giovedì 12 maggio 2016

NAKAMA - CAPITOLO N. 60

Capitolo n. 60 – nakama



I passi di Jared si scontrarono con quelli di Tim, che stava rientrando.

Leto lo fissò, ancora sconvolto dopo la notte con Kevin, ma, vedere il ragazzo con quell’indumento di Colin, un suo regalo peraltro, lo fece trasalire di rabbia.

“Jared …”

“Da dove vieni?!” – gli domandò brusco, fronteggiandolo.

“Da … da là fuori” – Tim esitò, notando che l’altro gli stava fissando la t-shirt.

“Hai ancora addosso l’odore di mio marito, oltre alla sua maglietta!” – sbottò il cantante, senza rendersi conto di avere Kevin alle spalle.

“Tim vai di sopra … Ti raggiungo tra cinque minuti, ok?” – si intromise, senza irruenza, il bassista.

“Kevin io posso spiegarti … Cioè non so cosa ci sia successo, ma non ero in me, non eravamo in noi, ok?!” – si difese, guardando, però, Jared.

Questi, dopo averlo strattonato, perché lo facesse passare, si dileguò, alla ricerca di Farrell.

Kevin andò ad abbracciare il compagno, senza esitare – “Amore, Jared ed io abbiamo commesso la vostra stessa follia e io temo di essere stato sotto l’effetto di un allucinogeno, almeno quanto tu e Colin e Jay stesso” – rivelò sincero.

Il giovane scoppiò a piangere, affondando il volto nel collo del partner – “Ma come è stato possibile … come?”




Lula corse su per le scale, tenendo per mano Petra, che esultò alla vista di Styles, in cima alle stesse.

“Finalmente, ma dov’eravate finiti Glam?!” – chiese alterato, abbracciando la figlia, appena staccatasi da soldino.

“Buongiorno Harry e buon anno anche a te” – lo salutò Geffen, rilassato e di buon umore.

“Papà lo sai che ho salvato Lula?!” – esclamò la piccola.

“E’ vero zio, è stata bravissima!” – confermò soldino raggiante.

“Di cosa parlate …?”

“Di un miracolo Harry: a proposito, ma dov’è Louis? E gli altri?”




Farrell si tamponò l’addome, uscendo dalla doccia, con un telo, nel quale si avvolse dalla vita in giù, sbuffando.

La testa era un macigno ed ogni rumore gli provocava un sussulto di inquietudine.

Finché non se lo ritrovò davanti: Jared era esausto e frastornato.

“Ho parlato con Tim …” – disse affranto, gli occhi lucidi.

“Jay io”

“No, aspetta, questa situazione è un delirio”

“Io non so nemmeno se è stato un sogno o cosa! Non riuscivo a fermarmi, a smettere di” – poi prese fiato – “miseria è assurdo …”

“E’ capitato anche a me e Kevin: abbiamo scopato come due cani in calore!”

L’irlandese andò in camera, sedendosi sul bordo del letto – “Una luna di miele da ricordare” – ringhiò, cercando il blister delle pastiglie per la pressione nel comodino.

“Cole stiamo stati vittime di un sortilegio o”

“Ma per favore!”

“Io non ero ubriaco, cazzo e nemmeno tu! Ho giusto bevuto una tonica e mangiato un tramezzino e poi quei dolcetti di Miriam!”

“Miriam … C’era del rum, ma non a sufficienza per una sbornia” – osservò a voce più bassa l’attore.

“Siamo stati drogati, dunque?” – nel dirlo, Leto andò ad inginocchiarsi tra le gambe di Farrell, che si ossigenò, mantenendo la calma.

“E’ possibile … L’unico modo per appurarlo è sottoporci ad un esame del sangue Jay”

“Giusto …”

“Questo però non cancella ciò che abbiamo fatto” – mormorò Colin, con amarezza.

“Se abbiamo ragione, il tutto assume un senso molto diverso, ok?” – e gli sorrise, un po’ alienato.

“Ok …”




Gli zigomi di Paul tremarono, per l’ennesimo bacio, un po’ ispido, da parte di Reedus, che non aveva alcuna fretta di bruciare i tempi di quel loro primo amplesso.

