rumore, per non disturbarne il sonno profondo, ma inquieto.
Andò in terrazza, in boxer.

Su di una panca, ritrovò gli indumenti, che Louis gli aveva tolto la sera prima.
Una camicia ed un paio di bermuda bianchi.

Li indossò, percependo ancora nitido, il sentore di cocco, che il giovane aveva lasciato impresso sulla stoffa, con quel suo shampoo, gradevole e persistente.

Il baby control, piazzato strategicamente su di un tavolino basso, tra i lettini prendisole, iniziò a gracchiare.

Pochi secondi e la voce di Tomlinson, si rimescolò a quella di Syria.

Glam rise piano, accendendosi un sigaro, per poi scrutare soddisfatto l’orizzonte.
Stella aveva avuto un parto naturale senza complicazioni, due settimane prima e in quel week end sarebbe stata ospite in un resort di lusso a Malibu, con Sveva e Pamela: una breve vacanza premio, da parte di Geffen, per il suo harem di madri, come l’avrebbe apostrofato Robert.

Già, Robert … A Geffen venne voglia di chiamarlo, ma si trattenne.
L’avrebbe fatto più tardi.

Con Jude, l’americano era rientrato da Londra, giusto in tempo per assistere al matrimonio tra Chris e Tom, il mercoledì successivo.
Una data strana, dovuta alle esigenze di servizio di Hemsworth, promosso di recente ad un prestigioso incarico interno, alla polizia di Los Angeles.

Hiddleston, in compenso, si era preso quel lungo periodo, dalla sua richiesta alla caletta sottostante, per vedere come si sarebbe comportato il futuro coniuge.

Una prova, superata brillantemente dal vichingo più noto del distretto, dove un tempo anche Reedus era altrettanto famoso, per i suoi arresti rocamboleschi.

Dimessosi, aveva intrapreso una nuova attività, coadiuvato da Paul, dalle sue capacità e dal suo capitale, come sovente gli rammentava acida Sara, durante le visite concordate a Sandra e Beatrice.

In società, avevano aperto un’officina di ricambi specializzati in Harley Davidson, un’autentica passione per Norman.
Il compagno, con un’efficienza certosina, curava le richieste online e pubblicava inserzioni ovunque, forte anche delle sue conoscenze linguistiche.

Dell’immensa eredità, lascito del giudice Nelson e di Tilda Rovia, Paul aveva reclamato unicamente il denaro contante.
Il resto venne messo all’asta e devoluto in beneficenza, tranne un’auto sportiva d’epoca e alcuni gioielli, entrambi della madre.

Un ricordo, a cui il ragazzo non seppe rinunciare.


“Eccoci qui …”
Louis spuntò dall’interno, tenendo a sé Syria, sgambettante e radiosa – “ci siamo cambiati e siamo pronti alle coccole del tuo super papà, vero tesoro?” – mormorò incantato Boo.

“Ti ringrazio”

“Ehi butta quella roba, super uomo” – lo rimproverò secco, così da fare finire il prezioso Havana in un posacene, in un nano secondo.

Geffen si allungò, accoccolando l’ultimogenita sul suo addome smagrito e palestrato.

Si era fatto crescere anche barba e capelli, ma non in modo trasandato.
Era abbronzato e affascinante più che mai.

“Sai che mi hanno proposto un’intervista?” – esordì il legale, mentre Louis armeggiava svogliato con succhi di frutta e croissant appena sfornati.

“Hai già mangiato?” – chiese distratto.

“Pronto Boo, mi senti?”

In fondo a Louis non piaceva essere chiamato così da qualcuno, che non fosse Harry.

Peccato che Styles, come nel più classico del chiodo scaccia chiodo, per San Valentino si era fatto beccare in un noto ristorante, con a braccetto una ragazza tanto appariscente, quanto opportunista: peccato che il ricciolo non volesse capirlo.

Da quel momento, fu come se un’apocalisse, fosse piombata nell’esistenza di Tomlinson.

A maggio, i neo fidanzati erano convolati a “giuste nozze”, scioccando tutti i conoscenti.