Doveva essere speciale.
Come gli occhi di Rovia.
Come ogni suo respiro.

La pelle di entrambi, collisa in un simbiotico movimento, adesso, si imperlò di sudore, appena le spinte dell’ex poliziotto, presero vigore dentro al corpo perfetto ed esile del più giovane.

Paul si appese a lui, facendogli spazio, meglio che poteva, tra le proprie gambe.

Norman lo aveva lubrificato e preparato con cura, senza neppure sapere se stava facendo la cosa giusta.

Eppure l’amore, rende semplici, anche le cose più complicate.

Qualcuno un giorno glielo disse.
Era stato Chris.

Un lampo tagliente, sembrò trapassargli le iridi, ma Rovia non poteva rendersene conto.
Era un piccolo dolore, soffocato da un’estasi di piacere, per Reedus, che tornò prontamente a scrutare ogni espressione dell’amante, pervaso dalle medesime sensazioni devastanti.

Con uno scatto repentino, le posizioni si capovolsero e Paul cominciò a cavalcarlo, piegandosi in avanti e poi di lato, cercando la posizione migliore, per arrivare ad un reciproco appagamento.

Il ragazzo iniziò a masturbarsi, percependo quanto Norman gradisse quella visione, madida e dorata di lui, che non smetteva di impalarsi sul suo sesso, come se fosse nato per farlo.

Per dargli gioia e confonderlo, facendolo letteralmente impazzire.

Impazzire d’amore; d’amore vero, questa volta.




Geffen lo aveva bloccato in uno di quei salottini, ricavati tra i piani della locanda di Lux.

Kevin era un disastro emotivo ambulante.

“Potresti ripetere …?!” – gli sussurrò l’ex, ad un centimetro dal suo viso stravolto.

“Daddy cosa dovrei ripeterti?!” – ribatté a muso duro – “Siamo stati drogati da quella Miriam! E dopo quello che mi hai detto sul rito, è lampante quanto tu sia stato ingenuo a fidarti di lei!” – sbottò acre.

“Lo ammetto, ho sbagliato a fidarmi, però se non fossimo arrivati sino a qui, Lula sarebbe ancora posseduto da quel demone e, per quanto possa sembrare assurda questa storia, sappiamo tutti che è vera, accidenti!” – provò a difendersi.

Il musicista crollò su di una poltrona.

“L’importante è che soldino stia bene …” – disse senza più energie.

Un rumore di passi, li distrasse: erano Colin e Jared, in ordine, almeno in apparenza e pronti ad uscire.

“Ciao Glam, vogliamo andare in ospedale, per delle analisi: penso che Kevin ti abbia aggiornato” – esordì Farrell, senza avere il coraggio di incrociare lo sguardo con il compagno di Tim, che arrivò un secondo dopo.

“Salve … Ho ricevuto il tuo sms, Jared… io … io sono pronto, ecco” – disse flebile.

Kevin scattò in piedi – “Datemi il tempo di lavarmi e mi unisco a voi, ok?” – e se ne andò.

Geffen allargò le braccia – “Come potevo sapere …?” – disse mortificato.

Nessuno proferì una sola sillaba.
Era tutto così imbarazzante.




Cinque giorni dopo …
Londra

Jared sbadigliò per l’ennesima volta.
Le verdure grigliate di Constance, per il pranzo dell’Epifania, erano state davvero indigeste, ma Jay non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura.

Il leader dei Mars guardò fuori: nevicava fitto.
La finestra della sua camera, dava su di una strada ricca di negozi e locali.
Lui si era come barricato lì, in quell’alloggio spazioso, che con Shan, aveva donato alla madre anni prima, dopo averlo deciso insieme a Colin.

Una pausa.
Durante la quale, Farrell era andato a Dublino, dal fratello Eamon.

In un angolo, dimenticato tra gli scaffali, Leto notò un vecchio pc.
Un notebook, che ricordò di avere utilizzato, in un tempo ormai lontanissimo, durante una precedente visita a Constance, che raramente buttava gli oggetti.