Louis aveva preso dei barbiturici e, per un miracolo, Geffen era passato a trovarlo, per sapere come si sentisse, dopo avere appreso la notizia dalla pagina Instagram di Harry, che aveva persino girato un breve video, nella cappella pacchiana di Las Vegas, dove aveva impalmato quella tale Britney qualche cosa.

Gli eventi, in quel maggio afoso, si erano come accavallati: dapprima Louis si era barricato a villa Meliti, facendo giurare Glam e non solo, a non rivelare di quel suo tentato suicidio.

Tutti, costernati, lo assecondarono, non senza chiedere a Brandon, il cognato, di assisterlo per quanto gli fosse possibile o nella misura in cui Louis glielo avrebbe permesso.

Fu in parte inutile.
Boo si rifugiò ben presto nel letto di Geffen e non solo, senza difficoltà.
Erano liberi di farlo, neppure segretamente.

Giunti ai primi di luglio, adesso, non restava che affrontare quell’estate rovente, che avrebbe riservato ulteriori sorprese.

Louis ne era più che convinto.

“Hai da fare oggi?” – chiese improvviso, masticando faticosamente un biscotto ai mirtilli.

Glam lo guardò preoccupato – “Perché non resti con me?”

“Mi vedo con Arthur”

“Allora come mai mi chiedi”

“Volevo un passaggio Glam, tutto qui” – lo tagliò nervoso.

Arthur Keller era uno dei soci di Geffen.
Un uomo non più bello, come in gioventù, ma ancora piacente, anche se appesantito dalla sua bulimia mal celata, mai accettatosi, succube di una moglie virago e dei quattro eredi, che lei gli aveva sfornato quasi vent’anni prima, in rapida sequenza, come a consolidarne l’immagine di virilità e onnipotenza.

Boo, a sentirgli raccontare quelle storie, ormai trite, ad ogni incontro, non sapeva chi dei due fosse più patetico.

O peggio, ridicolo.

Se egli stesso, a vendersi come una puttana, consacrando l’idea che Styles aveva sempre avuto di lui o quell’omone sull’orlo dei sessant’anni, brizzolato e gonfio di antidepressivi, che piangeva ogni volta che gli veniva dentro.

Eppure lo squallore patinato, tra hotel di lusso e regali costosi, aveva alzato un velo protettivo e rassicurante, intorno ai suoi giorni sempre più insensati.

Quando tutto andava storto e persino Petra lo richiamava all’ordine, perduto da un pezzo, Louis peggiorava le cose, attaccandosi alla bottiglia.


“E Jared quando arriva?”
L’ennesimo quesito, al quale non fu Geffen a rispondere.

“Jared è appena arrivato, eccomi qui”

Leto sembrò materializzarsi, in cima alle scale a chiocciola, che salivano dal cortile antistante la proprietà, dove il leader dei Mars aveva lasciato il proprio suv.

“Ciao Jay” – Glam lo accolse con un sorriso e Syria quasi addormentata in grembo.

Leto la prese con delicatezza – “Ehi … spero di non svegliarla” – disse piano e complice.

Jared l’aveva adottata, come progettato con l’ex: un impegno, per il quale Colin aveva dato la sua benedizione.

Tomlinson si sentì ingombrante – “Ci vediamo giovedì, ciao Glam” – e svanì.

“Avete un appuntamento fisso?” – chiese aspro, prendendo la borsa bebè, colma di ricambi e giochi.

“Jared smettila, per favore” – sbuffò Geffen, riaccomodandosi.

“Hai ragione, non sono fatti miei, ma almeno un po’ di decenza, davanti a nostra figlia, è chiedere troppo?!” – sibilò infastidito.

Glam gli si riavvicinò, posando un bacio sulla tempia sinistra del front man.

“Chissà cosa ci hai fatto con questa bocca stanotte” – disse quasi impercettibile.

“Cose molto interessanti” – bissò Geffen, con noncuranza, non senza ridere divertito.

E forse lo fece solo per non piangere.





The new big Geffen




Little Syria Geffen Leto



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Mr. Russell Crowe is Arthur Keller







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