Un’abitudine tipica, di chi nasce e cresce nella miseria più nera, come loro.

Jared lo collegò alla presa elettrica, recuperando anche un mouse, da una scatola di latta, sopra la quale, con un pennarello indelebile rosso, aveva scritto “Apple”.

In ogni stanza, c’era la connessione ad internet, sia wi-fi, che diretta: anche il cavo Ethernet dava segni di vita, così quel catorcio a sedici noni, un tempo prestigioso.

Il front man rise: in memoria, aprendo il browser, c’erano ancora registrati i suoi profili: uno di essi, era per così dire clandestino: lo usava con Colin e pochi altri conoscenti fidati.

Nella lista di amici, però, la pagina di Farrell, non c’era più.

Forse, come sarebbe accaduto anche nella sua vita, rimuginò nervoso Leto.

All’improvviso, l’icona della richiesta di amicizie, si accese.
Un fatto molto strano, ma, di sicuro, pensò Jared, doveva trattarsi di una notifica preistorica.

Invece era stata quasi istantanea.

“Rebel76 … Ma che razza di nome … Ok, accettiamo, che mi importa!” – pensò ad alta voce.

Incuriosito.

Un minuto dopo, durante il quale Leto sbirciò il profilo del nuovo contatto, anche l’icona della chat si attivò.

“Miseria è lui … Ma che vuole?”
L’unica informazione raccolta, ammesso fosse autentica, era che si trattava di un uomo, appunto.

“Ciao Fobos … Che razza di nome è?”

Jared si stupì, per essersi fatto la stessa domanda.
Sorrise.

“E’ una delle lune di Marte … Ciao …”

“Ah, scusa, allora sei uno istruito, tu!”

“Insomma … E’ un secolo che non mi collego”

“E come mai oggi, allora?”

“Mi annoiavo …”

“Il fidanzato ti ha mollato?”

“Non sono una donna”

“E perché ti chiami come una luna, allora?!” – e seguirono emoticon sorridenti.

“E’ una storia lunga …” – faccine perplesse.

“Io non ho nulla da fare, sentiamola!”

“Ma no dai … Ok, ma guarda che si tratta di un fidanzato per davvero: hai capito?”

“Non sono mica scemo, eh Fobos!”

“Anzi, si tratta di mio marito, ecco”

“Interessante …”

“Ma piantala, scommetto che stai ridendo di me”

“E perché dovrei farlo? Sono un tipo moderno, io!”

“Sono fortunato allora … Comunque, io mi chiamo Jared, piacere … Così è più semplice, no?”

“Tuo marito è fortunato, sei un tipo gentile”

“E che ne sai tu?” – faccine linguacciute.

“Ho un sesto senso … Ti va una birra?”

“Come una birra?”

“Magari abitiamo vicini e neppure lo sappiamo, Jared Fobos” – faccine ammiccanti.

“Non mi va di vedere nessuno, è un brutto periodo, scusa”

“Hai litigato con lui?”

“Non direi, no, è un pasticcio … E’ una faccenda delicata, Rebel76 … Anche Colin è nato nel 1976”

“Ah si chiama Colin?”

“Sì …”

“Scommetto che è uno zuccone”

“Sì, ogni tanto … Ma è così speciale, non saprei neppure come spiegartelo, dovresti conoscerlo … Colin lo si deve vivere, per capirlo”

“E perdonarlo?”

“Questo giro no” – faccina triste – “… Risolveremo anche questo casino”

“Oh ne sono certo Fobos … Sai che è un bel nome, in fondo?”

“Dici?”

“Dico anche che Colin ha una buona mira”

“Eh?”

Una palla di neve colpì i vetri, dopo che la connessione venne improvvisamente chiusa da Rebel76.

Jared si affacciò svelto, vedendo Farrell sorridente, sul marciapiede, appoggiato alla portiera di un suv a noleggio, con un Tablet sul petto.

“Oh miseria … Cole!!”

“Ce la beviamo o no questa birra?” – chiese raggiante.

Non ci fu bisogno di ripetersi.







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